Titolo:
"Gesù incontra Giovanni e Giacomo".
La vita pubblica di Gesù: dagli scritti di Maria Valtorta: Volome 2,
Capitolo 7, pag. 35-36.
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note originali:
Scritto il 25 Febbraio 1944
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Volume 2, capitolo 7, pagina 35
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Titolo originale: L'incontro con Giovanni e Giacomo (1)

Vedo Gesù che cammina lungo la striscia verde che costeggia il Giordano.
E' tornato su per giù al posto che ha visto il suo battesimo. Presso il
guado che pare fosse molto conosciuto e frequentato, per passare
all'altra sponda verso la Perea. Ma il luogo, dianzi tanto affollato di
gente, ora appare spopolato. Solo qualche viandante, a piedi o a cavallo
di asini o cavalli, lo percorre.

Gesù pare non accorgersene neppure. Procede per la sua strada risalendo
a nord, come assorto nei suoi pensieri. Quando giunge all'altezza del
guado, incrocia un gruppo di uomini di età diverse che discutono
animatamente fra loro e che poi si separano, parte andando verso sud e
parte risalendo a nord. Fra quelli che si dirigono a nord vedo esservi
Giovanni e Giacomo.

Giovanni vede per primo Gesù e lo indica al fratello e ai compagni.
Parlano fra loro per un poco, e poi Giovanni si dà a camminare
velocemente per raggiungere Gesù. Giacomo lo segue più piano. Gli altri
non se ne occupano. Camminano lentamente, discutendo.

Quando Giovanni è presso a Gesù, alle sue spalle, lontano appena un due
o tre metri, grida: « Agnello di Dio che levi i peccati del mondo! »

Gesù si volge e lo guarda. I due sono a pochi passi l'uno dall'altro. Si
osservano. Gesù col suo aspetto serio e indagatore. Giovanni col suo
occhio puro e ridente nel bel viso giovanile che pare di fanciulla. Gli
si danno sì e no vent'anni, e sulla gota rosata non vì è altro segno che
quello di una peluria bionda, che pare una velatura d'oro.

« Chi cerchi? » chiede Gesù.

« Te (2), Maestro. » (Giovanni di Zebedeo(*))

« Come sai che sono maestro? » (Gesù)

« Me lo ha detto il Battista, » (Giovanni di Zebedeo)

« E allora perchè mi chiami Agnello? » (Gesù)
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note:
(*) n.d.r. : tra parentesi indicato chi parla per semplificare la
lettura.
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note originali:
(1) vedi Matteo 4,18-22; Marco 1,16-20; Luca 5,1-11; Giovanni 1,35-39.
(2) <Te> : in A <Tu>.
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Volume 2, capitolo 7, pagina 36
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(Giovanni di Zebedeo) « Perchè ti ho udito indicare così da lui un
giorno che Tu passavi, poco più di un mese fa'. »

(Gesù) « Che vuoi da Me? »

(Giovanni di Zebedeo) « Che Tu ci dica le parole di vita eterna e che ci
consoli. »

(Gesù) « Ma chi sei? »

(Giovanni di Zebedeo) « Giovanni di Zebedeo sono, e questo è Giacomo mio
fratello. Siamo di Galilea. Pescatori siamo. Ma siamo pure discepoli di
Giovanni. Egli ci diceva parole di vita e noi lo ascoltavamo, perché
vogliamo seguire Dio e con la penitenza meritare il suo perdono,
preparando le vie del cuore alla venuta del Messia. Tu lo sei. Giovanni
l'ha detto, perché ha visto il segno della Colomba posarsi su Te. A noi
l'ha detto: " Ecco l'Agnello di Dio ". Io ti dico: Agnello di Dio che
togli i peccati del mondo, dacci la pace, perché non abbiamo più chi ci
guidi e l'anima è turbata. »

(Gesù) « Dove è Giovanni? »

(Giovanni di Zebedeo) « Erode l'ha preso. In prigione è, a Macheronte. I
più fedeli fra i suoi hanno tentato di liberarlo. Ma non si può.
Torniamo di là. Lasciaci venire con Te, Maestro. Mostraci dove abiti. »

(Gesù) « Venite. Ma sapete cosa chiedete? Chi mi segue dovrà tutto
lasciare: e casa, e parenti, e modo di pensare, e vita anche. Io vi farò
miei discepoli e miei amici, se volete. Ma Io non ho ricchezze e
protezioni. Sono, e più lo sarò, povero sino a non avere dove posare il
capo, e perseguitato più di sperduta pecora dai lupi. La mia dottrina è
ancor più severa di quella di Giovanni, perché interdice anche il
risentimento. Non tanto all'esterno si volge, quanto allo spirito.
Rinascere dovrete se volete essere miei. Lo volete voi fare? »

(Giovanni di Zebedeo) « Si, Maestro, Tu solo hai parole che ci danno
luce. Esse scendono e, dove era tenebra di desolazione perchè privi di
guida, mettono chiarore di sole. »

(Gesù) « Venite, dunque, e andiamo. Vi ammaestrerò per via. »
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note originali:
(3) <fa>: in A <or sono>.
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Commento:
C'è un problema che salta agli occhi per chi fa un esame teologico di
questi scritti:
Come mai Gesù pone delle domande in una normale conversazione?

Essendo Egli Uno con Dio, non disponeva già delle risposte?

A mio avviso può rispondere a questi quesiti, la situazione descritta
sui vangeli dopo la resurrezione:
Gli apostoli non riuscivano ad avere nessun rapporto con Gesù, prostrati
in uno stato di soggezione totale.

Luca(24,36):

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo
a loro e disse: "Pace a voi!". 37Stupiti e spaventati credevano di
vedere un fantasma. 38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché
sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi:
sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa
come vedete che io ho". 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano
stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". 42Gli
offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò
davanti a loro.

Se Egli li avesse intimiditi, con il mostrare indistintamente la sua
potenza, non si sarebbe potuta realizzare la evangelizzazione.
Né Egli avrebbe potuto mostrarsi come il prototipo di ognuno di noi.

In genere il concetto era: "Quando siete in dubbio su come fare, fate
come io avrei fatto".

(Vedi per esempio Luca 6,40:
40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà
come il suo maestro.)

Quindi Gesù, in genere, si relazionava secondo la natura umana,
per mostrarci una via.

Anche nel miracolo, peraltro, ci mostrava come pregare:

Non dice infatti:
1) Io sono la verità, la via la vita?
2) Qualunque cosa chiederete al Padre _nel mio Nome_ la otterrete?

Stiamo allora esplorando un Cristianesimo
-né esoterico
-né cabalistico

direi essenzialista.
In cui la potenza é lasciata a Dio, ma in cui Dio non è separato da chi
lo ama.