Programma
 
“Religioni del Mediterraneo di fronte alla sfida del mercato globale”
a cura di CRIC e Millemondi

Università di Catania
Aula Magna – Monastero dei Benedettini
31/1 – 1/2/2003

 
“Il dialogo cristiano islamico: un appello ecumenico nato dal basso che ha coinvolto alcune migliaia di persone. Esperienze e risultati ottenuti”

di Giovanni Sarubbi, 
giornalista, direttore del sito www.ildialogo.org

    
1. Perché l'appello

L'appello per una giornata del dialogo cristiano islamico è nato a poche settimane dai tragici attentati dell'11 settembre 2001. Quegli attentati sono stati il motivo scatenante dello stato di guerra totale nel quale ancora oggi siamo purtroppo immersi e che solo l'ipocrisia e l'acquiescenza di gran parte dei mezzi di informazione non ha ancora battezzato con il suo nome appropriato di "terza guerra mondiale".  Guerra di cui è stata addirittura preventivata la durata, dai 10 ai 30 anni secondo le ultime informa-zioni rese note da alcuni organi di stampa statunitense, e la lunga serie di obbiettivi da colpire costituiti da quegli stati che l'amministrazione USA definisce "stati cana-glia". Si tratterebbe di una sessantina di stati poveri dove è prevalente fra la popola-zione la religione islamica. Dai tempi della guerra di Troia le guerre hanno avuto bi-sogno di due elementi: il motivo occasionale ed il condimento ideologico rappresen-tato in genere dall'odio religioso. Anche questa guerra non fa eccezione. L'idea dello scontro fra la "civiltà" cristiana e quella islamica è stata percepita da subito come il condimento ideologico dell'attuale guerra.
Lo scenario di guerra internazionale prima descritto, con il suo pesante appello alle religioni cristiana e musulmana a schierarsi da una parte o dall'altra, ha spinto un gruppo di cristiani di svariate confessioni (cattolici, evangelici, ortodossi), molti re-sponsabili di ordini missionari, islamologi, intellettuali ed educatori, vescovi, giorna-listi, teologi e filosofi, semplici cittadini, a lanciare un "Appello ecumenico" affinché quanto era purtroppo avvenuto non mettesse in discussione le iniziative di dialogo fra cristiani e musulmani con l'obiettivo concreto e controcorrente di giungere alla pro-clamazione, nell'ambito del dialogo interreligioso, di una "Giornata del dialogo cri-stiano islamico". I riferimenti teorici e pratici dell'appello sono stati individuati nel documento "Nosta Aetate" del Concilio Vaticano II e nella "Carta Ecumenica Euro-pea" del 2001.
Promotore dell'iniziativa è stato l'amico Brunetto Salvarani, giornalista, scrittore, teologo, nonché assessore alla cultura del comune di Carpi in provincia di Modena. Dopo un intenso scambio di opinioni fra quelli che poi diventeranno i primi firmatari dell'appello, il 4 novembre del 2001 l'appello venne lanciato via Internet e su alcuni organi di stampa. Il nostro sito, www.ildialogo.org, divenne il punto di riferimento della campagna. Nel giro di alcuni mesi la massa di materiali raccolti sul sito divenne così imponente che nacque quasi spontanea l'idea di raccogliere in un libro tutti quei materiali insieme ad altri contributi specifici per far vivere nel tempo l'idea del dialo-go fra cristiani e musulmani nel nostro paese. E' nato così il libro “La rivincita del dialogo, cristiani e musulmani in Italia dopo l'11 settembre”, edizioni EMI, a cura di Brunetto Salvarani e Paolo Naso, con contributi di Giovanni Sarubbi, Mostafa el Ayoubi, Adel Abbar. 
Ancora maggiore è la quantità di documenti, articoli, riflessioni che è disponibile sul nostro sito con la campagna che abbiamo lanciato nell'autunno del 2002 che è culmi-nata con la celebrazione in tutta Italia della "prima giornata del dialogo cristiano islamico" lo scorso 29 novembre 2002. Il tutto con mezzi assolutamente "poveri" quali sono un sito internet e le catene di email. 
Il vero motore dell'iniziativa sono state le persone. Quando, come direttore del sito www.ildialogo.org, diedi la disponibilità ad ospitare l'appello per l'istituzione di una giornata del dialogo cristiano islamico, non avevo alcuna idea sulla quantità di lavoro che quest'adesione avrebbe comportato.  Non pensai neppure per un momento alla possibilità di inserire sul sito una qualche cosa di automatico che consentisse a chi voleva aderire di inserire la propria adesione semplicemente inserendo il proprio no-me e cognome e qualche altro dato e poi schiacciando un pulsante. E' quello che in genere fanno tutti i siti Internet attraverso lo strumento che in gergo informatico si chiama guest-book. Chi scrive la propria adesione ad una iniziativa in un guest-book di solito poi ottiene una risposta già scritta dove sono aggiunte solo le generalità di chi aderisce. 
Questo metodo di lavoro è certamente efficiente, ma assolutamente spersonalizzante perché assegna ad un software, quello che viene di solito chiamato robot, sia il com-pito di ricevere le adesioni sia quello di rispondere. Chi aderisce ad una iniziativa ge-stita con un guest-book è un numero, qualcuno buono a fare, come si suol dire, "mas-sa critica".
Ma lo scopo della nostra iniziativa non era questo: c'interessava coinvolgere persone, gruppi, associazioni, mettere in moto energie ed iniziative le più ampie possibili. Ab-biamo così diffuso solo due Email, quella della redazione de Il Dialogo, e quella di Brunetto Salvarani. I risultati sono stati superiori a qualsiasi più ottimistica previsio-ne. 
C'è costata certo molta fatica, ma ognuno che ha scritto o ha telefonato per aderire, ha ricevuto la sua personale risposta e non si è trattato mai di poche righe formali o del semplice scambiarsi le generalità. Tutto il nostro appello ha teso a valorizzare le per-sone, il loro protagonismo. L'appello per la giornata del dialogo cristiano islamico, non è stato così un fatto virtuale, qualcosa di cui alla fine non rimane traccia nella vita di tutti i giorni. L'idea di istituire una giornata per il dialogo, si è inserita nello scontro che si è aperto nelle chiese cristiane ma anche in tutte le religioni, fra i soste-nitori della guerra, come risposta agli attentati dell'11 settembre, e i fautori del dialo-go fra le fedi, le culture le persone. Scontro che si è manifestato in vario modo e che ha attraversato trasversalmente tutte le chiese cristiane e le religioni nel loro comples-so. Scontro, che certo non è concluso, che ha trovato nella preghiera per la pace del 24 gennaio 2002 ad Assisi, un punto di svolta, con la dichiarazione solenne sul rifiuto della guerra da parte di tutte le religioni. La difesa della pace non ci consente però di dormire sugli allori. 

