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10 luglio 2007  

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11 luglio 1945: muore assassinato Mario Acquaviva 


A sessantadue anni dalla tua morte: non ti abbiamo dimenticato! 

Già nel gennaio del '43 gli operai della Waj Assauto di Asti avevano improvvisato per tre ore una manifestazione di protesta davanti ai sindacati fascisti, e il 10 marzo avevano bloccato la fabbrica. Il 9 marzo erano entrati in sciopero i lavoratori della Ferriera Ercoli; seguivano gli stabilimenti meccanici Cendola e Tribulzio, la Miana, le Vetrerie e le lavoratrici della Saffa. Furono denunciati al Tribunale militare 9 operai e 12 operaie.

I segnali di una ripresa della lotta di classe si erano fatti dunque evidenti agli inizi del 1943, dopo due decenni di feroce reazione borghese e di incontrastato dominio del fascismo.

Nel Casalese si mostrarono particolarmente vivaci piccoli gruppi di comunisti internazionalisti, capeggiati da un impiegato di 43 anni, Mario Acquaviva. Lavorava nella ditta Tazzetti di Casale, dove gli internazionalisti saranno in maggioranza nella Commissione Interna.

Ciò non poteva essere sopportato dagli stalinisti del Pci. Mario Acquaviva, veniva così ucciso a Casale Monferrato dagli sgherri di Togliatti l’11 luglio 1945.

E non fu l’unico.

A Trebbo di Reno, in provincia di Bologna, il 27 marzo 1945 era stato ucciso Fausto Atti, militante del Partito Comunista Internazionalista. Fu assassinato, mentre giaceva infermo nel letto, da una banda armata del Partito Comunista Italiano. Colpevole di propagandare fra i partigiani dell’Appennino tosco-emiliano la rottura coi partiti del fronte nazionale incarnata dal C.L.N. e di sollecitare la costituzione di squadre autonome di difesa proletaria che si opponessero al reclutamento e ai rastrellamenti della repubblica fascista di Salò, e che allo stesso tempo non cadessero nella trappola borghese della “lotta contro lo straniero”, Fausto, come anche Mario Acquaviva di Casale Monferrato alcuni mesi dopo e tanti altri compagni anonimi non allineati, fu ucciso su direttiva di Togliatti che, fedele ai metodi del suo baffuto maestro, chiese espressamente al C.L.N. il via libera per togliere di mezzo fisicamente Onorato Damen e gli altri principali attivisti del P.C. Internazionalista, rei di ostacolare l’opera di inquadramento della classe operaia dietro il tricolore.

La bandiera rossa della rivoluzione, sotto il fuoco incrociato degli stalinisti e delle camicie nere, ha continuato a sventolare anche grazie all’estremo sacrificio degli internazionalisti che qui ricordiamo: Giuseppe Biscuola, fucilato a Genova dai fascisti nel febbraio del 1945, Spartaco Ferradini, fucilato a Genova dai fascisti il 25 aprile del 1945, Angelo Grotta, di Ponte Lambro, operaio della Montecatini fucilato dai fascisti, Cappellini, Bergomi e Porta, operai della Breda e della Falk, deportati in Germania dai nazisti e scomparsi, Quinto Perona, operaio di Torino, morto a Mauthausen il 7 luglio 1945, Mantovani, operaio di Torino, deportato in Germania dai nazisti e morto in un campo di concentramento, Antonio Graziano, caduto in combattimento in una formazione partigiana piemontese nel 1944, Sergio Salvadori, morto a ventuno anni nelle carceri democratiche della repubblica italiana nell’ottobre del 1950.

Riportiamo il Comunicato 12 luglio 1945 della Federazione Torinese del Partito Comunista Internazionalista, sull'assassinio di Mario Acquaviva (Paolo).

“Compagni!

Un grave lutto colpisce il nostro partito. Nel tardo pomeriggio del giorno 11 luglio il nostro caro Compagno Mario Acquaviva (Paolo) veniva colpito a morte da un sicario rimasto sconosciuto. Sconosciuto però come persona fisica di agente prezzolato, ma quella mano che ha inesorabilmente colpito il nostro caro compagno Paolo, noi sappiamo da chi è stata armata; sappiamo cioè che la reazione borghese capitalista persegue i suoi sistemi stile fascista, cercando di sopprimere con l'omicidio quell'idea di eguaglianza sociale e di libertà, che non morirà mai.

Non vogliamo in questo momento di dolore accusare di questo nefasto delitto questa o quell'altra tendenza politica, non ci interessa sapere chi è stato l'esecutore, sappiamo però che il mandante è uno solo e che si identifica nel nostro nemico di classe.

Il piombo del vigliacco che ha sparato contro il nostro compagno non ha spento quello spirito battagliero che animava il compagno Paolo; esso vive tuttora nei nostri cuori, e la certezza che lui non ci ha lasciati idealmente crea la premessa del domani.

Compagno Paolo, tu che instancabilmente, col tuo spirito indomito, hai partecipato alla lotta iniziata dal nostro Partito contro gli sfrutta tori, tu che ci fosti di guida e di esempio, tu che mai dubitasti del 1a realizzazione del nostro ideale, ma che, anzi, incitasti alla battaglia anche i più restii noi tuoi compagni di tante belle battaglio ti diciamo che il tuo sacrificio non a stato vano. La fiaccola ardente del nostro Usale, che tu lasciasti cadere nell'ora suprema i cui tutto donasti per la causa rivoluzionaria, è stata da noi raccolta, e la sua fiamma ravvivata dal tuo sangue generoso, continuerà a rischiarare il cammino che ci porterà al trionfo finale: LA RIVOLUZIONE PROLETARIA !

S’inchini il rosso vessillo dell'Internazionale Comunista sulla salma del nostro glorioso martire, perché fintanto esistono uomini della tempra del compagno Paolo l 'ideale non morrà mai.

Compagno Paolo, tu rivivi in noi; il tuo spirito sarà sempre presente nelle lotte durissime che ci aspettano, e sarai ancora e sempre presente sulle barricate, ovunque si agiterà la bandiera dell'Internazionalismo.

IL COMITATO FEDERALE TORINESE”

(da http://italiarossa.splinder.com/ 10.7.05)