Pellegrinaggio a piedi a Santiago de Compostela, Agosto 2003

(Spagna )

 

 

Santiago de Compostela, cartina geografica alla mano, si trova, non molto distante dall'oceano, in Galizia, cioè in quella regione della Spagna che fa da cappello al Portogallo. Il nome richiama alla memoria dell'apostolo Giacomo che a quell'epoca evangelizzò anche quei territori dell'impero romano. Pur essendo morto in Gerusalemme, le popolazioni iberiche da lui evangelizzate, a causa del forte attaccamento alla figura di quest'apostolo, portarono, via mare, le reliquie dell'apopstolo nella loro terra, e per custodirle edificarono, nel corso dei secoli, una bellissima cattedrale. Questa meta è stata resa famosa grazie alla via del pellegrinaggio che molti hanno percorso a piedi.

Volendo citare delle cifre, l'intero percorso ufficiale da Roncisvalle a Santiago sono circa 800 km. Il nostro gruppo ha percorso a piedi gli ultimi 150 km. Per il viaggio ci siamo organizzati con due pulmini da nove posti: uno dei quali aveva un capiente bagagliaio in grado di caricare tutti i bagagli personali (uno zaino di roba e un sacco a pelo, niente di più) e le tende da campo; l'altro, un bagagliaio più modesto per la cucina da campo, alcune pentole, ed i cibi a lunga conservazione per le cene e le colazioni durante il cammino. Con noi ha condiviso la condizione di pellegrino, oltre che ad accomapagnarci e farci da guida, Don Renato Zenezini. L'entrata in Santiago ha visto l'unirsi del nostro gruppo con quello che è partito in pullman da San Giacomo delle Segante, di Don Lorenzo Lorenzini.

Si può dire che il pellegrinaggio ha avuto ufficialmente inizio a San Giacomo delle Segnate, nella chiesa dedicata all'apostolo, la sera del 25 luglio, giorno di San Giacomo, con la consegna delle 'credenziali' e la 'Benedictio perarum et baculorum' ossia la benedizione delle bisacce e dei bastoni, cioè le uniche cose materiali che un pellegrino può portare con sè oltre agli indumenti che indossa. Le credenziali, invece, sono un certificato, per ottenere il quale, per l'Italia , ci si deve rivolgere al Centro di Studi Compostellani presso l'Università di Perugia. La credenziale è un documento individuale, che esibito insieme agli altri documenti individuali di riconoscimento, permette, durante il tratto a piedi, di godere dello status di pellegrino, con il diritto negli ostelli all'ospitalità gratuita o allo spazio per piantare le tende, se non ci sono più posti letto, e a fare la doccia ed il poter usufruire di un piano cottura.

Di fatto la partenza con i pulmini ha avuto luogo a Quingentole, domenica 10 agosto, alle 4 del pomeriggio. I bagagli erano stati precedentemente caricati la sera prima. Oltre a Don Renato, il gruppo vedeva Lorenzo, Costanza, Pietro e Simone, Elena e Roberto della parrocchia di Quingentole, Jonathan, Alessandro e Roberto di San Giacomo, Edda e Fabrizio di Ostiglia, Micol di Quistello, Gabriele di Poggio Rusco, Elisa e Andrea di Bomporto (MO): ovvero sedici pellegrini. Abbiamo viaggiato tutta la notte, cercando di dormire sui sedili dei pulmini, facendo delle brevi soste soltanto per darci il cambio alla guida e fare rifornimento di gasolio: in una di queste abbiamo cenato, in un altra abbiamo consumato una 'svelta' colazione.

