CLAUDIO LOLLI 
Ho visto anche degli zingari felici  
 
Con consapevole colpevolezza abbiamo scoperto solo recentissimamente questo cantautore, complice una trasmissione su Radio Popolare ed un poeta, Roberto Molle, che ha citato alcuni suoi versi in un suo libro di poesie (Tre Accordi di Blues).  
Ho visto anche degli zingari felici è stato di recente ristampato dall'etichetta Storie di Note in una nuova versione, riarrangiata con l'accompagnamento de Il Parto delle Nuvole Pesanti. Ve la consigliamo caldamente. Perché Lolli è un poeta vero, non un politicante prestato alla musica o, viceversa, un musicista prestato alla politica.  
Parla del suo presente (il disco è uscito originariamente nel 1976), ma non per insegnare, come direbbe De André, 'il come si fa'..... 
Qui a oZone ha ricevuto calore ed entusiasmo, quello che si riserva ad un amico di cui si sentiva fortemente la mancanza. 
Per questo abbiamo deciso di non recensire il disco, ma di proporvi alcuni testi, consigliandovi caldamente di procurarvi l'album e di innamorarvene perdutamente.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Claudio Lolli
HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI 
 
E' vero che dalle finestre 
non riusciamo a vedere la luce 
perché la notte vince sempre sul giorno 
e la notte sangue non ne produce, 
è vero che la nostra aria 
diventa sempre più ragazzina 
e si fa correre dietro 
lungo le strade senza uscita, 
è vero che non riusciamo a parlare 
e che parliamo sempre troppo. 
 
E' vero che sputiamo per terra 
quando vediamo passare un gobbo, 
un tredici o un ubriaco 
o quando non vogliamo incrinare 
il meraviglioso equilibrio 
di un'obesità senza fine, 
di una felicità senza peso. 
E' vero che non vogliamo pagare 
la colpa di non avere colpe 
e che preferiamo morire 
piuttosto che abbassare la faccia, è vero 
cerchiamo l'amore sempre 
nelle braccia sbagliate. 
 
E' vero che non vogliamo cambiare 
il nostro inverno in estate, 
è vero che i poeti ci fanno paura 
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe, 
amano l'odore delle armi 
e odiano la fine della giornata. 
Perchè i poeti aprono sempre la loro finestra 
anche se noi diciamo che è 
una finestra sbagliata 
 
E' vero che non ci capiamo, 
che non parliamo mai 
in due la stessa lingua, 
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero 
che abbiamo tanto da fare 
che non facciamo mai niente. 
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno 
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme, 
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli, 
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri, 
che odiamo tutte le nostre donne 
e tutti i nostri amici. 
 
Ma ho visto anche degli zingari felici 
corrersi dietro, far l'amore 
e rotolarsi per terra, 
ho visto anche degli zingari felici 
in Piazza Maggiore 
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.  
PIAZZA, BELLA PIAZZA 
 
Piazza, bella piazza 
ci passò una lepre pazza, 
uno lo cucinò, uno se lo mangiò, 
uno lo divorò, uno lo torturò, 
uno lo scorticò, uno lo stritolò, 
uno lo impiccò 
e del mignolino ch'era il più piccino 
più niente restò. 
 
Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza... 
Ci passarono dieci morti 
i tacchi, e i legni degli ufficiali, 
teste calve, politicanti 
un metro e mezzo senza le ali, 
ci passai con la barba lunga 
per coprire le mie vergogne, 
ci passai con i pugni in tasca 
senza sassi per le carogne. 
 
Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza... 
Ci passò tutta una città 
calda e tesa come un'anguilla, 
si sentiva battere il cuore, 
ci mancò solo una scintilla; 
capivamo di essere tanti 
capivamo di essere forti, 
il problema era solamente 
come farlo capire ai morti. 
 
Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza... 
E fu il giorno dello stupore 
e fu il giorno dell'impotenza, 
si sentiva battere il cuore, 
di Leone avrei fatto senza, 
si sentiva qualcuno urlare 
"solo fischi per quei maiali, 
siamo stanchi di ritrovarci 
solamente a dei funerali". 
 
Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza... 
Ci passarono le bandiere 
un torrente di confusioni 
in cui sentivo che rinasceva 
l'energia dei miei giorni buoni, 
ed eravamo davvero tanti, 
eravamo davvero forti, 
una sola contraddizione: 
quella fila, quei dieci morti. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il Parto delle Nuvole Pesanti in studio
LA MORTE DELLA MOSCA 
 
Oggi è morta una mosca 
dopo avere volato 
tanti anni da sola 
bassa bassa su un prato. 
Un prato non è mai abbastanza grande 
perché una mosca ci si perda, 
ritrova sempre il suo cespuglio, 
il suo dolce odore di merda. 
 
Le mosche procurano noia 
se volano a schiera unita; 
da sole non danno fastidio: 
si schiacciano dentro due dita. 
 
Oggi è morta una mosca 
digrignando gli ultimi denti, 
subendosi l'ultima beffa, 
la morte appartiene ai potenti. 
 
Oggi è morta una mosca 
oh, mio dio che sfacelo! 
ronzare noiosamente 
tanto lontano dal cielo. 
Oggi è morta una mosca 
crack! l'ultimo colpo di ali. 
Fortuna che noi siamo uomini, 
fortuna che siamo immortali. 
 
Oggi è morta una mosca, 
muriamola nel suo alveare 
insieme a tutte le altre 
onoriamola con un piccolo altare... 
 
Almeno però non si perda  
il senso degli ultimi stenti, 
alle mosche rimane la merda, 
il cielo appartiene ai potenti
ANNA DI FRANCIA (NON SARO') 
 
Non sarò per te un orologio, 
il lampadario che ti toglie il reggiseno, 
quando è tardi, è notte e tu sei stanca 
e la tua voglia come il tempo manca. 
Non sarò per te un esattore 
di una lacrima ventuno volte al mese, 
non conterò i giorni alle tue lune 
per far l'amore senza rimborso spese. 
Non sarò per te lo specchio 
di una faccia che non cambia mai vestito, 
non sarò il tuo manico di scopa 
travestito da amante o da marito. 
Non sarò quel cielo grigio quel mattino, 
il dentifricio che fa a pugni con il vino, 
non sarò la tua consolazione, 
e neanche il padre del tuo prossimo bambino. 
Per questa volta almeno sarò la tua libertà, 
per questa volta almeno solo la tua libertà, 
per questa volta almeno la nostra libertà 
e la piazza calda e dolce di questa città
 
 
 
 
 
 
Cover originale 
dell'album del 1976
 
 
TESTI E MUSICHE ORIGINALI DI CLAUDIO LOLLI