29.11.03. Dopo mesi e mesi rieccomi a commentare di basket ai pochi lettori di queste pagine, e sempre meno vista la quasi semestrale assenza. Tantissima la carne al fuoco in questi mesi, ma la sbornia dello scudetto Italeri e gli impegni personali hanno prevalso, e solo oggi, a campionato ed eurolega ben inoltrati, inizio i commenti della nuova stagione.
Bologna è solo Fortitudo è il titolo delle mie pagine sulla grande Aquila biancoblù: lo è nel baseball di primo livello, lo stava diventando davvero anche nel basket, con la cancellazione della Virtus, fino a che un bel giorno i bianconeri, uni e trini, sono triplicati, come d’incanto. E’ nata la Virtus 1934, sponsor Corsa Tris, alla quale è giunto in dono un posto nel campionato di B d’eccellenza; è nata la Futurvirtus, sponsor inventato da Sabatini, che ha rilevato (o preso in gestione?) il Progresso CastelMaggiore di patron Tudini, militante in lega2, e miracolosamente catapultato in Europa, con la partecipazione alla coppa Uleb e con il Panda del WWF sulle magliette (è una cabala, visto che il Panda è da sempre simbolo degli animali in via di estinzione?); è rimasta al mondo, sempre grazie all’ossigeno di Claudio Sabatini, anche la vecchia Virtus, che vive attualmente in un “Limbo”, in attesa di “sposarsi” l’anno prossimo con uno dei tanti pretendenti (Avellino, Progresso/Futurvirtus o un improbabile matrimonio a tre che coinvolgerà anche la 1934?) e tornare a giocare in A1 ed Eurolega. Ma noi siamo solidali con la causa virtussina, perché crediamo che non ci sarebbe soddisfazione se la Virtus scomparisse davvero. Mancherebbe la gioia della vittoria nel derby, che negli ultimi anni abbiamo assaporato tante volte, mancherebbe la gioia di ogni qualvolta ci giunge notizia che la Virtus ha perso (cosa fa la Virtus? Per ora si gode una bella vacanza). E poi c’è la questione della solidarietà fra bolognesi (come? Ah, dimenticavo, Bologna è solo Fortitudo). Comunque se la Virtus fosse stata di Milano o di Roma, col cavolo che avrebbe fatto questa fine, e se fosse successo alla Fortitudo, nel migliore dei casi ci avrebbero fatto ricominciare dal campionato di promozione. Lo vediamo anche dai tanti esempi indecenti del mondo del calcio, dove alle "grandi" squadre è concesso di tutto, e mi fermo qua.
Parliamo invece della nostra Skipper 2003/2004, una squadra costruita sull’entusiasmo e sulla gioventù. Una squadra nata per sorprendere e per divertire, ma soprattutto per entusiasmare, sulla scorta dello spirito messo in mostra nel finale della stagione scorsa. Il necessario “svecchiamento” è passato anche attraverso alla rinuncia dolorosa a Jek Galanda, che vecchietto ancora non era e che forse l’anno scorso ha disputato la sua miglior stagione, non facendo rimpiangere Gregor Fucka. Galanda costava troppo ed è stato lasciato libero di accasarsi a Siena, ritrovando coach Recalcati: davvero una grande perdita per i biancoblù, che però si sono assicurati Smodis e Mottola che non stanno facendo rimpiangere Jek. Rinuncia meno dolorosa è stata quella di Mate Skelin, che però non è stato nemmeno sostituito, visto che i giocatori acquistati sono tutte ali (Smodis, Mottola e Lorbek). Il pivot croato, lento ed alterno, non ha lasciato un bel ricordo a Bologna e ci si aspettava molto di più da lui, in termini di rimbalzi e di punti. E’ stato invece triste salutare Kovacic, ma era anziano e malconcio, dunque non rientrava più nei piani della squadra, anche se, a differenza del connazionale, il ricordo che lascia è migliore. Una grave perdita è invece rappresentata dal giovane prospetto Lubos Barton, che la Fortitudo ha lanciato in Europa, poi lo ha lasciato accasarsi a Roma. Non ho capito bene se hanno prevalso motivi di tipo economico o di altro tipo, anche se resta il fatto che nel ruolo di ala piccola la Fortitudo doveva anche dare più spazio a Mancinelli. Inoltre la permanenza di Delfino è il primo valore aggiunto di tutto il