COMMEMORAZIONE

DELLA MORTE DI DON GINO FALDINI PARROCO DI CAMPAGNATICO

 

Cerimonia del giorno 25 gennaio 1985

Chiesa di S.Giovanni Battista in Campagnatico

 

Intervento del Sig. Odoardo Bacciarelli:

 

 

 

Eminenza, Sig. Sindaco, graditi ospiti, concittadini,

 

esattamente un anno fa venne improvvisamente a mancare, rendendo l’anima a Dio, il nostro amatissimo Parroco Don Gino Faldini.

Essere stato chiamato a commemorare questa triste ricorrenza avrebbe dovuto essere per me motivo di legittimo orgoglio e di intima soddisfazione per l’immeritato onore che mi è stato concesso; ma essendo pienamente consapevole dei miei modesti limiti e delle mie scarse nozioni culturali, penso che sarebbe stato molto più opportuno se al mio posto fosse stata chiamata una persona più autorevole e più qualificata per commemorare più degnamente l’opera da Don Gino svolta nel nostro paese durante il suo lungo apostolato.

Se ho accettato questo gravoso ed impegnativo incarico non è stato certamente per esibizionismo né tanto meno per peccato di presunzione: l’ho accolto solamente per la lunga, sincera e reciproca amicizia che mi legava a Don Gino e per la stima e la fiducia che lui aveva sempre dimostrato nei miei confronti.

Voi tutti sapete, meglio di me, che l’oratoria è un’arte, forse la più difficile per la sua immediatezza, l’arte cioè di tramutare in parole i pensieri, i sentimenti, le sensazioni che ognuno porta dentro di sé.

Io, purtroppo, non ho questa capacità, perché se la possedessi, oggi Don Gino riceverebbe un’orazione degna in tutto e per tutto della sua notevole personalità.

DON GINO FALDINI, il Parroco che ha trascorso metà della sua vita a Campagnatico e che durante questo lungo periodo ha condiviso con noi gioie e dolori; ha somministrato il Sacramento del Battesimo a tanti nostri bambini; ha celebrato il matrimonio di tanti nostri giovani; ha accompagnato all’Eterno Riposo i nostri congiunti: egli ha donato alla Chiesa e, particolarmente, a Campagnatico i copiosi frutti della sua vivida intelligenza e della sua vasta cultura.

Voi sapete con quanta certosina pazienza, con quanta tenace ostinazione e con quanti sacrifici fisici ed economici egli si sia dedicato con appassionata dedizione alla non facile ricerca delle origini storiche del nostro paese.

Solo la sua ferma volontà, solo un uomo della sua tenacia, poteva assumersi un compito di così notevoli difficoltà.

Non c’è Archivio storico della Toscana che non sia stato da lui consultato, alla ricerca di una nota, di una citazione, di una data, nella speranza di giungere lentamente alla scoperta desiderata; e questa sua perseveranza, questa sua volontà di sapere e di conoscere, lo ripagarono ampiamente.

Non c’è storico, non c’è amante delle cose antiche che, nella nostra Maremma, non conoscesse Don Gino; il suo nome è citato in numerose riviste, in numerosi articoli specializzati, in qualche libro; il suo fiore all’occhiello fu la scoperta di un rarissimo documento che, in maniera inequivocabile, sancisce l’esistenza di Campagnatico prima dell’anno Mille!

Ma fu anche – e soprattutto – un uomo profondamente innamorato del suo Ministero, della sua missione pastorale, e della gente che – giorno per giorno – gli stava vicino, comunicandogli le proprie gioie e le proprie preoccupazioni.

Dobbiamo perciò essere grati a Don Gino Faldini per averci fatto dono delle sue ricerche nel Bollettino Parrocchiale, nel quale, oltre a preziose descrizioni delle vicende storiche del nostro bel paese, sapeva comunicare suggerimenti insostituibili di vita cristiana.

Forse con i suoi scritti ha saputo riaccendere nel cuore dei Campagnatichesi l’amore e l’interesse per il proprio paese, ed ha forse risvegliato nelle loro menti il culto degli antenati; certo con la sua opera ha sempre fornito esempio di tenacia, di bontà ed abnegazione.