2. Le iniziative del 2001

Momenti importanti dell'iniziativa sul dialogo cristiano islamico del 2001 sono state le risposte ufficiali della CEI e della FCEI e le adesioni delle comunità islamiche, quelle facenti capo all'UCOI, quelle aderenti ai Sufi, quelle di esponenti del Centro Islamico di Milano. Momento importante, oltre quello di Assisi, è stato sicuramente quello del digiuno del 14 dicembre 2001. Ma ci sono stati anche il documento comu-ne fra FCEI e UCOII a livello nazionale ed iniziative locali di grande importanza, al nord come al sud del paese. Citiamo il documento comune fatto in Campania fra chiesa cattolica e una delle due moschee di Napoli; l'adesione di massa di due parroc-chie del bergamasco; il primo incontro fra il gruppo ecumenico irpino e la locale co-munità islamica; e poi iniziative in Sicilia, a Modena, in Puglia, a Napoli, a Firenze, a Milano, persino in Svizzera. Non è rimasta escluso neppure il mondo della scuola con un appello che ha coinvolto insegnanti e studenti di religione musulmana. In pista so-no scesi i giovani dell'Ugei (Unione giovani ebrei italiani), le Acli e i "Giovani mu-sulmani d’Italia" con la firma di un documento e iniziative comuni. 
Per lo sviluppo dell'iniziativa per il dialogo cristiano islamico, importante è stato il ruolo dei giornali e degli altri mezzi di comunicazione. Fra tutti ricordiamo il ruolo di quotidiani come l'Unità e delle due agenzie ufficiali della FCEI, la NEV, e della CEI, il SIR che hanno dato ampio spazio e risalto all'appello con interviste ed articoli in particolare in occasione della preghiera per la pace del 24 gennaio 2002 ad Assisi. Ma altrettanto importanti l'adesione di tutta una serie di riviste del mondo cristiano aperte all'ecumenismo, da Confronti, ad Adista, a Viator, a Mosaico di Pace, a Tempi di Fraternità. Altrettanto importante la pubblicazione su molti siti internet di link con il sito de "il Dialogo". Fra i più attivi citiamo quello dei Saveriani di Brescia. 

3. La Giornata del 29 novembre 2002: un breve resoconto

Anche volendo non potremmo parlare di tutte le iniziative che si sono svolte il 29 no-vembre scorso in occasione della prima giornata nazionale del dialogo cristiano isla-mico.  Molte le iniziative e troppo poco lo spazio per raccontarle tutte. Siamo co-stretti così a parlare solo di alcune di esse. 
La manifestazione di cui maggiormente si sono occupati i mass media, è stata sicu-ramente quella organizzata nella mattinata del 29/11 al Campidoglio dalla rivista Confronti e dal Comune di Roma cui è seguita nel pomeriggio la visita alla Grande Moschea di Roma e l’incontro con i responsabili del Centro Culturale Islamico R.S.V.P.. Ad accogliere la delegazione cristiana sono stati l'ex ambasciatore Mario Scialoja della Lega Musulmana e Abdellah Redouane, direttore del Centro islamico, con il nuovo imam da poco nominato. Sempre a Roma, nel quartiere Centocelle abi-tato da molti immigrati, anche la locale moschea, certamente più povera, ha aperto le sue porte ai non musulmani. 
In mattinata al Campidoglio il dibattito organizzato dalla Consigliera delegata alle Politiche della Multietnicità Franca Eckert Coen e dalla rivista Confronti ha visto la partecipazione di cattolici, protestanti di varia confessione, ed esponenti di altre fedi religiose non cristiane. Sono intervenuti il prof. Daniel Madigan, pro preside della Pontificia Università Gregoriana; Oscar Camilletti, musulmano del Centro islamico di Roma; monsignor Piero Coda, teologo della Pontificia Università Lateranense; il teologo valdese Daniele Garrone. Molti gli spunti di riflessione offerti dai relatori. Per Daniel Madigan “Le religioni sono astrazioni e le astrazioni non dialogano tra loro; a farlo sono soltanto gli uomini”. Perciò le domande più urgenti del confronto tra persone di diversa fede non riguardano questioni dottrinarie ma questioni terrene come la condizione degli immigrati, perché “a domande umane vanno date risposte umane, non religiose”. Rifiutare un extracomunitario perché è musulmano significa manifestare una reazione religiosa ad un problema umano. Per Oscar Camilletti di fronte al nichilismo di una società eccessivamente secolarizzata, “l'esperienza religio-sa insegna che oltre una certa soglia siamo nelle mani di Allah, ci sono il soprannatu-rale, la misericordia, la preghiera”; il credente non può rinunciare alla forza della spi-ritualità, a quella comunicazione con Dio che anche monsignor Piero Coda, conside-ra simile al dialogo autentico tra le persone. Il confronto interreligioso è diventato un imperativo della storia, non un lusso da accademici pontifici, e “la religione deve es-sere considerata una riserva di valori etici”. Per Coda, “visione laica e visione tra-scendente”, sono entrambe preziose nell'epoca della globalizzazione. Mons. Coda si dice poi convinto che “il cristianesimo, nelle sue radici profonde, riconosce la laicità” come casa comune di tutti e come libertà religiosa. Per questa ragione, dopo il Con-cilio vaticano II la Chiesa cattolica ha fatto pace con la “modernità che è tipica della tradizione europea”. Ci sono voluti secoli ed è corso molto sangue, ma infine è acca-duto e questo conferma - ritiene Coda - l'esistenza di radici cristiane per la nuova Eu-ropa. Anche l'Islam - secondo  Coda - dovrà attraversare questo sofferto rapporto con la modernità, “sia pure nel modo proprio di una diversa tradizione culturale e religio-sa”. Per il teologo valdese Daniele Garrone bisogna stare attenti alle rappresentazio-ni edulcorate. Non è vero - dice Garrone - che le religioni diventino intolleranti sol-tanto quando sono strumentalizzate dalla politica o da altri interessi. Esiste, infatti, una “tentazione dell'uomo religioso”, tanto più forte quanto più la fede dipende da una verità monoteista e rivelata. Attenti dunque agli integralismi e a chi teme la de-mocrazia e la laicità perché andrebbero di pari passo con “il relativismo religioso”. E se fosse vero il contrario? Chi crede davvero in Dio - afferma Garrone - “si fida di lui”, sa di dover svolgere “un compito soltanto umano” e perciò non gli ruba il me-stiere. 
