CANTO
PER IL SANGUE DIMENTICATO
Un film di Luigi Faccini
prodotto da Maria Piperno
In collaborazione con Monte
dei Paschi di Siena
Scritto e diretto da
Luigi Faccini con Livio Bernardini
Fotografia Gabriele Tabusso
Suono Sirio Segatori
Montaggio Massimo Fioravanti
Voce Alberto Rossatti
Consulenza Storica prof. Luigi Lotti e
prof. Ivano Tognarini
Produzione REIAC film di Marina Piperno
Durata 85 minuti
Girato in Betacam
IL
MASSACRO DELLA NICCIOLETA
di Emilio Zannerini
Progetto
Provincia di Grosseto/Informa
Responsabile
Massimo Cipriani
Hanno collaborato:
Grafica e impaginazione
Mario Papalini per C&P Adver
Fotografie
Archivio Banchi
Impianti e stampa
Tipografia Vieri - Roccastrada |
|
|
|
Canto
per il sangue dimenticato
Il massacro della Niccioleta
In memoria
dei minatori fucilati
dai nazifascisti
Edizioni Aida,
Via Maragliano, 31/a, 50144 Firenze
Libro
+ cassetta VHS
Introduzione
di Luigi Faccini
 |
Libro
40 pagine Formato cm.
15 x 21 |
Era l'estate dei
1980 quando Marina Piperno ed io c'insediammo in quella ventosa
maremma azzurra che da Sovana si arrampica verso l'Amiata, lungo i
meandri della sassaia bianca che nasconde e restituisce l'acqua
della Fiora. Una maremma che odora di macchia mediterranea e che
ìvede" l'isola del Giglio. Una maremma che sale lasciando il
tufo, incontrando la trachite e il calcare grigio chiaro con cui
avi sconosciuti, fenici o longobardi chissà, costruirono la Rocca
Silvana. Una maremma severa, pastorale nel secoli mineraria negli
ultimi centocinquant'anni, fino al 1976, quando il proprietario
statale delle terre da mercurio mise in cassa integrazione gli
ultimi. addetti. Una cultura venne cancellata. (con essa la
rivoluzione industriale che aveva modificato la vocazione di
quelle colline poverissime. Sentimenti e memoria, individuali e
collettivi, vennero via via spenti. Arrivammo in quella terra
quando un sogno giovanile stava prendendo corpo. I figli del
minatori in cassa integrazione volevano trasformare le terre
povere in un pretesto dì agricoltura industriale: allevamento
intensivo di animali da carne, lavorazione e commercializzazione
dei prodotti ottenuti. C'era il sostegno della Regione Toscana.
C'erano le lauree dei figli dei minatori.
C'era entusiasmo. C'era una generosa ingenuità. I paesi si
sognavano come repubbliche cooperative. Ma la lontananza dai
luoghi del consumo di massa e qualche errore di valutazione
spensero quel sogno. Restarono le linee dl produzione negli
stabilimenti edificati. Qualcun altro maneggiava i comandi.
Su quel sogno e sull'eredità negativa cui tentava di dare una
risposta, facemmo un film che testimonia di quella "generosità".
Era il 1983. Si chiamava "L'AMIATA È ANCHE UN FIUME".
Era popolato di gente che cercava una diversa qualità di vita.
Rivederlo produce un'infinita nostalgia.
Sentimmo, andando e venendo, risiedendo in quella terra di faggi
solenni, solcata da sciami dì farfalle ubriache, che la memoria
del lavoro minerario, con i patimenti e le gioie che l'avevano
distinto, si stava perdendo. Le giovani generazioni, i nipoti
soprattutto, non conoscevano più nulla di quel vivere metodico e
rischioso, dì un vivere che costituiva comunque il piedistallo
economico delle loro famiglie e della loro personale evoluzione.
C'era chi si vergognava d'aver avuto nonni e parenti minatori.
Come se quella non fosse stata una sorta di "aristocrazia"
paesana. Come se la miniera non avesse portato, con la silicosi,
la ricchezza. I minatori morivano prima degli altri. Ma lasciavano
laute pensioni vedovili e strade aperte verso scuola ed università.
Lavorammo su questa ambiguità. Scambiare la propria salute per
una ricchezza di cui avrebbero goduto solo gli eredi, fu la
contraddizione dalla quale partimmo per intrattenere una relazione
con i più giovani abitanti dì Selvena e Castell'Azzara. E le
lapidi ci ricordavano l'eccidio della Niccioleta. I minatori non
erano morti soltanto di fatica, alcolismo, esplosione e frana.
Erano morti per l'accusa d'aver inneggiato ai partigiani. Erano
morti per odio politico, per delazione fascista. Erano stati
rastrellati e ingannati. Fascisti agli ordini dei tedeschi li
mitragliarono. Avevano migrato da ogni dove, raggiungendo le
Colline Metallifere, fin dagli anni '30, seguiti dalle famiglie.
Per la gran parte gente amiatina.
 |
Film in video cassetta VHS |
Decidemmo di conoscerne la Storia e le storie. Cercammo negli
archivi, nei libri, nei giornali, nei mille e mille detriti
famigliari che giacciono nei cassetti meno frequentati nella
memoria Lacunosa, spesso reticente, timorosa o addolorata, dei
figli e dei nipoti degli uccisi
Tra morti della Niccioleta moltissimi erano i minatori di Selvena,
Castell'Azzara e Santa Fiora i ragazzi che "cercarono"
con Marina Piperno e me, erano soprattutto selveniani. La miniera
del Morone, che arrugginisce sotto il dirupo in tardivo restauro
della Rocca Silvana era un segnale ancora memorabile di una vita e
dì una storia recenti. Studiammo i documenti, insegnai qualche
segretuccio del "far cinema", vedemmo film nell'aula
della scuola materna che il comune ci aveva messo a disposizione
insieme ad un televisore, un videoregistratore e una piccola
telecamera. Ci incontrammo per molti mesi...
"CANTO PER Il SANGUE DIMENTICATOî nasce da tutto ciò. C'era
un sentimento fortemente condiviso e un'emozione che volevamo
duratura. Chiamiamola "memoria". Chiamiamola
"identità". Sono convinto che il film, ora in cassetta,
vi prenderà' per mano e non ci smentirà! |