25.03.03. Non è facile trovare la voglia di parlare del Bologna dopo la disastrosa trasferta su quel ramo del lago di Como, quello sbagliato, ove il Bologna ha subito un pesantissimo 5 a 1 da una squadra, ultima in classifica, alla seconda vittoria casalinga e che fino a quel momento aveva messo a segno appena 17 reti in 25 gare, delle quali 11 in casa.
Il Bologna ha chiuso il 2002 con 27 punti raccolti in 15 giornate, oggi dopo 26 gare ne conta 35, ergo ha totalizzato appena 8 punti nelle ultime 11 gare, tutte nel 2003.
Bologna - Milan 0-2
Reggina - Bologna 1-0
Bologna - Torino 2-2
Roma - Bologna 3-1
Bologna - Atalanta 2-3
Piacenza - Bologna 3-1
Bologna - Empoli 2-0
Brescia - Bologna 0-0
Bologna - Inter 1-2
Bologna - Udinese 1-0
Como - Bologna 5-1
Ha realizzato 11 reti, subendone 21 !!!! , quando nelle prime 15 gare ne aveva presi appena 11, segnandone 19.
Dopo quasi tre mesi di apnea e sofferenza è ora di intavolare un vero e proprio PROCESSO sportivo ad una squadra che nel frattempo pare aver buttato in frantumi anche la coesione nello spogliatoio.
Fra le svariate accuse che vengono mosse alla squadra di Guidolin posso cercare di estrarre quelle più significative.
Le squadre che ci ha presentato Guidolin negli ultimi anni reggono fino alla primavera, poi crollano pesantemente; quest’anno addirittura il crollo è avvenuto alla ripresa del campionato in gennaio e, dopo un timido risveglio, siamo tornati dalla trasferta di Como nel pieno oblio.
A Guidolin viene rimproverata un’impostazione di gioco poco spettacolare e troppo utilitaristica, basata soprattutto sul concetto di rompere il gioco degli altri piuttosto che costruire; questo atteggiamento paga quando i giocatori sono al top della forma ed in grado di pressare e ripartire, ma è autolesionista quando la condizione è scarsa.
Il gioco del Bologna è giudicato da diversi tifosi ed addetti ai lavori fra i meno spettacolari della serie A; certo che quando si vince non vi sono problemi, l’importante sono i 3 punti, ma quando si perde o anche si pareggia la rabbia è doppia: non si va avanti in classifica e si vede un brutto Bologna.
Guidolin non sarebbe in grado di gestire una rosa ampia di giocatori; infatti il tecnico veneto riesce a motivare molto bene i giocatori quando la rosa è ridotta a 13-14 unità per infortuni e/o squalifiche, mentre quando vi è l’abbondanza nascono i problemi e comunque gli viene addebitata una scarsa attitudine a scegliere la formazione giusta e soprattutto i cambi.
In conseguenza al punto precedente Guidolin ha negli anni compromesso il rapporto con diversi giocatori, anche di ottimo livello; esemplare fu il caso di Maresca, ma altrettanto significativo è il recente caso Signori, messo da parte con troppa fretta da tecnico e società e poi rivelatosi ancora giocatore fondamentale per questo Bologna. Con onestà va detto che parte della stampa e anche di tifosi (non quelli della curva) già da tempo collegavano le difficoltà del Bologna al rientro in squadra di Signori dopo un infortunio.
Alla società viene dato atto di operare con serietà, ed è una notizia vista la situazione della maggior parte delle compagini professionistiche, ma viene contemporaneamente accusata di vassallaggio verso la Juventus; alcuni dicono che in realtà il mercato del Bologna lo fa Moggi. I fatti comunque dicono che la politica del Bologna è di piccolo cabotaggio: si costruisce la squadra basandosi su un forte nucleo di giocatori esperti o addirittura anziani affiancati a giovani in prestito dalla Juve o promessi alla Juve; non si investe più, gli ultimi acquisti di peso furono Locatelli e Cruz, ma ormai sono passati tre anni; si persegue unicamente la politica dei prestiti e dei giocatori svincolati; non si cura abbastanza il vivaio ed una volta che il Bologna ha avuto una buona nidiata di giovani calciatori, anche se tutti di nazionalità straniera, in pochi giorni si è disperso questo patrimonio per poche lire, in una politica di "meglio un uovo oggi che una gallina domani", inoltre non si considerano assolutamente i campionati minori del territorio, ed i talenti emergenti finiscono inevitabilmente in altre squadre, non solo Juve, Milan e Inter. Tutta questa politica genera incertezza sul futuro della squadra, anche perché a metà campionato sono davvero pochi i giocatori che hanno già la sicurezza di vestire il rossoblù anche l’anno successivo.
Credo ancora che vi siano motivi sufficienti per tentare di confutare i capi d’accusa.
