Genova brucia

Testo e musica: Alberto Mattolini

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Una canzone puo' nascere da una spinta di allegria, un senso di nostalgia, un pensiero, una tristezza interiore o, piu' semplicemente, da un momento di riflessione.

Quepos e' il batterista dell'Hotel La Salle, dei Carcinacci, e di quel gruppo di buontemponi che e' La Masnada. Quepos e' uno pseudonimo usato in rete per la gestione di alcuni siti che fanno parte del Team Cap & Masnada group, un insieme di amici che cercano di vivere con la propria musica.

Lo stesso pseudonimo e' adesso usato per dare un nome al cantante di questo brano, che proprio cantante non e' e neanche pretende di esserlo. Ma la stessa persona ha scritto questa canzone ed ha voglia di cantarla per non dimenticare quel giorno difficile nel quale Genova ha sofferto senza neanche una ragione precisa, o forse, per tante ragioni che adesso cercano una verita'.

Manifestare pacificamente contro il summit dei "grandi", o meglio, dei potenti. Questo e’ cio’ che chiedevano migliaia di persone.

La rigidita’ organizzativa che si ampliava giorno per giorno contribuiva a creare un punto di disaccordo, gli avvertimenti ed il clima di pericolo che si sottolineava doveva impedire la partecipazione dei piu’ moderati, in modo da rendere poco significativo un movimento scomodo. Si pensava che fosse difficile entrare a Genova, si prevedevano perquisizioni alle stazioni o per strada, si pensava che i disordini potessero essere arginati da una serie di controlli fastidiosi, ma forse utili. Niente di tutto questo, Genova era presidiata solo in parte, quella piccola parte che faceva schermo ai luoghi proibiti, nei quali si doveva proteggere i soggetti che determinano le sorti del mondo, cosi’, non badando a spese, si e’ costruito un bunker intorno ad una reggia nella quale il lusso piu’ sfrenato faceva da contorno. Una nave speciale da mille e una notte per ospitarli, i quadri ottocenteschi per arredare le stanze, come se la figura di un paese si misurasse con l’esaltazione di una costosa e sprecata ospitalita’, ignobile offesa per la maggior parte dei cittadini che lavorano sodo per vivere. Il tutto circondato da migliaia di protettori in assetto da guerra, ben decisi a non far trapelare il dissenso in quell’oasi di tranquillita’.

E l’altra Genova? Non serviva allo scopo, era solo una dimora passeggera per il nemico, quel popolo che non ama i potenti. L’altra Genova era sola, indifesa, come i suoi cittadini che avrebbero avuto gli stessi diritti di protezione, anzi, molto di piu’ dato che pagano le tasse alle pubbliche amministrazioni anche per avere qualcosa in cambio. Poi l’arrivo dei cosiddetti Black Bloc, provocatori all’estremo, ma impuniti, al contrario di coloro che hanno subito le cariche indiscriminate delle "forze dell’ordine", fino ad innervosirsi oltre il consentito, fino a diventare una parte di quella violenza che sentiva il diritto di difendersi non solo dai Black Bloc, ma anche dalla polizia, che sembrava avere scelto gli obbiettivi piu’ facili per sfogare una rabbia disumana.

E’ forte il sospetto di un disegno mirato, le varie spiegazioni non convincono nessuno e al di la’ delle strumentazioni politiche, dei vari battibecco, delle abili botta e risposta degli esemplari manipolazioni parlamentari, resta il fatto piu’ angoscioso: un ragazzo ha perso la vita in quella guerra dove tutto e’ lecito per essere parte di un sapore di amara vittoria.

Hanno vinto tutti, e tutti hanno perso. Oltre ad una vita che non c’e’ piu’, oltre ai numerosi feriti, c’e’ un altro soggetto sconfitto e umiliato: la citta’ di Genova, che non meritava tutto questo.

Io, toscano manifestante solitario, mi sono sentito per un attimo figlio di questa Genova sola che cadeva sotto un feroce sfacelo, ho scritto una canzone di getto, dedicata ad una citta’ che ha subito uno smacco indelebile, dal quale sapra’ risorgere, ma le cui ferite dureranno nel tempo. Cercare i colpevoli per strada e’ difficile ed assurdo, i veri colpevoli sono ancora ben protetti e riparati da quella democrazia che distrattamente li elegge, ma che certamente non li ama con la stessa intensita’.

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