L'ODISSEA DELL'OSPEDALE


…prima di iniziare a scrivere alcunché mi soffermo un istante per i necessari riti scaramantici, quindi facciamo corna, tocchiamo ferro, legno e tutto quello che è possibile toccare al momento e poi posso dirlo: FINALMENTE SONO A CASA!!! …e spero di restarci…
Ebbene sì, dopo 38 giorni di ospedale (25/04/2002 - 01/06/2002), rieccomi qui davanti a questo quadrato luminoso a raccontarvi di me… non voglio tediarvi con i particolari tecnici di tutto quello che mi è capitato, quindi lo riassumerò in breve: 2 interventi chirurgici allo stomaco a 3 giorni di distanza l'uno dall'altro di cui uno fatto d'urgenza per peritonite (il buon chirurgo non si era accorto che la prima volta mi aveva fatto un buco nello stomaco x sbaglio), pleurite, setticemia e varie altre complicanze che a questo punto preferisco non ricordare.
Solo pochi giorni fa mi hanno confessato che x ben 2 volte mi hanno letteralmente "riacciuffato x i capelli", ma sembra che anche questa volta non fosse la mia ora (ritocco ferro)…
Ma quello che vorrei sottolineare di questo periodo non sono tanto le sofferenze fisiche, che ci sono state e sono state tante, ma varie altre cose su cui i 38 giorni in ospedale mi hanno fatto riflettere.
Io sono sempre stata una persona moooolto indipendente, "Io, non ho bisogno di nessuno!", questo è sempre stato il mio motto, e invece mi sono ritrovata di punto bianco completamente inerme, alla mercè di dottori, infermieri, che potevano fare di me quello che volevano. Annientamento della propria individualità, ecco quello che ho provato, non ero più una persona, ma solo un corpo sui cui lavorare, certo, lo scopo era quello di guarirmi, ma la sensazione di essere solo un oggetto da aggiustare era terrificante.
E poi, un guaio dopo l'altro, un esame dopo l'altro, sempre peggiori, ho creduto davvero di vivere un incubo infinito, solo che il risveglio non arrivava mai, anzi, ogni giorno che passava sembrava che le cose si facessero sempre più complicate e incomprensibili persino ai dottori. E allora viaggi da un reparto all'altro, da un ospedale all'altro, visite su visite, pareri contrastanti, dolori, febbri altissime, la sensazione di non farcela, la rassegnazione che tutto ciò non sarebbe mai finito. Quindi, inevitabili momenti di depressione, momenti in cui avrei desiderato solo addormentarmi e non svegliarmi più.
In tutto questo buio le uniche luci sono state le persone che non mi hanno MAI abbandonato e che mi sono state vicine sia realmente che via telefono e che mi ricordavano che fuori da quel letto e da quelle mura bianche c'era ancora un mondo che aspettava che tornassi. Mi sembrava impossibile, e un po' mi sembra anche adesso, che possa ritornare a Vivere, ad uscire, a lavorare (Oddio, mai avrei pensato di arrivare a desiderare di tornare a lavoro!!), a fare tutte quelle cose banali che adesso per me hanno un significato immenso: prendere la mia Gigetta e farmi un giro in collina con lo stereo a palla, io, la musica, i miei pensieri e il verde dell'erba, ballare come una scema in camera mia per sfogare la tensione, rincorrere uno dei miei miciotti per la casa, andare al mare… Quante cose si danno x scontate quando tutto va bene, quando pensiamo che tutto duri per sempre. Con quanta strafottenza rifiutiamo a volte quello che ci viene offerto dalla vita, quante volte la malediciamo per quello che ci toglie, o per quello che non ci dà, io per prima ho imprecato per mesi interi solo xchè non potevo avere l'unica cosa che avessi mai desiderato veramente, e adesso? Adesso probabilmente continuerò a imprecare, ma con la consapevolezza che la vita è troppo preziosa per passarla recriminando contro di essa. Godiamocela ragazzi, è una e unica, tutti i momenti persi non torneranno mai più, e tutto il gioco potrebbe finire da un momento all'altro. Questo è un invito che faccio a tutti, tutti quelli che leggeranno queste righe, la vita è il bene più prezioso che abbiamo, anche quando sembra che si accanisca contro di noi.

Bè… tutto ciò l'ho scritto di getto e rileggendolo mi sono accorta che avrei voluto dire tutt'altro, ma non importa.
A questo punto un ultima cosa, la più importante, devo ringraziare le luci che mi hanno accompagnato in questo lungo buio tunnel, a partire da mia mamma che ha passato più di 20 notti con me in ospedale, Gianmarco che ha fatto l'impossibile, mio babbo, Fabrizio e tutti gli amici a partire da Max, Gianfranco, Sara, Manu, Sorso (ti faccio un grande in bocca al lupo x una pronta guarigione!!), Sabrina e tutti i ragazzi del TRf che mi sono stati vicini.
Grazie, davvero, a tutti, non so se ce l'avrei fatta senza di voi.
Adesso che dire.. spero che questa sia la volta buona, che tra tre giorni non sia di nuovo in ospedale per chissà quale nuova complicanza, spero di guarire, definitivamente, spero, dopo essere sopravvissuta, di poter tornare a VIVERE.