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Zatoichi Effettivamente, messa in questi termini, la storia di “Zatoichi” è piuttosto fuorviante, ed il film sarebbe ristretto a pochissimi curiosi, o forse amanti dei massaggi e del Giappone, ma la situazione è completamente diversa. Il protagonista è sì un massaggiatore, ma soprattutto un maestro samurai, che ha una caratteristica peculiare: l’essere non vedente! La vicenda assume così aspetti del tutto diversi, risultando così più vicina alla realtà. La storia è abbastanza lineare, e vede il protagonista impegnato a interagire con i personaggi che di volta in volta incrociano la sua strada, cambiandone la storia, in un modo o nell’altro! E’ evidente, altresì, lo scontro tra il samurai, rappresentazione del bene e dell’onore, con il ronin, rappresentazione del mercenario senza onore, sebbene qui rappresentato con precise annotazioni psicologiche. Entrambi intrecciano le loro storie, fino all’inevitabile scontro finale. In più fasi del film sono evidenti cliché e maschere tipiche della rappresentazione giapponese, ma il tutto è giustificato dal fatto che la storia rappresentata è un classico nipponico, un po’ come una riedizione attuale di “Zorro”… Appurato un legame insito con la tradizione ed una linearità nella storia, un ruolo fondamentale nel film lo svolge la regia. Il regista, infatti, è una figura di spicco del panorama contemporaneo sia orientale che mondiale : Takeshi Kitano. Kitano è un esperto della celluloide, prima come figura televisiva, in patria, quindi, passato alla cinematografia, si è dedicato a film sempre più impegnativi, senza però tralasciare il suo background , bagnando le sue radici nelle tradizioni ma al tempo stesso proiettandosi all’innovazione. Così, si nota per esempio, il gusto per la natura, l’immagine agreste, e nel contempo l’uso della telecamera e dei flashback che costellano il film. Vi è anche un rimando, probabilmente voluto, al cinema impressionista, sia nell’uso dei suoni (che vengono ritmati in maniera tale da diventare ipnotici), che in alcune sequenze, che mi han richiamato alla mente film come “Juha” o “Il settimo sigillo” di Bergman. Una chicca è il balletto finale, molto in stile teatrale, una specie di… tiptap giapponese! .. D’altronde, come tutti i comici, Kitano ci ricorda di non prenderci troppo sul serio! Dopo “Kill Bill” di Tarantino, anche Kitano ci porta agli scontri di cappa e spada (ognuno a suo modo), dev’esser di moda, visto che Tom Cruise si appresta a menar fendenti con la katana sui nostri schermi: chissà se il pubblico sarà saturo, o avrà la curiosità di veder un “topgun “ in kimono! [Duke] |
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