Sara, Serena e Monica contro Cristine Monet

Cristine Monet, campionessa olimpica di ginnastica artistica, approfittò, di quel giorno di vacanza, per fare shopping. Giunta di fronte ad un negozio di sua fiducia osservò la merce esposta in vetrina e decise che avrebbe provato uno di quei costumi, con relative scarpette, appena arrivati. Si era seduta su una delle poltrone quando vide entrare Sara, Serena e Monica, tre sedicenni molto carine che, senza troppi complimenti, iniziarono a trattare con la signora Miriam, la proprietaria dell'esercizio, circa l'acquisto degli articoli sui quali lei aveva già messo gli occhi. Le tre furono velocissime e, in pochi minuti, conclusero l'affare. Cristine, avendo notato che la signora Miriam era andata a recuperare l'ultimo articolo dalla vetrina, intervenne.
- Scusate, ma dove andate?
Sara, voltandosi verso Cristine, rispose con aria seccata.
- Abbiamo molta fretta. Puoi spiegarci il motivo di questa intromissione?
- Si da il caso che io avessi deciso di comprare uno dei costumi ed un paio di quelle scarpette che voi avete appena preso.
- Scusa, ma mica era scritto da qualche parte.
- Non avete visto che ero all'interno del negozio?
- E con questo?
- Forse non mi avete riconosciuta, ma sono la campionessa olimpica.
- Per noi la cosa non ha importanza.
- Ho l'impressione che avreste bisogno di una lezione.
- Che cosa vorresti fare?
- Vi dimostrerò, tramite una gara, che cosa significa essere una vera ginnasta.
- Stai tentando di intimorirci?
- Accettate sì o no?
- Se te la senti di venire nella nostra palestra, saremo liete di calmare i tuoi ardenti spiriti.
- Lasciate i vostri dati alla proprietaria. Tra qualche giorno riceverete mie notizie.
Le tre graziose ginnaste dopo un po' uscirono e, nonostante i moniti della campionessa olimpica, tornarono nella loro cittadina trionfanti. Era innegabile. Per adesso erano loro ad aver vinto la prima ripresa. Cristine stava eseguendo degli esercizi di riscaldamento quando confessò le sue bellicose intenzioni alla propria amica e compagna di squadra Silvie. La ragazza ascoltò con interesse il racconto di Cristine, ma, quando quest'ultima le comunicò il nome della cittadina dalla quale provenivano le sue avversarie, ebbe una specie di sobbalzo.
- Che cosa ti prende? Chiese Cristine.
- Hai detto che sono di Lunissima?
- Sì.
- In questo caso ti consiglio di lasciare andare.
Quando Cristina chiese il motivo di tanto timore Silvie le riferì che le fanciulle di quella cittadina, celebri per la loro astuzia, erano, se affrontate sul loro terreno, imbattibili.
Detto in parole povere, da che se ne aveva memoria, nessuna sfidante era tornata vincitrice da quello strano luogo.
Cristine, indispettita dalla reazione della sua migliore amica, le ricordò che lei era la campionessa olimpica e che non si sarebbe fatta intimidire dalle dicerie di altre atlete sconfitte non per meriti particolari, ma a causa della loro mediocrità.
Fu così che la domenica pomeriggio, accompagnata da Silvie e altre quattro compagne di squadra, si ritrovò nel modernissimo impianto sportivo di Lunissima. La palestra, ovvero il piatto forte della struttura, era un'ellisse al centro della quale si trovava la zona adibita per la gara. Cristine, nonostante avesse gareggiato dovunque, rimase segretamente colpita da quella strana cittadina che sembrava un immenso parco di divertimenti. Ma la cosa più sorprendente fu un'altra. Da un corridoio in plexiglas, che conduceva nello spogliatoio, ebbe l'occasione di osservare le gradinate. Era incredibile. I posti erano stato occupati da una moltitudine di fanciulle che, vestite con body e gonnellino fuxia, inneggiavano, già da quel momento, alla vittoria delle loro beniamine.
Cristine, accolta gelidamente dalla platea, si portò al centro del rettangolo di gara e, mentre le sue compagne di squadra si accomodavano nella tribuna centrale, si preparò, con estrema professionalità, ad affrontare la gara.
