(Testo)

GIANFRANCO MATTEI

DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTÀ
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO

SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNÒ ALL'AVVENIRE
NEI CIELI CUI NON GIUNGE TORTURA
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
"SIATE FORTI - COME IO FUI"

MILANO                                ROMA

11 DICEMBRE 1916          FEBBRAIO 1944

Scheda (dal sito http://www.chieracostui.com/

Nome e Cognome Gianfranco Mattei
Milano 1916 - Roma 1944
 
Brillante assistente del futuro premio Nobel Giulio Natta, mise sua competenza nella chimica degli esplosivi al servizio dei GAP (Gruppi d'Azione Partigiana), e la sua casa romana di via Giulia 25bis divenne la santabarbara della Resistenza del Centro Italia. In seguito a delazione di Giovanni Amidei, una spia fascista, fu arrestato e portato in via Tasso per l'interrogatorio; qui, nella notte fra il 6 e il 7 febbraio 1944, si impiccò per non cedere alle torture e tradire i suoi compagni.
Il gruppo musicale Stormy six gli ha dedicato una canzone.
 Gianfranco Mattei.

Docente di chimica, di 29 anni. Nato a Milano l’11 dicembre 1916 da Ugo e da Clara Friedmann, primogenito di sette fratelli. Nel '38 si laureò in chimica all’università di Firenze, con il massimo dei voti. Assistente del premio Nobel Giulio Natta all’istituto di chimica industriale del Politecnico di Milano, ebbe poi l’incarico di insegnamento di chimica analitica quantitativa. In quegli anni iniziò alcune importanti ricerche sulla struttura e l’orientamento delle molecole polari, e si occupò di studi sulla produzione di detersivi sintetici. Dal ‘36 al ‘38 frequentò il corso allievi ufficiali a Pavia. Fin dal ‘37, con la sorella minore Teresita ("Chicchi") partecipava al movimento antifascista lombardo, e aveva stretto rapporti con il Partito d'Azione. Allo scoppio della guerra, fu chiamato alle armi. La sera del 25 luglio del ‘43, insieme a pochi altri docenti universitari, compilò un manifesto che reclamava un cambiamento radicale della vita universitaria. Nelle settimane successive fece la spola tra Firenze e Milano, tenendo i contatti fra i gruppi di antifascisti attivi nelle due città. Dopo l'armistizio, costretto ad allontanarsi da Milano dove il padre era ricercato (aveva diretto la Confederazione dell'Industria durante il governo Badoglio), si trasferì nel lecchese e in Valfurva, dove si formavano i primi gruppi di partigiani. Nell'ottobre lasciò la Lombardia, dove era troppo conosciuto, e si recò a Roma per combattere il fascismo nelle file del Pci. Insieme a Giorgio Labò organizzò la "santabarbara" dei Gap, in via Giulia n. 25 bis. La produzione delle bombe migliorò dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo e vennero fabbricati anche nuovi tipi di ordigni, come una bomba a mano a "doppio effetto" molto utile contro i mezzi blindati. Diede un contributo anche alla progettazione degli attentati. Ma il pomeriggio del primo febbraio fu sorpreso dai tedeschi nel laboratorio e rinchiuso nel carcere di via Tasso insieme a Labò. Torturato, per non tradire i compagni nella notte tra il 6 e il 7 febbraio s'impiccò nella sua cella, con la cintura dei pantaloni