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Finalmente addio | ![]() |
BIP - BIP - BIP - BIP - BIP Si, forse ho esagerato, ma è anche colpa tua, cazzo! Torni dal lavoro verso sera, saluti appena e ti piazzi davanti al PC a smanettare come un dannato su quei giochetti idioti. Mai che ti venga in mente di dare una mano, di renderti utile alla famiglia o di dare una minima giustificazione alla tua presenza in seno al consesso civile. Nel frattempo io, stupida, sgobbo in cucina: preparo la cena, apparecchio e comunico a Sua Signoria che sarebbe pronto in tavola. Al che sarebbe logico aspettarsi una tua partecipazione attiva almeno nel frangente ingollatorio. Invece, no, troppo lineare: tu continui a cazzeggiare serafico come se il mio lavoro ti fosse dovuto. Forse mi hai scambiata per quella patella umana di tua madre che ti ha sempre viziato come un principino mezzo deficiente. Ebbene caro, tutto ha un limite e stavolta mi son saltati i nervi, può capitare, no? BIP - BIP - BIP - BIP - BIP "È pronto" Silenzio. "È pronto!!!" Suoni digitali /agrfrgrfr /building destroyed /enemy approaching "Ho detto che è PRONTOOOO!" "Ah, si, scusa... arrivo subito". Silenzio /tic-tic-tic (rumore di mouse) Stavo aggredendo il secondo e hai fatto la tua prima, meteorica apparizione. "Eccomi qua!" È stato solo un attimo... "Ah, scusa, mi lavo le mani ed arrivo"... ed eri già scomparso di nuovo. La rassegnazione ha cominciato a mutarsi in rabbia frustrata quando ho inquadrato i tuoi spaghetti alla carbonara, ormai freddi e monolitici. La mia opera snobbata. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la tua entrata in scena: in scivolata, con gestualità da cabaret e al grido "Et voilllllllaaaaaaaà". Credevo di scoppiare "Ma ti costa tanto arrivare in orario? Faccio tutto io: arrivo persino a chiamarti quando è pronto. Per averti a tavola in orario che devo fare? Devo mandare un celerino armato di sfollagente elettrico a stanarti?". Già dal tono dovevi capire che tirava una brutta aria, perciò è stato quanto mai stupido il tuo tentativo di allontanare il problema con un quasi offensivo "Maddai, che vengo quasi subito". "Ah, si? E come mai io sono al secondo?". OK, non sei mai stato un fulmine di guerra, ma - ripeto - non era così difficile notare le nubi di tempesta addensatesi in cucina. A quel punto, anche un virtuoso del linguaggio avrebbe avuto ben poche chances di recupero, immagina quante potevi averne tu, tenendo conto che sai usare gli strumenti d'espressione primari con l'eleganza di un cavernicolo: "Ingolli come un'oca". "Prego?" Mi sa che avresti fatto meglio a tacere, tu che ne dici? BIP-BIIIIIIP BIP-BIIIIIIP Eh, la fai facile adesso, ma ieri hai cercato di salvarti con una goffa retromarcia e un maldestro cambio di discorso "... vabbè, ma che ti frega, scusa? Sono io che mangio freddo". Ormai era troppo tardi "Ok, allora sai che c'è di nuovo? Da domani non ti sacrifichi più e vai a mangiare alla tavola calda: con questa trattoria hai chiuso". "Ma, ma cara... Cara, ma..." Una ridondanza lessicale ritmata, callifonica e rilassante... col senno di poi avrei potuto lasciarti solfeggiare per un po’ prima di scattare: "Ma insomma smettila! Sono arcistufa ed è da un po’ che mi chiedo per quale dannatissimo motivo ti abbia sposato". "Tzè" hai sorriso tronfietto "Gazzellina mia... "Lo dici a tua sorella" "... c'ho le mie invidiate qualità nascoste, no?" (zampata compiaciuta a soppesare il pacco). "Illuso". BI-BIIIIP? E ti sei pure stizzito. Tanto da fare l'errore più grave: "Beh, trovati un amante allora" detto con tono spavaldo e guascone. Li non ci ho visto più, porca miseria. Sono stata imprudente, si. Irriflessiva, ok. Ma quando la misura è colma è dura trattenersi: un motore ha bisogno di un sistema di