Il Bologna ha 35 punti, uno in più del Perugia e due in più del Brescia, squadre dall’organico almeno pari al Bologna. La Roma ha gli stessi punti del Bologna con un organico molto superiore, così come sono superiori le sue capacità economiche e finanziarie. Il Bologna è dunque ben collocato nella fascia di classifica, quella centrale, che le compete come squadra e come società visti i mezzi a disposizione; ha il compito di salvarsi con qualche giornata di anticipo ed ottenere un punteggio vicino ai 45 punti, visto che la classifica dell’anno scorso ben difficilmente è ripetibile.
Una squadra va giudicata per quello che fa vedere complessivamente: il campionato non è ancora finito. Poco importa se nelle prime 15 gare abbiamo totalizzato 27 punti e nelle 11 successive solo 8; importa il fatto che abbiamo 35 punti in 26 partite, con una proiezione finale ben sopra i 40 punti. Tante squadre, vedi Chievo, hanno durante il torneo periodi di appannamento e crisi di risultati.
Il Bologna ha iniziato la sua stagione con netto anticipo, vista la necessità di disputare l’Intertoto. Il calo di forma che ha avuto con tre mesi di anticipo rispetto agli anni precedenti dipende in parte da questo. Il Perugia del tanto apprezzato Cosmi, anch’esso partecipante all’intertoto, ha un punto in meno del Bologna, ha perso dal Torino in campo neutro, è in silenzio stampa ed in ritiro anticipato.
Non è vero che il Bologna non cura il settore giovanile: Cipriani, Della Rocca, Meghni, Zaccardo sono prodotti del vivaio e non sono gli unici ad essere entrati nel giro della prima squadra. Gamberini è stato mandato a fare esperienza in B, ed anche il povero Galli stava conquistandosi uno spazio in prima squadra prima del tragico incidente.
Il Bologna ha operato pesantemente sul mercato, allungando molto la squadra e sostituendo le partenze di Fresi, Pecchia, Zauli, Brighi, Macellari e Tarantino con giocatori di pari valore, come Amoroso, Colucci, Zanchi, Frara, Salvetti, Vanoli, Paramatti, Smit e Meghni, con il recupero di Locatelli ed un maggiore impiego di Bellucci, Zaccardo e Signori.
Sono ingiuste certe critiche al gioco del Bologna. Spesso e volentieri in campo subisce più falli di quelli che commette e soprattutto sono più le volte che i nostri giocatori escono per infortunio rispetto a quelli degli avversari. Il fatto di pressare l’avversario e di rompere il suo gioco è una scelta tattica del calcio moderno, totalmente lecita se, come nel caso del Bologna, la si effettua limitando al minimo il numero di falli.
Il Bologna ha buttato al vento punti e partite contro le squadre peggiori del torneo. Ha perso, anche sonoramente, sul campo delle squadre che attualmente occupano gli ultimi quattro posti della classifica. Con il Torino ha anche pareggiato in casa, andando sotto per due volte.
In trasferta il Bologna comincia ad attaccare solo quando subisce il gol, e spesso è troppo tardi e si presta alla goleada in contropiede, come è capitato di recente a Roma, Piacenza e Como. Quando va bene finisce 0 a 0. Da salvare solamente le prestazioni sul campo delle grandi.
Guidolin insiste su determinati giocatori che ormai sono alla frutta ed ai quali andrebbe lasciata qualche giornata di riposo, vedi Olive e Colucci. Al Bologna manca un regista e manca soprattutto il coraggio di Guidolin per inserirlo. Dove è finito Salvetti? Perché lo si è acquistato, per marcire in tribuna? Fino alla partita di Como, dove ha anche segnato il gol della bandiera, il francesino Meghni è "invecchiato" in panchina (come dice il Civ).
Il Bologna ha fatto le sue fortune in buona parte anche grazie alla difesa; la linea Falcone-Zanchi-Castellini è fra le più apprezzate del torneo, ma è stata schierata appena 6 volte su 26 partite, a causa degli infortuni di Falcone e Zanchi e delle squalifiche. Con questa linea il Bologna batté la Roma all’andata per 2 a 1, pareggiò a Bergamo per 2 a 2, batté il Piacenza (1 a 0), il Brescia (3 a 0) e l’Empoli alla 5° di ritorno (2 a 0), con il solo neo della sconfitta 2 a 3 alla terza di ritorno contro l’Atalanta, gara che vide il rientro di Falcone, peraltro l’unico a salvarsi della difesa. Comunque 4 vittorie, un pareggio ed una sconfitta al 92esimo dimostrano che con la difesa titolare per più partite sarebbe stato un altro Bologna.
