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Ruh
Khalida Ibn Al-Mutawi
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skills e malus |
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resistenza al sonno - sensi elfici -
nascondersi - mimetismo -
muoversi senza tracce - charme animale spregio elfico - diffidenza umana - timore della folla - istintiva diffidenza - acuita percezione |
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allineamento: neutrale/buono | |
carattere e tratti fisici: scontroso ma leale | |
equipaggiamento: scimitarra, elmo, armatura ad anelli leggera, spada corta | |
la storia di Ruh |
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“Ogni istante,
ogni giorno, un pensiero giunge come un ospite di riguardo nel tuo cuore. Anima mia, considera ogni pensiero una persona Perché il valore di ogni persona è nel pensiero che essa nutre”. Jelaluddin RUMI 1- LA NASCITA - ITLITH Il mio nome è Ruh Khalida Ibn Al-Mutawi, figlia di Rywen Tulcakelumë e di Mutawi Ibn Su’ad, della dinastia Maqabita di Raghat, discendente del Profeta. Solo le bizzarrie del fato che tesse insondabili trame possono dar ragione dell’incontro di coloro che mi hanno dato la vita, la giovane bellissima elfa vita-di-giunco-occhi-di-sogno Rywen e il principe dei deserti conoscitore di arti occulte chiome-ala-di-corvo Mutawi 2 – LA VITA (CONOSCIUTA) – RAEN Mia Madre dette la sua vita in cambio della mia (perché, Madre…?). Mio padre, lontano, alla notizia si stracciò le vesti e levò al cielo alti lai, straziato dalla Morte della sua adorata sposa. Ne attribuì a me la colpa. Mi impose il nome, Ruh (Spirito), come un marchio a ricordare lo spirito di mia Madre che avevo rapito. Solo la vecchia sacerdotessa Thta, tutrice di mia Madre, che aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare le vaste conoscenze di mio padre, ebbe pietà di me, e decise, per amore di entrambi, di prendersi cura della piccola occhi-di-sogno-chiome-ala-di-corvo Ruh. Per celarmi agli occhi curiosi dei miei concittadini, mi condusse a Raen, un luogo remoto da Itlith, ove solo boschi e chiare acque scandivano lo sguardo ed alti monti chiudevano l’orizzonte. E passavano gli anni. Il mio girovagare solitario per le foreste, ove non temevo animali e fiere, venne interrotto dall’incontro con Rae, il giovane drago d’argento, mio unico amico, che m’insegnò a vedere il mondo dall’alto. Era una vita felice, perché ignara, trascorsa in giorni con Rae e in sere e notti passate sui libri che la Nonna (così la chiamavo) accortamente m’induceva a leggere. Ma venne un giorno. 3 – LA VITA (NASCOSTA) – RAGHAT Si presentarono a Thta i messi di mio padre a richiedermi. Il ricordo del viaggio si perde nelle nebbie del sogno. Giunsi al palazzo di Raghat, ove mi accolse una vita di lusso ed abbondanza, ma mai l’affetto di mio padre. Provvide a me nel modo più sontuoso, ogni mio desiderio era un ordine, mi affiancò un esperto eunuco affinché m’impadronissi dell’idioma. Imparai l’arte della lettura e della scrittura, ed ebbi accesso alla ricchissima biblioteca di mio padre. Appresi di filosofia, poesia ed arti oscure. Perché mio padre mi richiamò a sè? Un giorno mi fu rivelato. Ero stata destinata sposa ad un giovane ostaggio di corte, un principe di sangue, Nurejan Al-Sefidi. “La sua bellezza era araba, il suo fascino quello di un giovane paggio persiano: il suo volto risplendeva come una lampada sotto il nero notturno dei capelli, una fiaccola sotto le ali di un corvo.” * Non voglio e non posso ripensare al nostro primo incontro ed al grande, irripetibile, totale amore che ne seguì, perché il mio cuore non può sostenere il peso del ricordo. 4 – LA MORTE – MIFTAH Vennero orde di armati di là dal mare, e armature e cavalli bardati a guerra e armi terribili e lucenti e alabardati stendardi. Mio padre riunì la famiglia nella cittadella fortificata di Miftah. Quello che videro i miei occhi dall’alto degli spalti e’ tale che solamente il negarlo consente al mio corpo di rimanere in vita. Ci fu una disperata sortita. Impari fu la battaglia. Il mio leone del deserto si battè con una furia che solo la certezza della fine poteva infondere, attorno a lui corpi smembrati falciati dalla sua scimitarra. Una freccia lo colpì al petto. E gli furono addosso uno, due, tre, dieci nemici. Quando si diradò l’accozzaglia di armature, al suolo solo un informe cumulo di sangue. Mio cuore, mia anima, mia vita. Non piansi, non mi stracciai le vesti. Il mio simulacro venne condotto nelle stanze delle donne. 5 – LA RINASCITA – AVALON Giacché non gli ero più utile, mio padre decise di farmi tornare nelle fredde terre del Nord da cui provenivo. Portai con me solo la scimitarra di Nurejan, riscattata a caro prezzo, e la pantera che mi aveva donato, Ma’a-‘l-hub (Bubi) E giunsi ad Avalon, l’isola ove tutto e’ possibile, anche che un simulacro ritorni a vivere e che un cuore impietrito si rigeneri. * Leyla wa Magnun |
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