Purtoppo un destino impietoso non gli ha consentito di portare a termine la sua fatica, anche se gli ha permesso di lasciare un ricordo imperituro nell’animo di tutti noi, che certo non potremo mai dimenticarlo!

Oggi per lodevole e nobile iniziativa del nostro Parroco Don Rocco (e dico nostro perché, sebbene abiti lontano, mi sento sempre campagnatichese al cento per cento), con il concorso della cittadinanza, e alla presenza di tante autorevoli persone, nella Chiesa dove per lunghi anni Don Gino esercitò il suo alto ministero, ci siamo riuniti per scoprire una lapide a suo incancellabile ricordo.

E’ un segno tangibile della nostra riconoscenza e della nostra gratitudine!

Ma questa significativa e doverosa cerimonia è turbata da un legittimo rammarico che assilla molti campagnatichesi e che neppure il lento e inesorabile trascorrere del tempo riuscirà a cancellare, il rammarico di essere stati privati della possibilità di poter deporre un fiore sulla sua tomba: Don Gino era un campagnatichese come noi, avremmo voluto averlo vicino!

Sulla sua tomba – certamente – non sarebbe mai mancato un fiore o qualcuno inginocchiato a dire una preghiera.

Ma se egli, dall’alto dei Cieli potrà recepire il vero significato di questa cerimonia, sarà felice di constatare che i suoi parrocchiani non lo hanno dimenticato e che il suo ricordo rimarrà per sempre vivo nel loro cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervento del Vicesindaco Paolo Pacchiani

per conto dell’Amministrazione Comunale

di Campagnatico

 

 

Se commemorare significa ricordare insieme, io sono certo che oggi, qui con noi, sono presenti in spirito, anche se non fisicamente, molti ex campagnatichesi che hanno conservato intatto nel cuore l’amore e l’attaccamento al proprio paese e che, proprio per questo, avevano trovato e riconoscevano in Don Gino un chiaro ed insostituibile punto di riferimento.

Giunto a Campagnatico nell’immediato dopoguerra, Don Gino aveva visto crescergli a fianco e poi allontanarsi diverse generazioni di Campagnatichesi (precedenti e successive alla mia) alle quali aveva legato tanti affettuosi ricordi della propria vita di uomo e di pastore che ora, nel periodo della vecchiaia, era solito ricordare in ogni occasione con maggior commozione quanto maggiore era la distanza, nel tempo e nello spazio, di questi suoi ex ragazzi.

Com’è ovvio, tale sentimento, non poteva non avere uguale corrispondenza in coloro che ne erano oggetto e rappresentava per loro un ulteriore legame affettivo con questa Comunità dalla quale le vicende della vita li avevano allontanati.

Questo al di là di ogni retorica ed oleografia è il punto saliente che io sono riuscito a cogliere nel rapporto tra Don Gino e la Comunità di Campagnatico, originato da una comunità di affetti per abitudini, genti, mura e campagne che egli aveva adottato come propri in un modo che riesco a definire solo con una parola: maremmanità.

Perché altri hanno ricordato o ricorderanno Don Gino come Parroco, altri come Cappellano, altri come Studioso; io lo ricordo, e così mi piace ricordarlo, da maremmano e da campagnatichese di adozione.

Per questo, a nome della Giunta e dell’intera Amministrazione di Campagnatico che qui rappresento, sento il dovere di ringraziare tutti coloro che hanno ritenuto di far omaggio con la loro presenza alla memoria di Don Gino: a cominciare da S.E. Mons. Vescovo di Grosseto, a tutte le Autorità civili e militari, Parroci, Cappellani, ex commilitoni, studiosi, ed in particolare ai familiari tutti ed alla popolazione intera di Campagnatico.

Un grazie particolare a Don Rocco Angelucci, attuale Parroco per la sensibilità con la quale ha saputo cogliere il sentimento di affettuoso ricordo con il quale la popolazione di Campagnatico si apprestava a commemorare il primo anniversario della morte di Don Gino.

