Fletto i muscoli e sono nel vuoto



FLUSH


- Hai sentito che botto tremendo?
- Eh?
- Si, un boato, una bombarda assurda.
- Sara’ qualcosa nella stanza dei bambini. Dormi, cara.
- No, era fuori.
- Ronf
- Ma come, c’e’ un pericolo e tu, deficiente, continui a dormire? Svegliati! Il ladri! Qualcuno sta cercando di entrare!
- Con un ariete?
- Non fare dello spirito e vai a vedere, muoviti. Raus!
- …(Fanatica)…

*SWITCH*
Vaccabo… ma perche’ proprio a me? Dov’e’ il maschio Alpha che protegge il focolare? Quello che scatta in piedi come un giaguaro, afferra la mazza da baseball e tranquillizza la sua squaw “Non c’e’ problema, donna, qualunque cosa sia, e’ gia’ carne morta” / “Oh, cielo, non fare imprudenze, amore. Ritorna vincitor” / “SGRUNT” e se ne va. Terrificante. Inarrestabile. Mentre sbatto le ciglia umide, commosse e adoranti.
Invece ho questo coso: ha un sonno che se lo porta via e si e’ girato dall’altra parte ravanandosi i coglioni. Perche’ proprio a me doveva capitare un maschio Beta?
- Muoviti dai!

*SWITCH*
Questa squarciapalle non mi dara’ pace.
Medito soluzioni alternative.
Felino, afferro l’abajour e la stendo? Secco, deciso. Poi le racconto che stava sognando, si e mossa di scatto e ha dato una tragica craniata al comodino. Me la svango?
Capitemi, non sono violento di natura ma talvolta mi faccio ispirare dalle circostanze.
- Allora?
- Okey.
Okey per forza, supino, come ogni uomo che si rispetti. Mi alzo, faccio un giretto e torno. Lei si tranquillizza e smette di sfracellarmi il cazzo di prima mattina. Riesco a farlo senza nemmeno svegliarmi del tutto, scommetti? Minimo sforzo, massimo risultato e zero parole: un grugnito puo’ essere una forma di comunicazione terribilmente espressiva e rassicurante.

*SWITCH*
E’ in piedi e gli sono accanto.
Sono ancora intontita. Mi snebbio il cervello shakerando la testa come un cane cosi’ il sangue irrora la corteccia, i sogni si disperdono e il sistema si riaccende. La gola… ho come un raschietto amarognolo in gola. Ieri sera gli ho fatto un pompino? Forse.
E lui? Lui come sta? Beh, c’ha “l’effetto idraulico” mattutino, si, insomma, quell’erezione-spaccanoci che inorgoglisce gli uomini appena si svegliano. Quasi quasi.… Ideona! Mo’ lascia fare a me e alle innate arti femminili. Ora lo galvanizzo. Risveglio il suo virile istinto protettivo cosi’ mi diventa feroce.
Mi accosto a lui, pelle su pelle. Ecco, cosi’. Gli respiro sul collo… un morsettino qui e una mano a stringerglielo forte. Hmmm, senti che marmo, speriamo che duri anche per dopo.

*SWITCH*
- Eddai, Nad, vaffanculo! Ma ti pare possibile? Prima ti agiti in preda al panico e poi mi ti avvinghi al cazzo. Ninfomane! - O forse… forse vuole solo essere rassicurata. In questo caso il contatto con una nerchia ha il suo perche’, povera piccola, in fondo c’e’ logica anche nelle menti femminili. Forse. Vabbe’, non confondiamoci e raggiungiamo l’obiettivo: sonno. Nanna.
- Ma che ore sono, poi?
E lo chiede a me? - So un cazzo… albeggia.
- Vai.
Vado. Ecco, il maschio sacrificabile si muove. Avanza. E poi si parla di progresso sociale della specie. Progresso un cazzo! E’ tutto uguale a quando eravamo cacciatori-raccoglitori e vivevamo nelle caverne, anzi e’ sempre peggio. Dove sei Wilma? Dammi clava, non ti avvinghiare a lei.
Basta, voglio emanciparmi! (E poi dormire).