reparto esterni, visto che il gaucho s’era fatto l’idea di anticipare il sogno NBA, che raggiungerà sicuramente molto presto. Abbia pazienza, in campo sembra un decano, ma in fondo ha solo 21 anni! Purtroppo non siamo riusciti a confermare quel fantastico folletto di A.J. Guyton, fortemente voluto da Savic, che ha dovuto digerire la permanenza di Gianmarco Pozzecco, amato da tifosi e Presidente, un po’ meno dallo staff della società. Il confronto fra il Vlado Scepanovic che abbiamo visto l’anno scorso ed il Milos Vujanic visto fino adesso è spietato, anche se i ruoli non coincidono perfettamente. Il diavolo della Tasmania pare avere almeno cinque marce in più dello sfortunato Vlado, e non solo per la più giovane età. A completare un roster molto giovane vi è la riconferma di Fultz e di Patricio Prato, giovane argentino giunto a fine stagione e che non aveva convinto molto: evidentemente ha convinto Savic e Repesa, e tanto basta. Infine l’accennato arrivo del giovane sloveno Erazem Lorbek, reduce da una buona esperienza negli States a livello di college, ha completato un reparto lunghi, che punta tutto su Van den Spiegel come unico pivot di ruolo (peraltro atipico), mentre l’ingaggio di Belinelli, lasciato colpevolmente libero da una Virtus alle prese con ben altri problemi, ha dato alla Fortitudo il miglior prospetto in assoluto di quella età.
La squadra che è venuta fuori è di indubbio valore già da oggi, ma potenzialmente esplosiva per il futuro. E’ composta da un gruppo di “decani” con l’età media di poco superiore ai 25 anni (Pozzecco il più vecchio con 31 anni, Delfino il più giovane con 21), che ribattezzerò “I Giovani Leoni”, che dovranno far da balia ad un gruppetto di “bambocci” dall’età media intorno ai vent’anni, alzata dalla presenza nel gruppo del “fuori quota” Prato (24 anni), che ribattezzerò “I Saranno Famosi”.
Un gruppo di esterni veloci, scoppiettanti, irriverenti, con tanti punti ed assist nelle mani, abbinato ad un interessante parco lunghi, che fa della velocità e della freschezza la propria caratteristica principale, unita anche alla propensione per taluno al tiro dalla lunga distanza. Unico e grande difetto: la stazza sotto canestro; la mancanza di un pivot di ruolo che possa portare non solo centimetri, ma anche peso ed esperienza sotto canestro.
Questa lacuna si è sentita davvero poco nel campionato italiano, dove la Fortitudo fino ad oggi (prima sconfitta a Pesaro mentre scrivo) era attualmente alla testa solitaria a punteggio pieno, dopo dieci partite. E’ successo anche grazie al grande avvio di stagione di Tomas Van den Spiegel ed alle prove confortanti di Mottola e Lorbek, oltre al rientro dell’acciaccato Smodis, che è di partita in partita sempre più importante per la squadra. Purtroppo l’inizio di Eurolega (3 sconfitte in 4 turni) ed un certo calo del Leone delle Fiandre hanno fatto esplodere il problema nelle ultime settimane. In Europa questa squadra è “leggera” sotto canestro. Bisogna dire che Savic aveva pensato anche a questo, e nell’estate scorsa il grecoafricano Shortzianidis era stato a lungo nel mirino dei biancoblù, fino a quando l’Oregon ce lo ha soffiato. Sarebbe stato un altro giovane prospetto che avrebbe dato una grossa mano a Van den Spiegel, senza pretendere minutaggi esorbitanti. E’ evidente che questo sarebbe costato un po’ di spazio ad altri compagni di reparto, ed anche il posto nei dodici ad uno degli esterni. Qualcuno ha detto molto saggiamente nelle scorse settimane che “squadra che vince non si tocca”, e soprattutto quando abbiamo dei giovani la modifica di equilibri di squadra può portare degli scompensi. Infatti questo si è realizzato pari pari. E’ bastato nominare il problema che Van den Spiegel è calato di rendimento. Gli stessi inserimenti di Basile e Smodis, reduci da acciacchi ed infortuni di inizio stagione, sono stati difficili, anche se parliamo di giocatori che saranno fondamentali per questa squadra.
