Basket: playoff 2003
La Skipper 2002-2003
entra di prepotenza
nella gloriosa storia
DELLA FORTITUDO

23/05/03. Se certe Fortitudo degli anni scorsi avessero avuto lo stesso cuore di questa, ebbene credo proprio che avremmo qualche scudetto e qualche coppa in più nella nostra bacheca.

La Skipper ha affrontato nei quarti di finale un'Oregon Cantù veramente indomita, veramente grande. Le due squadre hanno offerto quattro gare intensissime, ricche di pathos e di qualità, offrendo agli spettatori dei palazzetti e televisivi una pagina indimenticabile di basket, giocato con il cuore, con il coraggio ma anche con straordinaria capacità. Quattro partite giocate intensamente, punto a punto per 170 minuti da evitare per i cardiopatici, con continui ribaltamenti e finali degni della regia del migliore Dario Argento, due dei quali conclusisi con il tempo supplementare. Se consideriamo che in tivvù commentava l'inedita coppia Pungetti - Dan Peterson, è stato quasi meglio vedersela davanti al piccolo schermo.

La Fortitudo in gara 3 ha violato l'impossibile campo di Cantù, proprio grazie ad un supplementare condotto in piena trance agonistica, un campo nel quale nessuno oltre Cantù da mesi e mesi era uscito vincente, in un finale incredibile, che ha visto Carlos Delfino realizzare un potenziale canestro vincente + tiro libero ad una manciata di secondi dalla fine, sufficienti però al folletto Wheeler per involarsi sulla fascia e scoccare un improbabile quanto vincente tiro da 3 per il pareggio. La storia del basket racconta che una squadra che subisce una rimonta simile - e quante volte è successo proprio alla Fortitudo negli ultimi anni - è destinata a soccombere nel supplementare, invece in un minuto e quattordici secondi la Skipper in piena trance agonistica ha infilato tre bombe consecutive che hanno ammazzato il match, costruendo la condizione per vincere la serie.

Ma come era successo già al PalaDozza in gara 2, non è così che si fanno i conti con Cantù. In entrambe le gare giocate a Bologna (gara2 e gara4), infatti, la Fortitudo ha dato l'impressione di poter disporre in qualche modo dei canturini, senza però mai riuscire ad infliggere il colpo decisivo, con l'Oregon che era sempre lì, andava sotto, poi rimontava, poi passava davanti nell'ultimo quarto, con vantaggi che a pochi minuti dal termine sembravano una mannaia sul capo biancoblù, ma solo il grande cuore, il grande coraggio e la grande determinazione che questi ragazzi hanno saputo trarre dalla gloriosa storia biancoblù degli anni '70 e 80', unita alla qualità che allora non c'era, hanno permesso il riaggancio ed il sorpasso in finali entusiasmanti: c'è voluto un supplementare in gara 2, è bastata la stanchezza degli ormai esausti canturini nella decisiva gara 4. Onore a Cantù, che era sicuramente fra le prime quattro la squadra in questo momento più abbordabile, ma sul campo ha dimostrato di valere le semifinali ed anche la finale, e solo una grande Fortitudo ha infranto questo sogno, legittimato da due grandissime stagioni che hanno riportato in auge il basket brianzolo.

Quante pagine di basket hanno visto lo scontro fra queste due società nei playoff. Mi ricordo alcune sfide sul finire degli anni '80, quando la Fortitudo cercava di proporsi per la prima volta fra le grandi, poco prima di finire sull'orlo del fallimento. Mi ricordo un'Arimo di un certo Artis Gilmore (ma anche Zatti, Pellacani, Albertazzi, Masetti, Askew, "Gino" Banks, Bucci, e altri ...), di una serie anche allora, seppur di sole tre gare, segnata da una "sofferenza atroce" (parole del Pungio) e che finì con l'eliminazione di Cantù, che allora ci sembrava una grande invincibile, sebbene in decadenza, ed altre sfide di quegli anni e di anni successivi, compresa quella dell'anno scorso che ci ha aperto la finale dopo una serie interminabile di cinque partite.