*SWITCH*
Ok, e’ come sul Golan, solo che siamo in camera da letto: devo organizzare gli spostamenti delle truppe, altrimenti si sbandano. Dunque, casa nostra a Venezia e’ su un piano rialzato. Buona posizione difensiva. Un lato dell’immobile da’ su un giardino interno mentre l’altro si affaccia sul canale. Escludendo un tentativo di effrazione anfibio (dovrebbe essere l’uomo-pantegana), e’ ovviamente necessario circoscrivere il pattugliamento all’unica area esposta.
Guardo il mio uomo. Mano sulla spalla, occhi negli occhi. Muta, gli indico la porta dello studio. Due gesti convenzionali. Secchi. Imperativi: “Vai di la, avanza con circospezione”. E’ stupefacente come mi venga tutto automatico, riflessi condizionati da anni di esperienza. Anche la sua risposta viene automatica: - Deficiente – poi s’incammina.

*SWITCH*
Studio. Tutto tace.
Salotto, camera da pranzo. La quiete.
Veranda. I campi elisi.
Guardo l’orologio a muro… cazzo, le cinque! Maddio meridiana!
Torno a letto… no, dai. Uno sguardo anche in cucina, alla porticina che da’ in giardino. Scrupolo. Poi vaffanculo al mondo, fatemi abbracciare un cuscino. Scoparlo. Nel sonno. Il mio cuscino e’ Manuela Arcuri in dolorosa astinenza.
Ecco fatto. Tutto ok, come volevasi dim… ma che scuro.
Alzo gli occhi verso il lucernaio e
CRISTO SANTO DI UN DIO, un ragno gigantesco. Shelob!
Ed ha anche piedi umani! Puttana immonda, che schifo rivoltante! Una sedia, presto!

Calma.
Ragioniamo.

Gli indizi si ricompongono come gocce di mercurio e danno vita ad una folgorazione che nemmeno Archimede.
- Vaccaboia, ma e’ un uomo!
C’e’ un tizio che agonizza sulla veranda, sul tetto, sul lucernaio, sarcazzo che e’. E mi ha quasi sfondato la vetrata antiproiettile. Apro la porta e mi fiondo in giardino. Voglio vederlo in faccia, il figlio di puttana.
Prima di tutto, da dove cazzo e’ sbucato? Una finestra al terzo piano dell’albergo vicino e’ aperta. Sette metri sotto c’e’ la campata del tetto che digrada verso il giardino. Bel salto, ragazzo, ti e’ andata di culo che sei ancora vivo. Ecco Nad… merda aveva ragione lei, c’era qualcuno. Odio quando succede. (Ma. MA! Non erano ladri! Quindi ho ragione io che si poteva dormire… o no?)

*SWITCH*
- Allora, cos’e’ stato?
- Un tizio si e’ abbattuto sulla veranda.
- Eeeehhh?
- Tranquilla, il vetro ha retto.
- Ma che cazzo dici?
- Guarda.
Oputtanamiseria! Sul mio tetto. - S.U.L M.I.O T.E.T.T.O - rantola un uomo nudo in posizione fetale. E’ bruno, riccio, carnagione olivastra, microdotato in tutto (certi dettagli balzano all’occhio). Forse ispanico o mediorientale. Un terrorista?
- Presto! Chiama qualcuno, Vallo a prendere, Sali sul tetto, E vestiti che sei indecente, Guarda se si sono svegliati i bambini, Chiama la polizia, Ma… ma che fai li impalato? E questo coso… Si muove ancora! Ehi, tu, sta fermo, capito? Fermo!
- Agrrraaagagagaga nnnnnggggg
- Hai ragione, son d’accordo, ma sta fermo.
Il tipo si rotola e cosi’ facendo si avvicina pericolosamente al bordo del tetto. Se cade sono altri tre metri ma soprattutto, dopo avermi crepato il lucernaio e sfasciato le tegole, questo mi scardina anche la grondaia.
Quindi – Fermo! Bastardo figliodiputtana, non ti muovere!