Bisogna dire che all’inizio della stagione lo spazio a disposizione dei “Saranno Famosi” era davvero enorme, ma progressivamente è calato. Repesa non esita a mettere in campo i giovanissimi, anche nello starting five (Belinelli parte quasi sempre titolare), salvo poi metterli in panchina e dimenticarseli per il resto della gara, ed a volte non facendoli neppure entrare in campo. Si può dire che l’ottimo “Gelsomino” abbia voluto provare a lungo i suoi ragazzi in avvio di stagione, e soprattutto nelle partite più abbordabili, per capire di chi potersi fidare nel momento opportuno e quando ce ne sarà necessità durante la stagione. Attualmente Belinelli è impiegato solo nei primi minuti di gioco, Prato è il più utilizzato di questo gruppo, vista anche la maggiore età e la determinazione difensiva che dimostra in campo, Fultz non vede quasi mai il campo, Mancinelli è reduce da un infortunio ed è utilizzato prevalentemente nelle gare in Europa, e Lorbek viene accuratamente preservato da lunghi minutaggi, anche se ha il suo spicchio di tempo in ogni partita.
Per quanto riguarda l’ossatura della squadra, rappresentata dai “Giovani Leoni”, va evidenziato come Milos Vujanic sia la vera stella della squadra, e molte volte, anche se non sempre, il suo rendimento è stato fondamentale per portare a casa diverse vittorie, almeno le più sofferte. Ci aspettavamo un playmaker, è arrivato un esterno duttile, ottimo tanto in attacco, quanto in difesa: spesso nello stesso tempo miglior punta e miglior stopper della squadra. Matjaz Smodis ha avuto delle grosse difficoltà di tipo fisico che ne hanno pesantemente condizionato l’inizio della stagione, poi una volta ultimato un inserimento difficile, anche se breve, nel contesto della squadra, ne rappresenta già uno dei principali punti di forza e di orgoglio. Non è un caso se questo fatto coincide con i primi cori indirizzatigli dalla fossa. Gianluca Basile è stato fino ad oggi tormentato da infortuni che ne hanno condizionato il rendimento, facendogli saltare diverse gare, anche se il capitano ha già lasciato il suo segno, con i “tiri ignoranti” che hanno risolto a nostro favore la gara di Varese, primo vero scoglio di questa stagione. Gianmarco Pozzecco, rimasto “a dispetto dei santi” sta utilizzando nel migliore dei modi il minutaggio centellinato che gli è riservato, senza quasi mai stonare. Il “gemello” Van den Spiegel ne ha tratto un grande beneficio, anche se ha saputo decollare anche senza di lui, con un inizio di stagione scoppiettante ricco di punti e schiacciate. Hanno Mottola, con i “calzettoni di filanca”, si è “piazzato al quattro” con la tranquillità di un veterano, ed infine Carlos Delfino che veterano è in tutto e per tutto, età a parte, dopo un inizio come di consueto un po’ tormentato, sta progressivamente tornando quel giocatore fondamentale alla causa biancoblù che era la scorsa stagione.
Una squadra che nelle prime dieci giornate del campionato segna quasi 90 punti a partita, subendone in media almeno una decina in meno, e supera i 100 di valutazione si commenta già da sola con le proprie statistiche. Un confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente sarebbe davvero umiliante per quelli che hanno giocato l'anno scorso: ma ricordiamoci che sono arrivati alla finale ed hanno rischiato di vincerla, ben comportandosi anche in Europa. Difficile dunque far meglio se non continuando su questa strada, affrontando con entusiasmo il primo traguardo rappresentato dalla Coppa Italia, alla quale speriamo di presentarci come testa di serie n. 1 (negli ultimi anni chi era primo al termine del girone d'andata ha vinto la Coppa).
Un ultimo commento sulla partita di Pesaro, anche se non ho avuto ancora tempo di documentarmi, non può prescindere almeno da una considerazione: è giusto far giocare una squadra - pur lunga - a 41 ore da un importante partita di Eurolega, per altro terminata dopo un supplementare? Misteri del basket, ma perché deve capitare sempre alla Skipper? Oltretutto Pesaro è fra le compagini più forti del campionato italiano, con Ford, Djordjevic, Milic, Scarone, Frosini e compagnia cantante. Anzi, se devo fare una classifica, metto Treviso e Siena per i primi due posti e Fortitudo e Pesaro nelle prime quattro a lottare con Roma, Napoli, Cantù, Milano e Varese. Poi c'è un gruppetto di outsider formato da Udine, Trieste, Biella ed Avellino, mentre più deboli sono senz'altro Teramo, Roseto, Reggio Calabria, Messina e Livorno. Questa mia personale disposizione vede attualmente un ritardo di Treviso (sempre meno forte ma ancora squadra da battere), Cantù (che paga l'addio ad alcuni importanti giocatori, come Thornton, McCoullough e Wheeler) e Roma (che sicuramente sarà rinforzata durante la stagione), mentre Avellino a mio avviso ha raccolto meno di quanto ha seminato.
