La battaglia di Pizzoferrato

 

di  Domenico Troilo vice comandante Brigata Majella

 

Oggi 3 febbraio 2001, nella ricorrenza del 57º anniversario della prima battaglia impegnativa sostenuta dai patrioti della «Brigata Maiella», in Pizzoferrato si riuniranno i reduci di quella formazione per assistere ad una Messa in suffragio e per deporre fiori sulla lapide ricordo di tutti i caduti.
L'obiettivo di quell'azione militare era rilevante, perché si proponeva la liberazione dai nazisti di tutti i paesi situati nel comprensorio Aventino-Sangro e, se anche non raggiunse lo scopo prefissato, servì a cimentare la collaborazione tra le truppe alleate e i combattenti volontari del nuovo esercito dell'Italia democratica e repubblicana.
Da un punto di vista strategico-militare il presidio di Pizzoferrato rappresentava, oltre ad un osservatorio ideale, una posizione da difendere per coprire la ritirata delle truppe tedesche impegnate nel fronte di Cassino. Infatti l'Ottava Armata inglese, avanzando lungo la costiera adriatica, si era attestata nel dicembre 1943 nella zona della fondovalle dei fiumi Sangro-Aventino a ridosso della catena montagnosa della Maiella.
L'avvocato Ettore Troilo, sfollato da Torricella Peligna a Casoli, prese contatti con il comandante inglese di quella piazza, offrendo la possibilità di collaborazione attiva per la liberazione dei paesi già rasi al suolo dalle truppe tedesche. Il maggiore Wigram L. (uomo di grande coraggio personale) si dimostrò entusiasta dell'operazione e studiò nei dettagli il piano d'attacco.
Il contingente che operò nella zona di Pizzoferrato e in alcuni centri limitrofi era composto da ottanta patrioti ed un plotone inglese di 25 uomini, tutti al Comando del maggiore Wigram. Nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1944 tentarono d'espugnare, con un'azione a sorpresa, l'agguerrito presidio tedesco stazionante a casa Casati. Era il mattino del 3 febbraio, alle ore 4.30; nel combattimento che ne seguì cadde per primo il comandante e rimasero feriti alcuni patrioti. Alle ore 8 tentarono un secondo assalto ma l'esito fu negativo.
Il tenente Aixell, vice di Wigram caduto nella precedente azione, rimase anch'esso sul terreno gravemente ferito. Il combattimento durò per tutta la giornata con violenza inaudita e con vicende alterne. Purtroppo, sul terreno si contarono le salme di tredici patrioti. Nel frattempo il furore della battaglia richiamò rinforzi tedeschi dal vicino paese di Gamberale, ed ogni ulteriore resistenza risultò vana anche perché gli attaccanti rimasero senza munizioni. Al cadere delle tenebre gli uomini validi riuscirono a rientrare a Fallo, base di partenza della sfortunata operazione di guerra.
Il giorno 4, un plotone della Maiella al comando di Nicola De Ritis ritornò a Pizzoferrato per contare i morti e dare ad amici e nemici sepoltura. Le perdite della Maiella così si riassumono: 13 caduti, 7 feriti, 13 prigionieri.
Per richiamare la memoria ed il ricordo nei paesi nativi riportiamo i loro nomi:
Mauro Piccoli di anni 22, contadino, di Torricella Peligna;
Nicola Di Renzo, di anni 24, contadino, di Pennadomo;
Giuseppe Fantini, di anni 18, contadino, di Torricella Peligna;
Mario Silvestri, di anni 22, contadino, di Pacentro;
Lorenzo D'Angelo, di anni 20, contadino, di Pennadomo;
Luigi Di Francesco, di anni 22, contadino, di Pennadomo;
Gaetano Di Gregorio, di anni 20, contadino, di Gessopalena;
Giosia Di Luzio, di anni 44, contadino, di Torricella Peligna;
Angelo Rossi, di anni 21, militare, di Colledimacine;
Alberto Pavia, di anni 21, cuoco, di Villa S. Maria;
Alfonso Piccone, di anni 21, sarto, di Torricella Peligna;
Domenico Madonna, di anni 22, studente, di Lama dei Peligni;
Nicola De Rosa, di 27 anni, impiegato, di Casoli.
La bandiera di combattimento del gruppo Patrioti della «Brigata Maiella», medaglia d'oro al valor militare, si inchina e rende omaggio alla loro memoria.

 

 

 


Un episodio della seconda guerra mondiale raccontato dal vice comandante della Brigata Majella, formazione partigiana  che partecipò alla guerra di liberazione dall'Abruzzo alle Marche fino alla liberazione di Bologna