scrivoduerigheancora Le Cinque Terre scrivoduerigheancora


Le Cinque Terre sono ormai parte del patrimonio naturalistico mondiale, e devono la loro fortuna a numerosi fattori. Subito il pensiero va alla celeberrima "Via dell'amore" che collega Riomaggiore a Manarola, ma sarebbe un grosso errore racchiudere le Cinque terre in quel breve tratto di costa, seppur rinomato e suggestivo.


Pochi infatti sanno che questa regione montuosa, protesa direttamente sul mare, vanta una lunghissima storia di civilizzazione e di cultura. Già a partire dal XIX o XX secolo a.C. addirittura. Lo si può riscontrare nella testimonianza evidente del Menhir disposto lungo il cosidetto "sentiero rosso", fra il monte Galera (mt 705 slm) ed il monte Marvede (mt 667 slm).
Seguendo il corso dei secoli si ritrovano tracce dell'epoca romana; anzitutto nei nomi: Soviore (da "sub viorio": sotto la via), Volastra (da "Vicus oeaster": il paese degli ulivi), Corniglia (da "Cornelia": fondo di Cornelio).
Era questa una zona sicuramente ricca di prodotti naturali, che i romani seppero sfruttare e far fruttare costruendo anche un collegamento viario a ridosso delle montagne.
Con la caduta dell'Impero Romano anche questo tratto di costa subì l'assalto dei barbari invasori, ed in particolar modo dei Longobardi. E' di questo periodo, infatti, la costruzione ad esempio dei centri di Groppo e Reggio, posti molto all'interno rispetto ai villaggi costieri che erano sorti prima proprio per difendersi meglio dalle invasioni barbare, e dai saraceni poi (che lungo queste coste spadroneggiarono a lungo con le loro navi corsare).
Passeranno ancora tre secoli circa, prima che le popolazioni rifugiatesi all'interno possano tornare sul mare e fondare gli attuali borghi di Monterosso (fondato dagli Abitanti di Soviore), Vernazza (da quelli di Reggio), Corniglia, Manarola (da quelli di Volastra) e Riomaggiore.
In questi anni, a cavallo tra il X ed il XII secolo, tutto il territorio delle Cinque Terre entra nella sfera d'influenza della famiglia dei Fieschi e dopo la sconfitta di quest'ultimi nel 1273 ad opera di Genova, l'intero comprensorio diviene parte integrante della Repubblica della Lanterna.
E' in questa fase che le Cinque Terre cominciano ad assumere l'aspetto che oggi noi conosciamo. Viene reimpiantata la coltivazione dell'ulivo e della vite (che già i romani avevano fatto proliferare, ma che era caduta in disgrazia con l'arrivo dei barbari e delle invasioni saracene).
Da allora poche cose sono mutate. Le strade asfaltate che collegano i vari borghi, e sopratutto la ferrovia litoranea che è ormai divenuta parte integrante del paesaggio ed elemento caratteristico delle Cinque Terre.
Partendo da Occidente, la prima cittadina che s'incontra è Monterosso, la più popolata ed attrezzata anche a livello turistico. Monterosso è suddivisa in due località, una per ognuna delle due insenature che la caratterizzano: Fegina (che è il borgo moderno, con gli stabilimenti balneari) e il borgo antico. Oltre ad essere il centro principale delle Cinque Terre, Monterosso al Mare può vantare anche di aver dato i natali a Domenico Montale, il padre di Eugenio, premio Nobel per la Letteratura nel 1975. E gli abitanti del borgo sono fieri di ricordare che proprio durante i soggiorni estivi a Monterosso Eugenio Montale compose gran parte delle liriche confluite nella raccolta "Ossi di seppia" che si vuole sia stata ispirata proprio dall'ambiente suggestivo ed unico delle Cinque Terre.
All'interno del borgo sono da visitare la Parrocchiale gotica del XIII secolo (San Giovanni Battista) con il campanile che fungeva anche da torre di avvistamento contro le incursioni dei corsari. Nel Convento dei Cappuccini, con l'annessa chiesa settecentesca di San Francesco, sono conservati numerosi dipinti di rilievo, fra i quali una "Crocefissione" la cui attribuzione pare debba essere assegnata al Van Dyck. Sono inoltre presenti opere di Luca Cambiaso, Bernardo Castello e Bernardo Strozzi.
Monterosso al Mare è famoso anche per le sue enoteche caratteristiche, ove è possibile degustare i vini DOC locali (Cinque Terre e Sciacchetrà). Altro vino caratteristico della zona è il rosso "Negru de Mu", come la Grappa delle Cinque Terre e il Limonetto omonimo.
Altri prodotti caratteristici sono gli olii extravergini, i limoni ed i pâté di olive.

