Qui e là, da un diario....

A che cosa serve la mia fede in Dio, se poi Lui non mi aiuta?

Io ho sempre ritenuto giuste le affermazioni del discorso della Montagna:

preferite la strada stretta, passate per la strada stretta e angusta:

è quella che conduce alla vita.

Io sono sempre passata nei sentieri erti, difficili.

Anche quando mi è capitato di affezionarmi a qualcuno,

non ho forse avuto cento dolori per ogni gioia?

Quello era il sentiero stretto e io l’ ho percorso.

Ma alla fine di ogni sentiero, anche il più angusto,

c’è sempre una meta, c’è sempre un premio.

Dov’è il mio premio? Io non lo vedo.

Quando sono arrivata alla fine del sentiero ho trovato

solo che non c’era nulla, che non era vero nulla.

E’ dunque questo il mio premio?

Io mi sento inutile: A che cosa sono al mondo? Perché?

Quando per una volta, riesco ad avere fiducia in qualcuno,

questi dimostra di non meritarla.

E allora?

La vita è solo rassegnazione?

A bella cosa siamo nati.

Ogni tanto, per tenerci buoni, ci porgono uno zuccherino.

E quando noi ci avviciniamo per prenderlo, non troviamo che

fiele, veleno.

Perché dunque non si evita di mostrarcelo?

Se è stabilito che noi non dobbiamo avere nulla, a che scopo illuderci?

A che scopo farci nascere?

Darci la speranza?

Meglio sarebbe se tutto fosse nero sempre.

Non peneremmo tanto per avere un po’ di rosa.

Io vedo la mano del destino su di me mai in segno di

soccorrermi, di confrontarmi, ma sempre per colpirmi; anche

quando apparentemente sono felice.

La felicità di un attimo non giova che ad essere poi più tristi,

più infelici.

Come non essere aridi e scontenti in queste situazioni?

Solo chi è felice può essere buono, migliore, disponibile.

Perché non ci si dà ciò che chiediamo?

Se non ci è concesso di averlo, perché farci soffrire invano?

Se per noi non è bene, è possibile che si desideri ciò che non è

bene con tanta foga?