IL CANE OGGETTO DI CULTO

 

Anche le religioni hanno espresso i loro pareri sul cane che stava penetrando così profondamente nella vita umana. In Egitto ai cani morti si elevano tombe e di dedicano epigrafi lacrimevoli; chi uccide un cane rischia severe pene corporali e, nei casi di accertata crudeltà, viene comminata la pena di morte. Anche i Persiani consideravano un delitto l’uccisione del cane, definito dallo Stato “guardiano degli armenti e protettore dell’uomo”. Secondo i Greci il cane era stato foggiato dal dio Vulcano e il rapporto con la mitologia si esprime abbondantemente nell’arte vasaria, nella scultura, nella letteratura. Anche nel culto dei precolombiani il cane assumeva funzioni soprannaturali, cosche, morto il padrone, veniva ucciso e sepolto con lui anche il fedele amico. Gli Ebrei, invece, non mostrarono particolari tenerezze per il cane. Nel Vecchio Testamento, Dio li perdoni, è considerato il paria degli animali, un essere sporco e macilento, che si nutre degli avanzi gettati nelle strade. Nella Bibbia sono contenuti una quarantina di riferimenti al cane, ma quasi sempre denigratori. Se rivolgiamo le indagini all’Oriente, non troviamo notizie più consolanti. È vero che in Cina si allevavano i vezzeggiati “cani da manica”, tanto piccoli da essere davvero contenuti nel risvolto di un kimono, ma il cane fin da 3000 anni a.C. era anche considerato un buon boccone e nei  menù di una certa aristocrazia non mancava mai la carne di cane. La triste abitudine non è stata ancora cancellata al giorno d’oggi.

 

 

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