Shounen Ai
Dal Giappone un erotismo tutto al femminile
Negli anni Settanta Keiko Takemiya, un'autrice di shoujo (cioè
manga per ragazze), pubblica "Kaze to ki no uta" (conosciuto
in Italia col titolo di "Il poema del vento e degli alberi").
A prima vista niente di nuovo sotto il sol levante, semplicemente una
storia d'amore trattata con lo stile shoujo tipico di quegli anni, e
cioè: scomposizione delle tavole, profusione di elementi estetico-decorativi,
come fiori, stelle, ghirlande ecc... e sentimentalismo estremo al servizio
di una trama dai toni altamente melodrammatici.
Una novità però c'era, ed era una novità che avrebbe
cambiato il mondo dell'editoria giapponese, dando vita ad un fenomeno
che investe la storia del costume e della mentalità. I protagonisti
della storia d'amore, infatti, erano due ragazzi e il manga trattava
in modo esplicito argomenti quali l'omosessualità, lo stupro,
la pedofilia. Fu un successo travolgente. Per quindici numeri e per
parecchi anni, le liceali giapponesi seguirono con il cuore in gola
le vicende di Gilbert e Serge e del loro amore totale e tragico.
Forse Keiko Takemiya non l'avrebbe mai immaginato, ma aveva dato il
via ad un sottogenere che ha nel mondo del manga milioni di appassionati
e non solo giapponesi. Si tratta dello shounen ai (dove shounen significa
"ragazzo" e "ai" amore). Insomma un intero universo
a fumetti dedicato agli amori omosessuali maschili e, quel che sorprende,
non rivolti ad un pubblico gay, ma ad un target di ragazze eterosessuali
dai 15 ai trent'anni.
Questo sottogenere può contare oggi su riviste, mangaka (che
io sappia tutte donne) e librerie specializzate, ma non per questo è
un prodotto di nicchia, anzi, è un fenomeno talmente diffuso
da spingere anche i manga a tematica non omosessuale a introdurre spunti
più o meno velatamente gay per conquistare un più largo
pubblico femminile. E autrici di shounen ai, come Kazuma Kodata, Youka
Nitta, Mika Sadahiro, Minami Ozaki sono famose e miliardarie in Giappone
quanto Akira Toriyama (il papà di Dragon Ball) o Rumiko Takahashi
(autrice di Lamù).
È bene evitare qualsiasi equivoco, gli Shounen ai sono manga
erotici, ma non hanno niente da spartire, in quanto a rappresentazione,
sia grafica che tematica, con gli hentai (i famosi manga pornografici),
né con la produzione omoerotica in senso stretto, (anche se niente
vieta ad un gay di leggerli ed apprezzarli). Essi, ripeto, sono nati
per un pubblico di donne e nonostante la loro evoluzione dagli anni
Settanta ad oggi, hanno mantenuto questa vocazione. C'è anzi
chi oramai li considera come un genere a parte, con un linguaggio proprio,
con stilemi codificati ed un vero e proprio proliferare di sottogeneri.
Se ci si aspetta che la tematica omoerotica trattata dalle donne per
le donne sia "casta" ed allusiva si incorre in un notevole
abbaglio. Gli shounen ai sono manga erotici in tutte le sfumature di
questo termine, per cui si va dalla semplice rappresentazione idealizzata
e velata degli amori tra uomini, alla più esplicita e sfacciata
pornografia (anche se in questo caso si parla di yaoi, un sottogenere
in cui storia e il disegno sono solo funzionali alla pura e semplice
riproduzione dell'atto sessuale). Il plot narrativo insomma è
quanto di più vario ci si potrebbe aspettare e da questo punto
di vista il genere elabora e funziona a qualsiasi livello tematico.
Se una codificazione fissa esiste, ed esiste, si può rintracciare
là dove meno ce l'aspetteremmo, e cioè nella distribuzione
del ruolo sessuale. Per ogni Occidentale che si avvicini per la prima
volta ad uno shounen ai, infatti, balza agli occhi e colpisce come una
mazzata il modo in cui questa tematica trasgressiva sia stata irrigidita
da una sorta di "etichetta del materasso", attraverso la quale
sembra riproporsi in modo sorprendentemente stereotipato una netta separazione
tra il genere maschile e quello femminile. Due tipologie fisiche, difatti,
riflettono due diversi ruoli sessuali che nello stesso tempo corrispondono
anche a diversi modelli di comportamento, sia nella sfera affettiva
che in quella sociale. Personaggi alti, adulti, con occhi stretti e
volti virili sono i "seme" cioè gli attivi; al contrario
caracters più piccoli e delicati, a volte anche più giovani
d'età, con occhi grandi e vellutati sono gli "uke",
cioè i passivi. I seme hanno modi sicuri, sono di poche parole,
prendono sempre l'iniziativa, si innamorano per primi e sono sempre
pronti a passare rapidamente alle vie di fatto, non importa fino a che
punto il loro patner sia consenziente. Gli uke sono teneri, timidi,
pudichi, oppure scontrosi ed introversi, incapaci di comprendere i propri
sentimenti ed i propri desideri fin quando non sono proprio i seme a
renderli consapevoli, magari con mezzi non del tutto ortodossi. I seme
sono spesso sadici, o comunque sono dominatori, gli uke dimostrano un
masochismo più o meno evidente o latente. Nella vita sociale
i seme sono solitamente uomini di successo o di potere, e possono utilizzare
questa loro superiorità sia proteggendo che schiacciando gli
uke, che di solito sono, invece, in una situazione di inferiorità.
