EFFETTI DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO SUI VEGETALI:
L’IMPATTO DELL’OZONO SULL’AGRICOLTURA
Sintesi dell’intervento di Ivan Fumagalli, ricercatore CESI.


RIASSUNTO
In queste pagine vengono discussi i risultati di alcuni esperimenti condotti in ambito italiano durante dieci anni di ricerche sugli effetti dell’esposizione di colture agricole agli inquinanti atmosferici, ozono in particolare. Le prove sono state effettuate in campo aperto in condizioni molto simili a quelle riscontrabili in natura, mediante l’impiego di speciali serre a tetto aperto, di sostanze protettive nei confronti dell’ozono e di specie vegetali a differente sensibilità all’ozono.
Le piante utilizzate sono state seguite durante l’intero ciclo sperimentale per la classificazione di danni fogliari visibili, la misura degli scambi gassosi e la determinazione della biomassa al raccolto. I dati ottenuti sono discussi in riferimento alla definizione internazionale di valori soglia per la protezione della vegetazione dall’esposizione all’ozono.

INTRODUZIONE
Da tempo la comunità scientifica si occupa dell’interazione tra atmosfera ed ecosistemi vegetali. Di sicuro interesse è il tentativo di porre in relazione i livelli (o meglio, le dosi) dei vari inquinanti atmosferici (considerati singolarmente o in miscela) e le relative risposte vegetazionali, nonché i meccanismi di azione della sostanza tossica e quelli di difesa della pianta, il tutto a livelli macro e microscopici.
Gli studi degli effetti dell’ozono troposferico sulla vegetazione, con particolare riferimento al comparto agricolo, sono relativamente recenti per quanto riguarda la situazione italiana. Se a livello internazionale infatti vengono condotte da diversi decenni sperimentazioni, sia negli Stati Uniti che in Europa settentrionale, le esperienze condotte nel nostro Paese sono più limitate anche se di indubbio interesse scientifico.
L’ozono presenta infatti concentrazioni a livello del suolo (troposfera) in costante aumento, e ha ormai raggiunto valori mediamente superiori di 2-3 volte a quelli del secolo scorso.
Inoltre l’ozono ha particolari caratteristiche (potenziale redox, coefficiente di diffusione, solubilità nei liquidi intracellulari etc.) che lo rendono più tossico verso la vegetazione rispetto gli altri inquinanti atmosferici comunemente considerati.
Queste ricerche, per inserirsi proficuamente in un contesto internazionale, hanno adottato metodologie, approcci e protocolli standard che rendono comparabili i risultati con quelli ottenuti in altri paesi. Il lavoro è stato così condotto in ambito UN/ECE, ovvero la Commissione Europea per l’Economia afferente alle Nazioni Unite.
Gli esperimenti sono stati effettuati in due siti sperimentali localizzati nella pianura padana. Il primo è situato a Redecesio di Segrate (MI), nella periferia della città di Milano e con una tipologia di inquinamento di tipo urbano, con concentrazioni elevate di ozono ma anche di ossidi di azoto; il secondo campo sperimentale è situato ad Isola Serafini (PC), una piccola località sul Po a 90 Km sud-est di Milano, con tipologia di inquinamento di tipo rurale, con bassi livelli di inquinamento per quanto riguarda gli ossidi di azoto ed il biossido di zolfo, ma concentrazioni di ozono simili, se non superiori, al sito urbano.
Presso questi campi sperimentali sono stati effettuati un gran numero di test sugli effetti dell’ozono sulle colture agricole seguendo approcci sperimentali interdisciplinari.
Le specie agrarie e seminaturali testate sono state numerose e individuate sulla base della diffusione della singola specie in ambito europeo, dell’importanza economica e della loro sensibilità all’ozono.
Questa serie di dati presenta peraltro un suo peculiare interesse anche in riferimento alla specificità dell’area mediterranea. Il sud Europa, infatti, caratterizzato naturalmente da alti livelli di ozono, elevato irraggiamento solare e rilevanti produzioni agricole, assume particolare importanza nella comprensione dei meccanismi dose-risposta per quanto riguarda gli effetti dell’inquinamento fotochimico sulla vegetazione.


