I fratelli Sandro e Marino Severini sono l'anima dei Gang, una delle formazioni più 'combattive' della musica italiana. Poco ascoltati e mai celebrati, nonostante i 'corsi e ricorsi' della critica siano sempre disposti, per il proprio cronico 'vampirismo', a riscoprire 'eroi dimenticati' (talvolta compiendo anche 'opere di bene', lo concediamo....).
Chissà, forse ai Gang è mancata la fatidica 'botta' (quella che di recente ha permesso, ad esempio, a Giovanna Marini, voce storica della canzone politica, di godere di un meritato successo popolare grazie a una collaborazione con De Gregori...).
Forse, come recita un loro album, sono troppo 'fuori dal controllo'. Lo dimostra il fatto che, di recente, stanno lavorando, senza un contratto discografico, a un progetto su Fausto e Iaio con un altro collettivo 'militante' (La Macina).
Se avete retto alla biografia, sappiate che vi risparmieremo qualsiasi 'pistolotto' su musica e politica.
La nostra intenzione era semplicemente quella di ospitare, in questa sezione di oZone, interventi sul 'senso' della musica, cercando tra le parole di chi la musica la 'produce', possibili affinità/divergenze. Tutto qua.
Questo intervento è stato pubblicato sul n. 534 della rivista "Il Mucchio Selvaggio", all'interno di un articolo curato da Federico Guglielmi. Buona lettura.
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I Gang dal vivo il 20 gennaio 2002 a Genova
in Piazza Matteotti, concerto
in commemorazionedi Carlo Giuliani.
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La cover dell'album 'Storie d'Italia'
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Coraggio e Speranza. Sono questi i materiali di cui ho bisogno e che di solito uso per scrivere una canzone. Sono i mezzi ma anche il fine, entrambi indispensabili; Coraggio e Speranza. Dove costruire? Dove edificare? Là, non qui, altrove. Sul terreno comune, condiviso, sulla Terra del "Noi". Nel momento in cui costruisco non so chi abiterà poi quella canzone, lo posso soltanto immaginare. Non so chi si affaccerà da quella finestra per vedere un'alba o un tramonto, chi userà quel bagno, chi si riparerà dal freddo e dalla pioggia sotto quel tetto. È così. Magari un giorno, passando da lì, dove una volta c'era il mio cantiere, mi fermerò sul ciglio della strada e guarderò da lontano con occhio discreto gli abitanti della "mia" canzone e magari mi sentirò felice e orgoglioso. Poi via, di nuovo "sulla strada". Scusate la metafora, ma la mia famiglia d'origine è una famiglia di muratori. Non solo, ma mio padre per più di cinquant'anni ha costruito decine e decine di case insieme a suo fratello Luigi, così come io ho scritto un centinaio di canzoni sempre con mio fratello Sandro.Tradizioni di famiglia.
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Coraggio e Speranza. Sono questi i doni che abbiamo ricevuto, il tesoro nascosto, la ricchezza vera che abbiamo riportato a casa. Sono ormai vent'anni che solchiamo il paese in su e in giù e ovunque, in ogni posto dove ci siamo fermati, qualcuno ha aperto la porta della sua casa al nostro passaggio, ci ha dato un posto alla sua tavola, moltevolte un letto, ci ha presentati con orgoglio ai suoi figli, ci ha fatto sentire "parte", appartenenti, condividendo con noi ciò che a lui era ed è più caro. Poi ci ha svelato le sue storie passate e presenti, le sue difficoltà, i suoi propositi. Così è stato, così è e così sarà. Essere parte, appartenere: questo è ciò che cercavamo ed è ciò che abbiamo trovato. E questo vale più di qualsiasi altra cosa. Uomini fra gli uomini. Questa è cultura e tutto ciò che da qui nasce e fiorisce non può non essere che la nostra, la mia cultura. Non merce, ma cultura.E da qui, da questo luogo reale e ideale, cerco con mio fratello e "la più grande banda del mondo" di far nascere e rinascere un'altra canzone. La mia canzone; per avere il mio posto a tavola, dove poterdividere il pane e il vino, per avere parte, poiché la mia è canzone di parte, partigiana, a volte di lotta, sempre politica. Perché tutte le canzoni hanno una valenza politica, anche quelle di Ramazzotti o degli Afterhours, che ne siano o meno consapevoli gli autori. E la mia canzone, poiché nasce da qui, qui tende a tornare, magari nuova, magari altra, e qui e soltanto qui ha lo scopo e la funzione di essere riconosciuta poiché è riconoscente. E’ questo il mio modo di sentirmi utile, per dire grazie, anzi grrrrazzzzieee!