Altra importante iniziativa quella di Reggio Emilia dove la locale sezione femminile del Centro Islamico ha organizzato "Donne reggiane in moschea". Nell'occasione Mina Makhlouk, della sezione femminile del Centro Islamico, ha rivolto un discorso alle donne cristiane intervenute nel quale ha definito il “Ramadan, mese della frater-nità e della solidarietà, del dialogo e della conoscenza reciproca”, in cui si rafforzano i legami tra le persone e si aiutano i bisognosi. Citando il versetto del Corano la dove Allah dice: “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosciate”, Mina Makhlouk ha affermato che “in questo importantissimo versetto scopriamo e riconosciamo insieme la pluralità delle culture, religioni e tradizioni e non ci fermiamo a questo, ma ci impegniamo nella conoscenza reciproca, per trovare punti di accordo, eliminare barriere e costrui-re nuovi ponti di amicizia e collaborazione”.
Spunti di riflessione molto interessanti sono giunti da Torino, dove il gruppo Insie-me per la Pace ha organizzato il 29 un incontro che ha prodotto un documento su cui nei prossimi mesi si continuerà a lavorare. Ad Asti sono state raccolte circa due-cento adesioni, compreso il sindaco e l’assessore alle politiche giovanili, il direttore della Caritas Diocesana, quelle di numerosi immigrati senegalesi, nigeriani e maroc-chini, su un documento proposto dalla redazione astigiana di Tempi di fraternità, e siglata anche dal “cartello ZAKHOR” che comprende alcune chiese evangeliche lo-cali, associazioni culturali non religiose, la commissione diocesana “migrantes”, al-cune parrocchie, il “coordinamento immigrati”, l’Asti Social Forum. A Genova il 29 una delegazione di aderenti alla WCRP e al SAE si è recato presso la moschea di Genova Sampierdarena dove sono stati accolti da Hussain, presidente del Centro Islamico Culturale di Genova. Insieme si è rotto il digiuno. Hussain ha espresso pa-role di gioia e di accoglienza, affermando che la giornata delle "moschee aperte" ha un significato di pace, di volontà di conoscenza e di comprensione tra persone di reli-gioni e nazionalità diverse.  A Napoli il 29 è stato caratterizzato da un momento di preghiera per pace di tutti i gruppi cristiani che hanno sottoscritto il documento "La tenda di Abramo" e dalla visita alle due moschee di C.So Arnaldo Lucci e di Piazza Mercato. La preghiera si è tenuta nella Chiesa Battista di Via Foria.
Molte anche le diocesi che hanno organizzato iniziative il giorno 29. A Milano, il 29 novembre, la diocesi ha organizzato un incontro nel salone della Caritas con i respon-sabili dei vari centri musulmani, per uno scambio di auguri e l’offerta del messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. A Sesto san Giovanni (Mi) im-portante iniziativa il giorno 5 dicembre, durante la festa della chiusura del digiuno. Per la prima volta in Italia una donna, Franca Ciccolo Fabris, ha parlato a nome dei cristiani impegnati nel dialogo cristiano islamico (Sae, Centro ambrosiano di docu-mentazione per le religioni, Nevè Shalom-Wahat al-Salam, Noi siamo chiesa...). A Torino, invece - afferma don Augusto Negri, direttore del "Centro Peirone" - si è deciso di far giungere il messaggio vaticano con una nota diocesana di accompagna-mento attraverso i giornali. Ad Aosta l’ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dia-logo interreligioso ha organizzato in cattedrale una veglia di preghiera e di digiuno per la pace. A Verona il Vescovo ha firmato un documento nel quale ha invitato cri-stiani e musulmani "ad esprimere la reciproca accoglienza condividendo un momento di comunicazione in letizia, di preghiera o di digiuno, implorando da Dio il dono della Pace: in ogni cuore, in ogni Stato".  Sempre a Verona, la locale sezione di Pax Christi ha inviato una lettera ai credenti in Allah nella quale, fra l'altro, si afferma che “è  urgente superare ferite e incomprensioni, annidate nel nostro comune passato, per collaborare alla costruzione di un mondo rinnovato e nonviolento in cui possano coabitare la Pace, la Giustizia, il Perdono e in cui Dio possa essere invocato e bene-detto da tutti i suoi figli liberi”. A Trento si è tenuto un incontro, organizzato dal Centro Culturale ecumenico Bernardo Clesio della Diocesi di Trento, dalla locale Comunità Islamica e dala libreria Ancora Artigianelli, a cui hanno partecipato don Giuliano Vallotto, referente per il dialogo islamo-cristiano nella diocesi di Treviso, Aboulkheir Breigheche,  pres. Comunità Islamica, Alessandro Martinelli, ref. Dialogo inter. Diocesi di Trento e Adel Jabbar. Iniziative il 29 anche a Firenze, nella moschea in via Ghibellina, a cui ha partecipato l'arcivescovo di Firenze, varie associazioni cattoliche e un rappresentante delle chiese protestanti, e a Viterbo, pres-so il Centro di ricerca per la pace di Viterbo. A Desio, in Brianza (Mi) la giornata del 29 è stata caratterizzata da una vera e propria manifestazione popolare per la pace, alla quale hanno partecipato circa trecento persone cristiane e musulmane, soprattutto della comunità pakistana, con corteo per le vie della città cui hanno aderito i Missio-nari Saveriani, le Comunità islamiche di Desio, la Pastorale Giovanile di Desio, la Scuola d’italiano per stranieri, il Gruppo solidarietà Stranieri Desio, il Gruppo Roma-nia, il Comitato ONU dei popoli, il Gruppo Lazzati di Desio, la Formazione all’impegno socio-politico decanale di Desio, il Gruppo missionario cittadino di De-sio, la Parrocchia S. Pio X. A Conventino, Treviglio (BG), il 29 è stato giornata di digiuno con la proposta di inserire nel percorso di Avvento il discorso sul dialogo nella speranza di un mondo di pace. 
Ma le iniziative non sono state solo religiose, molte anche quelle di tipo civile come quella del Comune di Formigine (MO) che si è impegnato a proseguire gli obiettivi della giornata di dialogo con le iniziative natalizie di solidarietà internazionale e per la pace. 
Infine, molte sono state le associazioni islamiche che hanno aderito all'appello dell'-UCOII "Moschee Aperte", fra queste quelle di Torino Moschea della Pace, C.so Giulio Cesare, Genova Centro, Genova Prà, Milano, Padova, Bergamo, Brescia, Pa-dova, Trento, Bolzano, Modena, Firenze, Ancona, Perugia, Roma, Masjid al Huda (Centocelle), Imperia, Savona, Cuneo, Mantova, Castiglione delle Stiviere, Ravenna, Colle Val d'Elsa, Rimini- Macerata.

