Apocalypse now




Ieri torno a casa con mille pensieri, diverse cose da fare e la testa tra le nuvole.
Superata la porta d’ingresso, uno spicchio del mio cervello nota la lucetta rossa dell’allarme attivato, ma l’informazione viene istantaneamente rimossa dalla memoria. Inserisco la chiave ed entro.
Dopo nemmeno due passi mi sembra di avvertire uno strano ronzio nelle cuffie del lettore mp3.

Realizzo e m’illumino d’immenso.
Fulminea, stacco le cuffie.
Silenzio.
Esco di corsa, disattivo l’allarme e quello… ovviamente si mette a suonare.
Due bestemmie, tre sputi, una madonna e dopo quattro tentativi riesco a farlo smettere.
Ma… c’e’ un “ma”: il mio allarme e’ stato progettato da un paranoico, installato da un paranoico ed e’ destinato ad altri paranoici che – se potessero – cingerebbero la loro dimora con filo elettrificato, nidi di mitragliatrice e ronde di arcieri.
Mio suocero, neanche a dirlo, ha ricreato una versione tecnologica della Cortina di Ferro, con tanto di modellini di carro armato che vigilano sull’ingresso minacciosi come una versione hi-tech del dio Anubi.

In sintesi, l’allarme di casa e’ collegato col telefono di tutti i congiunti fino al terzo grado di parentela, alla polizia, ai carabinieri, guardia nazionale, SISMI, SPECTRE, CIA ed infine al Presidente in persona nella sua dimora in Texas.
E infatti neanche un minuto dopo mi chiama la mio marito.
- I ladri, I ladri! – (Degno figlio di suo padre)
- Tranquillo, non ti preoccupare.
- Ladri!
- No, no. E’ tutto okey. Sono io.
- Lo so che sei tu, imbecille. Ti sto telefonando sul cellulare.
- Sono io che sono a casa.
- A casa ci sono i ladri.
- [Cristo!] A casa ci sono io ed ho fatto scattare l’allarme per distrazione.
- Ma… *come* *hai* *potuto*?!?!
- Non l’ho visto, ho inserito la chiave e PAF.
- Non ho parole… - [delusione somma. E’ come se avessi tradito la specie umana] – Chiama subito i carabinieri! Il numero e’ 041/27blablabla [ pure quello si ricorda a memoria! Alieno]. Spiegagli che c’e’ stato un contatto, che l’ha fatto suonare un ospite che non sapeva, cioe’, non fargli capire che sei troppo… insomma, vedi di non fare ulteriori figure da stordita, ok? Improvvisa.
- Anch’io ti voglio tanto bene, caro.
- Smettila e muoviti, che senno’ quelli arrivano – poi come un ripensamento – ma forse arrivano comunque. Tu stai in casa ad accoglierli, io mi precipito. [Mi e’ venuta in mente una di quelle scene da film di guerra. Lui bardato come Rambo che fa scattare otturatori e dice “che vengano, bastardi musi gialli, li accoglieremo come meritano HAHAHHAHAAH” e l’amico al walkie talkie “innaffiali di piombo, Johnny, tra meno di un minuti mi abbasso col phantom e li battezzo di napalm]
- Scusa, tesoro, ma perche’ non li chiami tu se ti senti piu’ sicuro?
- Perche’ sono in vaporetto.
- Ah (c’e’ qualcosa che mi sfugge, ma fa niente)… ok.