Dopo un pò gli altoparlanti dell'impianto diffusero il brano musicale sulle note del quale Cristine, muovendosi elegantemente, dimostrò tutta la sua classe. Era quasi giunta alla fine dell'esibizione quando davanti a lei, separati da un effimero spazio temporale, si materializzarono due pupazzi beffardi che, spuntati da sotto il materassino tramite una molla, la indussero, tra l'esultanza delle spettatrici, a commettere due errori, il secondo dei quali clamoroso. Cristine, infuriata, fece appena in tempo a lasciare la zona di gara perché, salutata da un lungo applauso, giunse Monica, la prima delle sue avversarie.
La giovane ginnasta non aveva la metà della classe di Cristine, ma era talmente furba da meravigliare la stessa campionessa olimpica. Durante la gara commise almeno quattro errori che, con una serie di scatti da furetta, ma soprattutto con una faccia tosta indescrivibile, tentò in qualche modo di coprire. Fu la volta di Serena. Era un po' più brava di Monica, ma anche lei commise almeno tre errori che, con la stessa furbesca tecnica della sua compagna di squadra, cercò di oscurare. Giunse il momento di Sara. Vestita con il costume e le scarpette che erano state l'oggetto del contendere tra il suo gruppo e la campionessa olimpica si esibì in una discreta gara durante la quale commise due errori dissimulati, tra l'altro, con maggiore destrezza delle sue compagne. Ovviamente, quando gareggiarono le ragazze di Lunissima, i due fantocci, che avevano disturbato la gara di Cristine, non apparvero. La campionessa olimpica, visibilmente agitata, attese il verdetto finale. Sui due maxi-schermi posti in modo speculare apparvero le votazioni della giuria.
Sara, Serena e Monica vinsero ottenendo una media oscillante tra il nove ed il dieci, mentre Cristine arrivò appena ad otto.
Fu il trionfo. Le sostenitrici delle vincenti esplosero in un fragoroso applauso che scosse l'intera struttura. Sara, Serena e Monica, impazzite di gioia, richiamarono l'attenzione della loro sbigottita avversaria e, dopo essersi voltate, si calarono i gonnellini mostrandole insolentemente i loro deretani mozzafiato. Una cosa era certa. In quanto a furbizia, ma soprattutto a sfacciataggine, le erano totalmente superiori. Sara, seguita dalle altre, si ricompose e, con aria strafottente, si posizionò sul gradino più alto del podio che per l'occasione era stato diviso in due sezioni. Naturalmente le maliziose trionfatrici guadagnarono la parte più alta e, quando un'inebetita Cristine occupò la posizione inferiore, non mancarono di schernirla con urletti e posture irritanti.
Il mattino successivo Cristine, ormai a casa, accese il televisore e, quando fu il momento del notiziario sportivo, constatò, stupita, che riportava la notizia della sua clamorosa sconfitta. Sara, Serena e Monica, definite le nuove campionesse olimpiche, erano descritte come le ideatrici di un nuovo stile basato, non sul virtuosismo, ma sulla capacità di reagire con estrema astuzia agli imprevisti. Le immagini dei loro impudenti scatti, compiuti per dissimulare le pecche, fecero il giro del mondo. Inoltre, quasi tutte le televisioni, non mancarono di trasmettere le intriganti immagini mostranti l'improvvisa entrata dei due pupazzi e, naturalmente, il dopo gara. Cristine pensò che stesse sognando e, decisa, pizzicò il suo braccio sinistro. La sensazione che provò le confermò l'autenticità dei fatti. Nei giorni successivi, la ormai ex campionessa olimpica, fu mollata, in circostanze misteriose, dal suo ragazzo. In seguito qualcuno le comunicò che era diventato il più agguerrito ammiratore delle tre vincitrici. Cristine ricordò le parole della sua amica Lucienne, che l'aveva avvertita su quello cui andava incontro, e si pentì amaramente di non averla ascoltata.
Ma ormai non c'era più nulla da fare. Quelle tre furette, sfrontate e scorrette, l'avevano domata.

 

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