raffreddamento, una pentola a pressione ha bisogno di una valvola di sfogo e io ho sentito l'impellente esigenza di gridarti: "Coglione!" BIP - BIP - BIP - BIP - BIP "Che ti credi, che vada veramente in palestra tre volte alla settimana? Allo << Body Sculpture Shop chez Prassitele >> hanno docce da sogno, ma io - eccentrica - torno a casa per lavarmi nel nostro cesso sfigato. Tutto regolare, no? Ma certo, tu sei attaccato a quel monitor come paziente in dialisi e sei talmente impegnato a fingerti il soldato Ryan che non ti balena nemmeno il sospetto". "Cioè... aspetta... tu mi vuoi dire..." "Evidente, coglione!" BIP - BIP - BIP - BIP - BIP "E da quasi tre anni. Prima c'è stato Ramon, il maestro equadoregno, poi il tuo collega, quello del CED che faceva spinning e infine il dottor *******, il cardiologo". "Ma, ma... allora sei una troia!" "Piano con le parole, deficiente, e lascia che ti illumini: siamo coetanei, ma io sono ancora giovane e prestante mentre tu sei un relitto con la vitalità di un budino. Dieci anni fa sembravi normale, ora ti viene duro con la stessa frequenza con cui l'Inter vince fuori casa ed anche in quelle circostanze non è certo un granché. Barzotto, và, giusto per non demolire del tutto il tuo ego di maschio alpha. In queste condizioni di penuria sostanziale è ben triste vivere, sai? Mi hai embargato la sessualità costringendomi a farlo con la sporadicità di una fiera campionaria. E nemmeno per piacere, o per amore, o per lussuria. No, solo perché siamo una famiglia e l'atto << cementifica le relazioni coniugali come calcestruzzo autocompattante >>, son parole tue, Sturm und Drang. Beh, fattelo dire, è da un bel po’ che mi sono rotta.". "Ma... dicevi che ti piaceva". "Mentivo". BIIIIIIP! "Non è possibile - (sorriso di trionfo) - ti stai inventando tutto perché sei arrabbiata. E io ne ho le prove!". "Interessante. Che ne dici di esibirle ai signori della corte (cioè a me)?". "Naturalmente, ma prima lasciami puntualizzare che non è solo colpa mia se lo facciamo di rado. Ti rammento - per esempio - che quando vengo a coricarmi tu potresti tranquillamente approfittare di me, invece preferisci continuare a dormire beata e se ti do fastidio con la luce, ti giri persino dall'altra parte!". "Per forza, ragazzo: spegni il computer dopo l'una di notte... qualche maligno potrebbe insinuare che tu sia una mezza sega anche ai giochetti". "Tu non mi capisci: il lavoro, lo stress... uno ha bisogno di sfogarsi". "Ma se in ufficio non fai una mazza dalla mattina alla sera?" "Ecco, brava, e in più la frustrazione! Quando arrivo a casa ho bisogno di rilassarmi distraendomi. Comunque, dicevo, non lo facciamo spesso, ma quando lo facciamo si vede che ti piace: sei tutta porca e dopo un po’ che scopiamo ti divincoli come una gatta e pretendi di succhiarmelo. Quasi mi supplichi di sborrarti in gola con un esplosione di esuberante lussuria, ergo, se sei così vogliosa, vuol dire che mi ami e che non ci sono altri come vorresti farmi credere. Logica cartesiana, no?". Riuscisti a dire, tracciando con pollice e indice serrati una linea orizzontale immaginaria ed accompagnando il gesto con un fischietto a mezze labbra, grondante sicumera. Brilliant. Il mio sospiro fu di sconfinata compassione "Caro, fatti spiegare la vita: tu non sei tutto questo cinghialone da monta, ma in compenso sei lungo... no, non in quel senso, idiota. Nel senso che non vieni mai. Dovresti farti impiantare una specie di bypass intestinale ai condotti spermatici, così magari diventi normale... Beh, per farla breve, dopo una mezz'oretta non ce la faccio più ad averti sopra che pompicchi asfittico. Una dozzina di spintarelle e stop. Pausetta. Contrazione delle chiappe. E uno, due, tre, quattro... Pausetta. Bacino-bacino per guadagnare tempo... BRUN, altro