Biografia,
discografia, intervista, foto, testi, mp3 sui Red Hot
Chili Peppers
E' arrivata la GREATEST HITS
Quattordici
anni dopo Mother’s Milk, il loro primo grande
successo, i Red Hot Chili Peppers escono con un Greatest
Hits. Il meglio del meglio dei Red Hot sarbbero 14 canzoni
- due delle quali inedite- , destinate a rappresentare
quattro dischi, da Mother’s Milk a By The Way.
Non rientrano, purtroppo, i primi album meno conosciuti
al pubblico – ma non ai fan!-, e rappresentativi
delle radici funky e alternative-rock. Peraltro ”My
Friends” è l’unico pezzo tratto da
One Hot Minute, disco definito da molti di transizione
per l’addio temporaneo di John Frusciante e l’arrivo
inaspettato di Dave Navarro, chitarrista dei Jane’s
Addiction. Non troverete allora le funkeggianti canzoni
scritte con il primo chitarrista della band Hillen Slovak,
morto per overdose e a cui Anthony Kiedis dedicherà
un pezzo, e nemmeno ballate come ”Aeroplane”
e ”Tearjerker” , presenti in Mother’s
Milk.
Se
si fa due più due questo best of si ha l’impressione
che sia più il Greatest dei Red Hot firmati John
Frusciante che dei Red Hot in generale! Del resto, non
è lui la mente del gruppo?. Non è lui
che dà energia e che risolleva i compagni portandoli
ai vertici con Blood Sugar Sex Magic e Californication.
E nessuno è tanto ingenuo da credere che sarebbe
stato possibile scrivere pezzi come Scar Tissue, Under
The Bridge, Give Away e tante altre hits senza il fondamentale
contributo di Frusciante. Peccato, però, per
la mancanza di must, che, specialmente per i fan, dovevano
rientrare nella povera tracklist. Due su tutti: Taste
the pain e Know me down, guarda caso entrambi dall’album
Mother’s Milk! Tra le sorprese, Higher Ground,
cover di Stevie Wonder, quasi dimenticata da molti e
mai sentita dalla maggior parte per la sua disposizione
nel soundtrack di coneheads. Il suono di Wonder è
reinterpretato in chiave funk e accelerato di qualche
tempo, snaturando un pezzo sentimentale e pop.
Come
da tradizione, vengono inseriti i soliti singoli –
in questo caso due -, scritti apposta per l’uscita
dell’album e che risentono della loro fragilità
e pochezza. Fortune Faded e Save the population sono
nati ovviamente per alzare gli introiti delle vendite,
per far sapere “dell’ultimo dei Red Hot”,
e del sound sempre più commerciale e orecchiabile.
In sostanza, comunque, un’ottima compilation di
straordinarie canzoni. I Red Hot, raggiunti i quarant’anni
d’età, riescono a emozionare con pezzi
che hanno fatto ormai epoca e stanno entrando di diritto
fra i classici. Un Greatest Hits che serviva, dunque.
Ma che a tratti risente un po’ troppo dell’operazione
commerciale che c’è alle spalle.
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