Nomen




"Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"

E' la frase conclusiva del Nome della Rosa, e in una traduzione libera (molto libera) suona piu' o meno "L'essenza della rosa sta nel suo nome. A noi restano solo i nomi, i nomi nudi".
E io ho il tuo nome, biondo.

Ne ho tanti: Roberto, Miguel, biondo, lurido sempio bastardo. Ti odio.
Che e' un verbo, ma per me e' un nome. Vedi quanti ne ho? E ne nascondo tanti altri, nella testa, sotto la lingua e nel cuore.
"Nomina nuda teneo".
Ho l'essenza, la tua, ma il problema e' che non sono una filosofa, ne' una scrittrice, ne' una poetessa o un'intellettuale (probabilmente sono un cretina da competizione, ma su questo glissiamo, senno' mi si scamazza il pathos della frase).

Ho il nome nudo e mi mancano i suoi vestiti: la voce, il sorriso, la pelle e la carne. Mi manchi tu, in concreto, e mi manchi da morire percio' stringo cio' che possiedo, il tuo nome, chiamandolo "essenza" perche' in poche sillabe racchiude tutto cio' che sei e cio' che mi fai provare. Essenza, che vuol dire nucleo, sostanza.
E profumo.

E come lo stringo questo nome!
Forte, disperatamente, ne spremo fuori ogni stilla d’aroma: ho bisogno di sentirlo e poco importa se le spine mi sprofondano nella carne.
Perche' anche questa e' l'essenza della rosa: ha le spine.

Aghi di distanza, aculei affilati che sono altri uomini o altre donne.
Altre persone.
Ma io la stringo lo stesso, quella rosa, e non m'interessa se ferisce.
Non la lascio. Chiudo il pugno e aspetto. E leggo. E scrivo.
Ti voglio bene, biondo.
Anzi, ti odio.


Nadja Jacur

Pagina principale