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Nasce una nuova collana di poesia. Si chiama niebo, affratellandosi alla rivista fondata da Milo De Angelis nel 1976; e riproponendo, di quella stagione prestigiosa, l'amore assoluto per la poesia. Il suo grido frontale e tragico, la sua forza mitica, distante, ora come allora, dalle scorciatoie della politica e dell'esperimento. Una collana, direbbe Rimbaud, assolutamente contemporanea, sottolineando il senso dell'avverbio, la sua esigenza di eternità: di trovare nell'impatto con la contingenza più feroce ciò che resiste al tempo e lo fa indelebile. I primi libri, di autori che in modo diverso hanno attraversato quell'esperienza, ne sono testimonianza.


La sfida di una piccola casa editrice. Oggi, per perdere un libro o meglio per nasconderlo, basta portarlo in libreria; lì, il suo destino, in quanto libro, è segnato: non raggiungerà nessuno. Nasce una nuova collana di poesia. Poesia di grano in grano, di mano in mano, poesia in moto, di città in città che vuole incontrare chi la cerca. Ci vedremo in giro per l'Italia, porteremo in giro gli ospiti, le parole d'altri paesi. Questa la proposta: disegnare, in movimento, la mappa di un territorio che non è limitato dai confini. Li oltrepassa scambiando la parola. Ciò che maggiormente ci interessa nella scrittura è la purezza o l'inferno di "credere veramente". Senza compromessi. Poesie portate nelle tasche, nelle borse, nelle valigie, nelle case della vita, nella prateria dove si giocano le danze e gli agguati, dove restano i "pezzi di carne", quelli della memoria, quelle rughe, profonde, ferite, nel tempo di chi ha continuato a scrivere comunque, nella pelle di chi ha creduto che le proprie parole andavano protette "come la vita" portata avanti "a tutti i costi". Dopo ogni Omaha Beach resta il canto profondo che sale (o scende) dalle vene della vita, vera dentro le radici del sangue, quella che ha fatto comunione...



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