Henry & June di Anais Nin


Tratto dal diario non censurato dell'autrice copre il periodo che ha trascorso a Parigi tra il 1931 e il 1932. A quell'epoca risale l'incontro con Henry Miller e sua moglie June. Attratta dal fascino geniale di Miller e turbata dalla fisicità di June, la giovane Anais inizia una sorta di educazione erotico-sentimentale che la condurrà alla completa maturazione emotiva e personale.
Altre opere sono D.H. Lawrence, Il Delta di Venere, Fuoco, Diari, Incesto, La voce, Uccellini e Una spia nella casa dell'amore.

E' stato difficile trarre dei brani da questo libro, solo leggendolo nella sua interezza se ne riesce a cogliere l'essenza, e allora ho deciso di riportare quelle righe in cui mi sono del tutto riconosciuta.


In quel momento so di essere mezza donna e mezza bambina. Che una parte di me nasconde una bambina che ama essere sorpresa, essere istruita, essere guidata. Quando ascolto sono una bambina e Henry assume un atteggiamento paterno. L'immagine ossessiva di un padre erudito, letterato si riafferma, e la donna ridiventa bambina. Ricordo altre frasi come "Non potrei farti del male, non a te", la sua delicatezza insolita con me, la sua protettività. Mi sento tradita. Sopraffatta dalla meraviglia del lavoro di Henry, sono diventata una bambina. E immagino un altro uomo che mi dice "Non posso fare l'amore con te. Tu non sei una donna, sei una bambina." Mi risveglio da sogni di totale sensualità. Poi, infuriata, voglio dominare come un uomo, mantenere Henry, fargli pubblicare il suo libro. Desidero più che mai scopare ed essere scopata, affermare la donna sensuale. Un giorno Henry mi dice: "Senti, credo che tu potresti tranquillamente avere tre amanti e riusciresti a tenerli a bada tutti. Sei insaziabile." E un altro giorno: "La tua sensualità non mi convince del tutto". Ha visto la bambina! Che cosa odiosa e insopportabile! Scappo pensando di portar via con me il mio segreto. Ho la speranza che Henry non l'abbia afferrato troppo bene. Temo l'analisi inquietante dei suoi occhi. Sguscio fuori dal suo letto e scappo mentre lui dorme. Mi precipito a casa e mi addormento, profondamente, per molte ore: devo soffocare la bambina. Domani potrò rivedere Henry, affrontarlo, essere donna.


"..poi una bella lettera di Henry, la più sincera, grazie alla sua semplicità:
'Anais, grazie a te questa volta non vengo fatto a pezzi… non perdere la fiducia in me, te ne prego, ti amo più che mai, davvero davvero.
Non sopporto di scrivere quello che vorrei dirti sulle prime due notti con June, ma quando ti vedrò te lo dirò, ti renderai conto dell'assoluta sincerità delle mie parole.
Allo stesso tempo, stranamente, non sto litigando con June. È come se avessi più pazienza, più comprensione e simpatia di quanto sia mai successo prima… Mi sei mancata moltissimo, in momenti in cui, Dio mi aiuti, un uomo sano e normale dovrebbe..
E ti prego, cara, cara Anais, non dirmi cose crudeli come hai fatto al telefono - che sei felice per me. Che cosa significa? Io non sono né felice, né terribilmente infelice; provo un senso di tristezza, di malinconia che non riesco a spiegare del tutto.
Ti voglio. Se mi abbandoni adesso sono perduto. Devi credere in me, per quanto a volte ti possa sembrare difficile.
Mi chiedi di andare in Inghilterra. Anais, che cosa dovrei dire? Cosa mi piacerebbe? Andarci con te, stare con te per sempre.
E ti dico questo proprio quando June è venuta da me mostrandomi il suo aspetto migliore, quando dovrebbe esserci più speranza che mai, se fosse la speranza che voglio.
Ma come te con Hugo, vedo che tutto arriva troppo tardi. Ormai sono andato oltre. E ora, senza dubbio, dovrò vivere con lei una bella e triste bugia per un po', una bugia che ti angoscia e questo mi addolora terribilmente.
…forse mi odierai o mi disprezzerai, ma io che posso fare?
Io ti amo, almeno questo ricordalo. E per favore non punirmi cercando di evitarmi.'

Ieri sera ho pianto. Ho pianto perché il processo grazie al quale sono diventata donna è stato doloroso.
Ho pianto perché non sono più una bambina con la fede cieca di una bambina.
Ho pianto perché i miei occhi sono aperti sulla realtà: sull'egoismo di Henry, sulla smania di potere di June, sulla mia creatività insaziabile che deve sempre occuparsi degli altri e non sa badare a se stessa.
Ho pianto perché non posso più credere e io amo credere. Posso ancora amare appassionatamente anche senza credere. Questo significa che amo umanamente.
Ho pianto perché d'ora in avanti piangerò meno.
Ho pianto perché ho perso il mio dolore e non sono ancora abituata alla sua assenza."