4. Conclusioni 

La caratteristica fondamentale di tutti i dialoghi interreligiosi è in genere quella di es-sere appannaggio degli specialisti. Schiere di teologi, studiosi, sociologi ed esperti vari si riuniscono di tanto in tanto per affrontare qualche argomento il più delle volte giungendo a conclusioni che non portano poi da nessuna parte perché non si riesce ad andare oltre l’elencazione delle reciproche differenze o dei reciproci punti di vista. Questi esperti sono portati spesso a confondere quella che è la propria comprensione della religione che ognuno rappresenta con la religione nel suo complesso. La visione parziale che ognuno rappresenta quando si confronta con gli altri viene spesso eretta a dogma di fede. La propria parziale visione della propria realtà religiosa viene confusa con la realtà stessa. I semplici credenti dell’una o dell’altra religione quasi mai sono impegnati direttamente nel confronto con le persone di fede o cultura diversa dalla propria. 
E’ questa la realtà dei rapporti ecumenici all’interno dello stesso cristianesimo; è così nei rapporti ebraico cristiani, per i quali pure esiste una giornata, che ogni anno cade il 17 gennaio, durante la quale ci si dovrebbe riunire per approfondire la conoscenza reciproca ma che è oramai largamente disattesa. 
Di tanto in tanto vengono approvati documenti che sembrano costituire passi in avanti, e a volte lo sono, ma che in realtà alla fine si riducono all’ennesima elenca-zione di buone intenzioni che nulla cambiano nei rapporti fra le persone di fede e cultura diverse. E’ successo ad esempio con il documento Nostra Aetate del Concilio Vaticano Secondo, nel quale pure si sente forte il “vento di Dio” e che sicuramente quarant’anni fa costituì una svolta ma che è oggi largamente disatteso dalla stessa ge-rarchia della chiesa cattolica; sta succedendo con la Carta Ecumenica Europea appro-vata nel 2001; è successo con i documenti delle assise ecumeniche mondiali.
Sia l’ecumenismo fra le chiese cristiane sia il dialogo interreligioso, stentano a di-ventare un fenomeno di massa. Gli steccati piantati dagli specialisti di ogni singola religione sembrano anzi diventare sempre più insormontabili. Ci si arena spesso, so-prattutto nell’ambito cristiano, di fronte a questioni che alla fine nascondono interessi di bottega, piccoli o grandi privilegi che ogni confessione religiosa vuole mantenere. Recentemente, per esempio, è ritornato a galla, in ambito cristiano, il dibattito fra i favorevoli e i contrari al battesimo dei bambini. Nonostante si continui a recitare pra-ticamente lo stesso credo religioso nella maggioranza delle chiese cristiane (in parti-colare quello cosiddetto Niceno-Costantinopolitano), le varie chiese sono l’una con-tro l’altra armata ed è ancora oggi impossibile celebrare insieme l’eucarestia o cena del Signore che dir si voglia.
In questo quadro di stagnazione del dialogo ecumenico ed interreligioso, ha fatto ec-cezione la giornata del dialogo cristiano islamico che si è tenuta in tutt’Italia lo scorso 29 novembre 2002 di cui abbiamo cercato di tracciare un quadro complessivo. Per la prima volta, forse perché spinti dalla contingenza della guerra, si sono incontrati ed hanno scambiato le proprie esperienze di vita e di fede i semplici fedeli, quelli che magari sono più attivi nelle moschee o nelle parrocchie, ma in un quadro di fraternità dal basso. In queste iniziative non c’è stato solo il dato religioso. Anche molte istitu-zioni statali, soprattutto sindaci e consigli comunali, sono state coinvolte in prima persona, citiamo per tutte il comune di Roma, a dimostrazione di come il dialogo in-terreligioso ed interculturale è qualcosa che ha una valenza sociale e politica notevo-le.
Alla fine crediamo sia stato un bene che le varie istituzioni ecclesiastiche cristiane  italiane non abbiano assunto su di se l’onere della organizzazione di tale giornata. Questa mancanza di copertura al vertice delle chiese ha spinto la base ad impegnarsi direttamente nella organizzazione di iniziative che hanno coinvolto molte migliaia di persone nel nostro paese. Molti sono stati gli incontri dove cristiani e musulmani hanno potuto non solo pregare insieme ma anche condividere un momento di convi-vialità e di gioia. Per la prima volta gli incontri non hanno riguardato solo italiani convertiti all’Islam ma musulmani provenienti da paesi dove l’Islam è maggioritario (paesi del nord Africa in particolare), a dimostrazione di come la presenza musulma-na in Italia non è più un fatto marginale ma si va configurando come qualcosa di sta-bile che vuole durare nel tempo. Già si parla della seconda generazione di musulmani in Italia con una forte componente giovanile.
Crediamo, per concludere, che sia fondamentale per lo sviluppo del dialogo interreli-gioso e di quello con l’Islam in particolare, continuare sulla strada di un dialogo dal basso, di un impegno continuo dei singoli e delle organizzazioni di base (moschee, parrocchie, associazioni) a cercare il rapporto con le persone in quanto tali, senza pregiudizi ma anche senza nascondersi le difficoltà che esistono in qualsiasi tipo di rapporto, anche all’interno della stessa religione, della stessa cultura o della stessa nazione, e le contrapposizioni fra nord e sud dell’Italia agitate da qualche forza poli-tica stanno li a dimostrare come non sia tutto bianco o nero. Non dobbiamo nemmeno nasconderci che in questo rapporto fra cristiani e musulmani sia gli uni che gli altri dovranno fare i conti con svariati secoli di contrapposizione ideologica con le reci-proche diffidenze che tali contrapposizioni hanno creato. Dovremo anche fare i conti con le provocazioni di chi, nell’uno o nell’altro campo, lavorano per la guerra e lo scontro di civiltà. Tutti dobbiamo avere la consapevolezza che la pace ed il dialogo dipendono dalla capacità di ognuno ad affrontare con razionalità e mettendoci la ne-cessaria passione le difficoltà o le provocazioni nella convinzione che l’alternativa al dialogo è la guerra, con tutto ciò che la guerra significa per il futuro stesso dell’umanità. 

Giovanni Sarubbi
Direttore de Il Dialogo
http://www.ildialogo.org
Email: direttore@ildialogo.org
Tel: 3337043384

 Appendice: Documentazione
 

Testo dell'appello ecumenico per una giornata del dialogo cristianoislamico
"Noi, cristiane e cristiani di diverse confessioni e laici, impegnati da anni nel faticoso cammino del dialogo coi musulmani italiani o in un lavoro culturale sull'islam, cre-diamo che l'orrendo attentato di New York e Washington costituisca una sfida non solo contro l'occidente ma anche contro quell'islam, largamente maggioritario in tutto il mondo, che si fonda sui valori della pace, della giustizia e della convivenza civile. Pensiamo che quanto è accaduto non debba in alcun modo mettere in discussione o rallentare l'itinerario del dialogo. Anzi, riteniamo che proprio i commenti e gli avve-nimenti succeduti a quel tragico evento ci chiamino ad accelerare il processo di reci-proca conoscenza, senza il quale ci sembra difficile ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in particolare con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una società pluralista, ac-cogliente, rispettosa dei diritti umani e dei valori democratici.
Per questo, chiediamo alle chiese italiane e ai loro responsabili di prendere in consi-derazione (nello spirito del documento conciliare "Nostra Aetate", della "Charta Oe-cumenica", delle visite di Giovanni Paolo II a Casablanca e Damasco e del recente incontro di Sarajevo fra i leader delle comunità cristiane e dei musulmani d'Europa) la creazione di una "Giornata del dialogo cristianoislamico".
Siamo ben consapevoli che l'istituzione di una simile Giornata non risolverà certo ogni problema, e che potrebbe - come in altre situazioni simili - risolversi in una ste-rile celebrazione rituale: siamo convinti, peraltro, che si tratti di un piccolo segnale nella direzione di un incontro che, in ogni caso, sta nella forza delle cose.
Con un augurio sincero di shalom - salaam - pace!"
 

Comunicato stampa n. 1 sull'appello ecumenico per una giornata del dialogo cri-stianoislamico
Di fronte al terribile evento dell'11 settembre 2001 anche il mondo del dialogo ecu-menico e interreligioso è stato scosso alle fondamenta, fino ad essere messo radical-mente in discussione. Il dibattito che ne sta seguendo, del resto, è stato sostanzial-mente monopolizzato da politologi, sociologi e teorici dello "scontro di civiltà", che hanno cercato di mettere a fuoco ripetutamente i caratteri specifici dell'islam e dei musulmani. Si è spesso evidenziato, in tale panorama, che l'islam è oggi la seconda confessione religiosa in molti stati europei fra cui l'Italia, dimenticando però che da anni - in parallelo a questo processo - è cominciato anche nel nostro paese un itinera-rio, difficile e complesso, di reciproca conoscenza fra cristiani, laici e musulmani, a partire dalle problematiche della vita quotidiana e sociale.
Che da tempo non pochi gruppi, associazioni, movimenti, chiese locali e semplici credenti operano con umiltà e passione in tale direzione, evitando qualsiasi irenismo e incontrando non "l'islam" in sé, bensì donne e uomini musulmani, in grandissima parte per nulla fondamentalisti e alla ricerca solo di un decente tenore di vita, di un lavoro, di una casa, di essere cioè accettati in una società pluralista e laica come quella italiana.
Un simile dialogo va oggi, alla luce di quanto è accaduto negli Stati Uniti e sta acca-dendo in Afghanistan e Pakistan, intensificato e rafforzato, al fine di produrre anti-corpi positivi nei confronti di qualsiasi demenziale appello allo "scontro di civiltà", ma anche di inverare compiutamente le profetiche indicazioni provenienti dal Conci-lio Vaticano II, dal magistero di Giovanni Paolo II e dalle principali Assemblee delle chiese europee, da Basilea (1989) a Graz (1997) sino alla proclamazione, avvenuta a Strasburgo nell'aprile 2001, della "Charta Oecumenica", che invita i cristiani del Vec-chio continente "ad incontrare i musulmani con un atteggiamento di stima" e "ad ope-rare insieme ai musulmani su temi di comune interesse". Eppure, l'atteggiamento più diffuso nei loro confronti resta fortemente impregnato di antichi pregiudizi, interpre-tazioni stereotipate e chiusure mentali.
E' in questo contesto che è nato l'Appello ecumenico che in questi giorni credenti, teologi, educatori alla pace e all'intercultura e personalità impegnate da anni nel cammino del dialogo ecumenico e interreligioso - cristiani di diverse confessioni e laici - hanno scelto di inviare ai leader delle chiese italiane perché il dialogo cristia-noislamico prosegua e venga percepito come un "caso serio" dell'attuale stagione, suggerendo ad esempio l'istituzione di una "Giornata del dialogo cristianoislamico". Primo obiettivo dell'Appello è, peraltro, di sollevare dibattito il più possibile ampio nelle comunità e nelle chiese sulla necessità che il dialogo interreligioso esca dal-l'ambito dei temi per specialisti e addetti ai lavori per diventare materia fondamentale di formazione cristiana, di informazione e di studio, nello spirito dell'affermazione di Paolo VI a partire dalla quale oggi le chiese cristiane sono convocate a "farsi dialo-go", fiere della propria identità ma anche senza paura di sporcarsi le mani, e forti del coraggio che deriva loro dall'adesione al Vangelo di Gesù Cristo.
 