piccolo scatto improvviso, come uno spasmo d'agonia. Pausetta. E come sottofondo le tue fantasia perverse. Si, quelle porcate che mi mormori all'orecchio, quelle pornobestialità acrobatiche. Onestamente non sarebbero neanche male se tu riuscissi a sussurrarle con la voce rotonda e depravata che si meritano, ma dal momento che le solfeggi spezzettate al ritmo di un enfisema polmonare, loro, porelle, proprio non ce la fanno a produrre l'effetto desiderato. Riesci a capirlo?" BIIIssshhh - BIIIsshhh - BIIIsshhh "Bene, allora capisci perché, pur di far cessare lo scempio assoluto dell'eros, io scenda e ti faccia un pompino. Tecnica ripetitiva, tra l'altro: mano morbida sui coglioni, due pennellate di lingua, giù in gola un po’ di volte, mugolii soffocati, un dito in culo e via. Finalmente è finito... peccato che tu sia una mezza sega anche li". "Come sarebbe a dire?" "Sarebbe a dire che sei arido, non vieni niente. Il dottore ha sempre almeno tre colpi ZAC - ZAC e poi ancora ZAC. Mi regala tre abbondanti sorsate di sperma caldo, corposo, goloso e salatino. Tu sei one-shot: una cosettina acquosa e miserella, come lo spruzzetto di una vongola". bip "Ecco, proprio così". "Piccola, come puoi farmi questo? Io ti ho amata!" "Ma non dire cazzate e non usare parole più grandi di te. Tu non hai la più pallida idea di cosa significhi amare una donna: a te serve solo una badante che sostituisca mammà. Quello e nient'altro". "No, no! Io ti amavo sul serio. Non posso credere che tu sia andata con altri, che tu abbia fatto con loro ciò che facevi con me". "Tranquillizzati, con loro ho fatto anche di più: al tuo collega del CED (che, bisogna ammetterlo, era un vero cavallo da tiro), ho dato anche il culo". BBIIIIPPPPPPPPPPPPPP << Defibrillatore! Defibrillatoreee! >> BBBZZZZZZ................. STUNF << OK, stacca >> Avevo passato il limite. Dovevo rendermi conto che non potevi essere così accaldato in pieno novembre, che quel color melanzana sulle gote non era né eccitazione, né ira, né virilità offesa. Poi ti palpeggiavi il braccio in modo così insolito e buffo... si, dovevo proprio intuirlo. Mi ha fregata la convinzione che gli infarti potessero venire solo ad uomini di mezz'età, in declino fisico e morale... già, che scema, non fosse per il dettaglio anagrafico tu sei nella rosa. Ok, probabilmente era già troppo tardi e in ogni caso ora è fatta. La verità è che ti ho amato davvero... anni fa. Ora non ti sopporto proprio. Non mi sono separata solo per non spezzare il cuore alla mamma, ma tu non puoi immaginare quante volte abbia sognato di sgamarti con un'altra per liberarmi di te. Non pensar male, non è che ti odio. È che mi secchi e come essere umano mi fai pena: se non fossi tua moglie ma tua madre, guardandoti vedrei il mio assoluto fallimento biologico e ne sarei straziata. (Anche se, analizzando la cosa dal punto di vista della tua cara genitrice, sei un risultato geneticamente miracoloso e pretendere di più sarebbe un insulto al Creatore). Sia come sia, ora sei qui con due tubi nel naso, farfalline, garzette, sensori e cotillons che ti fanno sembrare un albero di natale. Sei immobile, inanimato, col monitor al fianco... se non fosse per i colori spenti stile 3270 mi verrebbe da chiamarti perché è pronto in tavola. Invece resto qui seduta ad osservare uno schermo verde su cui singhiozzano i picchi p-q-r-s-t. Deboli, distanziati, incerti: è il tuo elettrocardiogramma, ma potrebbe sembrare benissimo la trasposizione grafica dei tuoi ritmi pelvici. BIP - tic.tic.tic - BIP - tic.tic.tic - BIP Non vorrei sembrarti cinica, ma quando fibrillavi eri più divertente. Torniamo al nostro discorso, via. Quando ti ho detto che l'avevo fatto da dietro con quel tuo collega sei crollato al suolo ed io mi sono precipitata a chiamare il pronto