Seguendo il sentiero azzurro, in direzione levante, s'incontra dopo circa tre chilometri di cammino il borgo di Vernazza, con il suo caratteristico porticciolo ed il castello con le torri di avvistamento. Di Vernaza si dice sia il borgo più caratteristico delle Cinque Terre, e senz'altro la sua posizione raccolta, intorno all'unico approdo natuale di questo territorio conferisce un aspetto unico e suggestivo a questo borgo, dominato dallo sperone a picco sul mare dal castello con la torre di avvistamento e chiuso, dall'altra parte della piccola baia, dalla presenza della chiesa gotica di Santa Margherita di Antiochia, con il suo inconfondibile campanile ottogonale.
A Vernazza da non perdere presso le enoteche i vini tipici delle Cinque Terre, ma soprattutto il vino bianco "Scoglio", venduto esclusivamente in loco dall'unico produttore.

Seguendo ancora il sentiero azzurro, sempre in direzione est, dopo circa 4 chilometri s'incontra il borgo di Corniglia, il più elevato delle Cinque Terre con i suoi 90 metri slm.
Corniglia è l'unico borgo delle Cinque Terre a non avere un accesso diretto al mare, ma in compenso gode di una posizione privilegiata sullo sperone di roccia a strapiombo sulle acque che la ospita. Inoltre alle spalle del borgo, verso l'interno, i declivi paiono come giardini monumentali disposti ad arte sulle colline per mettere in risalto la bellezza naturale del luogo. Si tratta dei terrazzamenti per i quali vanno famose le Cinque Terre, e che in questo tratto assumono una regolarità ed una conformazione unica e suggestiva.
All'interno del borgo da visitare la Parrocchiale Gotica di San Pietro, l'Oratorio dei Disciplinati di Santa Caterina ed i resti delle fortificazioni genovesi (presso il cimitero).


Dopo altri quattro chilometri, proseguendo sempre lungo il sentiero azzurro, si arriva a Manarola, di nuovo sul mare, sebbene abbarbicata su uno sperone di roccia scura che la fa apparire inaccessibile per via di mare (anche il suo piccolo porto è protetto e vi si accede per uno stretto passaggio fra due speroni di roccia).
Da visitare la chiesa di San Lorenzo (XIV secolo), detta anche della Natività di Maria, con facciata gotica.

Percorrendo l'ultimo tratto del sentiero azzurro, la già citata "Via dell'amore" si giunge in circa un chilometro al borgo più orientale delle Cinque Terre: Riomaggiore.
Disposto lungo la stretta valletta scavata dal torrente Major, il borgo ha origini antiche anche se non certe (probabilmente già fondato nel VII secolo da esuli greci sfuggiti alle persecuzioni di Leone III, di sicuro fu rivitalizzato, o fondato ex novo, nei primi secoli del secondo millennio quando le popolazioni che si erano rifugiate nell'entroterra, cessato il pericolo delle incursioni saracene, tornarono ad abitare le coste).
Da visitare la Chiesa di San Giovanni Battista, con rosone gotico, crocifisso ligneo del Maragliano e tela della "Predicazione del Battista" attribuita a Domenico Fiasella.
Sono anche visibili i ruderi del castello risalenti al XV-XVI secolo.

