Paolo  PACCHIANI 

 

                                   

 Campagnatico:   

Fascino di una povera

Comunità della Maremma

 

 

         

            Il Pecci, nella sua relazione sulle Città, Terre e Castella che sono e sono state suddite della Città di Siena, nel XVIII° secolo, così descrive Campagnatico:

 

            " Questa Terra, unitamente con la Corte non averà maggior popolazione che di circa 500 anime.Dentro la Corte vi è la Chiesa con Cura d'Anime, sotto Titolo di S.Maria, Padronato anche questo del Concistoro della Signoria di Siena, con otto Altari, compresovi il Maggiore.Vi sono ancora l'Oratorio della S.Vergine del Soccorso, l'Oratorio di S.Agata e S.Lorenzo, l'Oratorio di S.Antonio da Padova della Famiglia del Cotone, e la Compagnia della Madonna delle Nevi, con Cappa.

 

            La Corte è assai spaziosa tanto per larghezza che per longhezza, parte d'essa è in collina, e ripiena di copiose coltivazioni d'olivi dalla porta verso il fiume Ombrone, e dell'altra,anch'essa in collina, serve per pascolo di bestiami, e la pianura s'estende verso Ischia per miglia 5.

           

            Vi è intramezzata questa pianura dal corso del fiume Ombrone, dove si sogliono seminare circa 140 moggia di grano, con raccolta di 700, e si raccogliono in essa corte circa 500 some di vino e 800 staia di olio.

         

          Si ripartisce tutta la corte in Bandita di Comunità, e di Particolari, in Dogana, in Banditella, Usi e Confini e confina con le Corti di Montorsaio, Paganico, Vicarello, Cotone, Montorgiali, Cinigiano, Cana e Ischia."

         

            Una precedente relazione del Visitatore Bartolommeo Gherardini,[1] del 1670, aveva esposto la situazione generale del paese in questi termini:

 

            " E' composta anco di un borgo, parte del quale è già rovinato, rimanendovi pochi fuochi abitati. E' più lunga, che larga, e consiste principalmente in una strada maestra,  che porta con un poca di salita alla chiesa pievania , essendovi anche altre due strade, di qua e di là della detta strada maestra... Dentro vi sono 50 casalini disfatti, e fuori 13...."

 

            E ancora:

 

            " ...Ella è cinta di mura con i suoi merli d'altezza proporzionata, e tutte di travertino, quali però hanno in parte patito, mancandovene canne 700....ha tre porte, nessuna delle quali si chiude.  All'entrata della porta di Grosseto si vede, a mano sinistra, una rocca con doppio recinto di mura e con il suo mastio tutto di pietra..l'entrata è tutta scoperta rimanendo solo in essere le dette mura con una campana posta sopra il detto mastio..."

 

            "Possiede la Comunità di Campagnatico gl'infrascritti edifizi pubblici, cioè il palazzo di giustizia con sua carcere stalla e fondi, il granaio, la stanza del macello, quella dell'oliviera, dell'osteria, oggi però in parte rovinata, ... la casa dello spedale con suo pellegrinaio, due case appartenenti allo spedale, la cisterna pubblica, due fonti, la Rocca con il campanile e sua campana, Chiesa dell'Opera, Chiesa di S.Maria, romitorio di S.Agata e l'orologio pubblico..."

 

            Dopo una lunga enumerazione di consuetudini civili, un'ampia descrizione delle Magistrature cittadine, dei censi e delle tasse correnti, si apprende che la Comunità attraversava un periodo di degrado:

           

             "...si elegge... il maestro di scuola, con l'approvazione dei Conservatori...." ma "... Non vi è né medico né cerusico onde ne loro bisogni ricorrono a Grosseto... è ben vero che poche vi sono che possino sostenere queste spese..." e non vi sono più "...gl'offiziali de pupilli e vedove ... lo statuto locale però prevede che ve ne sieno due..." "...non si fà in Campagnatico né fiere né mercati di sorte alcuna... non paga la Comunità di Campagnatico gli stallaggi e alloggi a famigli di campagna ... sono necessitati i Priori della Comunità a provvedere del proprio l'alloggio a detti famigli."

         

            Tutto ciò a fronte di una popolazione che nella terra di Campagnatico, compreso il borgo, ammontava a 468 persone in 116 fuochi, più 104 anime in 19 fuochi suddivisi in altrettanti poderi.[2]

           

            Se si considera la situazione registrata nel 1792 (40 case, 36 famiglie, 380 abitanti - comprensivi di 20 pastori e 1 Sacerdote - ) e se i dati sono omogenei, ossia rapportati a terra e borgo, [3] appare subito chiaro che l'endemica altalena demografica di Campagnatico, ha uno stretto ed immediato collegamento con una situazione di precarietà economica e produttiva e con una distribuzione dei mezzi di produzione assolutamente irrazionale, pur considerando l'epoca di riferimento.

