mercoledì 12 marzo 2003    

La Nuova Sardegna
 IGLESIAS
Un film-verità sui dolori della miniera
Accolta con grande favore la prova cinematografica del giovane regista
PERSONAGGI Il lavoro di Daniele Atzeni

Silvia Cossu

IGLESIAS. "La miniera non è un buco in terra, né una galleria". Così come "Racconti dal sottosuolo" non è solo un documentario, ma l'espressione vivida di chi, nel buio, ha creato una società. Se fosse giusto dire che una pellicola può essere "empatica", questa è la giusta definizione per l'opera di Daniele Atzeni. Il giovane regista iglesiente ha voluto presentare il suo film-documentario nella sua città.
Ha ottenuto ottenuto una grande accoglienza dal pubblico, suscitando ampi consensi.
Il film, proiettato giovedì all'auditorium dell'Istituto Tecnico E. Fermi, è stato realizzato con estrema cura, ben assemblate la fotografia di Michelangelo Borrello, il commento musicale di Alberto Segundo e i testi.
Il taglio delle inquadrature è cinematografico, il montaggio è di Giulio Testa. Immagini mozzafiato dei siti minerari, fantasmi di una civiltà ormai passata, sono costantemente accompagnate dal suono del vento e fanno da cornice ai racconti dei protagonisti: Manlio Massole, Rosina Carta, Eugenio Garau e Alfredo Ledda.
Abile l'autore nel riuscire a condurre gli "attori" - qualcuno ha raccontato la propria storia in dialetto (sottotitolato) - riuscendo a trattenere in camera la spontaneità di ognuno. In primo piano i volti dei narratori, sullo sfondo un muro di mattoni o di antichi portoni. L'immagine, volutamente "chiusa", rende appieno il senso di claustrofobia, la sensazione esatta dell'atmosfera in galleria.
Unici possibili attori di una vita fatta di tormento e inimmaginabili privazioni, gli ex minatori hanno trasmesso la passione di storie vissute da chi è consapevole di appartenere ad una classe d'incontestabile umiltà e valore.
Le memorie s'intrecciano e in sottofondo una voce recita incantevoli poesie, nate dal cuore di un minatore. Manlio Massole - autore di "Bethager-Il lungo dolore", dal quale sono tratti alcuni brani - è il maestro che sceglie da giovanissimo di abbandonare l'insegnamento per vivere la miniera come i padri di decine dei suoi alunni. Quattro storie che raccontano cose diverse, ma legate da un filo comune: la mancanza di luce, la fame durante le occupazioni, il sangue delle piaghe di mani bambine che spaccano pietre, un lavoro ereditato da padri morenti, la crudeltà del lavoro coatto, la solidarietà dei lavoratori. Esperienze dure, ancora vive in coloro che hanno dato la vita e lottato duramente per avere quell'umanizzazione in un lavoro che d'umano non ha niente.
La privazione dei diritti, gli scioperi e le occupazioni a duecento metri sottoterra, assumono un'altro sapore ascoltate dai racconti di coloro che li hanno vissuti in quell'epoca. Il messaggio del regista è chiaro. Racconti dal sottosuolo non è il manifesto per creare falsi pietosismi, ma al contrario, ridare dignità e restituire orgoglio ai nostri padri.