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Braitor di Lad-Galen
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skills e malus |
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Resistenza al sonno - sensi elfici
- attacco a distanza - maestria
- conoscenza dei manufatti - sotterfugio
- arte oratoria - mimetismo spregio elfico - diffidenza umana - accanita inimicizia con i vampiri - sangue umano - attenzione vulnerabile - acuta percezione |
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allineamento: caotico/buono | |
carattere e tratti fisici: | |
equipaggiamento: una spada lunga (a due mani) portata sempre lungo il fianco sinistro | |
la storia di Braitor |
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Parecchi e
parecchi anni fa vivevo felice in una piccola dimora all’interno delle mura
del villaggio di Lad Galen. Qui ero nato e vivevo in pace e tranquillità. La terra di Lad Galen era popolata da uomini laboriosi che commerciavano con i villaggi confinanti, sfruttando le abilità degli artigiani (ottimi orafi, fabbri e intagliatori). Ogni sera vi eran grandi feste, ogni occasione era un ottimo pretesto per banchettare. La vita scorreva felice. Mio padre Noldotan era ben visto alla corte di Elenea, il signore di Lad Galen. Noldotan era una sorta di veggente, non aveva conoscenze nelle arti magiche ma le sue visioni erano sempre state di aiuto all’intera popolazione del villaggio. Più volte aveva previsto calamità naturali e preparato Elenea agli attacchi sferrati dalle popolazioni orchesche che si accampavano poco distanti dalla cerchia delle mura. Egli godeva quindi di grande rispetto a corte anche se in molti lo ritenevano semplicemente un ciarlatano fortunato ed altri ancora lo accusavano, ingiustamente, di tramare con forze malvagie per poter dominare il villaggio. Poco fuori le mura del villaggio vi era una comunità di Elfi delle Selve. I rapporti fra gli Uomini di Lad Galen (che consideravano gli elfi loro concittadini) e gli Elfi (che consideravano gli Uomini amici del Bosco) erano più che buoni. Gli Elfi eran visti come saggi consiglieri e lo stesso Elenea teneva in gran considerazione il rapporto con i Saggi delle Selve. Non vi erano però rapporti più intimi, le unioni non erano ostacolate ma semplicemente non venivano neppure favorite, il tutto scorreva semplice lasciando che il fato ne scandisse i tempi. Noldotan visitava spesso la comunità elfica soffermandosi a lungo a discorrere con il saggio Erennis, esperto conoscitore delle arti magiche. Durante una di queste visite conobbe Vanamel, nipote del Saggio Erennis. Ben presto l’amore scoppiò nei cuori della coppia. L’unione era ben vista da Elenea e dai cortigiani più vicini a Noldotan, poiché vedevano in questa la possibilità di consolidare i rapporti con gli amici Elfi. La comunità elfica, invece, non gradiva tale situazione e, alla notizia che Vanamel aspettava un figlio, la scaccio dalla Salve. Vanamel chiese così asilo fra le mura di Lad Galen e fu il primo Elfo a dimorare stabilmente nel villaggio ma mantenne a distanza i rapporti con la famiglia nativa e con alcuni amici della Selva. Presto Vanamel diede alla luce un piccolo dagli occhi azzurri (il colore del padre Noldotan e questo riempì di stupore Vanamel abituata a vedere gli occhi verdi degli Elfi). Così vidi la luce in periodo di pace e prosperità per il mio villaggio. Gli abitanti di Lad Galen mi guardavano felici, per loro ero un piccolo elfo ma figlio di Noldotan, uomo considerato di gran valore quindi meritavo la considerazione di tutti. I primi anni di vita trascorsero felici; amavo passare il mio tempo nelle cucine di corte, dove Bolfo, il primo cuoco, mi prese in simpatia insegnandomi l’arte culinaria. Oppure importunavo Roy, il fabbro o Varak l’orafo, insomma tutti gli artigiani vedevano un mezzelfo girare nella loro bottega insistendo con domande sempre più precise. Imparai l’arte del forgiare le armi e di lavorare i preziosi. Ma Lad Galen era villaggio ambito da molte comunità che vivevano all’esterno delle mura, specie dagli Uomini che vivevano nel grande villaggio di Carcost, città arroccata sui monti a nord di Lad Galen. Kippur, il signore di Carcost, aveva tentato più volte l’assalto alle mura di Lad Galen, senza successi. L’esercito cittadino, tra le cui file militavo anch’io in qualità di arciere scelto grazie alle istruzioni di tiro datemi da mia madre, era forte e ben preparato e riusciva a respingere gli attacchi che si facevano sempre più frequenti e pesanti. Kippur strinse alleanza con molte tribù di Orchi e con i villaggi contadini e, promettendo prosperità, gloria e