           

            E ulteriore conferma viene dai dati riferiti ad anni molto vicini a questi: nel 1764 [4] Campagnatico contava 350 abitanti, scesi a 286 nel 1769, [5] risaliti a 303 persone nel 1778 [6] e a 348 nel 1786.[7] E nel 1761 in Campagnatico si annoveravano 82 case abitate da 336 persone (ma ben 100 case dirute, 5 derelitte, 5 in cattivo stato e 10 disabitate) [8]

       

            Sembra ragionevole l'ipotesi di un andamento demografico collegabile all'andamento produttivo e, più particolarmente, a certe occasioni lavorative offerte dalla presenza di investimenti per opere pubbliche di una certa importanza, o a particolari contingenze politiche,  che giocavano un ruolo nella variazione della consistenza dei territori posti sotto la giurisdizione amministrativa della Comunità e, di riflesso, anche sul numero degli abitanti del Capoluogo.

 

            Appare opportuno, per una migliore comprensione delle dinamiche demografico-economiche, valutare la situazione abitativa del Comune al variare del numero delle comunità in esso comprese, a seguito delle modificazioni territoriali sopra accennate.

 

            Non è certo facile individuare questi collegamenti in un periodo in cui Campagnatico fu assoggettato ad una serie di docce scozzesi: dalla proposta del Miller che ne voleva fare un centro amministrativo alternativo a Scansano, al suo accantonamento da parte del Granduca,  dall'esperimento della vetreria Collombier al suo rapido fallimento, all'alienazione della Fattoria Granducale di Campagnatico.

 

            Nonostante i suoi alti e bassi economici, la sua situazione edilizia, mai rosea nelle descrizioni dei vari visitatori:

"A Campagnatico (e non era tra le comunità più misere) tramontati gli entusiasmi del Miller[9] ...tutto è rovinato, (le case) non sono state finite, sono state tutte abbandonate, così anche la vetreria...vi si vede la decadenza e lo scoraggiamento". [10]

pure Campagnatico godeva  di una situazione favorevole in molti campi, anche se la condizione esistenziale della comunità doveva presentarsi estremamente contraddittoria, sempre in precario equilibrio tra pessimismo ed ottimismo, malessere e benessere, immobilismo e frenetico attivismo; indecifrabile, incomprensibile, piena di misteri e di perché senza una risposta soddisfacente.

     

            Se tali erano le condizioni di vita della popolazione rimane oltremodo difficile capire quale  impulso o quali motivazioni spingessero tanti politici o imprenditori " illuminati " a  venire a sprecare tempo e risorse ( fin quasi a rendersi  oggetto di derisione)[11]  proprio in questa comunità.

           

            A proposito di questo, proprio il Miller aveva espresso idee grandiose: ricostruzione del borgo, le cui case erano in evidente fatiscenza, edificazione di un nuovo quartiere in località Mercatale e di altri servizi quali un ospedale, delle carceri, "...una casa grande per il Magistrato..." e di due osterie da porsi una all'interno della città e l'altra all'imbocco della nuova strada nella Grossetana.

         

            "Tutte le sue idee sono dirette per Campagnatico", dirà il Sovrano, aggiungendo, criticamente, "...per tutte queste fabbriche il lavorarvi va bene e fare le case a Campagnatico, ma non tante quante vorrebbe Miller...certamente (però) il posto vi sarebbe più sano, più vicino e più comodo per starvi...".

         

            Una  risposta si potrebbe forse avere, oltrechè dai risvolti positivi della appena riferita riflessione critica del Granduca, da un passo del già citato "Relazioni sul governo della Toscana" di P.Leopoldo[12] : "... Si vide la strada nuova di Campagnatico che è molto ben tagliata ed eseguita, le colline sono ottimi terreni ma tutti inselvatichiti, pieni di ulivi e con qualche vite: indubitabile che Campagnatico è luogo di aria buona e che si vede che la popolazione e la coltivazione anticamente vi era, ma ora è tutto inselvatichito. In quel luogo mette luogo di spendere in resarcire case, distribuire i terreni, che sono troppo vasti per la comunità e mettervi degli abitanti..."

                  

            Danilo Barsanti, nel suo saggio "La vetreria Collombier a Campagnatico, 1772-76",[13] nel riportare le intenzioni del Visitatore Generale di procedere al ripopolamento generale della Maremma secondo un sistema di grossi insediamenti accentrati, proponendo di effettuare il primo saggio a Campagnatico, osserva:

                  

            " Questo castello non era stato scelto a caso; lo facevano preferire a tanti la salubrità dell'aria, la scarsa sua popolazione, la facilità dell'accesso tramite una nuova costruenda strada  barrocciabile, la fertilità del terreno, la sua posizione al centro della Provincia, a pochi chilometri da Grosseto e presso la strada per Siena, la presenza infine di molte case poderali abbandonate restaurabili con poca spesa..." e, inoltre, "...le condizioni fisico-sanitarie dovevano essere piuttosto buone, se nel 1761 Campagnatico era uno dei pochi paesi di Maremma ove si potevano rinvenire persone ottuagenarie.." [14]

         

            Da sottolineare che la stessa politica Granducale dell'epoca, a cominciare dalla  costituzione della Provincia inferiore Senese, con sede a Grosseto, contribuiva a modificare, insieme al tessuto amministrativo , anche gli obiettivi e le prospettive di sviluppo della Maremma grossetana.