Comunicato stampa n. 2

Teologi, vescovi, pastori, ministri di culto, educatori alla pace e all'interculturalità, studiosi dell'islam, responsabili di associazioni e chiese locali, semplici cristiani di tutte le confessioni presenti in Italia (cattolici, evangelici, ortodossi), ma anche rap-presentanti di importanti comunità musulmane, come Ali Schutz, direttore de "Il Fondaco dei Mori" e il dott. Mohamed Nour Dachan, presidente dell'UCOII, hanno sottoscritto l' "Appello ecumenico al dialogo cristianoislamico" lanciato il 4 novem-bre scorso su scala nazionale. Si tratta, sinora, di una pattuglia di oltre 300 persone, di tutte le parti d'Italia: una pattuglia che si sta via via ingrossando, con l'intento dichia-rato di sviluppare il dialogo con l'islam nonostante i terribili eventi dell'11 settembre scorso e quanto è accaduto da allora, di approfondire la conoscenza reciproca, di ri-flettere insieme sugli errori del passato per impedire gli errori e le mostruosità del presente, e di fornire un segnale in controtendenza rispetto alla logica del conflitto senza quartiere oggi imperante su scala planetaria. 
In particolare, i firmatari chiedono ai leader delle chiese italiane di adoperarsi per creare in chiave ecumenica una "Giornata del Dialogo cristianoislamico", sulla linea del magistero di Giovanni Paolo II, delle Assemblee europee di Basilea (1989) e di Graz (1997) e della recente "Charta Oecumenica". Per questo, hanno scritto a Mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia - Città della Pieve e presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della CEI; al prof. Gianni Long, presidente della FCEI (Federazione delle Chiese evangeliche in Italia); e a S. E. Gennadios di Cratea, metropolita della Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia, affin-chè raccolgano l'invito dell'Appello e assumano un impegno il più possibile concreto perchè il dialogo interreligioso esca dall'ambito dei temi riservati agli specialisti e agli addetti ai lavori per diventare materia fondamentale di formazione cristiana, di informazione e di studio. Un "caso serio", anzi "il" caso serio dell'odierna stagione.
Nel frattempo, i firmatari hanno promosso una settimana di mobilitazione dal 7 al 14 dicembre (in preparazione della giornata del digiuno di solidarietà con la fine del Ramadan voluta da Giovanni Paolo II), la "Settimana del dialogo", durante la quale in diverse località italiane si terranno incontri interreligiosi, conferenze e conferenze stampa, digiuni, e appuntamenti di preghiera, per diffondere ulteriormente i contenuti dell'Appello e riaffermare con forza che al dialogo non c'è alternativa. Da notare che la "giornata del dialogo cristianoislamico" sarebbe un unicum in Europa, e costitui-rebbe un notevolissimo precedente, sulla scia della "Giornata del dialogo cristiano-ebraico" voluta dai vescovi italiani oltre un decennio fa.
Per informazioni sulla "Settimana del dialogo" e adesioni alla iniziative ci si può ri-volgere a:
- redazione@ildialogo.org
- b.salvarani@carpi.nettuno.it
tel.335.5638950
Per l'elenco completo dei firmatari dell'Appello e per tutti i materiali ad esso relativi, si può visitare il sito: www.ildialogo.org
 

Comunicato stampa dei firmatari dell'appello ecumenico per una giornata del dialogo cristianoislamico su assisi 2002
Comunicato stampa n. 3 del 22-1-2002

Le diverse centinaia di cristiani di tutte le confessioni (leader di chiese, di movimenti e di riviste, teologi, educatori alla pace e all'intercultura, operatori del dialogo e della carità fraterna) e i molti musulmani residenti in Italia che negli scorsi mesi hanno sottoscritto congiuntamente un "Appello ecumenico per una giornata del dialogo cri-stianoislamico" guardano con estremo favore e con grande speranza alla Giornata di preghiera delle religioni per la pace che si terrà ad Assisi il prossimo 24 gennaio. 
I firmatari, cui è giunta fra l'altro l'adesione al progetto da parte del Presidente della Commissione per l'ecumenismo e il dialogo della CEI, l'arcivescovo di Perugia mons. Giuseppe Chiaretti, e del Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia prof. Gianni Long, si augurano che da Assisi giunga non solo una spinta decisi-va per la scelta del dialogo, del confronto e del reciproco rispetto tra tutte le donne e gli uomini, ma anche un'indicazione precisa di metodo per le nostre chiese e le nostre comunità religiose.
Essi ribadiscono, infatti, che proprio quanto è accaduto nelle scorse settimane negli Stati Uniti, in Afghanistan e in Medio Oriente, e i suoi riflessi negativi nella vita so-ciale in tanti altri paesi fra cui l'Italia, ci chiamino in particolare ad accelerare il pro-cesso di reciproca stima e conoscenza fra cristiani e musulmani: in mancanza del quale appare difficile ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, soprattutto con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una società pluralista, accogliente, rispettosa dei diritti umani e dei valori democratici.
Assisi 2002 sarà senza dubbio un "evento" straordinario. I firmatari si augurano però che non si tratti solo di un "evento" puramente mediatico, e che lo "spirito di Assisi" e dell'annuncio di un Vangelo francescanamente "sine glossa" riesca a permeare, dal 25 gennaio, ogni scelta, ogni gesto, ogni azione delle chiese e delle comunità locali, fino a far sì che il dialogo ecumenico e interreligioso diventi un elemento decisivo e "normale" della pastorale, degli studi teologici, della vita quotidiana dei credenti in Cristo Signore. In tale direzione, una volta di più, evidenziano che l'adozione, in chiave ecumenica, di una "Giornata del dialogo cristianoislamico" da parte delle chie-se italiane - a imitazione del recarsi mite del Poverello di Assisi alla dimora del Sul-tano - costituirebbe un segnale estremamente rilevante contro ogni tentativo di far ri-sorgere antistorici scontri di civiltà e assurde guerre di religione, oltre che la prima esperienza del genere nell'intera Europa.
 I comunicati stampa dell'autunno 2002

APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
Comunicato stampa in occasione dell’anniversario dell’11 settembre 2001
È passato un anno dall’11 settembre 2001. Il mondo è purtroppo in guerra. Scenari foschi si adden-sano all’orizzonte per nuove e più micidiali guerre che vengono prospettate cercando di avvalorarne la ineluttabilità.
Ma sono propri questi scenari che rendono ancora attuali i motivi che un anno fa, subito dopo l’11 settembre, hanno spinto Teologi, vescovi, pastori, ministri di culto, educatori alla pace e all’interculturalità, studiosi dell’islam, responsabili di associazioni e chiese locali, semplici cristiani di tutte le confessioni presenti in Italia (cattolici, evangelici, ortodossi), ma anche rappresentanti di importanti comunità musulmane, a sottoscrivere l’ "Appello ecumenico al dialogo cristianoislami-co" lanciato il 4 novembre 2001 su scala nazionale e che ha raccolto centinaia di adesioni, con deci-ne di iniziative sviluppate in tutta Italia. Positiva, inoltre è stata la risposta sia della CEI che della FCEI.
I firmatari di quell’appello, che si apprestano a sviluppare una nuova campagna di sensibilizzazione ed iniziative concrete nei prossimi mesi, ritengono che oggi più che mai sia importante rilanciare lo spirito del dialogo, per impedire che la logica dello “scontro di civiltà” prevalga sia nei rapporti so-ciali sia in quello fra gli stati. 
C’è chi oggi, molto più di un anno fa, soffia sul fuoco delle differenze religiose, sulle presunte "in-compatibilità" fra Islam e cristianesimo. Una simile propaganda di odio verso una specifica religio-ne, si è già verificato prima e durante la seconda guerra mondiale a danno degli ebrei con le conse-guenze orribili che tutti ricordano. Noi riteniamo invece che il dialogo fra cristiani e musulmani, come quello fra cristiani ed ebrei e fra ebrei e musulmani, non solo è possibile ma è l’unica strada che consentirà all’Italia e al Mondo di avere un avvenire di pace. Altrimenti semplicemente non ci sarà più "Storia".
E’ con questi sentimenti che ci apprestiamo a ricordare i tragici fatti dell’11 settembre e che ci spin-gono ad un rinnovato impegno per la pace ed il dialogo. 
Per firmare l’Appello e per adesioni o segnalazione di iniziative, ci si può rivolgere a:

- redazione@ildialogo.org Tel: 333.7043384 

- b.salvarani@carpi.nettuno.it tel.329.1213885

Per l’elenco completo dei firmatari dell’Appello, per tutti i materiali ad esso relativi e per le inizia-tive in corso si può visitare il sito: 

http://www.ildialogo.org

Martedì, 10 settembre 2002 
 

 APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
Comunicato stampa n. 1 per la giornata di dia-logo del 29 novembre 2002
L’appello a fare del 29 novembre 2002, ultimo venerdì del Ramadàn di quest’anno, la giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico, ha raccolto e sta raccogliendo molti consensi in tutte le confessioni cristiane e fra le comunità islamiche del nostro paese. Dal nord al sud, sono annunciate importanti iniziative di preghiera e di riflessione comune, momenti di mobilitazione contro una montante islamofobia e contro ogni forma di razzismo.

Segnaliamo, fra le tante, una conferenza stampa di presentazione dell’Appello ecumenico e degli eventi che si svolgeranno a Roma il 29 novembre, che si terrà il giorno 11 novembre 2002 alle ore 11.00 presso il Campidoglio alla presenza di alcune fra le massime autorità islamiche e cristiane della capitale, oltre che del sindaco Valter Veltroni. Ma molte altre sono previste, nelle località in cui la Giornata verrà celebrata.

Sulla base dei consensi ottenuti e sulla linea di documenti quali la "Nostra Aetate" del Concilio Va-ticano II e la recente "Carta Ecumenica" europea, i firmatari dell’Appello ecumenico al dialogo cri-stianoislamico chiedono a tutte le chiese, a tutti i cristiani, ai fratelli e alle sorelle musulmani, alle donne e agli uomini di buona volontà, a tutti gli educatori di speranza e agli operatori di pace di fare del 29 novembre un’occasione di incontro, di conoscenza reciproca, di scambio di esperienze.

Suggeriamo di dar vita, con grande libertà, ad una qualsiasi delle seguenti iniziative: 
 

1- Organizzare incontri pubblici fra cristiani e musulmani;

2- Invitare esperti a parlare delle opportunità e dei problemi delle relazioni cristiano-musulmane;

3- Visitare una moschea e rompere insieme il digiuno di Ramadan;

4- Invitare nella propria chiesa, in parrocchia o nella comunità un musulmano, immigrato o no, a raccontare la propria esperienza ("spazio di narrazione");

5- Pregare da soli, insieme, in comunità per la pace nel mondo e il ruolo delle religioni nel processo di pace. Nelle eucaristie, nelle Sante Cene e nelle divine liturgie di quel giorno e dei giorni seguenti, pregare per il dialogo ecumenico e interreligioso;

6- affermare, con un comunicato stampa, un volantino, una dichiarazione pubblica, il proprio rifiuto alla logica della guerra e dello "scontro di civiltà", a favore del dialogo ecumenico e interreligioso;

7- digiunare (come il 14/12/2001) e devolvere il risparmio ai poveri o ad azioni di solidarietà
 

Per tale occasione è disponibile un libro della EMI, dal titolo “La rivincita del dialogo” ed un nume-ro speciale del periodico “il dialogo” (sito internet www.ildialogo.org ) con articoli, documenti, proposte di liturgie, finalizzate ad aiutare quanti vogliano approfondire le ragioni del dialogo e i contenuti dell’Appello ecumenico a fare del 29 novembre 2002 la giornata nazionale del dialogo cristiano islamico.

Il libro può essere richiesto direttamente alla Emi, www.emi.it , Tel: 051326027 Fax: 051327552, Email: sermis@emi.it.

Il numero speciale può essere richiesto alla Redazione de Il Dialogo via email, redazio-ne@ildialogo.org o telefonando al 333.7043384. Il costo dello speciale è di 50 centesimi di euro a copia comprese le spese di spedizione con un invio minimo di 25 copie. In alternativa lo speciale può essere scaricato gratuitamente dal sito de “il dialogo” www.ildialogo.org, e riprodotto a proprie spese. 

Chiediamo a tutti di impedire con la propria presenza, partecipazione ed impegno che il 29 novem-bre 2002 venga ricordato come giornata di lutto e di tragedia. Sempre più forti, infatti, si fanno i rumori di guerra. Proprio alla fine di novembre potrebbe prendere avvio una nuova guerra nello scenario mediorientale, che rischia di trasformarsi in un ulteriore e più drammatico conflitto mon-diale. Facciamo sentire le nostre voci di pace - shalom - salaam. Opponiamoci ai venti di guerra e impegniamoci per il dialogo e per quella che un grande vescovo del sud, don Tonino Bello, chiama-va la "convivialità delle differenze".

Per firmare l’Appello e per adesioni o segnalazione di iniziative, ci si può rivolgere a:

- redazione@ildialogo.org Tel: 333.7043384 

- b.salvarani@carpi.nettuno.it tel.329.1213885

Per l’elenco completo dei firmatari dell’Appello, per tutti i materiali ad esso relativi e per le inizia-tive in corso si può visitare il sito: 

