MASSIMO ZAMBONI 
Il quaderno delle doglianze di Alito 
 
 
 
Massimo Zamboni è nato nel 1957 a Reggio Emilia. Eredita due linee di sangue dai nonni, una dalla pianura più bassa e codificata, la Brescello di Don Camillo e Peppone, una dal paese più alto dell'Appennino, Monteorsaro; e questo confluire ne spiega la sostanziale plurischizofrenia. Che riverserà in musica fondando i CCCP - Fedeli alla Linea e più tardi con il Consorzio Suonatori Indipendenti, CSI. Ora fa il contadino ipotetico, compone colonne sonore per il cinema, scrive, ci ragiona su (dalle note di copertina di "Emilia Parabolica - qua una volta era tutto mare", edito da Fandango Libri). 
 
 
Il brano che segue è una delle pagine del diario di Alito, uno dei protagonisti del romanzo.
 
 
 
Così sto, inchiodato a questo divano letto, mimetico ai cuscini. E mai; mai che la rabbia mi si trasformi in voce. Sto, raddensando, trattengo i liquidi, il respiro, dirigo il cuore, questo è un bozzolo tiranno che si nutre con la pelle secca dei pensieri. Pelle secca. Disidratata come me. Se sia più nobile in thè mind to suffer mah? O se incazzarsi contro un mare di sfighe? Boh.  
Ma non è che io Alito sia svogliato, ci sono tante cose in cui riesco bene, è che non procurano reddito ma al massimo biografia. Esempio: suono l'armonica come un negro cieco e so accendere i fuochi senza la carta. Sto pure imparando a fidarmi a scrivere. No, non sono svogliato. Anzi, tramortito e reso stuck dai troppi sogni. Però, mi blocco. Tipo ieri in circonvallazione davanti alla pubblicità con su un cervello cubitale. C'è scritto: "Se ti droghi ti va in pappa". Il cervello. In pappa. Lì di fronte sono tutti inchiodati in colonna al semaforo con la fretta che gli ha scavato l'anima. La bava alle bocche, stramaledicono, suonano; bestemmiano. Si smoccolano, si truccano. Si telefonano tra di loro. Penso: "Anche se non ti droghi". Son tutti lì con i loro colli lunghi che si avviticchiano come le malerbe alla conquista di uno spazio vitale, travolti dalle eterne domande dell'uomo, destinate a non avere risposte: "Chi non sono, io?"; "Da dove non vengo?"; "Cosa non faccio, qui?". Donne e uomini nei loro flussi migratori a un metro di distanza, onde singole di piena nella prima grande epica basata sull'abbondanza e non sulla penuria, sull'esubero e non sul pascolo bruciato. Padroni di una logica capace di resistere a tutte le avversità, semplicemente non accorgendosi della loro esistenza. Secondo il Nuovo Piano Regolatore Generale: VIETATO CEDERE PER PRIMI. Chi potrebbe smontarli? Raramente la Natura ha espresso esseri così adatti, così perfettamente conformi al tempo e al luogo del loro esistere. Divini d'accatto. Semidei malgrado. […] 
 
Oltretutto, pure comunisti. Ed io cosa sarò? Collasso generale del sistema periferico - crollo funzionale del rodaggio apunkalittico sto evaporando, sto: ex me. Emilia Parabolica blandamente isterica di fede non cattolica con fama di contabile che conta. Cosa sono io? Sono io tipico, o reattivo?  
Ma intanto che penso, il giorno se n'è andato, e la gelatina dei pensieri mi si allaga in bocca come il plancton alla balena; e ci vuole tempo tempo tempo per assestare con lo sputo in fuori il corpo delle acque che non valgono più e tenere a me solo quella pelle secca che ci farà avanzare e crescere.  
Pelle secca pelle secca, so quel che ha fregato me, la mia generazione voglio dire, quella concepita senza volerlo le ultime notti del dopoguerra prima del Boom; in quelle uniche notti irripetibili per quel tumulto di intimità e orgoglio e aspettative rosee che slacciò le vesti ai nostri futuri genitori, ancora ragazzini poveri, istupiditi di fronte ai pacchi di cartone contenenti : LAVATRICE; contenenti: TELEVISORE (e quel timbro: FRAGILE. Fragile lui? Fragili noi, piuttosto) . Quello che ci ha fregati stavo dicendo, la frase che ci contiene confinandoci è tutta compresa in quelle laconiche note sul libretto scolastico che accompagneranno la nostra carriera dell'obbligo: 
"II ragazzo è intelligente ma. non si applica."-L A P I D A R I O . 
Voleva essere un'esortazione. Alzi la mano chi non sente che la gara è persa.L'esortazione che sento io, però, è questa, e me la appunto al petto: 
"II ragazzo è intelligente quindi non si applica". 
Ma questo a quanto pare è sconveniente dirlo, adesso che tutti dicono e fanno e sdicono e sfanno, per poi rifare. E poi si applicano. Hanno un progetto. "Qual è il tuo progetto?" Ecco il mio progetto: "Per mio conto, tra dire e fare è meglio stare." Il mio progetto: 
"CEDERE  PER PRIMO." 
 
© 2002 Fandango Libri Edizioni