Gianluca Basile, 28 anni da Ruvo di Puglia, ultimo reduce della Fortitudo scudettata di fine millennio, nel pieno degli anni è perno e capitano della nuova Fortitudo, ed anche tra i più anziani (solo Poz lo supera). Il carattere sicuramente introverso lo fa esprimere con qualche difficoltà nelle interviste, ma il buon Gianluca trova il modo di lasciare anche qua un segno, coniando neologismi come “il tiro ignorante”, permettendosi il lusso di attaccare una bandiera di Bologna biancoblù e del basket italiano, come Carlton Myers, salvo fare poi pace alla prima occasione, e sbeffeggiando i rivali di sempre con la frase “godo come un riccio”, a commento delle vicissitudini virtussine. Se qualche centimetro di questo giocatore al confine fra guardia e play doveva ancora entrare nel cuore dei tifosi biancoblù, beh, questo è sicuramente avvenuto dopo questi episodi.
Gianmarco Pozzecco, 31 anni da Gorizia, a lungo bandiera varesina, a differenza di altri ex varesotti approdati in via San Felice (Vescovi e Meneghin in primis) oltre ad entrare nel cuore dei tifosi sta lasciando un segno positivo, nonostante mezza Fortitudo non lo volesse. Savic non lo ha mandato a dire, Repesa ha dovuto far buon viso a cattiva sorte, ma continua ad utilizzarlo a piccole dosi, salvo toglierlo nei momenti decisivi (la sconfitta immeritata contro il Maccabi è anche figlia di questa scelta), mentre Seragnoli e la Fossa lo amano. Il play è uno di quelli che non ti lasciano indifferenti: o si ama o si odia. E’ comunque uno “scomodo”, ed anche il Recalcati tanto amato dal Poz ha finito con il mollarlo senza troppi scrupoli escludendogli la possibilità di rientrare in nazionale. In estate il Poz sembrava un brutto anatroccolo, abbandonato da tutti, ma ha saputo reagire e tornar bambino con i bambini, lavorando duro nel ritiro in mezzo ai boschi della Slovenia, e se non ha recuperato la stima di Savic, sicuramente un pezzettino di quella di Repesa la ha messa in saccoccia, sperando di poter rivedere la pazzesca mosca atomica ammirata in alcune gare dei playoff 2003.
Evidentemente i giganti scandinavi
possiedono la chiave per entrare immediatamente nel cuore dei bolognesi. In
campo ha riempito, per ora molto bene, lo spazio lasciato da Galanda, con le sue
movenze finniche e le lunghe calze bianche, che sembrano "di filanca"
a detta del dotto Alberto Bucci, neo coach dell'altra sponda,
rendendo questo gigante, che a Bologna è diventato anche papà, un simpatico
anatrone. Sugli spalti la fossa ha già un coro a lui dedicato, con la musica
mutuata da quello che la curva Andrea Costa cantava per l'indimenticato gigante
rossoblù, Kenneth Anderson, svedese molto amato dai bolognesi e molto rimpianto,
alla pari del connazionale Klas Ingesson. Hanno è il suo nome, molto originale,
almeno dalle nostre parti, mentre il suo cognome ricorda quello di un simpatico
giornalista locale, da lustri organizzatore del torneo estivo dei Giardini
Margherita. Un curriculum di tutto rispetto, con un passato NBA, ed un'età
giusta per decollare: 27 anni.
Ci ha messo un paio di mesi la Fossa
per prendergli le misure, anche perché ha saltato qualche gara per infortunio.
Il cuore e la determinazione, così come è accaduto con Savic, stanno facendo
dimenticare ai tifosi il fatto che Matjaz fino a pochi mesi fa era un acerrimo
rivale, bandiera della Virtus. Grande espressione di quel tipo di lungo che ama
tirare da tre, altrettanto non si tira indietro dalla dura lotta al rimbalzo ed
in difesa, e sta diventando partita dopo partita elemento insostituibile della
compagine di Repesa. La sua crescita può allontanare, almeno per un po',
l'esigenza di dotarsi di un lungo di peso da affiancare a Van den Spiegel. Il
fisico già acciaccato del lungo sloveno, nonostante i 24 anni, tiene invece in
apprensione tutto lo staff, perché la sua mancanza, specie in Europa, si
sentirebbe davvero tanto.