Lunedì 11 alle 9 di mattina, abbiamo valicato i Pirenei al Passo di Roncisvalle, nella Navarra, non distante da Pamplona, e lì abbiamo sostato, dopo aver percorso tra Italia e Francia, grosso modo, 1300 km. Il paesaggio montano, rigoglioso di vegetazione, è senza dubbio molto gradevole. Roncisvalle non è neanche una borgata, ma lì vi è una piccola chiesetta ed una cappella del Santo Spirito costruita proprio sopra il luogo dove si dice che Carlo Magno, re dei franchi e primo Imperatore del Sacro Romano Impero, abbia ordinato la sepoltura del suo valoroso paladino Orlando, caduto in una fatale imboscata. Davanti alla piccola chiesa abbiamo cominciato ad indossare le conchiglie del pellegrinaggio ed abbiamo pregato per il nostro cammino. Anticamente, una volta raggiunta Santiago, i pellegrini andavano a prendersi la conchiglia da portare al collo, facendo un ulteriore piccolo sforzo in termini di chilometri a piedi, direttamente al mare, così da poter provare, una volta tornati a casa, di aver portato a termine il pellegrinaggio. Abbiamo osservato altri pellegrini che cominciavano il cammino proprio da Roncisvalle, a piedi o in bicicletta, o che per loro quella di Roncisvalle non era altro che una tappa intermedia. Dopo essere ripartiti abbiamo attraversato la Navarra, per poi entrare nella Vecchia Castiglia e giungere, nel pomeriggio, alla città di Burgos. Lì abbiamo fatto una visita alla bellissima cattedrale, dichiarata dall'UNESCO partimonio culturale dell'umanità. In pietra, legno, arazzi, tele, oggetti liturgici vi si ritrovano tantissime opere d'arte, dall'imperante stile gotico spagnolo, detto mozzarabico, al rinascimentale e fiammingo. Tutte hanno un valore artistico ma, anche un significato religioso, dal momento che rappresentano verità di fede e la vita cristiana. Una curiosità: al centro della crociera (la pianta della cattedrale è infatti a croce latina) è possibile leggere l'iscrizione, su un lastrone di marmo rosso, dove riposano El Cid Campeador e sua moglie Dona Jimena. Abbiamo pernottato in un albergo appena fuori città.

Martedì 12 mattina ci siamo portati fuori dalla Castiglia e siamo entrati nella regione di Leon. Prima di pranzo abbiamo fatto una visita alla splendida cattedrale di Leon, rimanendo colpiti soprattutto dai rosoni, dai finestroni di vetro decorati e dalla luce che questi filtrano. Poi abbiamo proseguito il viaggio in pulmino nel pomeriggio, uscendo dalla Leon ed entrando nella Galizia, siamo giunti al paesello di montagna (oltre 1000 metri di quota) di Cebreiro, nella provincia di Lugo. Fin'ora abbiamo viaggiato soltanto in pulmino e da Roncisvalle a Cebreiro abbiamo percorso circa 650 km, vale a dire 1950 km da casa, lasciandoci a nord i Paesi Baschi e le Asturie. Dai Pirenei alla Galizia abbiamo attraversato le colline del versante meridionale della catena dei Monti di Biscaglia e quella dei Monti Cantabrici. Colline che nel tratto intermedio sono davvero dolci, ma anche arse dal clima secco, rese ancora più suggestive dal giallo dei campi di grano appena mietutto che contrasta con l'azzurro limpido del cielo. Immersi in questo vasto orizzonte soltanto qualche piccola borgata ed il rispettivo castello - fortino (da cui il nome Castiglia), quaalche pellegrino sotto il sole martellante cerca l'ombra di un albero solitario. Infatti la strada statale che abbiamo percorso costeggia per tutta la sua lunghezza il sentiero ufficiale di Santiago. A tutto ciò sovraintendono schiere di moderni mulini a vento (generatori di corrente a pale che sfruttano l'energia eolica) appollaiate sulle creste dei rilievi più alti. A Cebreiro si sono uniti a noi altri due amici: Alessandro e Fabio di Castel Goffredo, giunti sin lì con mezzi propri. Il gruppo è così salito a diciotto componeti, occupando gli ultimi due posti liberi che erano rimasti sui pulmini. Dopo un momento di raccoglimento nella piccola chiesa locale, in cui è esposta l'ostia consacrata con la quale nel passato ha avuto luogo un miracolo eucaristico, abbiamo iniziato il cammino a piedi lungo un primo tratto di strada asfaltata, poi il sentiero vero e proprio, contraddistinto dalle colonnine recanti la conchiglia del cammino di Santiago ed i km da percorrere per giungere alla meta. Lungo tutto il percorso che conduce a Santiago abbiamo attraversato boschi, campagne, piccole borgate di contadini e solo raramente qualche cittadina più importante. Ogni tanto, quando c'è un qualche ostello del pellegrino, chiesa, o qualche punto di ristoro, ci si ferma a timbrare con il timbro specifico di quella località, una dopo l'altra, le caselle vuote all'interno della propria credenziale. Tali timbri, infatti sono indispensabili poiché sono la sola cosa che può testimoniare il fatto di aver effettivamente percorso il cammino, ed una volta esibiti al Capitolo della cattedrale di Santiago, permettono di ricevere l'attestato di avvenuto pellegrinaggio. Dunque alla fine del primo giorno di cammino siamo giunti nei pressi di Tricastela dove, nello spazio di fronte all'ostello, ci siamo accampati ed abbiamo passato la notte. Quella è stata senza dubbio la notte più difficile, non tanto perchè era la prima notte passata fuori, quanto perchè soffiava un vento abbastanza forte e dispettoso: infatti ad una delle tende più grandi si sono levati i picchetti piantati nel suolo, costringendo così gli occupanti a dormire (per quanto posssibile) sotto le stelle.