Una serie che è già entrata nella storia nel nome e nel volto dei suoi protagonisti, a partire dal capitano, che, come capitano, è l'uomo rappresentativo della squadra, ed è stato fra i fattori decisivi di questa squadra, che ha il principale pregio di essere - appunto - una squadra. Gianluca Basile, finalmente utilizzato da guardia, si è anche preso il lusso - nella sua proverbiale "genuinità" di linguaggio - di coniare un neologismo di stampo cestistico: il "tiro ignorante". Dunque, dopo il lancio pazzo del baseball, adesso abbiamo il tiro ignorante del basket, e si può dire che in gara 4 ne sono stati scoccati parecchi dalla Fortitudo, molto meno fortunati di quelli scoccati nell'overtime di Cantù, ma comunque non decisivi per fortuna per le sorti finali della partita.

Tutti i biancoblù sono stati in qualche modo determinanti, ma alcuni di loro sono proprio saliti sugli scudi. Gianluca Basile è stato utile in tutte e tre le vittorie, ma in particolare grandissimo in gara 3; Gianmarco Pozzecco è stato utilizzato per meno di venti minuti a partita (mammamia se finiva male, quanti improperi contro Repesa !!!) e quasi sempre, quando è stato in campo, ha cambiato il ritmo e provocato allunghi; Giacomo Galanda è stato un crescendo rossiniano, conquistando gara dopo gara la sua leggendaria forma playoff, risultando in gara 4 l'hombre del partido; Carlos Delfino apparso in gara 3 ed è stato subito miracolo: hombre del partido e immenso anche in gara 4, lo stesso grandissimo giocatore di prima dell'infortunio, in difesa, in attacco, a rimbalzo, nei momenti decisivi; A.J. Guyton ha dimostrato di non essere la riedizione di Goldwire, ed in gara 2, pur non risultando il migliore, è stato hombre del partido segnando i tiri decisivi; Mate Skelin ha fatto capire di essere il punto debole della squadra, ma ha avuto la forza di combattere ed a volte ribaltare questo presupposto, con grandi prove di orgoglio soprattutto nelle partite di Bologna: in gara 4 cinque schiaccioni di rabbia nel cesto canturino, gli ultimi due decisivi per l'allungo finale, dopo sei liberi sei sbagliati; Lubos Barton si è laureato come mister utilità, a volte vitale per le sue bombe, un po' in ombra in gara 4, ma comunque una sicurezza e affidabilità che fanno dimenticare che è ancora tanto, tanto giovane. Devo anche dire che Mancinelli e Fultz sono sostanzialmente finiti fuori dalle rotazioni, e forse non sono ancora pronti per questi livelli, mentre Kovacic e Van den Spiegel non sono stati pari ai loro compagni di squadra, anche se il belga è stato fra i giocatori decisivi di gara 2. Emilio è stato una controfigura del Kovacic che abbiamo conosciuto quest'anno, salvo migliorare leggermente in gara 4, mentre Thomas fa proprio una fatica incredibile a frenare la sua irruenza fallosa, ed è un peccato, perché è veloce e mortifero sotto canestro, soprattutto quando servito dal cuginetto Poz.

A questo punto, ironia della sorte, ci tocca proprio la Roma di Carlton Myers. Una lotta fratricida fra noi e Carlton, con il quale abbiamo condiviso uno scudetto, una coppa Italia, e tante sofferenze e finali perse non certo per colpa sua. Quest'anno uno fra noi e lui andrà in finale, ed uno si fermerà alla semifinale, sapendo che chi si fermerà, tiferà perché l'altro vinca lo scudetto.

E' una sfida tremenda per la Fortitudo che ha già subito in questi quarti di finale la straordinaria qualità degli esterni canturini. Giù il cappello per Bootsy Thornton, vero eroe e MVP della serie, ma anche lodi a Hines e Wheeler, mentre grosse riserve vanno espresse sui lunghi. Ebbene, Roma ha esterni pari a Cantù, perché parliamo di Myers, Parker e Jenkins, con Righetti e "Pandorino" Bonora pronti ad entrare, ma anche i lunghi non sono da meno: pensare al duello Skelin - Santiago fa venire i sudori freddi, mma anche Tusek e Tonolli sono davvero dei gran brutti clienti. Una Roma capace di vincere per due volte sul difficile campo di Napoli, anche se ha ceduto il proprio nella sconfitta "di prammatica" in gara 3.

