il manifesto - 05 Gennaio 2005

 Il partigiano dei bambini
Ieri a Milano, la città dove era nato nel 1920, l'ultimo saluto a Pinin Carpi. Aveva cominciato a inventare storie per i suoi figli e non aveva più smesso. Dei più piccoli amava il loro appartenere al mondo dei desideri e delle infinite possibilità
FRANCESCA LAZZARATO
«Una volta c'era in Cina un cinese vestito di blu e d'arancione che si chiamava Cion Cion Blu. Aveva i pantaloni blu e le calze arancione; e in tasca aveva un fazzoletto arancione e una pipa blu». Quanti bambini ed ex bambini ricordano un libro che comincia così? Sicuramente moltissimi, perché la storia del contadino cinese che veste solo di blu e di arancione, coltiva arance, ha un gatto blu che si chiama A Ran Cion e un cane arancione di nome Blu, negli ultimi trentasei anni ha accompagnato la crescita di innumerevoli lettori.

Cion Cion Blu parla di un uomo gentile e pronto all'avventura, che, in una Cina immaginaria quanto quella della Turandot e della brechtiana Anima Buona di Sezuan, compie un lungo viaggio in compagnia di un imperatore triste, incontrando via via briganti, streghe, fanciulle imbruttite per magia e generali guerrafondai: una fiaba, ma anche un'utopia (quasi) realizzata, in cui non ci si ferma all'apparenza e le ragazze brutte si sposano con uomini innamorati, gli imperatori imparano dai contadini, i contadini considerano gli imperatori uomini come tutti gli altri, i generali vengono licenziati e la guerra non si fa più. E non è certo un caso che la storia di Cion Cion Blu sia stata pubblicata per la prima volta nel 1968 (l'editore era Garzanti, l'illustratrice la brava Iris de Paoli), quasi a sottolineare la necessità di un nuovo modo di entrare in relazione con l'infanzia, secondo modalità di ascolto, rispetto e attenzione per un'età tradizionalmente subordinata e «senza potere».

Autore di un libro tanto gioioso e antipedagogico era un architetto mancato-giornalista-illustratore che fino ad allora non aveva mai scritto per i bambini: Pinin Carpi, che se ne è andato, a 84 anni, il 31 di dicembre e il cui nome, nel labile panorama della letteratura infantile italiana, è tra i pochi destinati a non passare di moda, come dimostra il grande successo dalla recente riproposta di Cion Cion Blu, ma anche di Le avventure di Lupo Uragano, Susanna e il soldato, Il papà mangione, Il Paese de Maghi, da parte delle edizioni Piemme.

Pieno di fascino, gentile come Cion Cion Blu e all'occorrenza affettuosamente brusco e senza peli sulla lingua, Pinin è stato, prima che un grande scrittore, un personaggio straordinario che per tutta la vita ha inseguito cose nuove, sperimentato tanti mestieri, attraversato tempeste di ogni genere (il padre Aldo, pittore antifascista e autore del Diario di Gusen - edito da Einaudi e curato dallo stesso Pinin - fu deportato a Mauthausen, e il fratello Paolo venne ucciso dai tedeschi a 17 anni), restando sempre un anticonformista incapace di compromessi e rigorosamente coerente con le proprie idee.

«Io il soldato non l'ho fatto, ho fatto il partigiano», rispondeva ai bambini che, dopo aver letto i suoi libri, gli chiedevano se fosse mai stato in guerra. Per la sua partecipazione alla Resistenza nel `45 era stato rinchiuso a San Vittore, e un'altra avventura quasi guerresca l'aveva vissuta nel 1970, quando, durante la manifestazione milanese del 12 dicembre in cui la polizia uccise lo studente Saverio Saltarelli, si era preso un proiettile nella gamba.

Eppure niente gli piaceva meno della guerra, come sanno tutti i bambini che hanno letto Susanna e il soldato (uscito per la prima volta perVallardi nel `77), storia di una orfana che incontra un soldato disertore, in fuga da battaglie che non vuol più combattere. Allo stesso tempo, però, per Carpi la pace non era soltanto «assenza di guerra» perché, come sottolineò in un'intervista: «Pace significa anche la fine di tutte le ingiustizie, gli sfruttamenti, le povertà e le malattie».

A scrivere per l'infanzia ci era arrivato un po' per caso e per un'ottima ragione: i bambini gli piacevano, gli piaceva il loro appartenere al mondo del desiderio e delle infinite possibilità, il loro modo di essere intrepidi e curiosi nonostante l'oggettiva subalternità e il controllo esercitato dagli adulti. Li aveva scelti come interlocutori quando aveva cominciato a inventare storie per i suoi figli, e si era reso conto di quanto si divertiva a raccontare fiabe sorprendenti, simili a un fuoco artificiale che non smette mai di esplodere in nuove girandole colorate.

Le sue erano storie sensatamente assurde, piene di esagerazioni e meraviglie, di tesori ed enormi mangiate, di avventure per mare e per terra, di spaventi e risate pronte a dissolverli, il tutto legato da un linguaggio immaginoso, privo di enfasi e di birignao, capace di esprimere in modo semplice concetti difficili e di riprodurre il ritmo di una voce che racconta. E' appunto questo intenzionale rifarsi all'oralità che dà vita a una scrittura inconfondibile e a testi che si prestano in modo speciale alla lettura ad alta voce, cuciti come sono su misura per i più piccoli da un fabulatore che si affida all'umorismo, ma non è consolatorio né conciliante.

Le fiabe, diceva del resto Pinin, «nascono sempre da una tragedia e si raccontano per alleviare la sofferenza che essa provoca. Ecco perché è giusto e necessario che abbiano il lieto fine. Lieto fine non significa che tutto va a finire bene, anzi, spesso è più vero il contrario; significa invece che la vita vale la pena di essere vissuta.»

A questa felicità del raccontare Carpi aveva aggiunto il suo particolare tocco di grande illustratore, che costruiva tavole acquerellate fitte di personaggi e di dettagli. Nato in una famiglia di artisti (pittori il padre e il fratello Cioni, musicista il fratello Fiorenzo) e appassionato di pittura, aveva fatto molto per avvicinare l'infanzia al mondo dell'arte. Da una sua idea, infatti, era nata una collana che resta unica nel panorama editoriale italiano e che purtroppo è ormai scomparsa dalle librerie, ossia «L'arte per i bambini», edita da Vallardi e composta da incantevoli fiabe moderne ispirate a quadri famosi: un viaggio per nulla didattico all'interno di un dipinto, e un'efficace educazione alla necessità della bellezza.

A questi libri preziosi e ai molti romanzi e racconti che Pinin Carpi ci ha lasciato, si aggiunge poi una singolare enciclopedia, Il mondo dei bambini, realizzata dalla Emme Edizioni per la Utet nel 1973. Un'impresa impegnativa cui Carpi si dedicò con grande entusiasmo, producendo un'opera del tutto anti-enciclopedica che, invece di fornire nozioni, cercava di organizzare e proporre una visione del mondo.

Ed è proprio un brano dell'introduzione scritta da Pinin per i bambini a ricordarci, oggi, uno scrittore molto amato e soprattutto un uomo libero e un compagno di strada: «... vorremmo fare un patto con voi: come tutti, grandi e piccoli, avete il diritto di giudicare ogni cosa, di dire se la trovate giusta o sbagliata. Quindi considerate sempre che quello che vi diciamo è ciò che pensiamo noi, ma che voi potete pensarla in un modo completamente diverso».