Farfalle

Donatella Clessi di trentaquattro anni e sua figlia Sara di dieci erano proprio graziose.
Entrambe appassionate di ginnastica artistica avevano conquistato, indiscutibilmente, la simpatia dei loro vicini i quali, dal canto loro, ne osannavano, orgogliosamente, le doti. L'idillio si era trasformato presto in fatti e le due artiste avevano finito per esibirsi in dei piccoli spettacoli organizzati, una volta al mese, nel teatro presente all'interno del condominio.
È inutile sottolineare che alla fine di ogni prestazione le due eleganti femmine, mentre compivano un'infinita serie d'inchini, ricevessero moltissimi applausi.
La cosa riscosse un tale successo che le due amatissime presero l'abitudine di gironzolare, all'interno dello stabile, vestite da farfalle.
Tutto procedette per il meglio fino al giorno in cui la signora Tesori, ovvero l'inquilina che occupava l'appartamento adiacente a quello delle due ginnaste, decise di tornare al proprio paese. Per qualche tempo non cambiò nulla poi, un giorno, il locale sopraindicato fu acquistato da Moira Petacci e suo figlio Goro, la prima coetanea di Donatella, il secondo coetaneo di Sara.
La pace cessò. I due, esperti in arti marziali, si distinsero presto grazie alla loro maleducazione. Producevano rumori di ogni genere, intimidivano gli altri condomini e, soprattutto, schernivano le due ginnaste.
Moira sfotteva Donatella.
- Ma guarda un po'. In questo condominio gira una farfalla. Prima o poi riuscirò a metterla sottovetro.
Goro, invece, scherniva Sara.
- Ciao Sara. Che cosa fai? Ti stai preparando per il Carnevale?
I due provocatori dalle parole passarono ai fatti e, di fronte agli altri inquilini disperati, presero a tormentare le due artiste.
Un sabato sera, alla fine del consueto spettacolo, le fischiarono senza ritegno. Qualche giorno dopo, con la scusa di dover annaffiare il giardino, le inondarono dalla testa ai piedi. Ma la cosa più grave avvenne la settimana seguente. Appostati sul loro balcone, attesero il loro arrivo e le coprirono con una miscela di uova e penne di gallina.
Le loro grasse risate risuonarono nello stabile fino al giorno in cui Donatella e Sara decisero di sfidarli in una gara di wrestling da disputarsi, il sabato seguente, all'interno del teatro. Madre e figlio non poterono credere alle loro orecchie. Le avrebbero umiliate, senza pietà, di fronte ai loro stessi sostenitori.
Erano le otto di sera quando, nel teatro stracolmo, si alzò il sipario.
Donatella e Sara, tenendo fede alla loro personalità eccentrica, prepararono uno scenario ispirato alle fiabe infantili. Dieci conigli di pezza si intravedevano in mezzo ad una moltitudine di enormi fiori finti, mentre al centro del palcoscenico era stato sistemato un materasso viola.
Poi una signora in abito bianco presentò i contendenti.
- Signore e signori. E' giunto il momento tanto atteso. Alla mia destra Donatella e Sara, vestite da farfalle, sfideranno, in una gara di lotta, il duo tigrato, ovvero Moira e suo figlio Goro.
I due prepotenti non poterono esimersi dal canzonare le loro avversarie.
- Hai visto che scenario Robertino? Le nostre avversarie sono proprio due artiste.
- Che animo sensibile. Sono proprio dispiaciuto di doverle distruggere.
Il suono di un violino sancì l'inizio delle ostilità.
Nel teatro calò, immediatamente, il silenzio. Furono gli sfidanti a spezzarlo.
I due prepotenti si lanciarono, come due furie, sulle avversarie.
Moira, convinta di farne un solo boccone, attaccò Donatella, mentre Goro ripeté l'azione con Sara.
Fu Moira a notarlo per prima. Nonostante uno scatto felino era andata a vuoto ritrovandosi con la faccia contro il materasso. Goro, nella stessa situazione della madre, si guardava intorno stupito.
Ma dove erano andate a finire le loro avversarie?
Il mistero fu presto svelato. Madre e figlia, con un sorrisetto ironico, svolazzavano ad un metro da terra.
Moira si stropicciò gli occhi.
- E'incredibile. Sono capaci di volare.
- E' vero mamma. Ma come fanno?
- Non ti preoccupare. Le prenderemo e faremo passare loro la voglia di sorridere.
Moira e Goro si lanciarono, nuovamente, sulle due ginnaste, ma ottennero lo stesso risultato di prima.
Fu così che iniziò uno strano balletto. Madre e figlio attaccavano, madre e figlia sfuggivano. La battaglia, ad un certo punto, si spostò sugli strani fiori finti. Anche qui i due prepotenti continuarono a collezionare insuccessi fino a che, sfiniti, dovettero fermarsi.
Donatella e Sara non aspettavano altro. Velocissime indossarono dei guanti di lana e, mentre nel teatro si diffondeva un motivo musicale eseguito da un carillon, si portarono a ridosso dei loro avversari ormai incapaci di reagire. Fu Donatella ad iniziare. Mentre eseguiva una piroetta nell'aria assestò una serie di eleganti diretti sul volto di Moira. Sara, imitando la madre, colpì, con tutto il cuore, Goro. Le danze continuarono fino a che i due prepotenti non andarono al tappeto.
Poi successe l'incredibile. Moira e Goro, gattonando, tentarono di dileguarsi. Le due farfalle, velocissime, raggiunsero i due grossi topi e iniziarono a tempestarli di calci nel sedere. Soprattutto Sara, con i suoi piedini fasciati da un paio di scarpette azzurre, vessò, senza pietà, l'insopportabile Goro. E alla fine i due prepotenti furono legati, imbavagliati e sistemati su una pedana al centro del palcoscenico. Erano proprio perfetti. Sembravano due agnellini impauriti.
Un ultimo, esaltante balletto volante, mise fine alla serata, mentre il teatro, a causa degli scroscianti applausi dei sostenitori delle due splendide ginnaste, rischiò di crollare.
Da quel giorno Moira e Goro cambiarono completamente. La prima divenne la docile servitrice di Donatella, mentre il secondo iniziò una carriera completamente nuova. Sara, infatti, lo nominò suo scalda-piedi ufficiale.
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