Metto giu’ e chiamo i carabinieri.
- Caserma distrettuale…
- Buongiorno, Jacur. La chiamo perche’, per errore, e’ appena scattato l’allarme di casa. Volevo avvisare che e’ tutto sotto controllo in modo da smarcare l’emergenza. Sono a Castello 44xx/A.
- Ah, si, vedo che e’ scattata. Ma lei chi e’?
- Nadja Jacur.
- Nome strano… non sembra neppure italiano…
- Eh
- E il 44xx/A… MIIINCHIA, ma e’ la casa del Generale! (Mio suocero abitava li. E’ un generale carrista in pensione, ex comandante di presidio. Amatissimo. Sempre nei cuori dell’arma. Un balivo. Un voivoda. Un papa. Santo subito)
- Gia’.
- Ma lei non e’ il Generale!
- In effetti sono Nadja Jacur.
- La figlia?
- Hem… neppure, no. (Acqua)
- La badante?
- No, no… sono la moglie del figlio.
- Ah, allora e’ tutto ok… attenda un attimo in linea che le passo un collega.
- Ok.
- Pronto?
- Si.
- Brigadiere Scuozzapiecuri, lei chi e’?
- Nadja Jacur
- Mi dica tutto.
- Hem… ho appena spiegato al collega che…
- Lei e’ una collega?
- No, al suo collega intendevo.
- Ah, va bene. Vada avanti.
- Dunque, e’ scattato per errore l’allarme di casa ed ho telefonato per far rientrare l’emergenza.
- Oh… allora grazie infinite. Lei dov’e’?
- A casa. Castello 44xx/A.
- La casa del Generale! E con la discendenza! E la prole! - Quasi mi e’ sembrato di sentire una trombetta d’ottone che geme in lontananza e poi il grido “7° cavalleria… iiiiiin sellaaaaaaa!!!!”
- Si, ma e’ tutto sotto controllo.
- Questo lo dice lei! Comunque il civico e’ di nostra competenza, ma la chiamata no perche’ a noi risulta Gottardi C. ma nel messaggio preregistrato dice “residenza di Gottardi M.” (che sappiamo benissimo essere suo figlio). I nomi non metchano, quindi e’ una segnalazione generica, quindi va alla polizia. Buona fortuna. PLONK.

Metto giu’ allibita e nello stesso istante spunta mio suocero in tenuta da battaglia.
E’ trafelato, deve aver corso. Cazzo, ultrasettantenne e cardiopatico, per un pelo non ci resta e ce l’ho sulla coscienza. - Tutto ok, tutto ok - lo tranquillizzo - e’ stata colpa mia, ero soprappensiero.
- Oh, si, ho immaginato - fa lui, che a tratti da prova di quello che in passato e’ stato il suo leggendario autocontrollo - e’ che mi hanno chiamato automaticamente sul cellulare. Prima l’allarme, poi la polizia, poi i carabinieri dicendo che c’era una tizia in casa che li aveva chiamati, forse una domestica. Ho capito che eri tu.
Ora pero’ devo bloccarli perche’ la polizia sta mandando la pattuglia.
Non ho parole. Sono mortificata e mi scuso. Lui si attacca al telefono ed inizia a digitare numeri.

[113]
- Tutto ok, sono qui io, non mandate nessuno.
- E’ gia’ partita una lancia con un’intera squadra a bordo.
[Gia’ mi immagino le teste di cuoio americane. Quelle vestite di nero come ninja griffati D&G, con giubbotti antiproiettile e passamontagna in tinta, armati di fucili, bazooka e visori ad infrarossi]
- Li fermi, non e’ necessario.
- Comandi… ma non possiamo farlo.
- Perche’?
- Perche’ la segnalazione e’ partita dal 112 che ce l’ha girata in quanto non metchavano i nomi. Quindi, logicamente, dev’essere il 112 a chiuderla.
- Logicamente. Li chiamo subito.

[112]
- Salve, parla Gottardi.
- Generale! Non si preoccupi, stanno per partire i ragazzi. I migliori.
- No, per carita’, li fermi! Sta per arrivare anche la polizia.
- ARG! Ci troveranno gia’ sul posto, non tema. Non sfigureremo.
- Ma no, volevo dire che non e’ necessario. Sono sul posto e ho gia’ risolto.
- Da solo?! Generale, io l’ammiro smisuratamente. Lei rende onore alle piu’ alte tradizioni dell’Esercito Italiano.
- Brigadiere, lei mi confonde, ma vede, e’ tutto un equivoco. E’ stato mia nuora.
- Sua nuora ha fatto effrazione in casa sua? La denunci lo stresso.
- No, ha le chiavi ma non ha visto l’allarme.
Oh… [silenzio]… Allora richiamo i ragazzi.
- Si, grazie. E ci scusi tanto. Inoltre, una cortesia, se potesse anche chiudere l’emergenza e comunicarlo al 113… Perche’ se non glielo dite voi hanno delle difficolta’ burocratiche.
- Naturale
- Si capisce.
// “GENNA’, FERMA LA SSCUADRA E AVVERTI PURE GLI STRONZI !!!” – Tutto a posto, Generale, la task force ripiega con ordine ed ho inoltrato richiesta d’annullamento presso la Polizia di Stato. Ora non le resta che richiamare la caserma distrettuale per chiudere il giro.
- Faccio subito.