La sveglia nelle giornate di cammino a piedi era sempre di mattino presto, vale a dire sei o sei e mezza. C'era infatti, oltre alla pulizia personale, da smontare il campo, preparare la colazione, caricare zaini e tende nei pulmini e recitare le lodi del mattino. Poi, di solito attorno alle otto, cominciavamo a metterci in marcia. Per metterci meno tempo e poter così guadagnare qualche mezz'ora di riposo in più, ci suddividavamo i compiti: ad esempio quelli (tre o quattro) che per quella mattina non se la sentivano di affrontare la camminata per seri motivi di vesciche o problemi alle gambe, mentre gli altri cominciavano ad avviarsi, smontavano il campo e caricavano tutto quanto, poi portavano i pulmini alla tappa intermedia dove avrebbe avuto luogo la sosta per il pranzo; quindi cominciavano a marciare in senso opposto per venire incontro a quelli che erano partiti a piedi. Lo stesso discorso valeva per il pomeriggio, ovviamente dopo essersi dati un opportuno cambio. Solitamente dopo pranzo celebravamo la messa, mentre ogni tanto durante la marcia affrontavamo dei momenti di riflessione individuale. La meta da raggiungere prima di sera era stata decisa e confermata alla sera del giorno precedente, in base ai chilometri che rimanevano ancora da percorrere ed ai giorni di marcia a disposizione. Poteva però capitare che all'ostello di quella tappa non vi fosse un luogo adatto o non vi fosse rimasto neache il posto per piantare le tende, perchè già occupato da altri pellegrini. Per due volte ci è capitato di andare oltre e provare all'ostello successivo che, indipendentemente da quello che dicevano piedi e gambe, era inamovibilmente a 5 o 6 km più avanti. Di posti letto rimasti liberi neanche a parlarne, infatti in quel periodo il flusso di pellegrini è davvero considerevole, anche perchè più ci si avvicina a Santiago maggiore è il numero di persone che seglie di fare quell'ultimo tratto di strada a piedi. Va detto però che per fare ufficialmente il pellegrinaggio a piedi occorre fare almeno 100 km di cammino. Arrivavamo solitamente alle otto e mezza - nove di sera, ma in Spagna, a quest'ora d'estate, il crepuscolo non è ancora cominciato, o l'ha appena fatto. Questo perché oltre ad essere in quella parte dell'anno in cui vige l'ora legale, la Spagna adotta l'ora. dell'Europa Centrale, cioè quella nostra e della Francia, pur trovandosi esattamente a sud della Gran Bretagna, dalla quale ci separa un'ora di fuso orario in meno. Appena arrivati subito scaricavamo la roba dal pulmino e spontaneamente senza quasi bisogno di dircelo ci suddividavamo i compiti: chi montava le tende, chi preparava il fuoco, la pasta, e magari qualche insalata, chi medicava e chi si faceva medicare i piedi; a turno tutti andavamo a fare la doccia, naturalmente fredda (tranne che per una o due volte). Istantaneamente, dopo cena, se non addirittura mentre finivamo di mangiare, seguiva un momento di riunione, per fare ognuno le proprie osservazioni e stabilire il da farsi del giorno successivo. Terminato ciò, a quel punto, non rimaneva altro che augurarci a vicenda la buona notte. Questi auguri non erano però mai puramente di cortesia, difatti, dal momento che in Galizia non v'è nemmeno un lembo di terra orizzontalmente pianeggiante, quasi nessuno, al risveglio, si trovava nel punto in cui si era messo a dormire, ma sempre un po' più a valle. Fortunatamente durante le giornate di cammino abbiamo sempre trovato un clima temperato e il continuo spirare della brezza dall'oceano ha impedito il formarsi dell'afa. Il percorso si è sviluppato in un paesaggio rurale verdeggiante che sembrerebbe aver poco a che fare con quello dell'entroterra della penisola iberica: infatti piove poco, ma spesso, e dall'inizio del nostro cammino a Cebreiro fino a Santiago la strada è stata mediamente in discesa, anche se questo non vuol dire che non abbiamo dovuto salire sulla china delle colline, una dopo l'altra. Abbiamo incontrato lungo il cammino molta gente, e tantissimi pellegrini, un po' da tutta Europa, ma anche dalle Americhe ed anche un giovane da Israele; i più a piedi, molti in bicicletta, ma anche una signora tedesca con due piccole bambine in cammino per Santiago con due somari e nient'altro.