Posti all'interno rispetto al sentiero azzuro vi sono i santuari delle Cinque Terre: Nostra Signora di Soviore, posto sulla montagna alle spalle di Monterosso al Mare; Nostra Signora di Reggio (alle spalle di Vernazza); Nostra Signora delle Grazie e di San Bernardino (a metà strada fra Vernazza e Corniglia, sempre all'interno); Nostra Signora della Salute (presso Groppo, alle spalle di Manarola); Nostra Signora di Montenero (alle spalle di Riomaggiore in direzione La Spezia).
I Santuari sono raggiungibili tramite sentieri che li collegano fra loro ed ai borghi più vicini posti sul mare, oppure dalla strada asfaltata che scandisce tutte le Cinque Terre collegando ciascuno dei singoli borghi.

Per gli appassionati di trekking è consigliato il sentiero rosso, posto tutto all'inteno delle Cinque Terre, che attraversa scenari magnifici di natura incontaminata, mantenendo sempre la visuale sul mare e sui borghi caratteristici. Si consiglia di partire da Monterosso al Mare, seguire per il Santuario di Nostra Signora di Soviore e da lì in direzione di "Foce di Drignana". Si salirà poi al M.Maltertuso (mt 812 slm), al M.Castello (mt 785 slm), al M.Gaginara (mt 771 slm), passando per "Cigoletta", M.Marvede (mt 689 slm), M.Capri (mt 785 slm), M.Galera (mt 729 slm) per giungere sino al colle del Telegrafo (mt 516 slm) ove s'incontra la biforcazione che da una parte conduce verso Portovenere e La Spezia, mentre l'altra s'imbocca il sentiero per Riomaggiore.
Il tratto è piuttosto impegnativo come salite, anche se non presenta difficoltà di percorrenza essendo tutto sentiero tracciato e facilmente percorribile. E' consigliato un ottimo allenamento per poterlo fare senza problemi.

Il sentiero azzuro (da Riomaggiore sino a Monterosso attraversando Manarola, Corniglia e Vernazza) è decisamente alla portata di tutti. Le asperità maggiore sono gl'innumerevoli gradini che si devono salire per giungere a Corniglia venendo da Manarola, ma i 90 metri di dislivello sono tutt'altro che insormontabili. Da tenere presente che nelle ore più calde del giorno questo sentiero si riempe di turisti e dunque per poterne goderne appieno la bellezza del paesaggio (soprattutto nel tratto Monterosso-Vernazza e Vernazza-Corniglia) è consigliabile intraprendere la camminata al mattino presto, magari partendo da Monterosso al Mare.

La "via dell'amore" può essere tranquillamente lasciata in fondo al percorso, essendo ormai completamente cementificata e molto ampia in quanto a spazio percorribile (non presenta dunque eccessivi problemi di affollamento e per questo può essere percorsa anche nelle ore pomeridiane senza eccessivi disagi).

Parlando di Cinque Terre si è subito fatto riferimento al vino. Non da meno, però, è la cucina. Acciughe ripiene (o alla marinara o al tegame), muscoli ripieni e alla marinara, totani farciti, ripieni di verdure, torte di riso e di verdura ed i caratteristici "Sgabei" (focaccette fritte) sono i piatti più caratteristici di queste terre, ma vi si possono consumare anche la maggior parte dei piatti tipici della cucina ligure, fra i quali è d'obbligo senz'altro ricordare la farinata, la focaccia ligure, i gattafin di Levanto (ravioli di verdure), le frittelle di bianchetti, pasta al pesto ed ovviamente ogni tipo di pesce.

Per maggiori informazioni rivolgersi a:

Azienda di Promozione Turistica della Spezia: tel. 0187 77 03 12
Pro Loco di Monterosso al Mare (via Fegina): tel. 0187 81 75 06
Informazioni Turistiche Riomaggiore: tel 0187 92 10 16
Centro Informazioni Area Protetta Cinque Terre: tel. 0187 82 12 03