soccorso con una strana emozione nel cuore. Ora siamo qui e date le tue condizioni disperate dubito che tu possa sentirmi. È meglio così, perché sento di doverti delle spiegazioni e il tuo stato di semincoscenza mi pare clinicamente quanto mai indicato. Dunque, partiamo dall'inizio. Non è assolutamente vero che con te non l'ho mai fatto in quel modo. Due o tre volte ci abbiamo provato, ricordi? E ricordi anche che eri indelicato come un epilettico in una vetreria? Io te lo dicevo "Piano. Mi fai male. Abbi pazienza. Lascia fare a me.". Ma tu niente: "Siii, vaccona! - ARF-ARF - È proprio così che mi piaci: ribelle! - AAARRFF - Dimmi che ti sto spaccando in due come una mela!". "Mi stai spaccando in due come una mela, pezzo di idiota!" "Siii, gli insulti! Dimmi che sono un verme brutale e bastardoooo" e spingevi come un dannato. Credimi, sono sinceramente dispiaciuta di averti sfondato il setto nasale con una gomitata, ma in un modo o nell'altro dovevo toglierti di li. Chiaro che, viste le dinamiche evolutive della performance, nessuno di noi ha voluto ripetere l'esperienza. Col tuo amico è stato diverso. Rivango il concetto non per sadismo, ma perché mi piacerebbe che tu te ne andassi avendo sentito le mie ragioni. Insomma, prendila per il verso giusto, come una mela, ok? BIP... BIP... BIP... Dicevo del tuo amico. Con lui è stato diverso non perché sia poco dotato... diciamo che è una cosa normale, come te. La grossa differenza consisteva nel fatto che lui sapeva farlo con delicatezza. Prima di tutto mi ha stesa bocconi sul letto, con tre bei cuscini corposi sotto la pancia. Poi ha cominciato a leccarmi il buchino con devozione e curiosità. Elasticizzava i tessuti esercitando una pressione umida, leggera e continua. Contemporaneamente faceva saltellare la lingua su e giù con la pazza frenesia di un bungee jumper. Sapessi come è piacevole, caro: mi sentivo violare pian pianino, in modo liquido. E ad ogni ripassata di saliva ero psicologicamente più disposta ad accoglierlo. Ma lui aspettava. Non aveva fretta ed era al corrente del fatto che con te non lo facevamo in quel modo (pare che nel tuo ufficio fosse una consapevolezza diffusa... chissà come mai, eh, cretino?) BIIIP - BIIIP - BIIIP Pertanto dopo il trattamento con la lingua è passato ad una crema o a qualche lubrificante ignoto. Mi sono aperta un po’ con le mani e lui l'ha spalmato con un dito. Prima tutt'attorno, distendendo con cura maniacale la pelle morbidina, poi progredendo verso il centro, manovrando il polpastrello con dolci moti circolari e scivolando appena dentro e fuori per ungermi a dovere. In questo modo la leggera pressione mi spingeva a desiderare di poter accogliere qualcosa di più... come dire di più impegnativo, ecco. Allora abbiamo tolto i cuscini, ho spinto in fuori il sedere e lui me l'ha appoggiato li, senza penetrarmi (Capito come si fa, testone?). Sono stata io ad inarcare la schiena ed a spingere. Ad impalarmi da sola su di lui. Al mio ritmo. E il tuo amico (perché lui ti ha sempre considerato tale), eroicamente ha atteso. All'inizio ho dovuto stringere un po’ i denti perché nonostante tutto fa attrito, ma una volta passato lo scoglio più grosso lo sentivo scivolare dentro. Allora allargavo con le mani, mi appoggiavo sulle cosce, sulle ginocchia, sul petto e andavo su. Su, fino a percepire i primi peli, fino a sentirmelo completamente in pancia. E lui sempre immobile, rigido come un euzone al posto di guardia. Ci volevano un minuto o due perché mi abituassi a quello strano ingombro e nel frattempo il tuo amico mi baciava la schiena, mi faceva dimenticare il leggero bruciore distraendomi con morsettini e carezze linguacciute. Era bravissimo, davvero, e quasi mi ipnotizzava con la sua voce: mi rassicurava che presto sarebbe passato