La tentazione di anticipare il salto
nella NBA è stata fortissima, come altrettanto forte la determinazione della
Fortitudo a tenerselo almeno ancora per un anno. Questa scelta farà bene ad
entrambi. Ha una partenza diesel come lo scorso anno, ma sta già ingranando,
anche se in difesa è ancora alterno. In campionato il bimbo di Santa Fè (21
anni appena) viaggia già a 10 punti di media, ma colpisce l'impressione che dà di essere un decano. Giocatore utilissimo ai rimbalzi e
nei recuperi, quest'anno gli stanno entrando anche più tiri da tre punti, e si
avvia come l'anno scorso a risplendere sui palcoscenici europei, quelli più
frequentati dagli scout d'oltreoceano.
Chi pensa che le sorti del belga
dipendano dal giocare insieme al "gemello" Pozzecco si sbaglia di
grosso, osservando le prime fasi del campionato. Partire con lui come unico
Pivot di ruolo è parsa a tutti una grave imprudenza, visto che l'anno scorso
teneva una decina di minuti, spesso uscendo per falli. Il venticinquenne Leone,
invece, ha dimostrato una maturazione piena, dopo gli sprazzi molto positivi
mostrati lo scorso anno, e non è un caso se Repesa gli ha dato piena fiducia.
Sempre in quintetto base e con un minutaggio che supera i 23 a partita, Tomas
realizza 12.5 punti di media nelle prime 10 gare (secondo dopo Vujanic), tirando
con il 66,7% da due (la metà sono schiacciate), sfiorando i 7 rimbalzi e con
una valutazione media di 16.3. Migliorando la tenuta ed attenuando la
propensione a commettere fallo potrebbe diventare fra i primissimi centri del
torneo, mentre per l'Europa è ancora un po' presto. La Fortitudo si sta
guardando intorno per "appesantire" un po' il reparto, ed il Leone si
è un po' innervosito, calando un po' nelle ultime gare.
Sta diventando l'uomo di fiducia di
Repesa, e Patricio quasi sempre ripaga con difesa e a volte anche canestri e
liberi importanti. Non ha la stoffa del connazionale Carlos, e nonostante i 3
anni in più è collocato nella fascia dei giovani rincalzi, ma dispone di un
buon minutaggio (oltre 16 minuti a partita in campionato finora per lui) e
rappresenta un po' la sorpresa di questa Skipper, visto che pochi si sarebbero
aspettati di rivederlo nei dodici ad inizio stagione.
Peccato che l'infortunio abbia
spezzato un'inerzia davvero positiva per questo fenomeno costruito in Fortitudo,
che aveva iniziato il torneo nel migliore dei modi e si è fatto notare anche
sul palcoscenico europeo. Segna un punto per ogni due minuti che è in campo
(fra i migliori della F) e quasi mai stona, con buone percentuali ed un'utilità
che lo pongono fra i migliori per indice di valutazione in rapporto ai minuti
giocati. Nel suo ruolo (3 che può anche giocare 4) non ha concorrenti in
squadra: davvero una imperdibile occasione per consacrarsi, nonostante la
bellissima età di vent'anni.
Il papà ha fatto la fortuna
della Virtus, lui è cresciuto in Fortitudo. Nei piani di Savic avrebbe forse
dovuto prendere il posto di Pozzecco come vice play, in più è arrivata la
concorrenza del baby fenomeno Belinelli. Forse Repesa "non lo vede":
è quello che gioca di meno in campionato, anche se ha un impiego medio di 9.2
minuti (prodigi del tecnico croato, capace di rotare alla perfezione 12 uomini,
ma l'assenza di Basile e le prime gare di stagione incidono ...). Grande partita all'esordio stagionale, poi
tanta panchina. Avrà tempo per rifarsi, e comunque è molto meglio sudare per
qualche minuto in più in questa squadra, piuttosto che farsi le ossa in una
piazza meno prestigiosa. Ha 21 anni ed una vita davanti per affermarsi.
La Fortitudo cinica ha
"rapito" dalla Virtus in difficoltà estiva un vero e proprio gioiello, il diciasettenne
persicetano Belinelli, che Repesa ha buttato più volte nella mischia sin
dall'inizio delle gare. Sei volte su dieci nello starting five in campionato, e
spesso il bambino ha risposto presente attaccando il canestro avversario con
sfrontatezza ed incollandosi all'avversario di turno, con l'obiettivo di
sfinirlo, per poi lasciarlo al Poz e agli altri, accomodandosi infine in panca
per il resto della gara. Era da molto che non si vedeva un minorenne muoversi in
quel modo in un campo di A1. Averlo sottratto alla Virtus ci fa "godere
come ricci" e ci ripaga dei tanti talenti biancoblù passati negli anni '70
e '80 sull'altra sponda.