Mentre mio suocero fa l’ennesima chiamata alle forze dell’ordine, io mando un sms e cancello i 4-5 avvisi di chiamata che hanno intasato il cellulare. Provengono dal numero di casa (allarme), dalla caserma dei caramba, la questura e altri enti pubblici. Vigili, pompieri, pretoriani, Cavalieri di san Giorgio, etc.
In quell’istante il maschio di casa entra trafelato. Anzi, non entra, ma irrompe come un reggimento di lanceri. Lara e’ subito dietro. Occhi a palla, bocca semiaperta di chi sta per vivere una Grande Emozione. Qualcosa come cavalcare una giraffa o prendere a sberle un leone. Mamma ne ha combinata una grossa, al nonno sono quasi saltate le coronarie, papa’ e’ ad un passo dallo shock anafilattico, ma fortunatamente le sue bamboline Polly solo al loro posto.
E’ avida di emozioni, le trema la voce “Cos’e’ successo? Cos’e’ successo?”. E’ anche un pelo sadica e secondo me ci gode a vedere papa’ che sgrida la mamma. Ingrato frutto del mio seno, cagnetta bastarda.
- Allora? – fa mio marito.
- Tutto a posto.
- Ma come hai fatto?
- Stanca. Ero soprappensiero. Ma poi a cosa serve questo fottutissimo allarme? Non abbiamo granche’ in casa e…
- Parla per te.
- Oddai, via, che hai? Dobloni? I gioielli della corona?
- La collezione di orologi… le cartoline. Si, insomma, uno potra’ pur essere geloso dei propri hobby, no? E voglio proteggerli.
- Ti faccio notare che sono gia’ in una cassaforte piu’ inespugnabile di Fort Knox.
- Meglio essere prudenti.
- Anche se esci a comprare il pane?
- Non si sa mai.
- E poi non entra nessuno. La porta e’ blindata, la serratura montata al contrario, c’e’ un cancello di acciaio inox e manca solo il ponte levatoio (che a Venezia non sarebbe cosi’ difficile montare).
- Vabbe’, allora – fa spazientito – vuol dire che se non metto l’allarme e ci svaligiano la casa e’ tutta colpa tua, facciamo cosi’?
- Ma che cazzo c’entra?
- C’entra, c’entra: sei tu che non vuoi mettere l’allarme.
- Beh, guarda che casino. Mezza Italia mobilitata dal Brennero alla Linea Gotica.
- E per colpa tua, chiariamolo.
Mi mordo la lingua, perche’ vorrei mandarlo a cagare sulle ortiche. Ma di corsa.

In quell’istante scrocchia la serratura ed entrano i miei.
- Salve.
- Non vi preoccupate – interviene mio suocero – e’ stata Nadja – e mi indica distrattamente con una mano. La gestualita’ e’ quella che si userebbe per il nonno arteriosclerotico, quello che e’ appena tornato dal pronto soccorso perche’ s’e’ scolato trielina scambiandola per acquavite.
- A fare cosa? – mia mamma mi guarda malissimo. Figlia scema. Ti voglio un bene dell’anima ed e’ per questo che non ti ho fatta interdire, ricordalo.
- Ma come? A far scattare l’allarme, no! Non siete accorsi per questo?
- Ma, veramente… noi siamo qui solo per salutare la piccola.
- Ah!
- E’ che c’era un traffico di gente. Vaporetti pieni, turisti, madonne. Anche davanti alla caserma dei carabinieri di San Zaccaria, un caos. Sara’ per il rischio attentati.
- O per colpa sua! – mi strafulmina Caino.
- Mamiiiiiiii, hai fatto un attentato? – interviene Lara
- Non ancora, Lara, ma si sto pensando seriamente: aspetto l’undici del mese – saluto e vado in palestra, ma gia’ dopo il ponte sorrido come un’ebete e penso “devo scrivere, devo scrivere tutto quanto”

La sera torno a casa. Entro nella magione e non suona nessun allarme. Scherziamo e ridiamo un po’, e’ tornato tutto normale. Alla fine anche le gesta piu’ eroiche si stemperano nel tempo e vengono dimenticate… a meno che qualcuno non le immortali sulla carta.

/ Cantami o Diva dell’ing svampita la leggerezza maldestra.


Nadja Jacur

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