Si badi bene, questi ruoli sono fissi, e anche nel più passionale
degli amplessi mai si avrà la possibilità di un ribaltamento.
Considerando questi presupposti verrebbe da pensare che nessun shounen
ai vale la carta su cui è stampato, ed invece, vi sono tra di
essi molte opere di un valore addirittura sorprendente. Al di là
della pura pornografia o dello stereotipo più becero, vi sono
lavori dalla trama avvincente, dai testi impeccabili e dalla grafica
addirittura innovativa.
Minami Ozaki, ad esempio, è autrice di Zetsuai (pubblicato in
Italia da Planet Manga) opera in cui la tematica omoerotica e gli stilemi
che ho appena descritti sono piegati alla rappresentazione di un romanticismo
assoluto, dalle tinte decadenti e dark, con un sottofondo di melodramma
portato alle conseguenze più estreme, grazie anche ad una delle
grafiche più originali ed estetizzanti dell'intero panorama del
manga. Dall'altra parte, in New York New York (il primo shounen ai edito
in Italia), Marimo Ragawa riesce, attraverso la storia d'amore di due
poliziotti, a toccare argomenti scottanti come l'AIDS, la difficoltà
dei rapporti interfamilari, il matrimonio e l'adozione gay, in una storia
che raggiunge momenti di struggente poesia; e ancora in "Kizuna"
di Kazuma Kodata (in Italia grazie alle edizioni Kappa) la commedia
è messa al servizio di una storia romantica, il cui punto di
forza è la penetrazione psicologica dei personaggi e l'analisi
del rapporto di coppia. Questi tre titoli, che sono gli unici shounen
ai pubblicati in Italia, rappresentano tre esempi tra i più validi
del genere, ma sono anche solo la punta di diamante di una produzione
sconfinata.
Resta naturalmente da capire cosa può mai spingere numerose ragazze
e donne ad acquistare prodotti in cui sono rappresentati rapporti omoerotici
maschili e in cui i personaggi femminili sono relegati spesso ad interpretare
il ruolo delle antagoniste, terzi incomodi di rapporti esclusivi tra
bellissimi e romanticissimi ragazzi. Eppure, da qualsiasi punto di vista
lo si guardi questo genere sembra nato per appagare i sogni erotici
di una buona fetta della popolazione femminile, e se si considera che
il fenomeno non è solo giapponese, ma ha anche il suo corrispettivo
nel mondo anglosassone con il cosiddetto "slash", ci si ritrova
in un terreno che non è sicuramente semplicemente estetico, o
culturale, ma psicologico e come ho già detto di costume.
Non è certo compito mio (né credo di avere le competenze
necessarie) analizzare lo shounen da questi punti di vista, è
però, significativo il fatto che, forse per la prima volta, in
una cultura essenzialmente maschilista, che ha perpetrato per millenni
la negazione del desiderio femminile (e non sto parlando solo del Giappone),
in una civiltà in cui ogni tipo di rappresentazione dell'erotismo
è sempre stata di pretta marca maschile, anche quando era incentrata
solo intorno ai corpi delle donne, appaia nella nostra epoca il primo
sguardo erotico interamente al femminile. Può, forse, stupire,
e magari deludere le femministe, il fatto che questo sguardo ricalchi,
con la divisione seme/uke, lo stereotipo della passività contro
attività che distingue i rapporti uomo/donna, trasferendoli dal
letto al comportamento sociale, ma si sa, l'erotismo spesso si nutre
di desideri e passioni che rimarcano soprattutto le differenze, enfatizzandole
in modo estremo. Nonostante ciò è indubbio che lo shounen
ai rappresenti un immaginario, un sogno erotico che dopo millenni le
donne possono non solo vivere nella propria mente, ma che ha un'espressione
estetica, una divulgazione alla luce del sole, un riconoscimento da
parte dei canali ufficiali, un'influenza sulla produzione artistica,
e, addirittura, persino un mercato.