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1-11-2002

venerdì 1 novembre 2002 
 

 APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
Comunicato stampa n. 2 per l’inizio del Rama-dan
A tutti i musulmani d’Italia
A tutti i musulmani d’Italia
Cari amici,
è con profonda stima ed amicizia fraterna che vogliamo augurarvi un buon Ramadan 2002. Come certo voi sapete siamo da oltre un anno impegnati sul tema del dialogo cristiano islamico. 
Da oltre un anno esponenti di tutte le chiese cristiane del nostro paese si stanno mobilitando per realizzare tale giornata il prossimo 29 novembre, ultimo venerdì del Ramadan 2002, anche per dare continuità all’ispirazione profetica che portò lo scorso anno Giovanni Paolo II ad assumere per pri-mo una iniziativa analoga. Per la giornata del 29 novembre sono previste iniziative di preghiera e di digiuno in molte parti d’Italia ed in tutte le confessioni cristiane di cui stiamo dando man mano conto sul sito http://www.ildialogo.org.
Purtroppo i rumori di guerra, proprio in coincidenza con la fine del Ramadan, si stanno facendo più forti. Noi speriamo che da oggi e fino al 29 novembre, possano svilupparsi in Italia e nel mondo va-ste iniziative nonviolente a sostegno della pace e contro ogni guerra, per il dialogo fra le religioni e contro la folle teoria dello “scontro di civiltà”.
Ci auguriamo veramente che Iddio possa aiutare tutti gli uomini e le donne di buona volontà del mondo ad imboccare decisamente la via della pace e della coesistenza pacifica, del rispetto di ogni essere umano e della natura di cui facciamo parte.
E con questi sentimenti e con questo augurio che vi diciamo Buon Ramadan. Che Iddio accolga le vostre e le nostre preghiere per la pace. Che Iddio benedica il vostro lungo digiuno ed il nostro di-giuno comune del 29 novembre. Mai come in questo momento il “vostro Ramadan” è anche il “nostro Ramadan”.
Shalom - Salaam
Giovanni Sarubbi – Direttore de Il Dialogo
5/11/2002

 APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANO ISLAMICO
Comunicato stampa n 3 per la giornata di dialo-go del 29 novembre 2002
L’appello a fare del 29 novembre 2002, ultimo venerdì del Ramadàn di quest’anno, la giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico, è una realtà concreta che sta radicandosi, nonostante la crescente islamofobia, in moltissime realtà del nostro paese ed in tantissimi uomini e donne cristiani e musulmani. Ad una settimana dal 29 novembre abbiamo un quadro preciso delle iniziative che si svolgeranno in varie parti d’Italia fra cui citiamo quelle di Roma, che vedrà la partecipazione dello stesso sindaco Veltroni, Milano, Taranto, Bologna, Modena, Carpi, Aosta, Trento, Cuneo, Torino, Asti, Parma, Avellino, Verona, Venezia, Firenze, Correggio (RE) e Lodi.Iniziative che non si fermeranno al solo 29 novembre ma che andranno oltre, come espressione di una volontà diffusa di proseguire e consolidare il dialogo negli anni a venire.
Vogliamo ricordare che negli ultimi giorni, abbiamo ricevuto con molta gioia la lettera ufficiale del direttivo dell’UCOII (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia) che invita esplicitamente le mo-schee ad essa aderenti a partecipare alla giornata del dialogo lanciando l’iniziativa "Moschee aperte". E’ una decisione che salutiamo con particolare gioia e riconoscenza e che ci lascia ben sperare per il prosieguo dei rapporti fra cristiani e musulmani nel nostro paese. 
Molto ampio è stato l’eco che l’appello ecumenico al dialogo cristiano islamico ha trovato sui mezzi di co-municazione di massa. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutte le testate giornalistiche e radio televisive che hanno dato risalto a questa iniziativa. L’attenzione dimostrata dai mezzi di comunicazione locali e na-zionali, è il segno che la questione del dialogo con l’islam è un argomento vero di questo nostro tempo. 
Fra le strutture che maggiormente si sono impegnate sul piano nazionale per la riuscita dell’appello, ricor-diamo quelle di Pax Christi e del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) e della rete GLAM (Globalizza-zione e ambiente) della FCEI.
Segnaliamo, infine, importanti iniziative editoriali sul tema dei rapporti con l’Islam fra cui quella della EMI. Invitiamo, a tale proposito, tutte le librerie ad allestire in occasione del 29 novembre, appositi spazi espositivi con i libri sull’islam dando il giusto spazio anche alle editrici islamiche come ad esempio Hal-Hikma. 
Invitiamo tutti i cristiani del nostro paese, ma anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a digiunare il 29 novembre in segno di pace e di fratellanza con i musulmani e con quanti soffrono la fame e l’ingiustizia di questo nostro tempo così gravido di pericoli di guerra di cui non vi è ancora la necessaria consapevolezza.
Suggeriamo di dar vita, con grande libertà, ad una qualsiasi delle seguenti iniziative: 

1- Organizzare incontri pubblici fra cristiani e musulmani;
2- Invitare esperti a parlare delle opportunità e dei problemi delle relazioni cristiano-musulmane;
3- Visitare una moschea e rompere insieme il digiuno di Ramadan;
4- Invitare nella propria chiesa, in parrocchia o nella comunità un musulmano, immigrato o no, a raccontare la propria esperienza ("spazio di narrazione");
5- Pregare da soli, insieme, in comunità per la pace nel mondo e il ruolo delle religioni nel processo di pace. Nelle eucaristie, nelle Sante Cene e nelle divine liturgie di quel giorno e dei giorni seguenti, pregare per il dialogo ecumenico e interreligioso;
6- affermare, con un comunicato stampa, un volantino, una dichiarazione pubblica, il proprio rifiuto alla lo-gica della guerra e dello "scontro di civiltà", a favore del dialogo ecumenico e interreligioso;
7- digiunare (come il 14/12/2001) e devolvere il risparmio ai poveri o ad azioni di solidarietà

Auguriamo a tutti, cristiani e musulmani ma anche ai non religiosi che vogliano aderire alle iniziative di dialogo, che il 29 novembre 2002 possa essere una giornata di pace ed un momento per vivere quella che un grande vescovo del sud, don Tonino Bello, chiamava la "convivialità delle differenze".
21 novembre 2001

 APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANO ISLAMICO
Una nuova fase si apre
Comunicato stampa n 4 per la giornata di dialogo del 29 novembre 2002
Con la celebrazione in tutta Italia il 29 novembre 2002, ultimo venerdì del Ramadàn di quest’anno, della "Giornata di dialogo cristiano islamico", una nuova fase si apre.
Negli ultimi giorni si sono aggiunte importanti e significative adesioni fra cui quella del vescovo di Verona, che con un suo documento, "in unione di intenti con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e in pieno accordo con la Commissione diocesana "Ecumenismo e Dialogo"", ha invitato cristiani e musulmani "ad esprimere la reciproca accoglienza condividendo un momento di comunicazione in letizia, di preghiera o di digiuno, implorando da Dio il dono della Pace: in ogni cuore, in ogni Stato". Altrettanto significative le adesioni delle chiese evangeliche fra cui quelle del Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) Gianni Long del prof. Daniele Garrone della Facoltà valdese di teologia di Roma (che interver-rà all’incontro in Campidoglio con Paolo Naso, direttore della rivista "Confronti"), della Rete globalizzazio-ne e ambiente della FCEI, e di numerosi altri pastori e laici.

Anche sul piano delle iniziative i segnali sono altrettanto rilevanti. Molto importante quanto si svolgerà a Reggio Emilia a cura della sezione femminile del locale Centro Islamico che ha promosso l’iniziativa "Mo-schea aperta a tutte le donne reggiane". Parecchie altre moschee rimarranno aperte per l’occasione in tutta Italia. Ma iniziative comuni fra cristiani e musulmani si svolgeranno in tutta Italia fra cui quella di Roma a cui parteciperà anche il sindaco Veltroni. "Quello del dialogo - ha dichiarato Veltroni in una dichiarazione rilasciata all’ agenzia NEV - è stato e resta un filo rosso della iniziativa politica e culturale della nostra am-ministrazione: all’idea di Roma capitale della pace abbiamo fatto seguire degli atti concreti e una continuità di attenzione e di presenza che ha trovato momenti di alto significato. Noi ci muoviamo nella convinzione - ha proseguito Veltroni - che sia profondamente sbagliato l’ atteggiamento, oggi purtroppo assai diffuso, di chi cerca di rispondere alle incertezze del presente ancorandosi a presunte identità che andrebbero definite escludendo le diversità e il confronto. Credo, al contrario, che vadano promosse e favorite tutte le iniziative che muovono nella direzione opposta, nel senso del dialogo e della conoscenza reciproca".

