Le
due peccatrici
L'affascinante Livia Giorgi, nonostante i ripetuti
moniti della signora Claretta Malerba, volle sfidare Piovra Neri
e Migale Rossi, in arte le peccatrici. Era indiscutibile che la
ragazza, di professione smascheratrice, avesse dimostrato di saper
demolire le teorie di molte imbroglione, ma, questa volta, aveva
osato troppo. Quelle due splendide more, cartomanti prima e medium
poi, oltre ad essere infide e scorrette, conoscevano trucchi di
tipo. Claretta mise in guardia anche Marta, la preparatrice di
Livia, ma quest'ultima, pensando che la signora Malerba volesse
solo spaventarla, telefonò immediatamente alla sua prediletta
promettendole un incondizionato appoggio psicologico.
Le peccatrici, dopo attento esame, si dichiararono pronte ad incontrarle
per stabilire i termini della contesa.
Le due sfidate imposero le loro condizioni. Livia avrebbe dovuto
resistere alle loro tecniche di persuasione per due giorni. Il
tutto si sarebbe svolto in una stanza chiamata, La casa delle
streghe.
Livia accettò e, qualche giorno dopo, si presentò,
con Marta, all'appuntamento.
Fuori dell'ambiente adibito per l'incontro fecero la conoscenza
di Linda e Lisa, due signore che, tramite relazione scritta e
corredata da foto, avevano il compito di notificare gli eventi
chiave della sfida. Fu stabilito che, una volta entrate, le contendenti
avrebbero potuto comunicare con l'esterno tramite un segnale luminoso
prodotto da una lampada sita sopra l'entrata. In quel caso le
due notaie sarebbero intervenute per verificare gli avvenimenti.
Era mezzogiorno quando la porta si chiuse e l'intrigante gara
iniziò. Le due peccatrici che, oltre ad indossare un succinto
costume nero, avevano la testa fasciata con dei fazzoletti in
stile gitano, non persero tempo e, tramite un gioco di luci, crearono
un'atmosfera opprimente. Livia si mise seduta sul pavimento ignorandole,
ma Piovra la seguì e, ponendosi con il proprio viso a pochi
centimetri da quello di Livia, iniziò a fissarla con i
suoi occhi inquietanti. Le due sembravano immagini riflesse in
uno specchio tanto erano vicine. Piovra, mentre la sua compagna
di squadra eseguiva dei provocanti passi di danza, iniziò
a declamare una fastidiosa cantilena. Il trattamento durò
tre ore, dopodiché la cosa si ripetè a posizioni
invertite. Quando la cosa finì la sfidante non ebbe il
tempo di respirare perché le sue avversarie ripartirono
usando una tattica intrigante. Non appena una terminava la sua
cantilena l'altra, con tempismo perfetto, intonava quella successiva.
Era mezzanotte quando le due peccatrici conclusero quella che
fu da loro definita, la seconda applicazione. Livia decise di
utilizzare la pausa, prevista dal regolamento, durante la quale
avrebbe potuto mangiare ed andare alla toilette. La ragazza prese
la sua borsa e, anche se cercò di fingere, raggiunse il
bagno vacillando. Mangiò qualcosa. Poi cercando un po'
di sollievo si lavò il viso. Fu richiamata al dovere dal
suono di un carillon annunciante la ripresa delle ostilità.
Uscì dalla toilette, ma compì solo pochi passi perché
Piovra le saltò addosso e, con abile mossa, la bloccò
premendola contro il pavimento. Livia tentò di reagire,
ma la sua avversaria non le lasciò scampo ricominciando
il trattamento a base di litanie.
Dopo tre ore Piovra, come da copione, diede il cambio a Migale
che continuò l'opera della sua compagna di squadra. Erano
le sei del mattino quando le peccatrici ritornarono alla tattica
basata sulla cooperazione.
Sempre tenendo la rivale contro il pavimento e con le bocche vicinissime
al suo volto iniziarono un nuovo attacco.
- Ascolta me. Esordì Piovra con un tono di voce acuto.
- Ascolta me. Aggiunse Migale con un tono di voce medio-basso.
Le due peccatrici continuarono su quello stile per quasi tre ore.
Livia tentò di difendersi piegando la testa sul lato opposto
rispetto a quello della attaccante di turno, ma fu tutto inutile.
Quelle voci ossessive le trafissero il cervello riducendola allo
stremo delle forze.
Fu a quel punto che la povera malcapitata premette uno degli interruttori
che permettevano di comunicare con l'esterno. Quando Marta e le
due notaie entrarono nella stanza la trovarono distesa sul pavimento.
Livia, disperata, supplicò la sua protettrice di liberarla
da quelle due arpie.
Marta, tenendo la sua prediletta tra le braccia, la accompagnò
fuori della stanza e la distese su un divano. Erano le nove del
mattino. Livia aveva ceduto dopo appena ventuno ore delle quarantotto
previste. Linda e Lisa non potettero fare altro che rilevare la
sua inconfutabile sconfitta e stilarono il loro resoconto.
Per regolamento era necessario scattare almeno una foto che immortalasse
il risultato finale.
Piovra e Migale richiamarono Livia pregando le notaie di attendere
fuori. Grande fu la sorpresa di Linda e Lisa nel momento in cui,
entrando nella stanza, rilevarono che le peccatrici, in una postura
stile Can-Can, avevano deciso di farsi ritrarre, non in posizione
tradizionale, ma mostrando le natiche insolentemente poste alla
stessa altezza del viso di Livia. La perdente, con il volto incorniciato
tra quei due splendidi deretani, appariva completamente dominata.
Le due vincitrici, cambiando leggermente posa, esortarono Linda
e Lisa a scattare altre foto. Infine, appagate, presentarono il
referto finale alla vinta. Livia sgranò gli occhi, ma non
potette esimersi dal firmare la dichiarazione di resa.
Marta, delusa, non potette far altro che preparare le valigie
e, dopo aver recuperato la sua beniamina, tornarsene a casa.