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IL FATTO
“ 16 agosto ’05, durante la preghiera serale, alla presenza di 2500 giovani una squilibrata uccide il novantenne Frère Roger…” (“Avvenire” 17/08/’05).
Questa notizia agghiacciante è rimbalzata ovunque, lasciando tutti attoniti.
Un nostro amico, presente alla Gmg a Colonia, ci ha raccontato che, proprio durante la preghiera serale, è stata data la notizia della morte da Frère Alois, l’attuale successore. Nonostante lo sgomento generale, la preghiera non è stata interrotta, anzi è proseguita fino a notte fonda, tra il silenzio, i canti e la commozione.
CENNI DI VITA
Frère Roger, svizzero, era giunto in Francia, paese della madre nel 1940 a 25 anni. Una lunga malattia, la tubercolosi polmonare era stata l’occasione per riflettere e maturare la vocazione di creare una comunità semplice in cui si guardasse al cuore del Vangelo.
Durante la II guerra mondiale si stabilì a Taizè, piccolo villaggio della Borgogna, qui aveva comprato una vecchia casa abbandonata ed iniziato ad accogliere rifugiati di guerra ebrei e orfani…Pian paino si compiva il miracolo: i fratelli si univano ai fratelli.
Nel giorno di Pasqua del ’49 Roger diventa Frère, si consacra al celibato e alla vita comunitaria fondata sulla semplicità e sull’accoglienza di uomini e donne di diverse confessioni.
Nel 1962 partecipa come osservatore al Concilio Vaticano II, pur essendo Protestante. Nella Cappella di San Pietro, in cui si recava ogni mattina a pregare, conosce e inizia una solida amicizia con l’Arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla.
Nel 1986 Giovanni Paolo II ricambierà la visita a Taizè e nel suo discorso dirà: “ Come voi pellegrini e amici della comunità, il Papa è di passaggio. Ma si passa a Taizè come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino.”.
LA COMUNITA’ DI TAIZE’
La comunità di Taizè fonda i suoi valori nello spirito della preghiera, dell’amore e dell’accoglienza. E’ caratterizzata dallo spirito ecumenico, infatti è predisposta per accogliere i Cristiani di tutte le confessioni, gli stessi Frère sono di diverse confessioni, come anche i giovani accolti.
La preghiera, semplice, è basata su canoni in varie lingue che vengono ripetuti, infondendo una profonda meditazione.
Durante tutto l’anno si ritrovano per una settimana a Taizè giovani di tutto il mondo, condividendo una vita essenziale e di servizio alla comunità.
ROUTE DI PASQUA ‘05 DEL CLAN MONTICHIARI I
Giovedì 24 marzo, prima dell’ora prevista, assaporiamo l’aria français e tra le colline verdeggianti e il cielo non troppo limpido, ci troviamo davanti a un ingresso ligneo sulla cui cime ci sono cinque campane. Eccoci finalmente!
Pian piano cominciano a sbucare dalle tende e dai tendoni bambini, ragazzi, adulti, anziani, e i soliti immancabili scout, tutti di nazionalità diverse.
Dopo aver piantato le tende, ci siamo diretti in chiesa per la preghiera mattutina. Ci si presenta una distesa di persone che pregano cantando, in un ambiente incantato: candele, luci soffuse, insomma un gran senso di calore e protezione. I canti in varie lingue ci rendono dei piccoli poliglotti, ma nonostante i vari strafalcioni, che sicuramente abbiamo detto, non ci siamo tirati indietro. Insomma, una preghiera alternativa, insolita ed emozionante.
Durante il pomeriggio abbiamo partecipato ai gruppi: scambi di opinioni, testimonianze su vari argomenti di fede e di attualità. Visto che per lo più la lingua di scambio è l’inglese, eravamo come dei lupetti: orecchie tese, pronte a captare e soprattutto a “decifrare” i vari discorsi…talvolta poco comprensibili.
All’imbrunire, dopo l’attesa cena e messa, tutti all’ “oyak”… pensate sia un pub o qualcosa di simile? Beh, non proprio, visto lo stile essenziale, ma qualcosa di simile, anche se per il nostro clan era solo da guardare e non toccare! Dietro l’oyak c’era un tendone dove ci si ritrovava a divertirsi: canti, danze, bans e canti tipici di ogni nazionalità. Alle 23.30 la festa finiva e tutta la collina doveva ritornare silenziosa. Per far rispettare questa regola c’erano dei ragazzi detti “go to bed” che per l’appunto mandavano a letto chi ancora non lo era!
Tutte le giornate erano scandite da tre preghiere, un’attività di scambio mattutina e gli workshop pomeridiani. Nelle pause tra le varie attività il nostro clan ha fatto servizio lavando piatti, mega pentoloni, brocche e stoviglie insieme a dei portoghesi dispettosi che ci hanno fatto la doccia da capo a piedi! L’ultimo giorno invece abbiamo fatto del nostro meglio pulendo i bagni…anche questo serve!
Dobbiamo anche confessare una scappatella al laghetto, dove abbiamo giocato a “1,2,3, stella” con dei francesi.
La cosa più emozionante è stata la messa di Pasqua: la chiesa era stra colma, il sole penetrava dalle piccole finestre colorate, ognuno dei presenti reggeva una candelina accesa e un coro melodioso e armonico completava l’ambiente suggestivo. Chiudendo gli occhi le sensazioni erano straordinarie: senso di libertà, di pace interiore, serenità, gioia, che sembravano non terminare mai.
Concludendo si può sostenere che a Taizè sembra di essere in un piccolo mondo a sé, dove regna l’allegria, la fratellanza, il ritrovamento di se stessi, il divertimento, la preghiera e lo Spirito Divino…l’importante è saper sfruttare propositivamente, al nostro ritorno a casa, la carica ricevuta!
Paola (lince impegnata)

“OLTRE LA FERITA LA FORZA DEL PERDONO”
Da Colonia, come da molte altre zone sono accorsi a Taizè molti giovani, vescovi, patriarchi e autorità politiche per assistere al funerale di Frère Roger. Anche durante questa cerimonia abbiamo avuto testimonianze di amici che raccontano come circa diecimila persone son riuscite a mantenere il silenzio per ascoltare durante la celebrazione le parole delle sue preghiere e dei suoi canoni in onore di ciò che aveva sempre sognato : l’unità dei cristiani e tra le nazioni.
Con queste brevi considerazioni non pensiamo di esaurire l’esperienza di Taizè, bisogna provare per capire.
In conclusione ci piace riportare una frase, da noi artigianalmente tradotta, del messaggio di Frère Alois durante il funerale: “…Costantemente faceva riferimento al valore del Vangelo che è la bontà di cuore: questa non è una parola vuota, ma una forza capace ritrasformare il mondo, perché attraverso essa Dio opera. Di fronte al male, la bontà di cuore è una realtà vulnerabile, ma la vita che Frère Roger ha donato è la dimostrazione che la pace di Dio avrà l’ultima parola per ogni persona sulla Terra.
PREGHIERA DISTRIBUITA DURANTE IL FUNERALE

Andrea, Christian (koala scherzoso), Maria (marmotta tranquilla), Paola( lince impegnata).
Gruppo scout Montichiari I (Brescia)