AVOLA: 36 ANNI FA

Oggi si celebra il 36° anniversario dei "Fatti di Avola". In contrada Chiusa di Carlo, di fronte l'ospedale, fu collocata una stele per ricordare i gravi fatti di sangue che segnarono le lotte bracciantili e dalle quali prese l'avvio una stagione contrassegnata da importanti conquiste come lo statuto dei lavoratori. Un'altra corona, verrà posta ai piedi della lapide che si trova all'interno dell'androne del Palazzo di Città. La memoria di quegli eventi, il clima in cui maturò la decisione dello sciopero generale del 2 dicembre 1968, si è andata sfumando nel tempo e, passata la fase dello sgomento e dell'indignazione che percorse tutta l'Italia, oggi nei giovani non è rimasta traccia alcuna della tensione sociale che ha contraddistinto quegli anni.

Avola, città di braccianti, manifestava per liberare i lavoratori dallo stato in cui si trovavano. Allora non c'era un orario ed una tariffa unica, ma fra una zona agricola e l'altra vi era una certa differenza. I braccianti dovevano chiamare i padroni "Voscenza", dovevano sottostare alla figura del caporale, uomo di fiducia degli agrari, che reclutava i lavoratori in piazza a suo piacimento e li pagava come e quanto voleva il padrone. I lavoratori si liberarono da quel giogo, conquistando a duro prezzo la propria dignità. Quel giorno a bloccare la statale 115 c'erano anche donne e bambini. Giuseppe Denaro, sindaco del tempo, riceve una telefonata dal prefetto che annunzia l'arrivo del contingente della Celere.

In un attimo la situazione precipita. I braccianti bloccano con grossi massi l'avanzata delle camionette. Vengono suonati gli squilli di tromba e lanciate bombe lacrimogene. Volano sassi. Partono i primi colpi. A terra restano due corpi.