FORTITUDO SKIPPER PALLACANESTRO BOLOGNA
Il punto della situazione. Analisi regular season e quarti di finale Playoff.

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Le premesse erano davvero pessime. Dopo una stagione secondo me non fallimentare (fra i primi 4 in eurolega e secondi in campionato, tutte due le volte eliminati dall’imbattibile Virtus dell’anno scorso, in semifinale di coppitalia, eliminati ingiustamente dalla Scavolini) pur giocata con handicap, cioè alcuni giocatori importanti che avevano reso si e no al 20% delle loro possibilità, incassando il 100% dello stipendio, abbiamo avuto una conclusione veramente schizofrenica, con la società che si è chiusa in un ingiustificabile mutismo, limitandosi a liquidare Carlton che era insieme a Fucka e Gill l’unico che si era ben comportato nelle finali, arrendendosi solo al V fallo in gara 3, sotto gli scroscianti applausi delle tifoserie biancoblù e bianconera. Poi c’è stato l’incredibile esonero di Recalcati, non tanto per il merito quanto per il metodo seguito, e il conseguente ingaggio di Matteo Boniciolli, illustre sconosciuto per la piazza bolognese, seppur reduce da buone prove con la sorprendente Udine.

La campagna acquisti si è poi dispiegata in modo confuso e contraddittorio, lasciando per strada alcuni importanti obiettivi (vedi Becirovic, ma per fortuna non l’abbiamo preso !!!), costruendo una squadra che già in precampionato procurava molte perplessità, con un Seragnoli che si limitava a comunicare che non voleva una squadra da scudetto ma una che sapesse lottare e divertire. Opinione attualmente smentita totalmente. Oggi vuole lo scudetto. Subito alcuni nodi sono venuti al pettine, vedi il caso Herren, playmaker americano fuggito in patria dopo l’11 settembre lasciando scoperto il ruolo, ancor oggi non ricoperto come si deve, riproducendo lo stesso problema in regia dell’anno precedente.

A complicare la situazione ci si sono messi poi gli infortuni: nel giro di pochi giorni si sono rotti i due Pivot: Kovacic e Van der Spiegel, così abbiamo iniziato il campionato con solo 3 lunghi ed Evtimov Pivot titolare. Il lavoro in palestra di Boniciolli, lo spirito finalmente combattivo dei giocatori, i ritrovati Basile e Meneghin fornivano alla platea un prodotto davvero niente male. Milic esplosivo, Evtimov immenso sotto le plance, Fucka sempre più protagonista, Meneghin ottimo nel gioco di squadra e nella difesa, Basile diventato elemento fondamentale ed irrinunciabile, il capitano Claudio Pilutti utilissimo nelle rotazioni, anche se era forse proprio la panchina ad inizio stagione il punto debole: Galanda continuava il suo letargo involutivo, Milosserdov non riusciva proprio ad inserirsi, Mancinelli era ancora troppo acerbo.

Era dunque inevitabile una prima flessione, giunta puntualmente con la sconfitta di Biella ed il passo falso interno con Cantù, rivelatasi poi la sorpresa del campionato. In eurolega invece si cominciò con la prevedibile sconfitta in casa del Panathinaikos, seguita dalle vittorie con le tre squadre slave (Buducnost e Zadar a Bologna e la trasferta di Novo Mesto). Nel mentre l’aeroporto Guglielmo Marconi era diventata la seconda casa di Pungetti, pronto ad accogliere quasi quotidianamente nuovi arrivi “fortitudabili”. Alla fine abbiamo scelto Celestand nel ruolo di play e Savic per rafforzare il pacchetto dei lunghi. Questi innesti hanno coinciso con l’autunno nero della F: prima le citate sconfitte in campionato, seguite però da 10 vittorie dietro fila, poi il crollo in eurolega, con le sconfitte di Madrid, Orthez ed in casa con il Cska ed il Panathinaikos.

In campionato, però, la Skipper dava il meglio di sé: vittoria nel derby, grande vittoria con la temibile Siena, striscia di 10 vittorie consecutive che ci portava addirittura al comando, fino alla trasferta di Treviso, persa di 3 dopo esser stati sopra per 38 minuti, con Basile assente per una forte influenza. Nel frattempo la situazione all’interno della squadra era cambiata: Celestand aveva mostrato alcune buone doti balistiche, però era veramente inesistente in difesa e non era in grado di prendere in mano la squadra, dunque dopo una lunga telenovela è arrivato Goldwire a sostituirlo. Fra i lunghi l’arrivo di Savic è stato fondamentale, facendo cambiare mentalità alla squadra. Un giocatore che sa infondere fiducia ai compagni ed anche al coach. Un giocatore che è arrivato odiato, da ex virtussino, ma in breve ha saputo conquistare il pubblico. A fine anno si è visto anche Kovacic, che ha dato qualche buon segnale, anche se già allora a corrente alternata. In questo quadro Van der Spiegel e Milosserdov hanno fatto le valigie, mentre Evtimov, che vedeva calare il minutaggio malgrado un ottima prima parte del campionato, è entrato in crisi, tanto che la società ha deciso di cederlo a sua volta. L’inizio dell’anno inoltre ha visto l’assenza di Basile, prima per malattia, poi per distorsione, tanto che la società si è decisa a prendere Rumeal Robinson a gettone e finalmente anche un’ala piccola con un buon tiro ed una buona difesa visti i limiti di Milic, soprattutto al tiro. Tale nuovo giocatore risponde al nome di Marcelic.

