Una notte sotto un cielo senza stelle


Gli ultimi passi riecheggiano sulle pietre consunte che scendono in direzione della Porte Narbonnease, mentre le luci si spengono nel "bar a vin", l’ultimo locale rimasto aperto in città.
Echi di risa, ebbre di alcool, risuonano lontane, fra le mura esterne mentre si disperdono nel silenzio della notte. In città ormai più nessuno s’aggira fra le antiche mura e lo Chateau Comtale appare addormentato nella sua silente presenza. Fuori, lungo la cinta muraria, gl’abbaglianti riflettori ancora illuminano le pietre perfette che da secoli proteggono la Citè da sguardi indiscreti.

Com’è diversa rispetto al giorno, quando torme di turisti l’affollano brulicanti come formiche. Com’è irreale questo silenzio contrapposto al chiasso senza freni di vocianti comitive italiane che si sovrappongono ad omologhe spagnole e tedesche!

Ora la città è regno del silenzio, del rumore della notte. Ed è ascoltando i nostri passi che ci aggiriamo per le vie deserte, con le serrande chiuse dei negozietti di souvenir e il percorso libero da bancarelle e cianfrusaglie varie.

Se chiudessimo gli occhi forse ci aspetteremmo di sentire un rumore di zoccoli, il nitrire dei cavalli dopo una lunga corsa, e lo sbuffo dei cavalieri che scendendo di sella picchiano violentemente i loro stivali sul selciato.

Decidiamo di fare il giro delle mura, in senso antiorario verso il fiume. L’erba attutisce i nostri passi e l’odore dei quadrupedi è reale in questo luogo. Il giro diurno in carrozza lascia come regalo alla notte un intenso odore di sterco e di sudore equino. Ma non è nauseante come ci si potrebbe aspettare. Tutt’altro! pare appropriato al luogo ed all’ora.

D’improvviso le luci si spengono e cala la più totale oscurità. All’interno della mura la città continua a dormire tranquilla, con poche luci a vegliare sui vicoli deserti, ma quà fuori, tra le due cinta murarie, il buio è di quelli ancestrali.

Il cielo è coperto e nessuna stella rischiara la notte. L’oscurità è fitta e palpabile e sentiamo i nostri cuori battere forte d’emozione e forse di paura. I nostri sensi si fanno allerti, percepiamo movimenti nell’aria che mai avremmo sospettato.

La città non è completamente assonnata. Con la mente non possiamo non tornare ai tempi del medioevo e rivivere emozioni che mai ci sono appartenute. Mancano forse le torce sulle torri di guardia, lo scalpiccio delle ronde sui camminamenti del castello, le imprecazioni sottovoce di chi ha una lunga notte di guardia da trascorrere al freddo che ora comincia a farsi sentire. Ma la sensazione di essere stati trasportati lontano, in un tempo che non c’è più si fa molto forte e s’insinua in noi. Io e la mia compagna d’avventure ci stringiamo forte, mano nella mano, per procedere cauti, insieme, in quel buio avvolgente.
Laggiù c’è il fiume, ora lo riconosciamo. Ecco le luci della città e torniamo a respirare senza affanno. Di fronte a noi un arco ed il seguito del percorso fra le mura, ma un brivido che ci ha preso alla schiena ci fa dire ad entrambi che meglio sarebbe rientrare in città. Sbuchiamo di lato al castello, che immoto ci osserva tremare, di freddo e forse anche di paura. Ma sappiamo che non ride di noi e di questa notte. E’ troppo saggio, ha visto troppi avvenimenti per non sapere che in una notte illune tutto può accadere; persino a due ignari turisti come noi, capitati a Carcasonne quasi per caso in una notte senza stelle.





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