Il Bologna è stato anche sfortunato in determinate circostanze: in casa dell’Inter non meritavamo di perdere, a Torino con la Juve era giusta una vittoria per i rossoblù, a Udine ci hanno annullato un gol validissimo, a Roma contro i giallorossi abbiamo subito dei gol assurdi, frutto unicamente del caso e di qualche papera di troppo, mentre in casa non meritavamo di perdere contro l’Inter, ed anche contro il Milan fino al gol avevamo giocato meglio noi. Con l’Atalanta abbiamo giocato male per buona parte della partita, poi abbiamo meritatamente recuperato e sfiorato la vittoria, subendo il 2 a 3 a tempo scaduto.
Sono convinto che buona parte delle ragioni per accusare o difendere il nostro Bologna abbiano buoni elementi di fondamento. Non voglio però fare come Ponzio Pilato o assumere qualche orientamento salomonico o catalaniano.
Prendo netta posizione perché come è noto non ho mai digerito l’assunzione di Guidolin come allenatore del Bologna. Intendiamoci: ha fatto un ottimo lavoro, non lo si può discutere. L’anno scorso siamo finiti fuori dall’Uefa soprattutto per un accavallarsi di circostanze che prescindettero la pur brutta sconfitta finale di Brescia, ed anche quest’anno, nonostante il gioco non sfavillante, ci siamo divertiti allo stadio vedendo sette vittorie consecutive, e chissenefrega se poi si pareggiava o si perdeva fuori.
Io comunque rimango fieramente ulivierano e comunque va preso atto che al di là del lavoro di Guidolin, che non può che essere giudicato pienamente sufficiente, occorre comunque una ventata di aria nuova, perché ormai sugli spalti, per una ragione o per l’altra, c’è voglia di cambiamento, di vedere una squadra che magari ottiene gli stessi punti, ma che giochi in modo diverso e con una mentalità diversa.
Personalmente prendo nettamente le distanze dagli ipercritici, soprattutto quelli dei distinti. In particolare difendo con forza Michele Paramatti, UNA BANDIERA DEL BOLOGNA, che troppo spesso viene ingiustamente criticato solo perché ... non è più quello di 3 anni fa !!! Ma cosa ci aspettavamo, che a Torino gli avessero somministrato una cura al gerovital? Mi sembra che a Como Michele fosse squalificato ed abbiamo perso 5 a 1, non è che ci sarebbe forse stato utile?
E che dire sulle critiche che ogni tanto sento dirette ad un’altra grandissima BANDIERA, Carlo Nervo, che, è vero, dopo la convocazione in nazionale non è stato più lui, ma è possibile non avere un attimo di pazienza per un giocatore alle prese con dei malanni fisici e che ha ampiamente dimostrato il suo valore e il suo attaccamento in questi ultimi 9 anni (se non sbaglio) tutti in rossoblù? Adesso abbiamo riscoperto anche Beppe Signori, per il quale non è che io abbia mai avuto una particolare simpatia, ma sul cui valore è inutile discutere, così come del modo con cui è stato stupidamente ed autolesionisticamente scaricato da allenatore e dirigenza (e spogliatoio ?). E non costringetemi a difendere pure Pagliuca, per il quale provo simpatia zero, essendo egli anche virtussino e originario di Casalecchio.
Detto questo penso che occorra cambiare, a partire dall’allenatore, al quale chiedo già da adesso e fino a fine torneo di cambiare mentalità, e magari l’anno prossimo trovare un’altra squadra. Riprendo ancora una frase di Ulivieri, quando disse che era arrivato il momento del "torneo dei bar". Allora il Bologna era in serie B, poco più che a metà classifica, ed i più gliel’avevano data su, come si dice dalle nostre parti, con la speranza di agguantare la serie A. Il torneo del bar, se mi ricordo bene, portò al Bologna sette vittorie consecutive (ma posso sbagliarmi, anche se di poco) ed il primo posto nella classifica finale, con annessa ascesa in paradiso. L’anno dopo fu la volta di Andersson, Kolyvanov e compagnia, che bei tempi ....
Le prossime otto gare il Bologna le alternerà fra trasferte ed incontri casalinghi, in quest’ordine: trasferte a Perugia, Modena, Parma e Milan; in casa con Juve, Chievo, Lazio e Reggina. Non voglio dire che sono tutte partite alla portata del Bologna, ma penso che dopo questa sconfitta di Como occorra uno scatto di orgoglio, giocando come chi sa di non avere nulla da perdere; il Bologna ormai è salvo, solo perdendole tutte rischia di venir sorpassato da tutte le squadre che lo seguono fino alla quartultima, che sono molte e ben distanziate. Credo che il Bologna possa vincere finalmente fuori casa, anche due volte, e provare, come fa sempre, a vincerle tutte in casa. Penso che 47 punti siano alla piena portata dei rossoblù e darebbero certamente un buon ricordo di questo torneo a chi come me è uso, ogni tanto, crogiolarsi nel tiepido lago delle dolci rimembranze.