Lettere dall'Asia - Sanzioni alla Birmania: soluzione al problema? (19 Luglio 2003)

Lettere dall'Asia: Birmania


Sanzioni alla Birmania: soluzione al problema? (19 Luglio 2003)

Negli Stati Uniti sta per essere definitivamente approvata una legge che proibisce l'importazione di prodotti dall'Unione del Myanmar (Birmania) e il rilascio di visti a membri della giunta militare di Rangoon. Anche l'Unione Europea e il Giappone hanno risposto con minacce di sanzioni o di sospensione delle donazioni alla recente cattura di Aung San Suu Kyi, il Leader della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD). La soluzione proposta dalle piu' importanti democrazie sembra dunque essere quella dell'isolamento economico e diplomatico del paese con l'intento di costringere i militari a lasciare il potere.

C'e' pero' il forte sospetto che questa forma di isolamento avra' l'effetto indesiderato di peggiorare ancor piu' le gia' misere condizioni del popolo birmano oltre ad alimentare il fuoco dei conflitti etnici che martoriano il paese da ormai cinquantacinque anni. Il sospetto e' confermato dal fallimento di simili iniziative nel passato (Ad esempio il blocco degli investimenti USA in Birmania nella seconda meta' degli anni '90).

La Birmania esporta circa l'80% dei suoi prodotti tessili negli Stati Uniti e a causa delle sanzioni si prevede che piu' di 300.000 birmani perderanno il loro lavoro. D'altra parte nonostante le sanzioni la giunta continuera' ad incassare gli ingenti introiti provenienti dai traffici illeciti di legname, pietre preziose e droghe quali l'eroina e le metanfetamine. Inoltre una volta tagliata fuori dai rapporti col mondo occidentale la Birmania tendera' sempre piu' ad appoggiarsi economicamente e politicamente alla Cina, paese che mantiene legami commerciali con la giunta.

Come sostiene D. I Steinberg, il direttore dell'Asean Department alla Georgetown University's School of foreign service, l'esercito birmano e' stato finora inetto e incapace di raggiungere anche gli obiettivi piu' accettabili della propria agenda. Perfino i membri piu' alti della giunta vivono in un quasi totale isolamento dall'esterno, hanno una scarsa preparazione, cultura ed esperienza internazionale e non sembrano nemmeno in grado di comprendere in modo sufficientemente appropriato i problemi del loro paese.

Invece di isolarla ulteriormente la comunita' internazionale dovrebbe cercare di incoraggiare la Birmania al cambiamento e la Cina dovrebbe essere convinta ad unirsi nello sforzo verso questo obiettivo. Alcuni paesi dell'ASEAN, pur colpevoli di essere finora stati troppo accondiscendenti nei confronti della giunta, sembrano almeno aver intuito l'inefficacia delle misure di isolamento. Ne e' un esempio la Road Map presentata recentemente dalla Thailandia - paese che teme tra l'altro di essere investito da una nuova ondata di rifugiati birmani - anche se questo strumento probabilmente non avra' successo.

Gli USA, l'UE e il Giappone dovrebbero coordinare i loro sforzi tra loro, con la Cina e con i paesi dell'ASEAN la cui posizione geopolitica rispetto alla Birmania li rende probabilmente piu' sensibili al problema. Sara' cosi' forse possibile evitare l'ulteriore impoverimento dei birmani e promuovere la riconciliazione nazionale non solo tra militari e forze democratiche ma anche tra la maggioranza birmana e le varie minoranze etniche.

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© 2003 Fabio Pulito

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