Movimenti Operai e Proletari
La battaglia di Malga Zonta |
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Il "fatto" di Malga Zonta è l'episodio più famoso
della resistenza nel vicentino e nel Veneto.
Il 12 Agosto 1944 a Malga Zonta, sull'altopiano di Folgaria, nei pressi del
confine con la provincia di Vicenza (all'epoca era confine di stato), vi
trovarono la morte in combattimento, o fucilati dopo la cattura, quindici
partigiani e tre civili (malgari, coinvolti involontariamente nello scontro) e
diversi soldati tedeschi.
I comandanti dei reparti partigiani che stazionavano nella zona di Posina,
(l'Altopiano di Folgaria era interno alla cosidetta "zona franca di Posina")
avendo sentore dell'imminente rastrellamento, ordinarono ai partigiani
stazionati nella zona di abbandonare paesi, contrade e malghe per rifugiarsi nei
boschi.
La notte dell'11 agosto pioveva e faceva freddo, perciò il gruppo stabilito a
malga Zonta decise di rientrare nell'edificio , situato vicino alla strada
militare che da passo Coe scende in val Posina per Campoluzzo. I tedeschi
arrivarono al buio e in silenzio, circondando la malga; furono notati dalle
sentinelle quando era troppo tardi per aprirsi un varco e ritirarsi.
Il "Marinaio" decise di trincerarsi nella malga con i suoi rifiutando
la resa. si sviluppò una battaglia durata molte ore, in cui caddero diversi
assedianti; i partigiani riuscirono perfino a catturare alcuni ufficiali
tedeschi che si erano avvicinati troppo; il Marinaio decise di lasciarli andare
dopo averli disarmati. La battaglia si concluse dopo che i partigiani esaurirono
le munizioni; i tedeschi allinearono davanti alla porcilaia i prigionieri fatti
nella malga.
Il distaccamento del Battaglione Ismene (che in seguito diventò Brigata) mostrò
dignità davanti ai fucilatori, al punto che, dopo l'esecuzione, i tedeschi
resero onore alle armi; gli ultimi istanti sono documentati da due famose
fotografie scattate da un soldato tedesco.
Da dire che le versioni su questo episodio furono più d'una, non tanto sulla
dinamica dell'agguato nazista, quanto sulla possibilità di intervento di altri
distaccamenti che stazionavano in zona in difesa del gruppo del
"Marinaio" avvisati da staffette di quello che stava accadendo . Varie
versioni si trovano, anche sulle ultime parole pronunciate dal
"Marinaio" prima di essere fucilato, la motivazione della medaglia
d'oro, parla di un ...."prima di morire lanciava in faccia ai carnefici il
grido Viva l'Italia" ,e altre fonti, meno istituzionali che parlano di
"Guerra alla guerra".
| Malga Zonta: una lezione di dignità ai benpensanti di ogni tempo |
Contro il revisionismo storico che non risparmia neanche le nostre vallate |
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| Le Federazioni di Trento e di Bolzano |
| I
Comunisti del Trentino e dell’Alto Adige stigmatizzano ogni tentativo di
stingere la verità storica in relazione all'eccidio nazi-fascista di Malga
Zonta (altopiano delle Coe) del 12 agosto 1944, strage in cui morirono
14 partigiani e 3 malgari. Il grave tentativo di alterazione dei termini e del significato di tale episodio storico, che nelle nostre valli ha, in realtà, rappresentato una delle testimonianze più vivide e drammatiche della storia della Resistenza, è talmente rozzo da proporre, in sostanza, il brutale e subdolo recupero di tesi nazi-fasciste dell’epoca: adesso il misero intento è, però, quello di far sbiadire a tal punto l’immagine dei Partigiani da poterla accartocciare nella figura dello sbandato, per poterla, infine, identificare con quella del bandito e del criminale. Non si può, dunque, che condividere pienamente quanto affermato in un documento dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia vicentina: «Secondo i neofascisti trentini, nella zona del Trentino-Carbonare non vi sarebbero stati partigiani combattenti per la liberazione d’Italia, ma banditi, ladri, saccheggiatori, sbandati che hanno impedito ai fascisti della Repubblica di Salò di completare la loro opera di rastrellamento, di rappresaglia e di fucilazioni. I neofascisti mettono in dubbio il sacrificio della medaglia d’oro Bruno Viola e dei suoi compagni di lotta, fucilati dai tedeschi a Malga Zonta, usando il cosiddetto "revisionismo storico" per falsificare la storia. Chiediamo perciò a tutti i cittadini di difendere con noi il sacrificio di quanti si sono battuti per un’Italia libera, indipendente e democratica». ![]() |