*SWITCH*
- Poveraccio, ma c’e’ bisogno di insultarlo? Che bestia insensibile – il tono e’ intriso di giusto sdegno.
- Sai quanto costa una grondaia nuova?
- ARG! Fermo, grandissima testa di cazzo! – la detesto quando ha ragione, ma ora devo fermarlo. Qualsiasi cosa, in qualsiasi modo – Dammi una mano, Nad!
- Ciapa – Mi passa un mocio. Geniale! E’ per questo che l’ho sposata.
Non ci rifletto nemmeno un istante e lo respingo con la decisione di un armigero in un assedio - Stop! Sitz! Platz! Parkieren Verboten! – perche’ mi viene il sospetto che sia anche straniero. Meglio usare un linguaggio internazionale e asburgicamente imperativo.
Nad afferra il cordless e si mette a pigiare tasti con fare compulsivo. Bene. Pero’… cioe’, guarda che schifo di situazione. Lo sto tamponando con uno scopettone mentre sarei in grado di reggere una borsa della spesa senza toccarla con le mani. Non posso mica farmi trovare cosi’ dall’ambulanza, no? Via, gli stampo una bottarella piu’ energica (una piu’ una meno, che fa?) e scatto a mettermi addosso qualcosa da vestire. Passando palpo il culo a Nad, e hoppete!
Ora si che mi sento gagliardo!

*SWITCH*
- Ehy, abbandoni la posizione? Disertore!
- Mi vesto. O forse preferisci che me l’inculi prima dell’arrivo dell’ambulanza?
- Se lo meriterebbe
- E se poi gli piace?
- Gia’… hai visto come ce l’ha piccolo?
Non ci credo – Nad, e’ mai possibile che sia la prima cosa che guardi in un uomo perfino in queste circostanze?
- Come prima cosa gli guardo il culo. Sempre.
In che senso? Questa non l’ho capita. N’importa. Su, pantaloni della tuta, maglietta e via. Ho preso una di quelle di Nad. Chissene. Controlliamo che il creaturo non sia riuscito a divellere anche la grondaia.

Torno e lo trovo seduto sul bordo del tetto, una gamba che gli trema, l’occhio che galleggia nel nulla. Nad e’ di fronte a lui, ha agguantato la tovaglia della cucina e se l’e’ allacciata sopra il seno, come un asciugamano. Gli sta parlando in inglese: - Non lo fare. Non ti buttare un’altra volta. Pensa alla mia gronda di rame, fallo per lei.

Spera di tenerlo su a parole? Dannate donne. Inette. Ora ci penso io: la scanso e gli puntello i piedi con entrambe le mani. Nel frattempo cerco di calmarlo come si fa coi cani e coi cavalli. Vale a dire mormorando fonemi morbidi, non necessariamente sensati ma in grado di tranquillizzare e trasmettere partecipazione emotiva. Certo che in effetti ce l’ha tragicamente piccolo.
- Che fai? Lo tocchi?!?!
- I piedi, Nad, solo i piedi. Evito che passi alla fase due come una manovra finanziaria.
- Ma buttalo giu’! No, non in quel senso! Digli di distendersi sul tetto, aiutalo, caricalo, giralo, spostalo, ma senza toccarlo che potrebbe avere malattie.
- Uso la Forza?
- Non e’ necessario essere brutali: convincilo con le buone.

*SWITCH*
- Mom – rantola lo sventurato.
- Prego?
- Mom!
Yankee! Il marocchino e’ americano e forse inizia a connettere.
- Ehy guy, do you understand me? Do you speak english?
- Mom
- Si, a’ssorata.
- Daniel
Poi crolla all’indietro.
Ora, escludendo che sua mamma si chiami Daniel ed escludendo un richiamo autoreferenziale, Daniel dev’essere il suo amichetto. Cioe’ il paracadutista ha un coniglietto che sta dormendo della grossa sette metri sopra le nostre teste. Devo avvertire l’albergo: mi metto un impermeabile e vado.

