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KILL BILL


Parlare di un film di Tarantino è come guidare: mettersi in strada, su un mezzo che può portare guai, ma che al tempo stesso emoziona, senza esser sicuri di arrivare dove si vuole.

Naturalmente, come per guidare è necessaria la patente, per vedere un film di Tarantino ci vuole una certa dose di conoscenze alle spalle in ambito cinematografico, se non altro per comprendere alcune finezze che altrimenti passerebbero in secondo piano.

Questo preambolo era dovuto, proprio per non incorrere nell’errore di una banalizzazione di un film come “kill bill”, che ad una prima occhiata sembra più un videogame che un film, e che in realtà nasconde diversi elementi di tutt’altro genere.

La prima cosa che colpisce del film è la colonna sonora, costantemente presente nel film e con alcuni pezzi davvero notevoli, con richiami evidenti ai telefilm anni 70 (tipo “starsky & hutch” o “charlie’s angels”-conoscendo Tarantino, non è un caso), agli spaghetti western di Leone, o ai cartoni animati giapponesi (manga). Per certi versi, con un sottofondo così vario e presente, vengono sottolineati i silenzi in alcune scene, così come i suoni che hanno una storia a sé.

E’ evidente, nello scorrere delle immagini, che il film non vuole prendersi troppo sul serio, ed anzi, ci sono alcune sequenze davvero divertenti e assolutamente inverosimili, mentre in realtà i contenuti son ben delineati, ma non di facile accesso. E’ un film a più livelli, il cui più fruibile sembra destinato al pubblico orientale, con tutta una serie di ammiccamenti ai gusti orientali(dalla ragazzina stile hentai, agli jakuza che ricordano “crying freemen”, ai continui riferimenti in stile bushido), e la disposizione di alcune scene come in un videogame. Salta all’occhio anche il frequente ricorso alla lingua giapponese sottotitolata: una cosa abbastanza insolita!!
Ad un certo punto della storia è innovativa la scelta di ricorrere ad un flashback, sostituendo l’animazione vera e propria alla recitazione, creando un distacco totale con il continuus della vicenda. Una novità, sottolineata dalla encomiabile qualità dell’anime (che ad un parere affrettato sembra di uno degli autori degli”animatrix” di recente uscita), che ha garantito un’insieme di effetti difficilmente ricreabili in altro modo.

Tralasciando la truculenta assurdità di alcune scene, la cui accentuazione riportano ai B movie, si può disquisire della storia in sè, che è lineare, ma per nulla banale.

Il film è un elogio della femminilità e della sua grazia, nel modo che ha di sottolineare l’inutilità e la stupidità della violenza; è una risposta alla facilità con cui si dimenticano le proprie responsabilità a favore del piacere immediato….Tarantino ci presenta una storia asciutta e cruda, in cui la perdita della felicità e della maternità portano alla rabbia fredda e determinata che va oltre la morte con un unico scopo, cioè la vendetta. Una vendetta intesa non come riparazione ai torti, come ha modo di dire la protagonista (Uma Thurman), ma solo come duello personale, un po’ nell’idea degli scontri western…

E’ un film forte, veloce e per nulla allegro, anzi piuttosto amaro, ma che non esiterà a farvi scappare qualche risata, consigliato sia a chi ha voglia di un film d’azione che a chi trova più interessante seguire i riferimenti e le trovate tecniche (alcune decisamente innovative), con un certo gusto per il retrò (in senso cinematografico), sconsigliato per i facilmente impressionabili. Il colpo di scena finale presta il fianco al seguito: vedremo se sarà all’altezza!

Duke
redazionegp@yahoo.it
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