RISULTATI E DISCUSSIONE
La sperimentazione effettuata ha contribuito in prima istanza a far emergere la problematica degli effetti dannosi dell’inquinamento atmosferico sulla vegetazione, e, in secondo luogo, a confermare negli anni la persistenza e l’accentuazione di questi fenomeni per tutto il territorio nazionale.
I dati di qualità dell’aria e l’identificazione della sintomatologia comparsa sulle foglie delle piante esposte agli inquinanti nel corso delle ricerche, identificano chiaramente l’ozono troposferico come maggiore responsabile degli effetti osservati. I risultati ottenuti non sembrano evidenziare sostanziali differenze, in termini di livelli ozono, tra i siti sperimentali di Isola Serafini, sito “rurale”, e Redecesio, sito “urbano”. La presenza rilevante ed ubiquitaria di questo inquinante su aree estese, è stata confermata da altri studi condotti in anni recenti in Italia settentrionale utilizzando, tra l’altro, organismi vegetali come “bioindicatori” di ozono in atmosfera.
L’indicazione della presenza di danni significativi anche in siti a tipologia d’inquinamento ‘rurale’ può assumere un certo rilievo soprattutto per le implicazioni connesse al comparto agricolo che, per esempio in Lombardia, è di primaria importanza nel contesto sociale ed economico della regione, suggerendo un campo di approfondimento di notevole interesse anche nel breve termine.
Per quanto riguarda le tecnologie di studio adottate, l’utilizzo, spesso contemporaneo e complementare, di diverse metodologie sperimentali (esperimenti in campo aperto, fumigazioni attive e/o passive, somministrazioni di antiossidanti, uso di cloni sensibili) ha permesso di ovviare agli specifici problemi che i diversi approcci metodologici comportavano se considerate indipendentemente l’uno dall’altro. Ciò ha consentito di arrivare, grazie all’inserimento del lavoro in un organico disegno sperimentale, a risultati supportati a livello scientifico con una buona dose di affidabilità e quindi utilizzabili in un contesto internazionale per l’interlocuzione tecnica nel corso della definizione di standard normativi e la scelta di approcci gestionali.
Gli effetti negativi dovuti all’esposizione all’ozono sono stati osservati su diverse colture utilizzate, evidenziando differenze di sensibilità nei confronti di questo inquinante. (Tab. in allegato).
Si sono riscontrati effetti su diverse specie, su cultivar della stessa specie e per differenti parametri. Si è evidenziato inoltre che l’osservazione di danni fogliari visibili può coincidere o meno con cali della biomassa ai raccolti. Ne consegue che sulla base del parametro maggiormente influenzato dall’inquinante si determina la scelta della pianta bioindicatrice di biomassa o di danno fogliare.
Il dato preminente in questo contesto è stato il rilevare comunque in più anni effetti avversi nei confronti di varie specie utilizzate. Ciò assume particolare importanza in quanto configura stabilmente i siti italiani come aventi livelli di ozono in eccedenza rispetto ai valori internazionalmente considerati per la protezione della vegetazione (Critical Levels).
A questo proposito è necessario uno sforzo per una quantificazione più precisa degli effetti al fine di verificare l’adeguatezza o meno, per l’area in esame, dei valori assunti come soglia per la protezione della vegetazione. Attualmente, infatti, i CL proposti per il grano rappresentano i valori meglio supportati dai dati sperimentali e sono stati perciò estesi, come precedentemente riportato, per analogia alle altre specie agronomiche per tutto il territorio europeo.
La relativa scarsità di dati riferiti all’area mediterranea, necessari invece per stimare più correttamente il CL alle nostre latitudini, sembra essere una grossa lacuna da coprire. La curva adottata potrebbe predire, infatti, per valori di ozono tipici dell’area mediterranea, cali di resa maggiori di quelli osservati sperimentalmente nel corso del nostro lavoro. Viene a trovarsi strategico e di una certa rilevanza il lavoro condotto proprio negli ultimi dieci anni e che ha prodotto dati di supporto nella valutazione degli effetti dell’ozono sulla vegetazione in area mediterranea. Dati che hanno suggerito, tra l’altro, la possibile implicazione, soprattutto alle nostre latitudini, di “fattori di modificazione” (modifying factors) nella valutazione degli effetti dell’ozono sulla vegetazione.
Questi fattori, a carattere prevalentemente ambientale e meteoclimatico, potrebbero causare nell’area mediterranea risposte sottostimate in alcuni casi, sovrastimate in altri, nello studio delle risposte vegetazionali all’inquinamento fotochimico quando riferite alla curva dose-risposta proposta nel centro-nord europa e negli ultimi 4 anni gli studi si sono indirizzati in questa direzione.


Milano, 18 aprile 2001
Ivan Fumagalli