Ser Landarr

 

  Landarr -   Artista Teatrante   -  congrega degli artisti di Avalon   -    Ambasciatore dei Mezzelfi
 

skills e malus

  resistenza al sonno - sensi elfici

spregio elfico   -   diffidenza umana   percezione

   
  allineamento:
  carattere e tratti fisici:
  equipaggiamento: Un bastone da passeggio in legno di noce. Le due spade gemelle. Il manto delle silfi, capace di deviare le lame. Un amuleto di onice.
 

la storia di Landarr

  Il mio primo ricordo comunque... è la neve.

Ero piccolo allora, un affarino minuscolo, mamma diceva che "ci stavo in una scodella", al che papà rideva...
La neve mi rimase impressa, anche più tardi, quando divenni abbastanza grande da rendermi conto di altre cose oltre alla fame, al tepore della mamma ed al bianco della neve.

Vivevamo in una città, popolosa e grande, nelle strade giravano uomini ed elfi, ma anche orchi, gnomi, nani, e razze di cui non avete neanche sentito parlare, e non è di loro che voglio raccontarvi, ma di me.

Come tutti i bambini, andavo a scuola, la mia maestra era alta, aveva sei gambe e occhi anche sulla nuca... impossibile fare qualcosa che non fosse stare attenti, ci beccava sempre...
Grazie ai suoi sforzi divenni un ragazzino istruito, e non solo nelle lettere e nelle arti, ma in discipline che qui sono più esclusive... la magia, ad esempio, faceva funzionare tutto in città, il risultato è che senza qualche nozione di magia non si poteva fare nulla... odiavo studiare la magia, proprio come in altri regni i bambini odiano la matematica, e per le stesse ragioni, era difficile, faticosa, e mi faceva venire il sangue al naso.
Le lettere però erano un altra questione... imparavo storie, poesie e canzoni con rapidissima voracità, anche se un po' caoticamente, a sentire la maestra... il cui nome, per inciso, è del tutto impronunciabile da bocche umane...

Rimasi scioccato quando le diedero fuoco.
Ero un adolescente, per fortuna non brufoloso, quando la incontrai; come posso descriverla?
Era bella, non della bellezza appariscente delle Reginette della scuola, ma in un modo più calmo, aveva la grazia di una danzatrice e la maestà di una regina.

Aveva solo quindici anni ed era una ladruncola di strada.

Non me ne innamorai subito, io ero attratto dalle Reginette e dai libri, e lei non sapeva nemmeno leggere e scrivere, e la prima cosa che fece incontrandomi fu derubarmi.

Fu solo più tardi, dopo che i suoi "fratelli" mi ebbero pestato alcune volte per averla importunata (rivolevo indietro i miei soldi) che diventammo amici, e ci vollero ancora anni prima che capissi quanto l'amavo.

Nel frattempo diventammo una vera coppia di combinaguai, rubavamo la cancelleria della scuola per usarla nelle nostre spedizioni, ci intrufolavamo nei palazzi per coprirne le pareti con disegni satirici, scappavamo sulle vie dei tetti e facevamo scherzi di ogni genere a chiunque.

Riuscii perfino ad insegnarle a leggere.

E cominciammo ad intrufolarci nella biblioteca per leggere di nascosto le saghe norrenne e le canzoni atuanesi, oppure nel Teatro Reale per assistere ai balli ed ai concerti, una sera ballammo perfino, nel sottotetto, mentre sotto i nostri piedi c'era il Ballo delle Debuttanti.

Quella sera la baciai per la prima volta.

Non sono più stato così felice.

Presentai Samia ai miei genitori, che ne furono deliziati, papà aveva un sorrisetto sardonico sul volto ogni volta che la si nominava, come a dirmi "beccato..." e mamma... si può dire che l'adottò, credo.

Tutto era perfetto, quindi in reprospettiva era chiaro che non sarebbe durato.
 
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