A 19 anni è il più giovane del gruppo, dopo Belinelli. In campo non lo fa vedere, almeno in campionato, dove è utilizzato con una certa parsimonia e dove "opera" come un chirurgo di professione, sbagliando quasi niente (75% da 2, 50% da 3), se non qualche libero di troppo. Come Mancinelli si distingue nella media/minuto come indice di valutazione e punti segnati. Senza dubbio più ala che centro come gli altri compagni di reparto. Grandi margini di crescita ed un molto probabile futuro NBA.
Statistiche offensive dopo le prime 10 gare di campionato 2003-2004
Giocatore |
PG |
MIN |
PT |
%2 |
%3 |
%TL |
RO |
RD |
RT |
PP |
PR |
ASS |
FC |
FS |
VAL. |
Vujanic | |||||||||||||||
10 | 31.9 | 20.1 | 57.4 | 37.3 | 83.1 | 0.7 | 1.6 | 2.3 | 2.9 | 2.3 | 3.4 | 3.2 | 6.1 | 20.1 | |
Van den Spiegel | |||||||||||||||
10 | 23.3 | 12.5 | 66.7 | - | 69.8 | 2.7 | 4.1 | 6.8 | 1.9 | 1.6 | 0.3 | 4.1 | 4.2 | 16.3 | |
Mottola | |||||||||||||||
10 | 24.4 | 11.8 | 55.6 | 33.3 | 91.7 | 1.0 | 3.7 | 4.7 | 2.4 | 1.8 | 0.8 | 3.7 | 3.3 | 12.2 | |
Delfino | |||||||||||||||
10 | 24.4 | 9.6 | 58.5 | 34.2 | 64.3 | 0.6 | 3.1 | 3.7 | 2.3 | 2.6 | 1.4 | 1.9 | 1.8 | 10.3 | |
Basile | 5 | 19.2 | 8.8 | 35.0 | 33.3 | 90.0 | 0.0 | 2.2 | 2.2 | 1.0 | 1.8 | 1.4 | 1.8 | 2.2 | 7.4 |
Smodis | |||||||||||||||
8 | 14.1 | 6.4 | 64.0 | 44.4 | 70.0 | 1.1 | 1.6 | 2.8 | 1.3 | 0.6 | 0.5 | 3.1 | 1.0 | 5.0 | |
Lorbek | |||||||||||||||
10 | 13.5 | 5.7 | 75.0 | 50.0 | 42.9 | 0.8 | 2.3 | 3.1 | 0.5 | 0.8 | 0.8 | 1.2 | 0.5 | 7.8 | |
Mancinelli | |||||||||||||||
6 | 11.0 | 5.3 | 71.4 | 40.0 | 66.7 | 1.0 | 2.0 | 3.0 | 0.6 | 0.6 | 0.4 | 1.5 | 0.8 | 6.6 | |
Pozzecco | |||||||||||||||
10 | 16.3 | 5.0 | 54.5 | 13.3 | 90.9 | 0.3 | 1.6 | 1.9 | 2.4 | 1.2 | 5.4 | 2.3 | 2.3 | 8.5 | |
Prato | |||||||||||||||
10 | 16.4 | 4.6 | 63.0 | 16.7 | 100.0 | 0.6 | 2.0 | 2.6 | 1.5 | 1.3 | 0.8 | 2.9 | 1.1 | 3.6 | |
Belinelli | |||||||||||||||
9 | 10.9 | 4.2 | 75.0 | 41.7 | 75.0 | 0.1 | 0.4 | 0.5 | 0.6 | 0.7 | 0.5 | 1.4 | 1.0 | 3.6 | |
Fultz | 7 | 9.2 | 2.4 | 50.0 | 30.8 | 100.0 | 0.1 | 0.6 | 0.7 | 0.8 | 0.3 | 1.2 | 0.7 | 0.2 | 1.9 |
FORTITUDO | |||||||||||||||
10 |
200.0 |
89.6 |
60.7 |
34.0 |
79.5 |
10.4 |
24.5 |
34.9 |
17.8 |
19.7 |
16.0 |
26.3 |
23.4 |
104.3 |