 

            Del resto, nello stesso entourage del Granduca, si sosteneva da tempo la necessità di una politica (che si tradusse in molti atti concreti) di incentivazione al ripopolamento della Maremma senese, sopratutto, (ancora una volta!) sotto la spinta del Miller, che sosteneva "la necessità di un ripopolamento graduale, un paese dopo l'altro, a cominciare da quelli di aria buona secondo un sistema di grossi insediamenti accentrati e non di poderi sparsi nelle campagne malsane..." come riferisce D.Barsanti nel saggio sopra citato sulla Vetreria del Collombier.

 

            Nel 1676, la comunità di Campagnatico, che nel 1571 comprendeva anche i territori di Paganico, Cotone e Montorsaio, aveva conservato il solo possesso del territorio di Montorsaio, " essendo stato eretto Paganico in marchesato nell'anno 1634 et il Cotone in vicariato l'anno...."[15]

 

            Due secoli dopo (intorno agli anni dell'unità d'Italia) la comunità comprendeva i territori di Casal di Pari, Casenovole, Civitella Marittima, Montantico, Montorsaio, Paganico e Pari, oltre alcune case sparse, con un totale di 4485 abitanti.[16]

 

            Venti anni prima, nel 1840, gli abitanti del capoluogo e dintorni risultavano 2109, scesi nel 1845 a 923, risaliti a 1029 nel 1862 e a 1477 nel 1871.

 

            Al censimento del 1871, il totale della popolazione comunale risultava essere di 5143 abitanti, aumento derivato sopratutto dai numerosi lavoranti occupati nella costruzione della ferrovia Asciano-Grosseto e alle grandi lavorazioni di carbone a Campagnatico capoluogo e Montorsaio.

           

            A dar retta a queste sequenze di cifre, sembrerebbe che nel volgere di nemmeno un secolo (dal 1761 al 1845) gli abitanti del capoluogo fossero triplicati (dimezzandosi però in 5 anni).

 

            Una situazione a dir poco inspiegabile, e non tanto per il triplicarsi della popolazione in 80 anni, quando per il suo dimezzarsi (da 2109 a 923) in 5 anni (dal 1840 al 1845) senza che, a memoria d'uomo, si registrino catastrofi naturali, o economiche o politiche.

 

            Di fronte ad una serie di dati in stridente contrasto, si rende necessario un approfondimento delle fonti, l'omogeneizzazione dei dati e la ricerca di ulteriori riscontri che rendano comparabili ed attendibili i fenomeni che emergono dai dati numerici e ne manifestino o quanto meno ne facciano intuire le cause.



[1]        Visita di Bartolommeo Gherardini (Auditore generale in Siena per decreto di S.A. Cosimo III de' Medici Granduca di Toscana del 24 aprile 1676)

 

 

 

 

[2]       Dati relativi alla visita del Gherardini 1670.

[3]        E. Cleppali: Campagnatico e il suo Territorio (l'Ombrone Sett/Nov. 1892)

[4]        G. Parenti: Prezzi e mercato del grano a Siena (Firenze 1947) pag. 115

[5]        A.S.F. Finanze 748 ins. 8 allegato D2

[6]        A.S.F.  Finanze 748 ins 8 Partecipazioni...D2

[7]       A.S.F.  748 ins 8 Partecipazioni... D2

[8]       A.S.F.  Finanze 1011 Relazioni...

 

 

[9]   Pietro Leopoldo "Relazioni..." op.cit. vol.III pag.516

[10]      Ester DIANA: In viaggio con il Granduca pagg. 119-120

[11]      Basta ricordare cosa diceva del Miller,  Pietro Leopoldo: "..per tutte queste fabbriche il lavorarvi va bene

         e fare le case a Campagnatico, ma non tante come vorrebbe il Miller..." (P. .Leopoldo:  Relazioni sul

         governo della Toscana  III Firenze 1994 pp. 175-79)

[12]        Op. cit. , pag. sopra citate

[13]        op. cit. in "Bollettino della Società Storica Maremmana" 1979, nr. 37/38 pagg. 82-101

[14]        A.S.F. Finanze, 1011, "Relazione de luoghi dello Stato di Siena raccolti nel 1761 da S.Bertolini." vol. III

[15]       Visita Bartolommeo Gherardini

[16]       Repetti.." Dizionario geografico fisico storico della Toscana..." 1833-1845 Firenze