Mercoledì 13 percorrendo circa 25 - 30 km, da Tricastela siamo giunti a Ferreiros. Giovedì 14 e venerdì 15, magnis itineribus atque pedibus calcantibus, percorrendo ciascun giorno almeno 38 km, e dico sul serio, siamo arrivati prima nel territorio di Palas de Rei, poi solo ad una quindicina di chilometri da Santiago. Infine sabato 16, mattina, con innegabile stanchezza ma anche con una grande soddisfazione abbiamo raggiunto il 'Monte do Gozo' cioè il monte o collina della gioia, così chiamato perchè anticamente era questa l'ultima tappa prima di Santiago e quì i pellegrini si riposavano, si riordinavano, si lavavano, e indossavano abiti migliori, per poi il giorno dopo entrare in città. Dopo aver fatto sosta ai piedi di questo colle, nel primo pomeriggio siamo stati raggiunti in pullman dal gruppo di Don Lorenzo e con molta gioia ci siamo accolti e salutati a vicenda. Quindi insieme, facendo a piedi gli ultimissimi chilometri, siamo ripartiti e siamo entrati nella città e nella cattedrale a più facciate di Santiago, compiendo alcuni dei riti che solitamente compiono i pellegrini. Quella sera il nostro gruppo è stato ospitato presso il seminario di Santiago, ed una parte di noi ha consumato, nella serata, una cena gioviale in un ristorante della città; di tale cena però, a nostra collettiva insaputa, ci siamo portati gli strascichi nei pulmini per quasi tutto il viaggio di ritorno, creando così una atmosfera, diciamo marinaresca, in quei due mezzi di trasporto. Domenica 17 mattina, recuperati quelli che la sera precedente l'hanno passata al pronto soccorso, per una emorragia dal naso, ci siamo recati alla segreteria del capitolo della cattedrale per esibire i timbri sulle credenziali e ritirare così l'attestato di avvenuto pellegrinaggio al tempio. Poi abbiamo partecipato alla celebrazione in cattedrale della 'messa del pellegrino'. La celebrazione prende questa denominazione anche perchè prima della messa in onore ai pellegrini, l'officiante menziona la nazionalità e quindi il numero relativo di pellegrini presenti, e successivamemnte, a fianco di questo, cita e ringrazia il nome dei vari gruppi presenti di pellegrini (es.: scouts, associazioni, parrocchie, etc...). Il 'Botafumeiro', l'enorme incensiere che viene appeso al sofitto della cattedrale e fatto oscillare per la navata, non è stato possibile vederlo in opera, poichè viene utilizzato solo per le celebrazioni solenni, come per esempio l'Assunzione, caduta appena due giorni prima, mentre gli altri giorni viene custodito in un luogo fuori dalla cattedrale.