Sto per uscire quando il campanello mi trilla nell’orecchio.
Faccio appena ad aprire la porta che vengo travolta da una muta di tizi in tuta arancione. Hop hop hop, sembrano le teste di cuoio dei film americani, quelli vestiti di nero e che si calano sempre con le corde.
Il capobranco e’ un energumeno Cannaregio-cantropo che mi mette una mano sulla spalla - El xe tuto a posto, bea. ‘Desso ghe pensemo nialtri [Si tranquillizzi signorina, siamo qui noi] - Dove xelo el mona? [Di grazia, dov’e’ l’infortunato?]
- Sopra la cucina, le faccio strada.
Capo-arancio mi segue ed individua la sagoma – Ghe sboro! [Acciderbola!] Ario ea, insemenio dea merda: xe anca drio moverse! [L’ho individuato. Povero diavolo, si agita ancora] OOOOEEEEEE, NO STA MOVERTEEE!
- Guardi che probabilmente e’ anglosassone.
- Ben, NO STA MOVERTE EO STESSO!
- No… volevo dire… temo che non la capisca, che parli solo inglese. Se vuole traduco.
- Eh? No, no, cossa credea, [Prego? Signorina, non ci prenda per bifolchi] anca nialtri semo po-li-glot-ti. Varda: OU CIO’, TI [Mi permetta di darle una dimostrazione pratica: ehy, buonuomo]… du yu spik inglisc?
- Gmgfshhshs
- Du yu anderstend mi?
- Gffamaga ga gagagaaaa
- Bon, EORA NO STA MOVERTE!

*SWITCH*
Una mezza dozzina di stradini invade il giardino, e’ guidata da un lanzichenecco che Nad chiama “Capo-arancio”. In due salgono sul tetto e decidono che non ce la fanno a calare la salma semiviva quindi e’ necessario chiamare anche i pompieri.
Nad si occupa delle telefonate mentre io tengo d’occhio i soccorritori.
Aleggiano domande nell’aria.
Perche’ l’ha fatto? E’ stato spinto? Si e’ buttato? Ha bevuto? Tutte le ipotesi richiedono prove concrete e cio’ assorbe ogni energia ed inganna l’attesa.
Il medico, scrutando attentamente il volto di Ratman, scuote la testa e sentenzia “el ga i oci a folpo” [ha la pupilla dilatata come un moscardino] ma la soluzione e’ troppo banale e non soddisfa l’altro infermiere che e’ salito sul tetto. Quest’ultimo propende per un gesto folle dettato da una forte depressione. A sostegno della propria tesi porta un’evidenza: Ratman si e’ buttato perche’ ce l’ha una “schia” (piccolissimo gambero lagunare, si serve fritto come le patatine). E’ subito un coro: Vedere, vedere! Gli omini arancioni sciamano sulla scaletta d’emergenza e tutti vogliono dare uno sguardo al fenomeno. In assenza di un nome ufficiale, lo ribattezzano “michietta”.
Cerco Nad con lo sguardo, ha un impermeabilino addosso e sotto non ha niente. Uno zero di niente. Arf! Sta telefonando e gesticola. Mmmm la sbatterei sulla poltrona e le rigirerei la falda del vestito di sotto in su, cosi’ si vedono solo le gambe e le cosce e poi zacchete! Senza pieta’. Che poi mi fa un sesso bestiale starmene qui, serafico, e pensare a porcate senza che nessuno lo sospetti nemmeno lontanamente.

*SWITCH*
Guardalo la, con la libidine che gli spuma dalle orecchie come Guinnes. Come fa ad essere cosi’ trasparente? Fra un po’ mi va in overflow da salivazione e si mette a masticare aria. Alzano la cornetta:
- Dica, Polizia.
- C’ho un tizio sul tetto della veranda. M’e’ precipitato da un albergo vicino – Chiara. Sintetica. Essenziale.
- Arriviamo IMMEDIATAMENTE!
- Perfetto, le do l’indirizzo.
- Bon, ma… e’ morto?
- No, si muove ancora.
- Ah… oh… beh, allora…
- Allora cosa?
- Allora meno immediatamente. Lei nel frattempo avverta l’albergo. Ma si fidi, noi arriviamo, eh? Prima o poi arriviamo – e mette giu’.
Non ho parole. Esco e incrocio un manipolo di pompieri in tenuta antisommossa pronto ad irrompere in casa. Spalanco la porta, non si sa mai che me la prendano ad accettate: - Prego

*SWITCH*
Arrivano altri quattro o cinque tizi catarifrangenti in formazione a testuggine. Parla il capo: - Allora, dov’e’ il suicida?
Gli indico il tipo e i pompieri scattano all’azione: due fanno comparire una scala. Uno, armato di cesoia da trincea, recide i cavi della biancheria che era possibile smontare grazie al pratico moschettone. Un quarto si mette i guanti ignifughi e mi da di gomito – A Venezia i turisti piovono dal cielo! AHAHAHAHAH – ride da solo e nel frattempo, boiamondo, suona ancora il campanello:
- Polizia di Stato, apra la porta!
Ellamadonna. Apro.
- E’ qui che un tizio si e’ buttato di sotto?
- Si, questo e’ il disotto.
- E il di sopra?
- L’albergo accanto.
Interviene il vice: - Dov’e’ appena entrata quella sventola seminuda, capo! L’extrapillow.
- Ma… ma come extrapillow? E’ mia moglie!
- Ha-haaa!
- Zitto, Scampia, vediamo di ricostruire.