tutto e mi prometteva il piacere perverso di essere aperta e sottomessa, mormorava porcate eccitanti e dolci coccole fatte di sussurri, una volta mi ha persino confessato che ti ha sempre considerato un imbarazzante coglione, sfigato e senza speranza. Tu capisci bene che tutte queste cose insieme stimolerebbero enormemente chiunque, perciò dopo un po’ mi veniva quasi istintivo tentare di muovere il bacino. Appena appena, all'inizio. Solo qualche millimetro. Finché, tutto d'un tratto accadeva qualcosa di strano. Non so come descriverlo in modo preciso... sembrava che l'attrito svanisse. Mi sentivo bagnata li dietro come davanti e mi accorgevo che il suo arnese poteva scorrere allegramente, senza tirarmi la pelle ma togliendomi il respiro. Quasi contemporaneamente anche lui ne prendeva coscienza e cominciava a muoversi, aumentando progressivamente l'ampiezza dell'oscillazione. Non mi faceva male... oddio, forse un po’ di fastidio, le prime pompate, ma poi... poi era fantastico. Mi sentivo fottere il culo per tutta la sua lunghezza, sentivo di essere sua come non ero mai stata di altri uomini (ops, scusa). In sostanza ero bagnata dietro, ne sono sicura! Bagnata ed accessibile. E mentre mi violava, lui non si dimenticava che sono una donna: mi palpava prima il seno, virile e deciso. Poi scendeva attraverso pancia e fianchi e con tutte e due le mani mi allargava il triangolino tra le cosce, ci intingeva le dita, giocava col clitoride, sia pizzicandolo coi polpastrelli sia schiacciandolo con le tre dita centrali della mano e muovendole rotonde. Ogni tanto portava la mano umida del mio piacere alla bocca e la leccava con voluttà, davanti ai miei occhi. Altre mi imponeva le stesse dita tra le labbra e nel frattempo non smetteva mai di pompare, di fottermi in culo, spesso spezzando il ritmo. Mi faceva un po’ male solo quando godeva, perché dava tre o quattro colpacci forti e mi pareva di sentirlo quasi in gola... ma vuoi mettere cosa provavo come donna? Una soddisfazione che non ti so spiegare. Quando veniva non faceva come te che rantoli come un costipato, ti rotoli su un fianco e guardi il cielo sospirando trionfante. Insomma non mi dava l'impressione che per lui raggiungere l'orgasmo fosse una conquista tale da rivaleggiare con la scalata del K2. Godeva con calma e a lungo, gustandosi il momento e restando dentro. Poi mi abbracciava e mi tirava su, in ginocchio. Solo allora usciva e mi teneva aperta con le mani, ammirando compiaciuto "il suo lavoro", come lo chiamava lui. E spesso soffiava piano piano proprio li o mi leccava ancora, quasi a fare ammenda per avermi fatto un po’ male. Capito come sono andate le cose? BIP - BIP - BIP - BIP - BIP Riesci ad essere noioso anche in queste condizioni, caro. Sei proprio una triste nullità. Ecco che arriva il cardiologo... Si, car-dio-lo-go. Qualcosa in contrario? "Buongiorno Signora, qualche novità?" "Calma piatta" "Guardi, non le nascondo che il caso di suo marito era disperato quando è arrivato qui". "Eh, alcuni indizi me l'avevano fatto sospettare. Nessuna prospettiva, vero?". Mi spiace, caro. È andata così, presto sarà tutto finito. Presto non rivedrò più nemmeno tua madre. "Coraggio, Signora, ho un'ottima notizia per lei: abbiamo preso suo marito per i capelli". Quali capelli? "Ossia?" Oddio, mi batte forte il cuore. "Ossia, si salverà, Signora. Il picco critico è passato e posso garantirle che nel giro di un paio di mesi suo marito sarà tornato come prima." "Come sarebbe a dire come prima?" Il medico sorride complice. È uno sveglio, lui. Ha capito tutto: "Sarebbe a dire esattamente come prima del collasso, Signora. Pre-ci-so. In tutti i sensi" (occhiolino). "Oh, che immensa gioia!"... Ma vaccagare, destino bastardo. |
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