Il viaggio di ritorno, stavolta tutto in pulmino, è cominciato di domenica pomeriggio, quando ci siamo congedati da Alessandro e Fabio, che ritornavano per conto loro. Per quella sera abbiamo fatto tappa ad Oviedo, la capitale delle Asturie. Il mattino del giorno seguente, lunedì 18, dopo aver visitato la cattedrale della città, abbiamo costeggiato l'oceano lungo la costa settentrionale, facendo sosta ed anche un bagno nel mare, presso Santander, per poi proseguire e fare tappa a San Sebastian, nei Paesi Baschi. Martedì 19, al mattino siamo andati a visitare a Loyola la casa natale ed anche luogo della conversione di S. Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, imparando così aspetti importanti della figura di questo santo, come ad esempio la sua estrema umanità. Lasciata poi la Spagna ed i Pirenei alle spalle, nel primo pomeriggio siamo giunti a Lourdes, e ci siamo sistemati in un ostello privato. Alla sera abbiamo partecipato al rosario in processione con numerosissimi fedeli, recitandolo iternazionalmente in diverse lingue. Qualcuno ha avuto anche la fortunata occasione di celebrare la confessione vicino alla grotta dell'apparizione. Mentre il mattino seguente, mercoledì 20, abbiamo partecipato alla celebrazione in italiano della messa del giorno. Poi di nuovo in partenza, verso la città romana di Arles, tra Avignone e le Bocche del Rodano, facendo prima una breve deviazione a Saint Gill (Sant Egidio). Per la notte siamo stati ospitati da una bellissima, gentile ed operosa comunità di frati. Il mattino dopo, giovedì 21 ci siamo recati a St. Marie de la Mer, e fatta visita alla basilica che antichissimamente era adibita a fortezza, abbiamo passato il resto della mattinata a fare il bagno in spiaggia. Quindi, appena dopo pranzo siamo partiti direttamente per arrivare a casa verso le ore 8 di sera.

Per concludere, vorrei dire che cosa questa esperienza ci ha lasciato. Senza dubbio ci ha lasciato una forte amicizia tra di noi che abbiamo condiviso questa esperienza e che magari prima non ci conoscevamo. L'aver visitato particolari luoghi di preghiera e l'aver conosciuto figure di altri santi da quelli che abitualmente preghiamo nella nostra zona pastorale, ci ha permesso di approfondire e comprendere anche nuovi aspetti della fede. Per molti di noi questa è stata nella propria vita la prima esperienza di un vero pellegrinaggio. Occorre vivere bene i giorni di cammino, perché il tesoro con tutti i doni e le ricchezze non si trova alla fine del viaggio, per cui ciò che importa è arrivare comunque alla meta, ma le prove e le occasioni di crescita capitano e si affrontano strada facendo. L'incontro ed il venirsi incontro, aiutandosi a vicenda, con gli altri pellegrini dal mondo, ci ha fatto percepire la vastità e lo spirito di comunione dell'intera comunità cristiana, soprattutto se si pensa al fatto che quando si compie un pellegrinaggio lo si fa non solo a titolo personale, ma anche in rappresentanza della propria comunità di appartenenza.

Il mio desiderio è dunque quello di poter un giorno ripetere il pellegrinaggio a Santiago e magari poter partire da una distanza maggiore, da solo o in compagnia di pochi, in modo da avere più occasioni di relazionarmi con i pellegrini e le persone che si trovano lungo il cammino.

La sapienza e la pace di Cristo sia con voi. Auguri.



Post Scriptum.: Tradurre questo resoconto in inglese, per me sarà molto difficile: sia come complessità dei periodi che in termini di lunghezza del documento! Spero un giorno di riuscire a farlo; ma se qualcuno vorrà darmi una mano ciò sarà molto bene accettato!!

Post-Post Scriptum: Foto del viaggio saranno inserite nella pagina, non appena avrò trovato il tempo per ridurre lo spazio che occupano in memoria: infatti occupano come minimo mezzo mega. (la visualizzazione della pagina sarebbe problematica)



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