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Fonte: http://english.aljazeera.net/HomePage

Data : 19.07.04

OSTACOLI AL PROGETTO DELLA CLONAZIONE DEI MAMMUT

Per più di un decennio, Kuzufumi Goto è stato mosso da una singola ambizione che è diventata quasi un’ossessione: vuole vedere mandrie di mammut lanosi – estinti da migliaia di anni – vagare ancora per le steppe siberiane.

Goto sostiene che il DNA dello sperma congelato e perfino del tessuto molle di un esemplare di mammut, recuperato dal permafrost russo,  gli permetterà di rigenerare gli imponenti animali.

Ma il capo scienziato del Mammut Creation Project si trova a fronteggiare un grosso ostacolo, che inaspettatamente minaccia di riportare la sua ricerca indietro di tre anni, secondo quanto ha dichiarato.

“Non sappiamo esattamente cosa stiano facendo gli organizzatori della Esposizione Mondiale di Aichi del 2005, perché non vi sono state comunicazioni tra noi; ma il mammut che intendono esporre il prossimo anno sarà utilizzato per puro intrattenimento, disattendendo i nostri scopi scientifici.

“Disperderanno il duro lavoro che altre persone hanno profuso in questo progetto.”

 

SIMBOLO DELL’EVENTO

La Prefettura di Aichi, nel Giappone centrale, inaugurerà il prossimo 25 marzo, l’Esposizione Mondiale, della durata di 6 mesi. Si ritiene che circa 15 milioni di persone visiteranno la mostra, al cui allestimento partecipano oltre 100 nazioni.

Già dalle prime fasi della progettazione, gli organizzatori hanno annunciato che sperano di essere in grado di recuperare un mammut completo dalla Siberia, da usare come simbolo dell’evento.

“Il tema dell’esposizione è il sapere della natura, ed il mammut è considerato un essere simbolico, rappresentante della vita sulla terra 10,000 anni or sono” ha dichiarato Ayumi Okamoto, vice direttore del dipartimento delle pubbliche relazioni.

Okamoto ha negato che i fondi per il progetto siano stati erogati direttamente dalla Repubblica di Sakha, dove è attualmente in corso la ricerca di uno specimen perfetto di mammut, ma non è stato in grado di illustrare quanto sia stato speso fino ad ora per questa sezione dell’esposizione.

“Non posso indicare l’esatto budget, ma ammonti a pochi milioni di yen” ha dichiarato.

 

DELUSIONE

Lo scienziato Goto, 53 anni, è contrariato dal fatto che il mammut sia trasformato in un’attrazione piuttosto che in un’opportunità di comprendere. In anni di ricerche è infatti riuscito a sviluppare una notevole esperienza nella tecnologia riproduttiva e presso l’Università di Kagoshima, ha dato il via ad un innovativo progetto di riproduzione artificiale per salvare una specie unica di mucche native, estintasi rapidamente.

“Ci siamo dedicati lungamente alla ricerca ed all’analisi delle informazioni raccolte in Siberia” ha dichiarato. “Il mio gruppo è molto deluso dal fatto che tutto ciò sarà utilizzato al solo fine di esporre il mammut. Si stanno spendendo enormi quantità di fondi per qualche osso; ciò è un male per il Giappone, per l’esposizione e per la scienza”.

 

SCOPERTA CONGELATA

L’8 giugno, un team di 30 scienziati – comprendenti ricercatori russi, giapponesi, francesi, tedeschi ed un eritreo - è volato in elicottero alla volta alla riva di un fiume, circa 30 km dal piccolo villaggio di Yukagir, ove i locali avevano trovato un mammut congelato.

La testa della bestia sporgeva dalla superficie, mentre il resto del massiccio corpo era coperto da 4 metri di nave e ghiaccio, che hanno aiutato a preservarlo. Gli scienziati hanno notato che la carcassa ha ancora peli attaccati ed il suo ultimo pasto è ancora presente negli intestini.

La zampa sinistra dell’animale è stata scavata ed inviata all’Istituto di Ecologia Applicata al Nord, a Yakutsk, e custodita in un grande freezer. La testa, che gli scienziati dicono si trovi in eccellenti condizioni, ha ancora la pelle ed i peli, gli occhi e le orecchie sono immediatamente riconoscibili ed il cervello si ritiene sia intatto.

La metà inferiore del mammut non è stata riportata alla luce, ma gli scienziati sperano che sia similmente intatta, nelle profondità della riva del fiume. Un’altra survey del sito è in programma per la fine di Agosto, quando una maggiore porzione dei resti potrà essere recuperata.

 

I SOLDI PARLANO  

Anche un altro gruppo di scienziati giapponesi, di base presso l’Università di Kinki, nel Giappone centrale e guidato dal veterano cacciatore di mammut Akira Iritani, ha visto i suoi progetti scombinati dall’esposizione di Aichi.

“Non abbiamo in programma di tornare in Siberia quest’anno” ha dichiarato Iritani. “Non siamo stati in grado di identificare alcun buon esemplare, e questo perché gli organizzatori dell’Esposizione di Aichi stanno spendendo enormi quantità di denaro per ottenere un corpo completo di mammut congelato.

“Credo che sarà piuttosto difficile per loro recuperare un corpo completo, a prescindere di quanto siano disposti a spendere – ed ho sentito si tratta di svariati milioni di yen –” ha dichiarato.

Il gruppo di Iritani spera di trovare un mammut sufficientemente ben preservato nel ghiaccio per poter prelevare DNA dai resti, incrociare i nuclei recuperati con creature ancora viventi al giorno presente – gli elefanti – e riportare le creature risorte in una vasta “riserva-safari” nella Siberia meridionale.

Il Parco del Pleistocene sarà un’intrapresa congiunta con la Russia, che dovrebbe permettere ai visitatori di vedere dal vivo creature estinte da millenni – inclusi mammut, particolari specie di cervi e cavalli, rinoceronti lanosi e perfino tigri dai denti di sciabola.

Il parco coprirà un’area di circa 160 miglia quadrate e avrà necessità di speciali infrastrutture ricettive per i turisti e rifugi per gli animali che la popoleranno.

 

NECESSIARIO IL DNA     

Ma prima che tutto ciò possa realizzarsi, i ricercatori dell’Università devono poter recuperare DNA integro, con il quale gli elefanti saranno inseminati artificialmente. Ogni generazione di mammut così ibridati, somiglierà più da vicino all’originario ceppo di progenitori maschi, dal momento che le femmine sono ricche di quantità di DNA maggiori del mammut maschio.

“Il mio primo scopo è riprodurre un mammut; dopo di ciò, potremo decidere cosa farne. La ricerca è la parte più importante di questo progetto” ha dichiarato Hiromi Kato, che lavora con Iritani.

“Ad ogni modo, il Parco del Pleistocene in Siberia sarebbe troppo freddo per i mammut” ha dichiarato. “Si arriva a raggiungere –50 o 60 gradi qui in inverno, e sarebbe meglio se il parco fosse costruito nel Giappone settentrionale.

“Vi è un detto in Giappone: è meglio vedere una cosa che sentirne parlare per 100 volte” ha dichiarato. “Al momento presente, possiamo solo sentire parlare dei mammut, vedere i loro fossili – ma non possiamo sentire i loro versi o vedere come si muovono.

“Se potessimo riprodurli, allora comprenderemo molto meglio di quanto siamo mai stati in grado di fare osservando una carcassa” ha aggiunto.

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