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E il grido fu: sciopero

Ricorre il centenario dello sciopero dei minatori delle più importanti zolfare nissene che, nel 1903, segnò una pagina molto significativa nella lunga e tormentata storia mineraria siciliana. Cent'anni fa la classe operaia delle zolfare, sempre più sfruttata e costretta a lavorare in condizioni precarie, seppe compattarsi e dare vita ad una serie di scioperi per rivendicazioni salariali che segnarono, per la prima volta, un serrato e articolato momento di confronto con la classe padronale. Fu un evento che divenne emblematico per i nuovi movimenti aggregativi che fece scaturire (come la nascita della “Lega di miglioramento”), e per i conseguenti rapporti con gli esercenti e i padroni da un lato, ed il mondo cattolico e politico dall'altro.

Su questa importante pagina di lotta, che si articolò da aprile a luglio del 1903, ricordiamo l'iniziativa dell'Archivio di Stato di Caltanissetta che, nel dicembre 1985, dedicò una mostra documentaria al tema “Zolfarai e società a Caltanissetta: cronaca di uno sciopero”, curata da Claudio Torrisi, mettendo in rassegna, appunto, tutta una serie di documenti e atti relativi a quel periodo di agitazioni che coinvolsero, a catena, alcune miniere della provincia. Cent'anni fa, dunque, in un certo senso nasceva la nuova “coscienza di classe” degli zolfatari nisseni, e oggi val la pena ricordare quelle pagine di lotta per il loro significato nel più generale contesto dell'epopea nostrana dello zolfo.

Gli inizi del '900 segnano una ripresa, rispetto al secolo precedente, nell'attività mineraria locale, grazie anche all'introduzione di nuove tecniche soprattutto nelle zolfare più grandi (Trabonella, Trabia, Tallarita). La scintilla dello sciopero scocca il 21 aprile 1903 nella miniera Juncio-Testasecca, retta in gabella dalla ditta Putti di Padova: i mille operai chiedono aumenti salariali, in rapporto alle loro precarie condizioni di vita, che rappresentano – in un documento – anche al prefetto del tempo Pietro Bondì. Ottenuti alcuni aumenti, lo sciopero cessa il 30 aprile. Il 4 maggio è la volta di 130 zolfatai della Stretto-Giordano, di proprietà del cav. Giordano e retta in gabella da Robert Trewhella, che avanzano le stesse rivendicazioni dei minatori della Juncio-Testasecca. Anche stavolta la protesta è di breve durata e si conclude il 18 maggio. Ma gli esercenti non rispettano i patti conclusi e il 25 maggio riesplode lo sciopero, al quale il giorno dopo si associano gli oltre mille operai della Trabonella, all'epoca la più grande e moderna miniera del Nisseno, di proprietà del barone Trabonella e data in esercizio alla ditta Nuvolari-Luzzatti che, all'epoca, gestisce le zolfare più importanti. I “trabonellari” contestano l'operato del vice direttore Loria e, dopo pochi giorni, Agostino Lo Piano Pomar, presidente della “Lega di miglioramento”, avanza una serie di rivendicazioni agli amministratori della miniera, che però si oppongono alle richieste, non riconoscendo la Lega. Il malcontento tra gli operai aumenta e il prefetto richiede, a più riprese, l'invio di gendarmi e militari per presidiare le zone più “calde”. Ad aggravare la situazione giunge la notizia della decisione degli esercenti delle miniere delle province di Palermo, Caltanissetta, Catania e Agrigento di impedire l'accesso alle rispettive zolfare dei “trabonellari” scioperanti (tra i minatori è consuetudine, all'epoca, recarsi a lavorare presso altre miniere).

Vani i tentativi di mediazione del prefetto, e la Lega di miglioramento indice lo sciopero generale per il 9 giugno. Altri contingenti di truppe arrivano in città ma per fortuna il giorno dello sciopero non si verificano incidenti: cinquemila zolfatai, incolonnati per quattro, entrano in città e vi sfilano “silenziosamente”. Mentre l'agitazione si estende anche ai lavoratori della miniera Tallarita di Riesi e gli esercenti minacciano la chiusura delle varie miniere coinvolte dallo sciopero generale (per un totale di circa novemila lavoratori) la tensione si acuisce ulteriormente con la nuova imponente manifestazione di protesta indetta dalla Lega per il 15 giugno. Una moltitudine di manifestanti (ottomila secondo la prefettura) si reca alla stazione ferroviaria per ritirare la bandiera della Lega fatta confezionare appositamente a Roma (almeno così si dice per dare più rilievo all'avvenimento, ma la bandiera viene probabilmente confezionata in sede). Nell'occasione, ancora la folla degli scioperanti in corteo per le vie della città, senza incidenti. Il 20 giugno, sempre grazie alla mediazione del prefetto, c'è un nuovo tentativo di accordo tra le parti: ma è solo una tregua. Lo sciopero generale prosegue e tre giorni dopo la Lega elenca le proprie condizioni in merito al rientro degli operai della Trabonella. Ancora l'intervento del prefetto, opportunamente istruito dal ministero degli Interni, riesce a mediare le parti e alla fine del mese finalmente cessa l'agitazione, tranne qualche strascico alle miniere Giumentaro, Tallarita e Grottacalda.

Ancora un ultimo sciopero di registra il 10 luglio, sempre alla Trabonella, per protesta contro la ditta Nuvolari-Luzzatti che non vuole riammettere al lavoro alcuni operai: ma anche qui tutto rientra, e l'agitazione cessa definitivamente il 13 luglio.

Walter Guttadauria