A Don Rocco formulo l’augurio di poter spendere per il bene della Comunità di Campagnatico quell’operosità ed alacrità pastorale di cui ha dato mostra nel pur poco tempo disponibile.

 

….Trentotto anni di vita in comune hanno gran peso nella vita di un uomo e non possono non incidere anche nella vita di una Comunità, specie se piccola come la nostra.

Per me che vi parlo quei trentotto anni sono stati quasi l’arco completo della vita, e il riandare indietro nel tempo con la memoria mi induce a riflettere su quanto in una piccola comunità paesana la presenza di un Parroco pesi ed incida; su quanto ogni fatto della vita di ogni giorno abbia per protagonista il Parroco e su quanto egli divenga testimone di gioie e dolori, di fatti lieti e di fatti tristi, della prosperità e delle miserie di ogni famiglia.

Mi piace ricordarlo, don Gino, quando il bivio di Campagnatico non era ancora asfaltato e i collegamenti con Grosseto erano ancora precari, tornarsene dalle visite alla Curia con una borsetta nera, passo passo, per la polverosa strada del bivio, in compagnia di alcuni suoi parrocchiani; e poi, negli anni successivi, quando con un’annosa “Vespa”, si avventurava per i viottoli resi fangosi dalle piogge primaverili, per la benedizione dei casolari di campagna.

O quando, con quella sua curiosa abitudine, conservata anche in vecchiaia, chiamava familiarmente “zio” o “zia” gli anziani (ormai suoi coetanei).

… E la vecchiaia, quel sentirsi vicini anche molti che “vicini” non erano e recalcitravano ad esserlo, e quegli acciacchi per cui la gente, quando lo vedeva officiare nella chiesa gelida o nel cimitero spazzato dalla tramontana, scuoteva la testa brontolando: “Eh, proprio non si riguarda per niente!”

E poi quell’improvvisa dipartita che ha lasciato nella gente tanta amarezza e tanti interrogativi: se è stato assistito adeguatamente, se è stato fatto il possibile per alleviargli almeno le sofferenze…

 Ecco, questo rapporto con la comunità, insieme con l’amore per la sua Maremma che dicevo poc’anzi, erano stati la molla che aveva spinto Don Gino a dedicarsi alle sue ricerche storiche (del cui avvio, ancora studentello, avevo potuto essere testimonio ed aiutante e di cui conservo tuttora precise memorie), un modo problematico di porsi in mezzo alla sua comunità, di conoscerne i precedenti, di capirla meglio, di coglierne i peculiari approcci alla religiosità così come nel corso dei secoli erano nati, si erano sviluppati ed erano andati modificandosi.

E da questo tenace, sagace ed umile lavoro di ricerca e documentazione è scaturita, io ne sono certo, una miniera di dati, documenti, notizie e fonti della storia della Maremma in generale e sugli Aldobrandeschi e su Campagnatico in particolare; una miniera che aspetta di essere scavata e riportata alla luce, salvando questo patrimonio culturale che Don Gino, per modestia, scrupolo o mancanza di tempo, non ha potuto catalogare, elaborare e pubblicare.

Proprio per questo, per onorare nel modo migliore la memoria di Don Gino, posso annunciare la disponibilità della Giunta municipale di Campagnatico a patrocinare e favorire fin da ora ogni iniziativa che potrà essere assunta per concretizzare quest’idea, approfittando della presenza di tante Autorità religiose, civili e della cultura per chiedere a tutti l’impegno di dar corpo a questo progetto, sia per l’importanza che potrebbe avere nel campo non molto esplorato degli studi sulla Maremma, sia per il vivo interesse con il quale la Comunità di Campagnatico ne accolse piccoli stralci pubblicati sul Bollettino Parrocchiale, ultima apprezzata fatica del nostro Don Gino.

Che più dire?

Ora che Don Gino non è più con noi e che non riposa nel cimitero in cui, in trentotto anni ha accompagnato tanti fratelli a dormire l’ultimo sonno, è bello e giusto ricordarlo agli altri e a coloro che verranno, con una lapide;

agli altri ed a coloro che verranno perché per noi, che per tanti anni lo abbiamo avuto vicino, di lapidi non ce n’è bisogno.