Iniziative comuni fra cristiani e musulmani si svolgeranno a Napoli, Firenze, Viterbo, Parma, Rimini, Forlì, Lodi, Reggio Emilia, Desio, Verona, Genova, Bologna, Taranto, Bolzano, Milano, Modena, Carpi, Aosta, Trento, Cuneo, Torino, Asti, Parma, Avellino, Verona, Venezia, Firenze, Correggio (RE), Lodi. Iniziative che non si fermeranno al solo 29 novembre ma che andranno oltre, come espressione di una volontà diffusa di proseguire e consolidare il dialogo negli anni a venire.

Un messaggio di augurio e di solidarietà con la giornata del dialogo cristiano islamico, è stato annunciato dall’associazione Nevè Shalom - WAAHAT as Salaam.

Il "popolo del dialogo" anche in questa occasione sta dimostrando la propria vitalità e volontà di pace e di non lasciarsi intimidire dai venti di guerra.

Rinnoviamo l’invito a tutti i cristiani del nostro paese, ma anche a tutti gli uomini e le donne di buona vo-lontà, a digiunare il 29 novembre in segno di pace e di fratellanza con i musulmani e con quanti soffrono la fame e l’ingiustizia di questo nostro tempo così gravido di pericoli di guerra di cui non vi è ancora la neces-saria consapevolezza.

In allegato a questo comunicato stampa, trasmettiamo un documento che fa il bilancio dell’iniziativa fin qui realizzata e nel quale si chiede con determinazione "ai leader delle chiese e delle comunità islamiche, agli amministratori delle nostre città, alle donne e agli uomini di buona volontà di non cedere alla retorica dello "scontro di civiltà" e di operare concretamente a favore del dialogo interreligioso, con iniziative culturali, ge-sti di riconciliazione e perdono, scelte sociali e politiche di solidarietà, liturgie e preghiere".

A tutti e a tutte coloro che parteciperanno alle iniziative del 29 novembre vada un sincero augurio di 
Shalom- Salaam- Pace 

27-11-2002
 APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANO ISLAMICO
Un bilancio decisamente positivo
Comunicato stampa n 5 
La "Prima Giornata ecumenica per il dialogo cristiano-islamico" tenutasi lo scorso 29 novembre è stata un vero successo. Sono state decine le iniziative che si sono svolte in tutta Italia il 29 novem-bre e di cui non possiamo rendere conto completamente nel breve spazio di un comunicato stampa. Possiamo però dire con soddisfazione che, per la quantità e la qualità delle iniziative che si sono svolte un po’ in tutta Italia, la scommessa di fondo è stata vinta: suscitare un movimento di base, senza parole d’ordine precostituite e senza partire necessariamente dal coinvolgimento delle istitu-zioni (che pure c’è stato ed è stato anche molto significativo). Al di là delle aspettative ed anche contro la crescente islamofobia, il "popolo del dialogo" ha fatto sentire la sua voce. 
Ma l’iniziativa non si è fermata al 29 novembre. Ancora in queste prime settimane di dicembre altre iniziative si svolgeranno in molte parti d’Italia sempre nell’ambito della Giornata di dialogo cristia-noislamico. Altre si svolgeranno in prosieguo anche nel prossimo anno. E’ segno che la necessità del dialogo, di superare la logica perversa dello scontro di civiltà e di procedere invece sulla via del-la pace, è molto forte e sentita. Ricordiamo che l’iniziativa della giornata del dialogo cristiano isla-mico è stata lanciata subito dopo i tragici fatti dell’11 settembre 2001. A tutt’oggi l’appello ha rac-colto circa mille adesioni fra indivi-duali ed associative di vario tipo, coinvolgendo associazioni lo-cali o nazionali, parrocchie e chiese locali, giornali, personalità della cultura, istituzioni politiche e religiose. Forti di tali adesioni, l’ap-pello è stato rilanciato nei mesi scorsi questa volta con la propo-sta concreta di individuare l’ultimo venerdì del Ramadan 2002, per l’appunto il 29 novembre, come prima giornata nazionale del dialo-go cristiano islamico. Il successo ottenuto va molto al di la delle forze messe in campo per lo svi-luppo dell’iniziativa e ci lascia ben sperare sul suo prosieguo per-ché sono state impegnate nella sua realizzazione sia le chiese cristiane sia le principali istituzioni del mondo islamico presenti in Italia, sia molte istituzioni statali, a cominciare da quella del comune di Roma. Partendo dall’esperienza fin qui sviluppata, ci rivolgiamo ora alle chiese cristiane, alle istituzioni politiche, alle organizzazioni islamiche chiedendo loro di prendere sul serio l’esigenza di dialogo che si è manifestata facendone il tema della propria azione religiosa e politica. Salutiamo a tale proposito con grande gioia il messaggio che, a conclusione del mese di Ramadan l’Unione delle comunità islamiche in Italia (UCOII), che ha aderito all’iniziativa del 29 novembre, ha scritto a tutte le comunità islamiche sottolineando la rilevanza della Giornata, a cui hanno parte-cipato decine di moschee in Italia. 
"La riuscita di questa Giornata - ha scritto il direttivo UCOII - &egraave; per noi motivo di grande soddisfa-zione convinti come siamo che il dialogo sia la sola maniera per approfondire la conoscenza, sanare le incomprensioni, appianare i contrasti. In particolare stabilire rapporti sereni e affettuosi con i cre-denti cristiani è per noi un dovere dottrinale e una sentita necessità umana". 
Sono parole che condividiamo e che ci auguriamo possano trasformarsi nei prossimi mesi in sempre nuove opportunità di incontro e di dialogo fra cristiani e musulmani. Con un sincero augurio di 
Shalom-Salaam-Pace

6 dicembre 2002

 Informazioni di utilità
 

Ricordiamo che è disponibile un libro della EMI, dal titolo "La rivincita del dialogo" ed un numero speciale del periodico "il dialogo" (sito internet www.ildialogo.org) con articoli, documenti, propo-ste di liturgie, finalizzate ad aiutare quanti vogliano approfondire le ragioni del dialogo e i contenuti dell’Appello ecumenico a fare del 29 novembre 2002 la giornata nazionale del dialogo cristiano islamico. Il libro può essere richiesto direttamente alla Emi, www.emi.it, Tel: 051326027 Fax: 051327552, Email: sermis@emi.it.

Il numero speciale può essere richiesto alla Redazione de Il Dialogo via email, redazio-ne@ildialogo.org o telefonando al 333.7043384. Il costo dello speciale è di 50 centesimi di euro a copia comprese le spese di spedizione con un invio minimo di 25 copie. In alternativa lo speciale può essere scaricato gratuitamente dal sito de "il dialogo" www.ildialogo.org, e riprodotto a proprie spese. Il Fascicolo sarà anche riprodotto dal mensile "Tempi di Fraternità" del prossimo mese di di-cembre (www.tempidifraternita.it).

Sono disponibili altresì un fascicolo curato da Stefano Allievi dal titolo "Islamica" che comprende tutta la principale bibliografia in italiano sull’islam (si può richiedere gratuitamente a cultura@carpidiem.it ) e il numero speciale di Confronti dal titolo "Noi e loro" (che si può richiede-re a redazione@confronti.net).

Per firmare l’Appello e per adesioni o segnalazione di iniziative, ci si può rivolgere a:

redazione@ildialogo.org Tel: 333.7043384

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