Gianfranco
Mattei.
Docente di
chimica, di 29 anni. Nato a Milano l’11 dicembre 1916 da Ugo e
da Clara Friedmann, primogenito di sette fratelli. Nel '38 si
laureò in chimica all’università di Firenze, con il massimo
dei voti. Assistente del premio Nobel Giulio Natta
all’istituto di chimica industriale del Politecnico di Milano,
ebbe poi l’incarico di insegnamento di chimica analitica
quantitativa. In quegli anni iniziò alcune importanti ricerche
sulla struttura e l’orientamento delle molecole polari, e si
occupò di studi sulla produzione di detersivi sintetici. Dal
‘36 al ‘38 frequentò il corso allievi ufficiali a Pavia.
Fin dal ‘37, con la sorella minore Teresita
("Chicchi") partecipava al movimento antifascista
lombardo, e aveva stretto rapporti con il Partito d'Azione. Allo
scoppio della guerra, fu chiamato alle armi. La sera del 25
luglio del ‘43, insieme a pochi altri docenti universitari,
compilò un manifesto che reclamava un cambiamento radicale
della vita universitaria. Nelle settimane successive fece la
spola tra Firenze e Milano, tenendo i contatti fra i gruppi di
antifascisti attivi nelle due città. Dopo l'armistizio,
costretto ad allontanarsi da Milano dove il padre era ricercato
(aveva diretto la Confederazione dell'Industria durante il
governo Badoglio), si trasferì nel lecchese e in Valfurva, dove
si formavano i primi gruppi di partigiani. Nell'ottobre lasciò
la Lombardia, dove era troppo conosciuto, e si recò a Roma per
combattere il fascismo nelle file del Pci. Insieme a Giorgio Labò
organizzò la "santabarbara" dei Gap, in via Giulia n.
25 bis. La produzione delle bombe migliorò dal punto di vista
sia quantitativo che qualitativo e vennero fabbricati anche
nuovi tipi di ordigni, come una bomba a mano a "doppio
effetto" molto utile contro i mezzi blindati. Diede un
contributo anche alla progettazione degli attentati. Ma il
pomeriggio del primo febbraio fu sorpreso dai tedeschi nel
laboratorio e rinchiuso nel carcere di via Tasso insieme a Labò.
Torturato, per non tradire i compagni nella notte tra il 6 e il
7 febbraio s'impiccò nella sua cella, con la cintura dei
pantaloni
|