Lettere dall'Asia - Attentato al treno della Pace - contro tutti i fanatismi (Febbraio 2007)

Lettere dall'Asia


Attentato al treno della Pace - contro tutti i fanatismi (Kunming, Febbraio 2007)

Il recente attentato al treno della Pace, quello che, oltre a collegare Delhi a Lahore, rappresenta anche una mano tesa tra India e Pakistan, fornisce lo spunto per un’ennesima riflessione su temi che vanno al di l?delle contrapposizioni religiose e degli attentati terroristici.

Il mondo appare sempre pi?polarizzato, o meglio multipolarizzato. Pericolosamente teso su direttrici diverse tra estremismi e fanatismi di vario tipo. Al centro sta la grande massa di individui silenziosi, timidi o menefreghisti, cinici ed egoisti o troppo impegnati a trovare i mezzi per continuare ad esistere, vittime innocenti o spettarori sotto shock.

Troppe questioni politiche, sociali, religiose o persino di costume vedono la presenza di almeno due gruppi rabbiosamente contrapposti, arroccati sui torrioni delle loro posizioni inamovibili. Ideologismi sposati spesso solo per l’appartenenza ad un gruppo o ad un luogo. Abbracciati in toto, senza un’analisi obiettiva, senza critica, a volte senza nemmeno un motivo serio.

Gli esempi non mancano.

L’attuale amministrazione americana con la sua filosofia neo-con e la democrazia da esportare in container corazzati, con le stellette o il doppiopetto. Il doppio stile: full metal jacket e indici Nasdaq.

Opposta all’antiamericanismo a tutti i costi e in ogni caso. Quello delle bandiere in fiamme. Esibito spesso persino per moda, assieme alle trecce unte, ai pendagli ossidati e ai tatuaggi insulsi, alle magliette-slogan, alla lotta contro il poliziotto, che ?sempre un “porco? per assioma.

I gruppi del “ho ragione io? non perch?i miei motivi sono pi?validi dei tuoi, ma perch?lo grido pi?forte. Perch?se non ti pieghi tu, ti spezzo io. I bombardieri e le armi automatiche, le molotov e le spranghe, sono il loro olio di ricino.

Il fanatismo si ?persino infiltrato tra le fila di chi combatte la nobile lotta per la difesa dell’ambiente. A chi egoisticamente e stupidamente, per un rendiconto personale, non si preoccupa di consegnare ai propri figli un pianeta ancora vivibile, si contrappone spesso l’atteggiamento ostruzionista di chi crede di salvare il mondo fermando la costruzione di una ferrovia, o di un passante atto a rendere pi?sicura la viabilit?di un’autostrada. O peggio di chi distrugge le vetrine di un negozio o di una banca con il pretesto di una dimostrazione contro un governo straniero.

C’è ovviamente il pasticcio israelo-palestinese in cui ogni embrionale tentativo di ristabilire la pace, di consegnare ai due popoli un territorio e di restituire loro serenit?e dignit??frustrato dall’opposizione rabbiosa e all’occorrenza violenta dei gruppi pi?intransigenti.

Sadat, assassinato in Egitto, e Rabin in Israele, ne sono le vittime pi?illustri, caduti entrambi in patria, per mano di loro connazionali. Gruppi radicali infuriati per i passi concreti verso la pace e il compromesso intelligente che questi due uomini avevano fatto muovere ai propri paesi.

Ad ostacolare qualsiasi miglioramento della situazione contribuiscono oggi le posizioni inamovibili degli integralisti ebraici e dei settler degli insediamenti. L’anti-semitismo strisciante del mondo arabo che ricomincia a far presa anche in Europa. Le azioni preventive dei falchi israeliani. Le faide tra i gruppi che si contendono il potere in Palestina. E gli interventi di disturbo che gli Hezbollah libanesi e il regime integralista iraniano somministrano ad arte.

Ultimo esempio la questione indo-pakistana appunto, con i tentativi bilaterali intesi a fermare qualsiasi tentativo operato per avviare un processo di riavvicinamento.

Una questione vecchia, che risale ai tempi in cui il laico Jinnah sfruttava il rancore degli integralisti musulmani per ottenere il potere temporale in uno stato creato in nome dell’orgoglio religioso. Ai tempi in cui Gandhi, il profeta della resistenza non violenta, veniva assassinato dai sicari degenerati di un gruppo di fanatici hindu. Una storia che prosegue con il sangue versato in ripetute guerre per il possesso del Kashmir, e con l’amputazione dell’arto destro del Pakistan, l’attuale Bangladesh. Con le vittime delle lotte religiose per il sito conteso di Ayodhya, e con le bombe di Mumbay.

E che arriva a questo attentato al treno per la Pace. Un collegamento che rappresenta un tentativo simbolico di distensione tra la comunit?hindu e quella musulmana. Per appianare il solco profondo che le separa, non solo lungo il confine tra i due stati che questa contrapposizione ha creato, ma anche all’interno di quegli stessi stati.

Un’attentato preparato da gruppi che hanno contatti con alcuni settori delle istituzioni pakistane. Settori che rappresentano la parte pi?fanatica dell’opinione pubblica. Quella che si oppone ad ogni iniziativa di riappacificazione con l’India. Alla scelta del presidente Musharraf (vittima di vari tentativi di omicidio) di schierarsi con la comunit?internazionale nella lotta al terrorismo.

Attentato che, come al solito, verr?accolto con trepidazione in India da chi non fa altro che aspettare occasioni come queste per puntare il dito contro i “cattivi? i pakistani, i soli colpevoli.

Questi e altri nodi non verranno sciolti, fino a che le urla prepotenti delle minoranze estremiste non verranno zittite dal “basta?fragoroso di una maggioranza passiva che resta in silenzio, per timore o per colpevole disinteresse.

Un “basta?ai potenti che decidono unilateralmente le soluzioni dei problemi, senza consultare chi ha eguale diritto nella scelta dei metodi. Un “basta?anche a certi gruppi anti, gruppi no, gruppi contro. Un “basta?a chiunque sopprime o sa solo opporsi, sfasciare e distruggere, senza costruire. A chi usa la violenza, la prepotenza e l’arroganza. Persino, paradossalmente, in nome della democrazia o della pace, dell'ambiente, della libert?o del progresso.

A chi tiene in scacco la maggioranza della popolazione mondiale con la contrapposizione violenta di interessi inconciliabili.

Il mondo moderno ha bisogno di un solo integralismo. Di un solo radicalismo. Quello contro ogni forma di estremismo e fanatismo. Un solo assioma. La tolleranza e la comprensione. L’apertura e il ragionamento.

La vera collaborazione.

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© 2007 Fabio Pulito

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