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Eros Ramazzotti!
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Woodie Guthrie, il cantautore che
negli anni '50 rivoluzionò la musica
popolare (e non solo...), nonché padre
spirituale del primo Bob Dylan
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La mia canzone non può essere cantata ovunque e non può essere cantata per tutti e da tutti, poiché è proprio il suo carattere partigiano che non la fa universale ma la rende eterna. E’ una canzone che muove da una cultura subalterna e quindi destinata a una continua emancipazione e da questo destino e desiderio di egemonia restituisce forza al Sogno. Ecco ciò che la rende immortale. Diceva Guthrie: “la musica popolare è grande se il movimento operaio è grande”. Condivido. Ecco allora perché una canzone deve saper attraversare molte stagioni, deve saper resistere a quelle cattive e deve godere di quelle buone. Sarà il tempo a decidere di lei, a farla diventare non una ma la canzone. Ma a farla saranno gli uomini,senza tempo. E se volessimo sporgerci un attimo dal burrone del tempo ci accorgeremmo che sono le canzoni a fare gli autori e non viceversa. Poiché solo alcune canzoni ci fanno crescere, maturare, riescono a rivelare quella parte di noi che ci appartiene e solo con quella potremo "avanzare", muovere oltre e trovare posto qui nel Paradiso chiamato Terra. Coraggio e Speranza e... Fede; cos'altro ancora? Profezia, Visione e Profezia.
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La mia canzone è scritta non in tempi buoni, i miei non sono giorni in cui "il movimento operaio è grande", a me sono toccati questi tempi. A me non tocca scrivere e cantare le stesse canzoni già scritte da Woody Guthrie o da Pete Seeger, da Bob Marley o da Joe Strummer, da Billy Bragg o da Giovanna Daffini... a me è toccato scrivere in tempi di sconfitta, ma non per questo ho rinunciato all'Avanzata. Non ho accettato la resa né la ritirata, e la mia non è canzone di trincea ne di veglia ne di cambio della guardia. Questa avanzata lenta in territori paludosi ha fatto una canzone buona da cantare, in pochi, a volte sottovoce, e questo carattere resistente le ha dato identità di canzone di lotta. Pronta e sveglia, agile e leggera, adatta allaguerriglia, alla casa per casa. Non utile alla linea ma alla strategia che si reinventa giorno dopo giorno, momento dopo momento, canzone per la Barricata. Bandito senza tempo, questa è la mia canzone. L'ho scoperto molti anni dopo averla scritta e incisa. Una canzone che ormai dopo più di dieci anni rappresenta per i Gang la traccia più forte, il solco più profondo nel terreno più fertile. Ebbene, ho riflettuto molto su questa canzone e sul perché questa e non altre fosse la canzone più corale, più "di lotta", più "Gang". Di Bandito senza tempo, scritta in poco più di dieci minuti, ho ascoltato nel corso deglianni centinaia e centinaia di interpretazioni e mai una è stata uguale all’altra. L’immaginario da cui parte, che ne è fonte ispiratrice e che contribuisce a creare individualmente, è diverso eppure fa sentire insieme, uniti, identici, autentici, “Noi”. Anch’io, dopo averne sentite tante di interpretazioni, dopo averla cantata centinaia di volte, ne ho perso il significato, la mia pretesa, il mio senso. La canzone si è liberata anche del suo autore, è di tutti e di nessuno.
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Billy Bragg, tra i cantautori contemporanei
quello che ha saputo raccogliere l'eredità di
Woodie Guthrie con maggiore intensità.
Lo dimostrano i due volumi di "Mermaid Avenue",
dove, accompagnato dai Wilco, compone musiche
su testi inedite del 'maestro' della canzone politica
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Cover di 'John Wesley Harding' di Bob Dylan,
il disco che contiene la famosissima
"All along the watchtower" (ripresa, da Jimi
Hendrix in poi, in tantissime versioni....)