*SWITCH*
Suono all’albergo. Ri-suono. Insisto. Epporcaputtana e’ un quattro stelle, possibile non ci sia nessuno? Finalmente aprono e appare un tizio in gile’. Impeccabile nel suo completo da maggiordomo inglese che non ha avuto il tempo di mettersi la giacca. E’ distante, altezzoso, visibilmente seccato che una homeless come me venga ad importunarlo di prima mattina. /No, non ci sono ancora avanzi della prima colazione e no, non ho nessun posto da cameriera da offrirle/ – Desidera?
- Informarla che vi e’ caduto un cliente sulla mia veranda.
- Prego?!
- E’ suo un tizio sul metro e settantacinque, trent’anni, bruno, riccio, normolineo e… beh, lasciamo perdere. E suo? Perche’ vede, sta rantolando sul mio tetto: pompieri e ambulanza sono per lui.
- Cristo Dio della madonna! Ed e’ sicura che sia uno dei miei?
- Proviene da una sua finestra.
- Volo!
E due. Dannata ironia involontaria.

*SWITCH*
Ecco Nad col consierge. Si avvicina e riconosce il tipo.
- E’ il signor Morres!
- Daniel? – Azzardo
- No, Felipe. Felipe Morres, Statunitense, New Jersey
Interviene un poliziotto: - Puo’ dirci qualcosa di piu’.
- Certamente – indica la finestra spalancata – e’ la 101.
- Essenziale. No, grazie. Davvero. Il tassello che ci mancava.… Intendevo dire, c’era qualcun altro con lui?
- Ah… Aaaaaah! Si, ora capisco. Dunque, si. In effetti c’e’ un altro signore.
- Deniel? – ri-azzardo.
- Gia’, ma lei come fa a saperlo?
Il sospetto dei poliziotti si fa denso come le sopracciglia corrucciate. Gli spiego come faccio e cio’ ispira un verbale. Il capo detta al vice: “Alle ore cinque e zero zero di questa mattina stavo tranquillamente dormendo nel mio letto [e avrei continuato a farlo se non lo condividessi con una sbregaminchia] quando un rumore terribile [Flush] mi ha svegliato di soprassalto [Eh? Che? Hai detto qualcosa? Si, si, hai sempre ragione, ne parliamo a colazione] Prontamente mi alzavo [e via, esercizi ginnici da primi del secolo. Schiena eretta, braccia protese in avanti, flessioni sulle gambe e Hop, e Hop, e Hop] Circospetto avanzavo nella tenebra [una faina, un ninja, un’ombra giustiziera] ricercando la presenza di un intruso, forse anche di un ladro! - anche, Alvise? / Anche, anche: io detto, tu scrivi. Scrivi: anche. E punto esclamativo alla fine” Esperanto. Nad, maledetta vigliacca, mi hai lasciato solo con ‘sti due! “Firmi” : - Che cosa?
- Il verbale - ovvio no?
- Ah, perche’ questo l’avrei scritto io?
- No, no: l’abbiamo scritto noi, ma lei lo firma – Pat, pat, pacca sulla spalla si.vede.che.e’.sotto.shock.signore.
Cioe’, oltre al danno la beffa. Ma dimmi se son cose.
Approposito di danni, ma quanto mi costera’ rimettere a posto il lucernario? Perche’ se spero che mi paghi l’albergo sto fresco. Quelli son responsabili se mi piove un’imposta, mica se mi piove un cliente. Quanto mi costera’, eh quanto mi costera’?

*SWITCH*
Seimila euro tondi. M’e’ arrivata ieri la fattura.
Morres Felipe e’ atterrato di culo e forse e’ stato questo che gli ha salvato il resto. Il suddetto culo, pero’, doveva essere di tungsteno, mannaggiaallui.


Nadja Jacur

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