Tutto sommato il gennaio fortitudino è stato abbastanza buono, con vittorie in campionato ed in eurolega sul campo di Zara. Poi vi è stato un primo punto di crisi, legato ad alcuni fattori contingenti: Fucka in calo fisico, Goldwire molto deludente, Robinson poco incisivo, Meneghin a sua volta in lieve flessione, Basile e Pilutti fuori, Galanda ancora impresentabile, Milic troppo discontinuo, Kovacic oggetto misterioso ed anche Savic cominciava ad aver qualche malanno fisico. Solo Marcelic si può dire andava oltre alle attese. I costi di questa situazione: eliminazione ai quarti di coppa italia per mano della solita Scavolini e sconfitta interna in eurolega con il Novo Mesto, mettendo in serio pericolo la qualificazione, mentre invece in campionato vincevamo bene a Cantù.

La reazione però è stata eccezionale, soprattutto in eurolega: vittoria a Podgorica, a Bologna con Real e Pau Orthez, quindi impresa finale a Mosca, che ci ha permesso una qualificazione anche un po’ fortunosa grazie alla vittoria del Novo Mesto in Francia. Nelle top 16 siamo capitati nel girone con Benetton, Scavolini e Barcellona, vincendo gara 1 in casa con i Catalani dopo una splendida partita da parte di entrambi, mentre gara 2 a Treviso è stata persa di poco, con una Fortitudo sempre sotto ma autrice di una veemente rimonta nell’ultimo quarto. Poi è iniziata la grande crisi: sconfitte nette in eurolega, in casa con Scavolini, poi a Barcellona, ed in campionato, sommersi nel derby di ritorno. Seragnoli in modo molto ingiusto se la prende con Boniciolli che rischia la panca. Anche da questa crisi però la F risorge, virando nettamente verso l’ultimo traguardo rimasto, quello più sentito. In eurolega chiudiamo bene vincendo a Pesaro e “regalando” ai trevigiani il passaggio alle final four (solo una vittoria di 30 poteva dare qualche speranza alla Skipper di passare il turno, sempre però con Pesaro vincente a Barcellona), mentre in campionato ci limitiamo a subire le sconfitte inevitabili (Virtus, Siena e Roma), mantenendo inviolato il PalaAzzarrita. Nel momento cruciale delle ultime tre gare vinciamo a Pesaro poi battiamo la Benetton nello scontro diretto, una partita vibrante più o meno specchio della gara d’andata, con la squadra di casa alla fine vincente. Con il primo posto matematico in tasca ci rechiamo all’ultima sullo stretto dai nostri amici della Viola, che ci battono all’ultimo secondo. Prima Fortitudo, seconda Benetton, terza Kinder, quarta Oregon Cantù. Queste quattro squadre nei quarti eliminano tre a zero rispettivamente la Wurth Roma, Coop Trieste, Scavolini Pesaro e la temibile Siena, fresca vincitrice della Saporta e seconda in coppitalia, battuta ai supplementari dalla Virtus dopo una gara dominata e buttata nel cestino.

La sconfitta in finale di eurolega della Kinder con i greci del Panathinaikos gasa i biancoblù che stendono i romani in tre gare, soffrendo un po’ in gara 2 a Roma, quando l’amatissimo Carlton Myers segna 36 punti dei suoi. Ma come l’anno prima in maglia biancoblù predica nel deserto, aiutato un po’ solo da Allen e Marcaccini, mentre la Fortitudo schiera finalmente il miglior Galanda, un Fucka davvero stellare, un Basile ancora una volta acciaccato ma sempre utile, un Goldwire non negativo, un Kovacic finalmente continuo, un Milic chirurgico (è stato di fatto utilizzato solo in gara 2 con effetti devastanti), un Marcelic sempre molto efficace, un Pilutti che porta il suo mattone, un grande, grandissimo Meneghin, almeno in gara 3, ed un Savic ancora dolorante che è stato a guardare e a dare consigli a coach e compagni.

Ci apprestiamo ad affrontare le semifinali con la rivelazione del campionato, l’Oregon Cantù di Gay e Damiao. I nostri detrattori erano convinti che Roma ci avrebbe eliminato, si proprio quelli che quando perde la Fortitudo è uno scandalo, una squadra perdente che non vincerà mai nulla, e se la Virtus perde in casa la finale eurolega, bé si può anche perdere, ogni tanto …. Invece siamo qua, ancora una volta in semifinale. Credo che sia l’ottava consecutiva. Per me è già un successo, ma il Presidente vuole lo scudetto a tutti i costi …. Vediamo di accontentarlo!!!

Ho già un parere preciso da esprimere sulla squadra e sull’allenatore, ma ovviamente aspetto la fine della stagione per metterlo nero su bianco, perché comunque l’atteggiamento della squadra nella fase decisiva del torneo è giusto che influisca sul giudizio finale. Posso dire che in ogni caso apprezzo Boniciolli, in particolare per le idee che ha fuori dal campo …. Ma anche come coach, mi sembra che fin’ora non sia stato davvero male. (25maggio2002)