potere, assedio Lad Galen con un grosso esercito. L’assedio durò a lungo, le stagioni si susseguivano e i fiorenti commerci andavano scomparendo. Noldotan chiese aiuto agli Elfi che in gran segreto aiutavano nella battaglia l’esercito della città. Durante l’assedio Elenea si ammalò gravemente e, nonostante gli sforzi per guarirlo, perì lasciando la guida del villaggio a Crusnak, il figlio maggiore. La mia vita nell’esercito non era per nulla semplice, non amavo le armi e la guerra e desideravo, come tutti del resto, che l’assedio terminasse in fretta. Ma intanto vedevo gli amici soffrire per le perdite ed io stesso soffrivo e mi disperavo. Crusnak non si dimostrò all’altezza del padre. Costrinse gli elfi, alleati segreti, a scendere in battaglia aperta e cercò l’alleanza di altri villaggi. Anziché sfruttare le doti degli arcieri ordinò sempred i più l’assalto alle forze assiedianti in campo aperto. Noldotan, tentò di fermare il massacro raccontando a Crusnak delle visioni di disfatta che aveva avuto. Ma il nuovo signore non l’ascoltò e lo fece rinchiudere nelle segrete con l’accusa di alto tradimento. Questo fatto fece crescere in me la rabbia ed il furore, diventai sanguinario e spietato, malfidente ed insicuro di chiunque mi stava accanto. Le perdite della battaglia crescevano e chiunque era in grado di maneggiare un’arma fu chiamato a combattere. Vanamel, mia madre, si offrì volontaria per dimostare che la nostra famiglia non si era macchiata con il disonore e il tradimento. Decisi di proteggere mia madre e mi schierai in battaglia al suo fianco. Imparai quindi anche l’uso della spada e delle armi da assalto ma il mio spirito desiderava la pace. Vanamel si dimostrò valorosa e coraggiosa ma non così forte da poter contrastare i violenti attacchi dei nemici. Una notte, lasciò di nascosto il villaggio con l’aiuto di un gruppo di Elfi e da quel momento di lei non ebbi più alcuna notizia. Con mio padre chiuso nelle segrete e mia madre partita per sempre sentivo in me affievolirsi la voglia di difendere il villaggio che avevo sempre amato. Mia madre mi aveva spesso raccontato di un’isola meravigliosa raggiungibile solo da chi ha la speranza nel cuore e crede in un sogno. Avalon era il suo nome. Decisi che quella sarebbe stata la mia nuova casa e in gran segreto organizzai la mia partenza con l’aiuto di pochi amici alcuni Elfi e altri Uomini. Partimmo di notte e viaggiammo a lungo nascondendoci nei boschi o nelle grotte scavate nelle rocce. Continuammo a lungo questo viaggio fino a raggiungere un porto a noi totalmente sconosciuto. Ci imbarcammo e presto fummo travolti da violente tempeste. Quella che doveva essere l’ultima tappa del viaggio, la più felice si trasformò in tragedia. Non ricordo quanto tempo è passato prima di giungere una mattina soleggiata ad una Baia mai vista prima di allora. Qui incontrai un Uomo chiamato Giusberto e mi resi conto, dopo poco, di essere arrivato sulle sponde di Avalon e Giusberto era la Guida della città. Cercai di abituarmi alla nuova vita. Decisi che avrei abbandonato le armi e la tristezza che avevo nel cuore, volevo diventare totalmente diverso dal mezzelfo che era fuggito da Lad Galen. I primi tempi la vita avalonese non era per nulla semplice. Dedito al gioco, sperperavo i miei denari alle carte e ai dadi e vagavo solitario per le vie di Avalon. Incontrando, un giorno, Gregorio alla locanda venni rapito dal fascino e dalla gioia di vivere di quello che considero a tutti gli effetti il mio maestro. Mi insegnò ad amare Avalon e i suoi abitanti e a dedicarmi a loro totalmente rendendo le loro giornate felici anche solamente offrendo un bicchiere di vino. Entrai con lui in congrega e poco dopo, vista la prematura partenza di Gregorio, mi venne affidata la Locanda. Con l’aiuto di Gustavo lo gnomo, cercai di portare avanti il compito lasciatomi dal Maestro con grandi sforzi ma sempre con una nuova gioia nel cuore. Conobbi molti amici ad Avalon e con tanti ho stretto ottimi rapporti ma, un felice giorno, incrociai lo sguardo di Diana e da quel momento la mia vita cambiò. Ora vivo felice sull’Isola, unito nel sacro rito della Catenasse con l’amata Diana e coltivando un gran sogno che spero si realizzi presto. I Fratelli mezzelfi mi hanno eletto a loro rappresentante e, lieto di tanta fiducia, cerco giornalmente di ricoprire l’incarico al meglio. Ogni tanto nelle notti buie il ricordo va a Lad Galen a Noldotan e a Vanamel ma il pensiero che presto sorgerà il sole, Avalon si risveglierà lascia la tristezza sul fondo del cuore e fa apparire il sorriso sul mio volto |
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