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E’ questa la mia canzone, quella che sa dare Profezia nel tono, nello sporgersi dal burrone del tempo, nella sua richiesta continua di un senso nuovo. Sa annunciare l’orizzonte e più in là e nello stesso tempo racconta la strada già fatta. Visione e Profezia. Forse sono questi gli elementi che caratterizzano di più il mio, il nostro modo di scrivere canzoni di lotta e che le fa autentiche, adatte all’avanzata lenta, al passo nel fango e al sudore dell’anima. La canzone che aspetto deve saper scattare di lato, deve avere la linea della cometa, il passo del cavallo nel gioco degli scacchi. Questo fa di lei arte: la rivelazione; deve saper rivelare al suo autore prima di tutti “cose” che lui stesso ancora non sa. Un disco di canzoni del genere? Certo, John Wesley Harding di Bob Dylan, il “fuorilegge come Messia”: risascoltatelo se vi capita, ci capiremo meglio. Lì più che altrove viene secondo me sfiorata una verità che sottintende tutte le altre, che “ogni concetto è concepito nella sua ironia”, che la consapevolezza è illuminazione. In esso c’è il rifiuto di ogni classificazione. Ecco quindi la canzone “di lotta” che diventa solo canzone, così come Sant’Agostino nelle Confessioni: “Cos’è che brilla di gioia attraverso di me e colpisce il mio cuore senza ferirlo? Sono insieme una fiamma e un brivido. Una fiamma verso quanto è più dissimile, un brivido verso ciò che mi somiglia”. Coraggio e Speranza, Fede, Visione e Profezia. E poi? L’opera, se si è operai… L’idea generale dell’opera sono le linee, quindi la sua espressione, il primo colpo d’occhio, o meglio d’orecchio, la canzone nel suo insieme, la sua anima. Poi gli ornamenti, lo stile per i suoi pensieri, le sue intenzioni, il “messaggio”. Il Tema è ciò che commuove, con la sua modulazione timbrica tragico sentimentale e le figure enigmatiche che dicono tutto e niente la cui incomprensione chiede una domanda di senso: la voce e il Testo. E poi la prospettiva: tutto al suo posto, al posto giusto, perché è tanto grande l’importanza del posto che ne cambia completamente l’espressione. A tutto una mano di Tempo, il grande distruttore e il grande maestro. Dopo questa ricetta, servitevi pure, da soli o in compagnia.
Marino Severini
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BANDITO SENZA TEMPO (GANG)
Un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
uccise un presidente
ne ferì altri cento
Forse fu a vent’anni
o forse due di meno
era con Gaetano Bresci
sopra una nave
lungo il Tirreno.
Giocarono a tresette
tresette con il morto
il terzo era un gendarme
il quarto un re dal fiato corto
un tempo fu a Milano
dove si va a lavorare
c’erano tante bande
quante banche da rapinare.
Forse fu per caso
che con Pietro Cavallero
fece la comparsa
in un film in bianco e nero.
Gli diedero fucili
e pistole di terza mano
un passaporto falso
per fuggire via lontano.
Un tempo per paura
forse per coraggio
si fece catturare
alla catena di montaggio
Quel tempo chi lo ricorda
lo Stato aveva mal di cuore
così a Renato Curcio
chiese in prestito nuove parole.
Con quelle partì all’assalto
di nuovi mulini a vento
incontrò anche un sorriso
lungo la strada che porta a Trento.
Un tempo questo tempo
con un’arma un po’ speciale
una Magnum Les Paul
spara canzoni che fanno male.
Ora ha una nuova banda
e un fazzoletto rosso e nero
quando attacca "I fought the law"
fa saltare il mondo intero.
ma un tempo fu un bandito
bandito senza tempo
veniva con la pioggia
e se ne andava via col vento....
(dall'album "Storie d'Italia")
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ALL ALONG THE WATCHTOWER (BOB DYLAN)
There must be some kind of way out of here
said the joker to the thief
there's too much confusion
I can't get no relief
businessmen they drink my wine
plowmen dig my earth
none of them along the line
know what any of it is worth
No reason to get excited
the thief he kindly spoke
there are many here among us
who feel that life is but a joke
but you and I we've been trough that
and this is not our fate
so let us no talk falsely now
the hour is getting late
all along the watchtower
princes kept the view
while all the women came and went
barefoot servants too
outside in the distance
a wild cat did growl
two riders were approaching
the wind began to howl
(dall'album "John Wesley Harding")
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Un Dylan d'epoca.....
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