L'altro accoppiamento riguarda Siena, che giustamente ha inflitto un tre a zero all'infiltrata Varese, che aveva eliminato Milano con due vittorie esterne con il minimo scarto, subendo invece pesantemente nella gara casalinga. I toscani saranno abbinati molto probabilmente alla Benetton, nella riedizione del derby d'Europa consumato poco tempo fa, con i trevigiani che con molta fortuna sono riemersi da uno 0 - 2 contro la Viola e molto probabilmente, per la prima volta nella storia, riusciranno a ribaltare una serie playoff iniziata con il massimo svantaggio, grazie alla scontata vittoria che otterranno in gara 5 (non so se ho gufato abbastanza, spero che basti). Comunque forza Reggio Calabria e complimenti vivissimi alla città, alla squadra e a Lino Lardo. Viva anche il gemellaggio fra le nostre tifoserie.

Per concludere, credo che comunque vada la Skipper 2002-2003 sia entrata con tutti gli onori nella gloriosa storia biancoblù fra le squadre che hanno lasciato il ricordo più positivo. Una Eurolega che verrà ricordata molto positivamente e con il rimpianto di non aver potuto avere a disposizione nelle ultime gare il proprio miglior giocatore della competizione, Carlos Delfino. Un campionato così così, anzi, deludente, ma totalmente riabilitato da ottavi e soprattutto quarti di playoff giocati con cuore e convinzione. Ho sempre ritenuto che la squadra costruita quest'anno avesse forza e qualità, anche se molto giovane. Con l'andare della stagione mi sono però convinto che questa squadra stava trovando una grande coesione, ma aveva anche grossi limiti rispetto al potenziale di alcune Fortitudo allestite negli anni scorsi. L'equilibrio di questo campionato e la forza acquisita da altre squadre mi hanno portato a credere che la Skipper avrebbe fatto fatica a piazzarsi fra le prime quattro, anche se era ad immediato ridosso. I fatti mi hanno decisamente smentito, perché questa squadra ha saputo recuperare lo spirito della vecchia Fortitudo che, insieme al sostegno della Fossa, hanno sopperito ai limiti, tirando fuori il meglio da giocatori, che non sono - ancora - dei campioni, però sono di qualità. Alcuni diventeranno forse campioni, altri non lo saranno forse mai, ma sono comunque ottimi giocatori, i migliori o fra i migliori nel loro ruolo: per esempio Galanda e Basile, che nel loro ruolo hanno dimostrato di essere i migliori in Italia (Fucka e Myers a parte). Senza nulla togliere a Mate Skelin, con un pivot di maggiore livello questa squadra potrebbe aspirare davvero allo scudetto, e comunque è ancora in campo per giocarselo, e questo è l'importante. In fondo il basket è un gioco semplice, o almeno lo diventa quando si riesce a costituire un asse forte fra il playmaker e il pivot. Il playmaker in fondo ce l'abbiamo, basta crederci: è Pozzecco. Il pivot si può costruire: un pezzettino di Skelin, un pezzettino di Kovacic, un pezzettino di Van den Spiegel ......

NOVE SEMIFINALI CONSECUTIVE: se non è un record, poco davvero ci manca!

 

Statistiche offensive Fortitudo Skipper. 
Quarti playoff 2003. Oregon-Skipper 77-74;
Skipper-Oregon 95-93; Oregon-Skipper 87-102; Skipper-Oregon 86-77.

