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L'età della Secessione è
"un'epoca di donne fatali", in cui le donne peccatrici, dominatrici, seduttrici non sono più additate
alla compassione della morente società borghese dell'Ottocento, ma venerate come dee
e idoli di una cultura nuova, più libera e insieme schiava delle sue grandi passioni, in un'Europa che cambia
volto. Questa donna così seduttiva, capace di usare il suo fascino per soggiogare l'uomo e sottometterlo,
affascina intensamente Klimt e i suoi compagni secessionisti.
La femme fatale è un'icona della Secessione e dell'Art Nouveau: avviluppante ed insidiosa, di fronte a lei è
impossibile resistere. Le sue movenze ed i suoi sguardi sono allusivi e voluttuosi, l'effetto che produce è
quello del vino, delle droghe e dei veleni.
La donna fatale ripropone il tipo, ricorrente nella cultura occidentale, della tentatrice sensuale e distruttiva,
di una donna pericolosa per l'uomo proprio in virtù del suo potere di seduzione. Bella, affascinante, crudele,
bramata e odiata, ella è la personificazione della sessualità, l'emblema dell'amore carnale, della passione e
dell'istinto, di un'area dell'anima dove non regna più la ragione, ma l'irrazionalità,
e le pulsioni istintuali. Klimt renderà ampiamente omaggio a questa visione della donna nella sua opera,
in Giuditta I e II come nel dettaglio delle "forze ostili" del Fregio di Beethoven e nella splendida ninfa
protagonista di Pesci d'oro. E' la Donna che si fa gioco dell'uomo, anzi se ne nutre, gareggiando con lui in astuzia
e crudeltà e vincendo grazie a un'arma invincibile: quella della seduzione, dello sguardo che avvince e cattura. |
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