Esmeralda,
la proprietaria
Ormai era inutile negarlo. La situazione stava diventando
preoccupante. E dire che alla Lycras, una fabbrica di calze e
collant sita all'estrema periferia di Bogotà, fino all'arrivo
di Dolores, tutto era sempre andato per il meglio. Dolores era
una moretta piuttosto carina che, con le sue idee innovative,
aveva convinto gli altri dipendenti ad intraprendere una strategia,
atta ad ottenere dei privilegi, basata sull'ostruzionismo. Esmeralda,
la bionda ed attraente proprietaria del laboratorio, inizialmente
l'aveva ignorata, poi, indispettita, aveva dovuto ammettere che
quell'insolente mora stava diventando un problema. La situazione
precipitò quando, in una delle riunioni organizzate nell'auditorium,
Dolores, non solo contraddisse Esmeralda, ma convinse gli altri
operai a richiedere una serie di agevolazioni fino allora impensabili.
Considerevole aumento dello stipendio, orario di lavoro ridotto,
fine settimana libero e così via.
Qualche giorno dopo la proprietaria indisse un altro incontro.
I dipendenti, pensando che Esmeralda avesse deciso di acconsentire
alle loro richieste, si recarono, euforici, all'appuntamento.
Quella tela posta di fronte al palco, che conferiva all'auditorium
un aspetto teatrale, era insolita. I presenti, in ogni caso, si
sedettero sulle poltrone ed attesero. Dove si trovava Dolores?
Come mai non era ancora arrivata? Gli spettatori, vociferando
tra loro, tentarono di capire come mai la loro eroina non fosse
presente. Alla fine conclusero che, come si conviene ad una star,
sarebbe giunta alla fine. Il sipario si alzò all'improvviso
mettendo fine alle chiacchiere e mostrando qualcosa di incredibile.
Dolores, legata ed imbavagliata, era seduta, afflitta e rassegnata,
su una sedia al centro del palco. Fu in quel momento che, vestita
con un corpetto nero ed un succinto gonnellino dello stesso colore,
entrò Esmeralda. Bella, statuaria ed altezzosa iniziò
a sgambettare, sulle note di un brano musicale dal tono provocante,
avanti ed indietro per il palco. Quella strana danza durò
qualche secondo, poi Esmeralda si avvicinò a Dolores e
le mollò due schiaffi sul volto. Poco dopo, di fronte ad
un pubblico esterrefatto, la colpì ancora fino a che Dolores
non iniziò a mugugnare. Il sipario calò e una voce
registrata annunciò che, presto, si sarebbe svolta la seconda
parte dello spettacolo. Nella sala ricominciò il vociare
interrotto, dopo qualche minuto, dall'alzarsi della tela.
La musica si diffuse ancora nella sala annunciando l'entrata di
Esmeralda che, questa volta, indossava due buffi guantoni da boxeur.
Seguita dallo sguardo preoccupato di Dolores Esmeralda ritornò
a sgambettare in modo strafottente seguendo delle traiettorie
concentriche ed avvicinandosi, ad ogni passaggio, sempre di più
alla sua preda. Dopo un interminabile balletto si portò
davanti a Dolores e la colpì con un'interminabile serie
di destri e sinistri. La povera vittima, stordita, cadde con la
testa in avanti. A quel punto Esmeralda la liberò dalle
funi lasciandola cadere, come un burattino senza fili, a terra.
Era fatta. Esmeralda, trionfante, alzò le braccia al cielo.
Passò del tempo e di Dolores non se ne seppe più
nulla. Un giorno fu vista, vestita da cameriera, seguire come
un'ombra Esmeralda. Docile e servile eseguiva, alla lettera, gli
ordini della proprietaria. Non c'erano dubbi. Alla Lycras tutto
era tornato come prima.