Atleta Partite
giocate
PT.
(media)
MIN.
(media)
T2
(%)
T3
(%)
TL
(%)
RO RD PP PR ASS. Falli
comm.
Falli
sub.
Valut.
(media)
OER
Basile 4 51
(12,7)
134
(
33,5)
6/16
(37,5)
7/17
(41,2)
18/25
(72,0)
2 13 7 5 11 8 22 63
(15,7)
1,030
Pozzecco 4 38
(9,5)
79
(19,7)
7/14
(50,0)
3/6
(50,0)
15/16
(
93,7)
---- 10 16 5 15 12 17 46
(11,5)
0,770
Fultz 2 2
(1,0)
17
(8,5)
1/3
(33,3)
0/2
(----)
---- 1 ---- 1 2 1 2 ---- -1
(-0.5)
0,223
Guyton 4 62
(15,5)
120
(30,0)
4/10
(40,0)
16/30
(53,3)
6/7
(85,7)
1 4 4 6 6 12 9 51
(12,7)
1,270
Delfino 3 32
(10,7)
77
(25,7)
7/11
(63,6)
1/9
(11,1)
15/21
(71,4)
4 16 1 9 1 8 16 49
(
16,3)
0,937
Barton 4 34
(8,5)
88
(22,0)
3/7
(42,9)
8/13
(
61,5)
4/7
(57,1)
4 10 4 4 1 11 8 34
(8,5)
1,083
Mancinelli 2 2
(1,0)
15
(7,5)
1/1
(100,0)
0/1
(----)
0/2
(----)
1 3 2 ---- 2 3 2 2
(1,0)
0,133
Galanda 4 60
(15,0)
120
(30,0)
14/22
(63,6)
6/16
(37,5)
14/16
(87,5)
4 16 14 6 1 17 9 44
(11,0)
0,955
Skelin 4 44
(11,0)
114
(28,5)
15/21
(
71,4)
---- 14/27
(51,9)
15 17 10 3 1 13 23 61
(15,2)
0,955
Kovacic 4 19
(4,7)
55
(13,7)
8/20
(40,0)
0/6
(----)
3/6
(50,0)
6 10 3 6 1 14 7 12
(3,0)
0,483
Van den
Spiegel
3 13
(4,3)
31
(10,3)
4/6
(66,7)
----- 5/7
(71,4)
2 4 4 4 ---- 12 4 8
(2,7)
1,237

Il quadro statistico di questi quarti di finale davvero ben giocati dalla Fortitudo conferma i giudizi sopra esposti sui singoli, con Basile ancora una volta risultato il giocatore più utilizzato e con la valutazione più alta, anche se Delfino, che ha giocato una gara in meno, prevale nella media (16,3 a gara!) e si distingue per le palle recuperate ed i rimbalzi, unica pecca il tiro da 3. Guyton è il miglior realizzatore, frutto anche di uno straordinario 6 su 30 da 3: l'ottimo indice di efficacia offensiva dipende in particolare dalla percentuale nei tiri da 3 e dalle poche palle perse. Insomma, ha svolto il lavoro che doveva essere di Scepanovic. Nella percentuale di realizzazione delle bombe spicca Barton (61,5%), grazie soprattutto a gara3, nella quale ha realizzato 5 bombe su 7 tentate. Skelin risulta alla fine il migliore fra i lunghi, almeno sul piano statistico, difendendosi con i rimbalzi, i tiri da 2 ed i falli subiti, anche se non convertiti in tiri liberi, dove chiude con una percentuale di poco sopra il 50%, venti punti percentuali sotto le sue medie consuete. Pozzecco, come al solito, domina negli assist e nei tiri liberi, ma anche, purtroppo, nelle palle perse, rincorso (insolitamente) da Galanda, che ha sprecato quattro o cinque palloni consecutivi in gara 2, che potevano costare caro. Jack comunque si è rifatto (anche qua insolitamente) prendendosi molte responsabilità nel tiro da 2 e risultando comunque fra i migliori come punti, rimbalzi e valutazione. Molto fallosi in rapporto al minutaggio sia Kovacic che Van den Spiegel, entrambi al di sotto delle loro possibilità, soprattutto il croato. Servirà invece molto il loro apporto contro Roma.

Ma le statistiche non svelano tutto il lavoro difensivo che è FONDAMENTALE per portare la "barca" in porto prima degli avversari, dunque lodi, lodi e lodi per Carlos Delfino, Giacomo Galanda e Gianluca Basile.


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